Vorrei che non passasse
inosservata l'enormità di casi di comuni che hanno visto la partecipazione di
una sola lista. E' molto preoccupante che nelle comunità non si generi neanche
più la volontà di proporre una lista alternativa, lasciando che tutta la
competizione venga risolta con il raggiungimento o meno del quorum per l'unica
lista presente. In mancanza del quale arriva un (costosissimo) commissario che
congela il paese fino a nuove elezioni.
Deve allarmarci il
fatto che nessun gruppo di giovani (o anche meno giovani) in così tanti paesi,
spessissimo in via di spopolamento, se la senta di occuparsi del bene pubblico
e proporre una lista alternativa a ciò che non gli piace. Preferiscono solo
incrociare le dita e sperare che la lista che non piace non passi.
Dovremmo preoccuparci
se in tanti paesi ci sono persone che, nonostante le enormi difficoltà,
decidono di ricandidarsi per un nuovo mandato, consci che altrimenti il paese
verrebbe commissariato. Spesso parliamo di
paesi dove sindaco e assessori percepiscono una miseria, a fronte di enormi
difficoltà, casse eternamente vuote, e rischio di finire davanti a un giudice
ad ogni mossa. Per non parlare di ciò a cui vanno incontro quando arrivano
calamità naturali, sistematicamente scaricate su di loro che non hanno alcun
mezzo per farvi fronte.
Spesso parliamo di sindaci che non lo fanno nemmeno per grandi aspirazioni o come presupposto per carriere più luminose, ma solo per fare qualcosa per il proprio paese morente. Anche perchè in piccoli paesi, poveri, popolati di vecchietti, non ruotano i famelici interessi clientelari degli "amici degli amici", quindi anche politicamente si viene abbandonati.
Io credo che questo
problema debba essere percepito come collettivo. Non si può risolvere lo
spopolamento delle zone interne senza risolvere anche il problema della
governabilità dei piccoli centri. E non si può eternamente credere che per
governare i piccoli centri si debba sperare che qualcuno voglia fare il
martire.
Bisogna garantire una governabilità dignitosa e partecipata, mentre oggi tanti amministratori si trovano da soli giocando alla roulette russa. Per fare ciò dobbiamo ripensare i rapporti tra le istituzioni, ribilanciare il peso amministrativo (e le finanze!) a favore dei comuni, ridiscutere non solo il rapporto con l'Italia ma anche il Cagliaricentrismo dei vari apparati regionali, innescare un nuovo percorso di partecipazione politica, ridare una realistica speranza di rinascita ai piccoli centri.
Dare
un'amministrazione dignitosa ai piccoli centri significa assicurargli la
stabilità per non diventare preda di quegli speculatori che già si affacciano a
più riprese, sicuri di poter fare il bello e il cattivo tempo, con i loro
appoggi politici altolocati e le tasche piene di soldi.
Sta a noi, a tutti noi
e non solo ai sindaci abbandonati a sè stessi, prendere l'iniziativa per
ripensare una Sardegna capillarmente viva e dinamica, di contro a questa
ciambella in cui viviamo, piena di zucchero nei bordi e vuota in mezzo. Se questa terra, se
questa nazione avrà un futuro, lo potrà avere solo ripensandosi in maniera
unitaria e collettiva. Altrimenti pezzo per pezzo, paese per paese, abitante
per abitante, soccomberemo agli interessi del colonialismo.
Pier Franco Devias
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