Unione
sarda
Grillo
nega la sconfitta: «Si cresce lentamente» Pd cauto, festa a destra
«La crescita è lenta ma c'è». Sul
suo blog Beppe Grillo sceglie di attaccare il principale competitor, il Pd,
anziché difendersi per giustificare una sconfitta evidente. «Senza le liste
civiche avrebbe faticato a mettere qualche consigliere», scrive nel suo blog.
Matteo Renzi sceglie un registro pacato: parla di «buoni dati» e fa gli auguri
ai candidati per i ballottaggi» mentre i big di Forza Italia, Lega e Fratelli
d'Italia esaltano il risultato ottenuto unitariamente.
GRILLLO ACCUSA IL PD Il giorno dopo
le Amministrative, analisi e commenti sono abbastanza concordi nell'individuare
vittoriosi (i due poli tradizionali) e sconfitti (M5S)
anche se un esame ai raggi X consente, ad esempio, di vedere sotto una diversa
luce il risultato del Pd.
È vero, come dice il leader del Psi Riccardo Nencini,
che «senza Pd non c'è centrosinistra ma nemmeno con il solo Pd c'è il centrosinistra»
ma c'è un fondo di verità anche nell'arringa del leader dei Cinquestelle perché
senza la forza delle liste civiche l'esito dei ballottaggi, sui quali comunque
il centrosinistra è quasi sempre in svantaggio, sarebbe stato peggiore.
Un dato
significativo per un partito che si era appena rilanciato dopo la crisi e le scissioni
riportando alla leadership l'ex premier e ambiva a sfruttare il vento a favore
per veleggiare verso un risultato più convincente. Ecco perché Renzi ha
abbandonato, almeno per ora, la sua proverbiale protervia scegliendo un'insolita
cautela.
«NOI COERENTI, IL PD NO» Grillo
punta sulla genuinità delle scelte del Movimento contrapponendola alle
furbizie dei partiti tradizionali che si sono «cammuffati». «Noi, con
coerenza, ci siamo presentati in tutte le città da soli e candidando le
nostre persone, senza calcoli elettorali», attacca il comico. Matteo Salvini
gli dà una mano: «Se c'è uno sconfitto non è Grillo ma Renzi, con il Pd che in
molte realtà si vergogna e si nasconde dietro le liste civiche».
DI MAIO NEL MIRINO Vero è che in 25
comuni capoluogo il M5S perde voti rispetto alle precedenti elezioni comunali.
E tra i pentastellati in molti puntano il dito contro l'enfant prodige Luigi Di
Maio che ha girato l'Italia in lungo e in largo per sostenere i candidati ma, visti
i risultati, con pochi successi. Non a caso ieri il vice presidente della
Camera è rimasto in silenzio. «La débâcle dei Cinquestelle è dovuta al fatto
che hanno abbandonato i territori già da anni, io lo dico da quando c'erano
ancora Di Maio e Di Battista come direttorio», è l'analisi di Federico
Pizzarotti, ex grillino che a Parma andrà al ballottaggio con il candidato del
centrosinistra dal quale lo separano circa due punti percentuali.
RINASCE IL CENTRODESTRA A conti
fatti forse il vero vincitore di questa tornata è il centrodestra. A
prescindere dall'esito dei ballottaggi, il risultato del primo turno certifica
che la ritrovata alleanza può essere vincente. Certo, i numeri non sono né
saranno quelli dell'epopea berlusconiana ma il peso specifico del centrodestra in
un futuro parlamento si annuncia importante tanto che sono in tanti a ritenere
che ora il Movimento dovrà guardarsi le spalle da Silvio Berlusconi, Matteo
Salvini e Giorgia Meloni.
«STOP AGLI INCIUCI» I leader di
Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia concordano sul fatto che «il centrodestra
può vincere quando è unito» ed esultano per il vantaggio conquistato a Genova,
città di Grillo e storica roccaforte del centrosinistra. E se il cavaliere
rispolvera vecchi refrain come «la vittoria della politica del fare contro la politica
degli slogan», Meloni avverte: «Non continui a fare inciuci con Renzi come ha
fatto con la legge elettorale. Faccio un appello innanzitutto a lui, perché
vedo che chiede ancora di fare una legge con il Pd e non mi sembra molto inserito
nel contesto...». È la prova che l'alleanza tecnica ha funzionato ma per
trovare unità in vista delle politiche ci sarà molto da lavorare.
Fabio Manca
La
Nuova
Un
voto che pesa sul futuro Già si lavora alle Regionali
Il
flop del Movimento 5 Stelle alle amministrative rianima il
bipolarismo
anche in Sardegna
Ma
l'incognita diventa sempre più la possibile nascita di un terzo
polo
indipendentista
Sette punti in meno sono un problema
per tutti: vincitori e vinti,
eletti e sospesi fino al ballottaggio.
Tirate le somme, ad avere vinto
ancora una volta (purtroppo) è stato
il partito del gran rifiuto, del
«non vado a votare», del
«chissenefrega della politica». In cinque
anni, questo gruppo fantasma è
schizzato addirittura fino al 37 per
cento, anche se nel 2012 i seggi
erano aperti domenica e fino alle 14
del lunedì e più di un Comune è
stato aggregato alla tornata
elettorale solo all'ultimo momento.
Il confronto di per sè può
sembrare azzardato, ma fa
impressione comunque solo pensare che quasi
quattro sardi oltre i diciott'anni
su dieci avant'ieri hanno girato
alla larga dai seggi.
Se in palio ci fossero stati i seggi
del
lontanissimo Parlamento nazionale,
con Roma che tra l'altro fa poco se
non nulla per rendersi simpatica, o
del più vicino ma spesso neanche
tanto Consiglio regionale, a
Cagliari, l'ennesimo crollo
dell'affluenza avrebbe preoccupato
ma qualche generosa giustificazione
poteva persino essere trovata.
Invece questa volta, come in altre
elezioni amministrative,
l'astensione terrorizza fino a diventare un
incubo. Perché domenica c'erano in
palio 64 fasce tricolori, quelle
che indossano i sindaci. Sì, gli
amministratori comunali, consiglieri
compresi, ormai difficili da trovare
anche quelli, che spesso sono «i
nostri vicini di casa e bottega».
Oppure una volta eletti, governano
le cose spicce, se si vuole
addirittura la posizione di un cassonetto
dell'immondizia, e non inseguono i
massimi sistemi. Dunque, nel
disertare i seggi, il 37 per cento
dei sardi ha fatto sapere di
fregarsene dell'asilo nido, del
passo carrabile e della licenza
edilizia. «L'astensionismo resta un
nemico subdolo», è stato il
commento amaro di Emiliano Deiana,
presidente dell'Associazione dei
Comuni. Ha ragione eccome, ma i
partiti strutturati o alla garibaldina
- oggi più che mai - hanno il dovere
d'interrogarsi e trovare la
risposta a questa terribile domanda:
«Se va avanti così, che fine farà
la democrazia?». Si spera non
gettata via in un cassonetto.
di Umberto Aime
CAGLIARIIl Pd bene o male ha retto
alla prova del voto e l'aver
ritrovato l'unità intorno al fresco
segretario regionale Giuseppe
Luigi Cucca, forse è stata la sua
prima vera vittoria. Ai due
ballottaggi ci sarà, potrà lottare
per riconquistare Selargius, dov'è
compatto. E non perdere Oristano,
dove l'unità invece va ricostruita.
Poi Forza Italia: ha avuto uno
scatto d'orgoglio alla faccia di chi la
dava per spacciata, moribonda e
divisa in combriccole. Al primo turno,
insieme alla coalizione di
centrodestra, ha chiuso in testa e fra due
domeniche partirà in vantaggio nella
sfida decisiva. Al terzo posto di
questo bollettino del giorno dopo,
il Movimento 5 Stelle: è rimasto al
palo, come nelle altre regioni, con
grande delusione degli iscritti.
Non ha ottenuto neanche una vittoria
di tappa e oggi può consolarsi
solo con l'amorevole dichiarazione
del fondatore: «La nostra avanzata
è lenta, ma inesorabile», ha detto
Beppe Grillo, con il pensiero
rivolto più a Palazzo Chigi che ai
municipi.
La classifica, Sardegna
compresa, dei colossi è racchiusa in
questo podio e qualcosa di
simile, semmai ci saranno alcune
posizioni invertite, potrebbe
riaccadere fra due anni (o nel
2018?) nelle elezioni regionali. Ma con
un'incognita in più: quel giorno, in
campo, a sfidare il trio ci sarà
o meno anche il Partito unico della
Nazione Sarda, oe gli
indipendentisti ripeteranno quello
che hanno fatto finora: si
frantumeranno in gruppuscoli o
sceglieranno di accasarsi, a seconda
della convenienza, nel
centrosinistra e nel centrodestra? È questa la
domanda che più di altre e prima
ancora dell'impresa mancata dei
Cinque Stelle è rimbalzata dai seggi
delle elezioni amministrative di
domenica. Sarebbe un errore
clamoroso fare una trasposizione fra le
comunali, qualunque voto comunale, e
una consultazione regionale, ma
qualche punto di contatto c'è
comunque.
C'è nonostante la moltitudine
di liste civiche presenti, semmai in
altalena fra i due poli o
all'interno delle stesse correnti
dei poli, e gli infiniti problemi
locali che sempre hanno il
sopravvento quando dev'essere eletto un
sindaco. Sono tre gli accostamenti
possibili. Il primo: senza un bel
po' di alleati intraprendenti, leggi
fronte indipendentista e
autonomista, il Pd non può i
rivincere nel 2019 o anche prima se
passasse la tesi - c'è chilo pensa
da mesi - d' accoppiare l'anno
prossimo politiche e regionali,
anche se si sa che su questa
possibilità il presidente Pigliaru
non è per nulla d'accordo. Comunque
la crisi in corso nel centrosinistra
sardo nasce proprio da un
conflitto politico fra partiti
italiani e partiti sardi, acceso da
questa richiesta perentoria: «Con lo
Stato Italiano i rapporti devono
cambiare». Il Pds di Paolo
Maninchedda e più non vuole più subire le
angherie romane e il governatore con
quel gruppo in parte s'è
schierato quando ha scritto: «Siamo
prossimi alla persecuzione»
studiata a tavolino da Roma.
Potrebbe essere questo il primo
nuovo
mattone di un'alleanza - un Ulivo di
Prodi alla sarda - ancora più
forte e sfrontata fra due anni.
Sempre che non nasca il Partito della
Nazione Sarda e se così fosse le
strade per forza si divideranno fino
allo scontro in campo aperto. Il
secondo punto di contatto fra le
comunali di domenica e le prossime
regionali è cosa farà il
centrodestra. Forza Italia ha la
pretesa di essere ancora il partito
faro della coalizione, ma il resto
dell'alleanza - dai Riformatori
all'Udc fino ai Fratelli d'Italia -
vive sempre più di luce propria e
comincia a essere fin troppo
insofferente solo a pensare che il futuro
candidato-presidente possa essere
scelto dal Cavaliere e non con le
primarie aperte agli autonomisti
moderati. E quello del leader è un
problema anche per il
centrosinistra: sarà un papa straniero o del Pd?
Infine il terzo punto di contatto:
con un'astensione come quella di
domenica, altro che croce sulla
scheda, bisognerà farsi il segno della
croce.
Unione
Sarda
l
flop M5S rilancia la vecchia sfida tra centrodestra e centrosinistra
I
grandi poli pigliatutto: l'Isola ritorna al passato
Se in tv trasmettessero di nuovo
Friends e nei computer ritornassero i
floppy disk, il revival anni '90
sarebbe completo. Perché la politica
è già in clima: le amministrative
sarde, come nel resto d'Italia,
hanno resuscitato il bipolarismo di
cui si erano celebrate le esequie.
Nessuno spazio per le terze vie, i
grandi centri al voto vanno al
centrodestra o al centrosinistra,
anche se a volte tinteggiati con una
mano di vernice “civica”.
LA DELUSIONE Il Movimento 5 Stelle
non sfiora neppure successi come
quelli di Assemini, Porto Torres e
Carbonia: puntava ai ballottaggi di
Oristano e Selargius, arriva ultimo
in entrambi i casi. E se nel
secondo erano solo tre in corsa, a
Oristano la rappresentante
pentastellata è ultima su sei,
superata anche da coalizioni
inesistenti in natura o candidature
dell'ultima ora.
È vero che stavolta non ci si
aspettavano exploit clamorosi del M5S,
che nell'Isola dà il meglio nelle
aree del riflusso post-industriale
(ma amministra anche Dorgali). Ma
neppure un risultato del genere. Al
di là delle riflessioni sulle
candidature, le cause sono probabilmente
le stesse degli analoghi esiti
deludenti nella penisola.
CHI VINCE E anche la prevalenza dei
due grandi poli obbedisce a leggi
causali simili, al di qua e al di là
del Tirreno. Il centrodestra, che
ritrova la compattezza perduta,
vanta forse più ragioni di
soddisfazione: va in vantaggio ai
due ballottaggi, nei centri oltre i
5mila abitanti ottiene importanti
conferme e con Massimo Pinna strappa
Villasor, piazza un nome forte come
Ignazio Locci a Sant'Antioco, e
miete altri successi di minor
calibro.
A trascinare la coalizione è Forza
Italia, ma i Riformatori
ribadiscono di essere ben radicati
ad Arzachena e vincono anche a Bari
Sardo, mentre l'ex consigliere
regionale di Fortza Paris e del Pdl
Eugenio Murgioni riconquista
Castiadas.
Tutto sommato però il centrosinistra
tiene: si conferma in quasi tutti
i centri principali che già
amministrava e si afferma a Lanusei e
Carloforte, grazie a Davide Burchi e
Tore Puggioni . Da segnalare
anche la vittoria di Fabio Albieri a
Calangianus. E tutto questo
malgrado le divisioni: in vari casi
non era neppure facile capire da
che parte stesse il Pd. Pula è il
caso emblematico, con una sindaca
dem ( Carla Medau ) costretta al
voto anticipato da pezzi del suo
partito, ma capace di rivincere.
L'AREA IDENTITARIA Il voto invece
non dice molto sulla salute del
mondo indipendentista, in gran parte
assente. C'era il Partito dei
Sardi, del duo Maninchedda-Sedda ,
che viaggia attorno a un buon 6%
sia a Selargius che a Oristano (dove
presentava un proprio candidato,
fuori dal centrosinistra), ed è
decisivo nelle vittorie di Ozieri,
Tresnuraghes, Girasole e altre.
SCENARI Ora però i due poli
principali sono già in campo per i
ballottaggi. Il centrodestra vuole
l'en plein ma sa che non è
scontato: già ieri sono circolati
messaggi per sollecitare l'impegno
per Gigi Concu a Selargius,
aggiungendo che «è in palio il colpo del
ko alla Giunta Pigliaru». Qui il
centrosinistra parte da uno
svantaggio più contenuto rispetto a
Oristano, dove però Maria Obinuha
maggiori margini di manovra per
eventuali accordi in vista del secondo
turno, grazie alla vicinanza
politica di alcuni candidati esclusi.
I COMMENTI Non a caso il segretario
del Pd Giuseppe Luigi Cucca ,
espressa la rituale soddisfazione,
avverte che «le lacerazioni non
giovano al Pd e al centrosinistra,
che deve lavorare per ricompattarsi
e riprendere il dialogo con le forze
sardiste e sovraniste». Quasi
speculare la riflessione del leader
di Forza Italia Ugo Cappellacci :
«C'è un popolo di centro-destra che,
quando trova un riferimento
chiaro, unito, riconoscibile, si
identifica in esso e lo sostiene. E
FI si conferma prima compagine della
coalizione».
Franciscu Sedda , segretario del
Partito dei sardi, raccoglie la mano
tesa da Cucca ed esalta i propri
risultati: «Siamo l'unico partito in
crescita, e nelle realtà
metropolitane siamo l'unica forza a
rappresentare l'indipendentismo».
Dal M5S parla il sindaco di
AsseminiMario Puddu , che rifiuta il
concetto di flop: «Flop è tradire
gli elettori. Per altri la vittoria
elettorale è un momento d'arrivo.
Per noi, dovere morale è mantenere
la parola data in campagna
elettorale e non avere vuoti di
memoria, come accade una volta eletti
alla maggior parte dei partiti
tradizionali».
Giuseppe Meloni
Cappellacci:
andiamo bene anche senza il traino della Lega. Ma
Pittalis:
nessun traguardo tagliato Il centrodestra resuscita, Forza Italia esulta
SASSARIIl centrodestra resuscita.
Dopo anni di batoste clamorose, da
Cagliari a Oristano, da Sassari a
Nuoro, la vecchia Casa delle libertà
è di nuovo in pista. Nei centri
maggiori Forza Italia e gli alleati
sono avanti rispetto al
centrosinistra. A Oristano Andrea Lutzu ha
superato Maria Obinu di 8 punti, a
Selargius Gigi Concu ha preso più
voti di Francesco Lilliu. Nelle due
città il verdetto è rimandato al
25 giugno, ma erano anni che il
centrodestra non metteva insieme
risultati così buoni. L'unica nota
positiva era stata un anno fa la
vittoria a sorpresa di Settimo Nizzi
a Olbia, ma in tutte le altre
città il centrodestra aveva dovuto
abdicare a favore del
centrosinistra o del Movimento 5
stelle.
Gongola ovviamente il
coordinatore regionale Ugo
Cappellacci. «Il primo dato è che i
cittadini riconoscono l'attenzione
al territorio, il secondo è che c'è
un popolo di centrodestra che,
quando trova un riferimento chiaro,
unito, riconoscibile, si identifica
in esso e lo sostiene».Il ritorno
del centrodestra è avvenuto un po'
ovunque in tutta Italia, ma
nell'isola Forza Italia non ha avuto
bisogno dell'appoggio dei
salviniani, in Sardegna pressoché
inesistenti. «Andiamo al
ballottaggio nelle principali città
- dice Cappellacci - e, a
differenza di altre aree d'Italia,
in Sardegna il passaggio avviene
senza la presenza della Lega e del
suo effetto trascinamento».
Cappellacci snocciola i numeri:
Forza Italia al 17 per cento a
Selargius, al 15 a Oristano.
«Parlare di spallata o segnale alla
giunta significherebbe fare un torto
ai nostri rappresentanti nel
territorio e sopravvalutare
Pigliaru, la cui esperienza si è già
conclusa per totale carenza di idee,
per l'incapacità di decidere».
Più cauto il capogruppo in Regione,
Pietro Pittalis. «La rinascita del
centrodestra in Sardegna è stata
attestata dai numeri delle
amministrative, ma appare prematuro
esaltarsi oltre misura. Testa
bassa e pedalare. Non abbiamo ancora
raggiunto nessun traguardo».
Esultano anche i Riformatori con
Pietrino Fois e Michele Cossa. «Un
risultato al di là di ogni
aspettativa. Con Selargius ci confermiamo
il terzo partito della Città
metropolitana e conquistiamo la guida di
due importanti comuni come Arzachena
e Bari Sardo». (al.pi.)
Cappellacci:
andiamo bene anche senza il traino della Lega. Ma
Pittalis:
nessun traguardo tagliato Il centrodestra resuscita, Forza Italia esulta
SASSARI
Il centrodestra resuscita. Dopo anni
di batoste clamorose, da Cagliari
a Oristano, da Sassari a Nuoro, la
vecchia Casa delle libertà è di
nuovo in pista. Nei centri maggiori
Forza Italia e gli alleati sono
avanti rispetto al centrosinistra. A
Oristano Andrea Lutzu ha superato
Maria Obinu di 8 punti, a Selargius
Gigi Concu ha preso più voti di
Francesco Lilliu. Nelle due città il
verdetto è rimandato al 25
giugno, ma erano anni che il
centrodestra non metteva insieme
risultati così buoni. L'unica nota
positiva era stata un anno fa la
vittoria a sorpresa di Settimo Nizzi
a Olbia, ma in tutte le altre
città il centrodestra aveva dovuto
abdicare a favore del
centrosinistra o del Movimento 5
stelle.
Exploit
del Partito dei sardi a Selargius e Oristano, dove sfiora il
Ballottaggio
L'area indipendentista in crescita, ma è ancora troppo divisa in mini movimenti
Sovranisti ago della bilancia
«Vince
chi viene con noi»
SASSARIIl primo partito è una
galassia frantumata di sigle, fronti e
movimenti. Una superpotenza
inconsapevole e troppo polverizzata per
avere un peso politico determinante
nella guida della politica
isolana. A distanza sovranisti,
sardisti, indipendentisti si scindono
in partiti sempre più piccoli. Fino
a ora il tentativo di unire questa
galassia è fallito. Le dimissioni
del presidente del Psd'Az Giovanni
Columbu avevano come motivo
principale proprio il fallimento del
progetto.
La vera sfida è trovare il collante
magico che metta insieme
le troppe anime di quest'area. Le
ultime elezioni amministrative
sembrano confermare la forte
crescita del Partito dei sardi. Sprofonda
il Psd'Az. A Oristano il Pds sfiora
il ballottaggio con il suo
candidato e porta a casa il 6,3 per
cento dei voti. Il Psd'Az si ferma
all'1,5. Ottimo risultato di Fortza
Paris che raccoglie il 5,2 per
cento. A Selargius, altro comune in
cui si andrà al ballottaggio e i
si sono presentate anche le sigle
dei partiti, il Pds ha preso il 5,86
per cento dei voti e il Psd'Az il
2,71. È sempre più evidente che chi
vorrà guidare la Regione e molti
comuni dell'isola non potrà più non
pensare a un patto con quest'area
.I commenti. Soddisfatto il
segretario del Pds Franciscu Sedda.
«Il Partito dei Sardi cresce
ancora. Quanto tempo ci vorrà perché
divenga il primo partito in
Sardegna? Nelle realtà metropolitane
siamo rimasti l'unica forza a
rappresentare l'indipendentismo. Una
delle poche che si presenta,
l'unica che consegue risultati
importanti. E anche per questo
chiamiamo a raccolta chi ha voglia
di investire su un indipendentismo
che non ama stare alla finestra ma
che prova a governare e far
avanzare la coscienza nazionale dei
sardi. Esulta anche il consigliere
regionale Gianfranco Congiu: «La
crescita del Gruppo consiliare Pds
alla Regione, trova conferma nel
voto espresso dai sardi sia nelle
aree rurali, sia nelle città medie».
L'ex assessore Paolo Maninchedda,
presidente del Pds, parla di risultato
storico. «Non siamo più un
partito solo dell'interno della
Sardegna: siamo una forza nazionale
sarda, radicata anche in area
urbana. Non siamo più un partito
prigioniero del 3 per cento, siamo
capaci di fare la differenza. Nelle
realtà rurali ci rafforziamo con
nuovi consiglieri comunali e nuovi
sindaci (come a Girasole, Badesi,
Ozieri e Tresnuraghes).
Nelle realtà
urbane siamo diventati una forza
politica strutturata, in grado di
superare i fatidici sbarramenti che
tutti quelli che odiano la
diversità di pensiero inventano
nelle leggi elettorali per risolvere
la differenza con la forza. A
Selargius cresciamo di 7 volte. A
Oristano abbiamo fatto un miracolo:
abbiamo costruito una posizione
politica che è stata riconosciuta e
premiata dagli elettori». Lo
strappo. Un risultato che scaccia le
critiche esplose dopo le
dimissioni di Maninchedda.
Attaccato da una parte dell'universo
sardista. Accusato di trasformismo e
opportunismo. Il voto delle
amministrative rafforza l'area
sovranista e rafforza il partito che in
questo momento sembra raccogliere i
maggiori consensi. Anche se è
evidente che da tempo sono in atto
grandi manovre. Tentativi di
trovare il collante magico che tenga
insieme la galassia sardista.
Movimenti, associazioni, partiti
dialogano e provano a fare sintesi.
Ma le divisioni sembrano ancora
prevalere. E in questa galassia il
partito che diventerà stella di
prima grandezza sarà quello che farà
ruotare attorno a sé tutti gli
altri. (l.roj)
Oggi
la decisione della giunta per le elezioni sulla surroga in Forza Italia
Un
ricorso contro il sindaco di San Nicolò Arcidano, primo dei non eletti
Oscar
Cherchi sospeso:
si
sceglie tra Cera e Gallus
CAGLIARIIn un Consiglio regionale
senza pace, in cui a tre anni e
mezzo dal voto le porte girano
ancora senza sosta, oggi dovrebbe
esserci l'ennesimo cambio in corsa,
è il nono dal 2014, e non sarà
l'ultimo. Presieduta da Eugenio Lai
di Mpd, la giunta per le elezioni
è chiamata a decidere chi fra
Emanuele Cera e Domenico Gallus, primo e
secondo dei non eletti per Forza
Italia nel collegio oristanese,
subentrare a Oscar Cherchi. È l'ex
assessore all'agricoltura della
giunta Cappellacci, sospeso per 18
mesi dopo essere stato condannato
nel maxi processo sull'uso illegale
dei fondi ai gruppi del Consiglio.
Non sarà una decisione facile,
quella della giunta, perché Cera,
sindaco di San Nicolò Arcidano, è a
sua volta sotto scacco. Su di lui
pende un ricorso d'ineleggibilità:
non si sarebbe dimesso da
presidente della Saremar, l'ex
compagnia marittima regionale,
ventiquattr'ore prima del deposito
delle liste per le elezioni
regionali del 2014. A sostenerlo è
proprio Domenico Gallus, sindaco di
Pauililatino, che ha ricorso al
giudice ordinario e per questo
sostiene: «Spetta a me il seggio
ancora vacante in Consiglio». Tesi
contestata, com'è ovvio da Cera, che
con una diffida, ha intimato alla
giunta per le elezioni di «non
decidere prima e al posto della
magistratura». Però - stando alle
indiscrezioni, a diversi pareri
legali e all'indomani di un recente
voto contrastato in Consiglio
regionale - la giunta per le
elezioni sarebbe orientata a nominare
Gallus. Oggi comunque si saprà chi
sarà il sostituto di Cherchi. Non è
finita: a breve dovrà dimettersi
anche il vicepresidente Ignazio Locci
di Forza Italia.
Eletto sindaco a Sant'Antioco,
Comune con oltre
10mila abitanti, non potrà mantenere
il doppio incarico: è
incompatibile. Al suo posto
subentrerà fino all'ultimo giorno della
legislatura - in questo caso non
dovrebbero esserci dubbi - l'ex
consigliere regionale del Partito
sardo d'Azione, Paolo Luigi Dessì,
attuale sindaco di Sant'Anna Arresi
ma nel frattempo passato a Forza
Italia. È lui il primo dei non
eletti per questo partito nel collegio
del Sulcis-Iglesiente.
Unione
Sarda
Si
ricomincia a parlare di legge elettorale, i Dem riallacciano il
dialogo
con Pisapia «Il voto dimostra che serve il premio di maggioranza»
Dopo le amministrative si torna a
discutere di legge elettorale anche
se non è detto che l'argomento non
venga definitivamente rinviato a
fine legislatura. A dieci giorni
dalla rottura del patto a 4 sul
tedesco, oggi si riunisce l'ufficio
di presidenza della commissione
Affari costituzionale dove il Pd con
Emanuele Fiano esprime ancora il
relatore del provvedimento. «Ma non
è che dopo quello che è accaduto
si potrà ricominciare come se nulla
fosse successo...». Per i dem il
tedesco è morto e, al momento, non
ci sono strade nuove da percorrere.
L'impressione è che si prenderà
tempo in attesa che la capigruppo
della Camera indichi una nuova data
per l'approdo in aula del
provvedimento. E poi si vedrà.
E comunque, si spiega, il voto delle
amministrative dove sono state
premiate le coalizioni, di
centrodestra e di centrosinistra, a scapito
dei 5 Stelle, non cambia le cose.
Per il Pd, al momento, non c'è
alcuna conseguenza diretta tra il
voto amministrativo e una legge
elettorale con premio alla
coalizione. Almeno per la maggioranza dem.
Sia Andrea Orlando che Michele
Emiliano invece sono di tutt'altro
avviso. Dice Orlando: «Questo voto
dice che è ragionevole riflettere
sulla reintroduzione di forme di
premio di maggioranza. È ragionevole
perché noi abbiamo visto che in
Italia esistono non solo i partiti ma
anche campi di forze, coalizioni,
che nel loro insieme sono in grado
di esprimere progetti politici».
Ma una proposta di questo genere non
è all'ordine del giorno per i
renziani. Mentre resta in piedi il
dialogo con Giuliano Pisapia. E i
dem danno per scontato il via libera
dell'ex-sindaco di Milano se si
andrà al voto con il Consultellum
che prevede una soglia dell'8 per
cento al Senato per chi non è in
coalizione. «Se Renzi vuole davvero
una coalizione di centrosinistra,
non basta qualche dichiarazione», è
il commento in Campo progressista.
Non sarà semplice, insomma
SELARGIUS.
I grillini esclusi dallo spareggio annunciano: «Noi non
faremo
apparentamenti» E ora si riparte dal ballottaggio
Tra
Gigi Concu e Francesco Lilliu ci sono tre punti di differenza
SELARGIUS La differenza è minima:
289 voti, poco più del due per cento
in favore del centrodestra. La corsa
al Municipio di Selargius tra
Gigi Concu (Forza Italia) e
Francesco Lilliu (Pd) parte praticamente
alla pari. Deciderà il ballottaggio
tra due domeniche. Fuori dallo
spareggio i grillini che comunque,
rispetto a quanto raccolto a
Oristano o nel resto d'Italia in
queste amministrative, possono
ritenersi soddisfatti del risultato
di Selargius (12 per cento) e
otterranno in Consiglio due seggi
(la candidata sindaca Valeria Puddu
più l'ex calciatore oggi
imprenditore Pierluigi Porcu).
IL BILANCIO L'esito del primo turno
si può leggere da diversi punti di
vista. Il centrodestra poteva
considerarsi favorito perché era reduce
da dieci anni di governo della
cittadina con il sindaco Cappai. E
perché in passato, grazie al
sostegno di pezzi da novanta della
politica nazionale e regionale come
Salvatore Cicu e Mariano Contu,
Forza Italia era arrivato a sfiorare
il 40 per cento dei consensi.
Invece Gigi Concu, 49 anni,
ingegnere ed ex vice sindaco dovrà
affrontare tutte le insidie dello
spareggio.
Francesco Lilliu, 36 anni compiuti
proprio il giorno del voto,
avvocato, segretario provinciale di
un partito, il Pd, che non sta
vivendo un buon momento né in campo
nazionale né in Sardegna, ha
puntato tutto sul rinnovamento,
sulla voglia di cambiamento, sul colpo
di spugna rispetto al recente
passato, ma la spallata al centrodestra
è rimasta a mezz'aria, incompiuta.
GRILLINI Mentre Valeria Puddu,
candidata grillina, annuncia che tra 13
giorni difficilmente andrà a votare
e il “no” a qualsiasi
apparentamento, gli sforzi di Concu
e Lilliu dovranno concentrarsi
anche sul recupero di chi ha
disertato i seggi preferendo la giornata
al mare. Solo il 53,47 per cento
degli aventi diritto ha votato,
minimo storico da queste parti.
CONCU In casa del centrodestra ieri
mattina si guardava avanti
indossando la maschera della grinta
di chi in altre due settimane è
chiamato a confermare i favori del
pronostico. «I nostri avversari un
anno fa pensavano che sarebbe stata
una passeggiata - esordisce Concu
- invece adesso devono inseguire».
Netto il cambiamento di registro:
se sino a venerdì, giorno
dell'ultimo comizio itinerante, il nuovo
leader del centrodestra puntava
tutto sulla continuità amministrativa
con la Giunta Cappai, adesso è più
propositivo: «La priorità deve
essere il lavoro, da affrontare
senza promettere buste paga, sarebbe
una presa in giro, ma impegnando
l'amministrazione a creare nuove
occasioni di sviluppo attraverso i
servizi attorno alla zona
universitaria della facoltà di
Astrofisica, i parchi, il rilancio
dell'edilizia e dell'area
industriale dove il Centro servizi è pronto
per essere aperto».
L'altra carta da giocare, secondo
Gigi Concu, è il polo museale delle
ex carceri aragonesi: «Abbiamo in
mente una grande trasformazione per
realizzare una struttura un grado di
attrarre visitatori da tutta
l'area metropolitana e di dirottare
a Selargius chi sbarca dalle navi
da crociera».
LILLIU Francesco Lilliu nota un
certo entusiasmo tra le sue fila:
«Dopo una notte insonne
all'inseguimento dei risultati nelle 25
sezioni elettorali, siamo di nuovi
qui di mattina presto a
programmare, a ripartire per le
strade e a spiegare il nostro disegno
per la Selargius che verrà. I
commercianti dovranno avere il loro
salotto buono senza inutili piste
ciclabili realizzate a scapito dei
parcheggi. Crediamo poi in un
rilancio reale della zona industriale,
dove oggi sono presenti importanti
realtà imprenditoriali che non
ricevono nessun aiuto dal Comune in
termini di servizi e opportunità.
Il risultato del primo turno è
importante, i selargini hanno giudicato
credibile e valido il nostro
programma basato su una differenziazione
netta rispetto agli ultimi dieci
anni di ordinaria amministrazione».
L'ANALISI.
Così cambieranno i gruppi in Aula dopo il voto del 25 giugno
Promossi
e bocciati in Consiglio comunale
Il Consiglio comunale che verrà a
Selargius parte da una certezza: la
presenza dei grillini che hanno
ottenuto due seggi. Uno andrà alla
candidata sindaca Valeria Puddu,
l'altro a Pier Luigi Porcu, ex
calciatore di Tempio, Torres e del
Selargius, oggi imprenditore nel
settore sportivo.
I calcoli per la composizione del
prossima Assemblea devono partire
dai dati certi che verranno
ratificati questo pomeriggio dalla
commissione elettorale. Ma a spanne
nelle segreterie cittadine dei
maggiori partiti ieri si è lavorato
alle proiezioni nel caso il
ballottaggio premierà Concu oppure
Lilliu.
VITTORIA DEL CENTRODESTRA Se vincerà
il centrodestra, alla maggioranza
spetteranno 14 seggi così ripartiti:
sei andrebbero a Forza Italia
(Gigi Gessa, Fulvia Perra, Cristina
Contu, Christian Noli, Riccardo
Paschina e Marianna Mameli), quattro
ai Riformatori (Gabriella Mameli,
Alessandro Aghedu, Riccardo Cioni e
Mariano Argiolas), uno a Sardegna
2020 (Giuliano Palmieri), Udc
(Sandro Porqueddu), Anno Zero (Giulio
Melis) e Fratelli d'Italia (Maria
Chiara Contu).
In minoranza, oltre ai grilllini,
quattro del Pd (Omar Zaher,
Francesca Olla, Salvatore Pintus e
Nicola Onano) più il candidato
sindaco Francesco Lilliu, uno al
Partito dei Sardi (Paolo Schirru), a
Sardegna Futura (Gigi Piras) e a Per
Selargius (Mario Tuveri).
VITTORIA DEL CENTROSINISTRA Se al
ballottaggio vincerà Francesco
Lilliu, i 14 seggi della maggioranza
saranno così distribuiti: sette
al Pd (Omar Zaher, Francesca Olla,
Salvatore Pintus, Nicola Onano,
Giorgia Porcu, Sergio Garau e
Gabriella Pistis), due al Partito dei
sardi (Paolo Schirru e Claudia
Angela), a Selargius Futura (Gigi Piras
e e Bernardino Deiana) e a Per
Selargius (Mario Tuveri e Valentina
Muscas), uno al Psd'Az (Anna Chiara
Mura).
In minoranza, oltre ai due grillini,
tre esponenti di Forza Italia
(Gigi Gessa, Fulvia Perra e Cristina
Contu più il candidato sindaco
Gigi Concu), due Riformatori
(Gabriella Mameli e Alessandro Aghedu),
uno dell'Udc (Sandro Porqueddu) e di
Sardegna 2020 (Giuliano
Palmieri).
CURIOSITÀ Bocciata dal voto l'ex
assessore alla Cultura Roberta Relli
(129 voti, terza nella sua lista),
mentre sono andati bene Fulvia
Perra (ex assessore ai Servizi
Sociali) e Sandro Porqueddu (Bilancio),
l'unico che si è salvato dal
naufragio dell'Udc, il partito dell'ex
sindaco Gian Franco Cappai (passato
dal 10,25 % del 2012 al 4,8).
Scarso anche il bottino di un ex
sindaco del calibro di Tonino Melis
(139 voti col Partito dei sardi) e
di un nome conosciuto
dell'assemblea cittadina come
Ferruccio Sanvido (108 preferenze) che
resteranno fuori. Tonfo anche per
Riccardo Paschina, ex assessore ed
ex consulente del sindaco Cappai,
che con il Pdl cinque anni fa
ottenne 260 voti e adesso da
capolista di Forza Italia 154.
I più votati: Gigi Gessa (Forza
Italia), Omar Zaher, Francesca Olla
(Pd)e Gabriella Mameli
(Riformatori). (p.c.)
Il
neo sindaco: «Non mi aspettavo una vittoria schiacciante». In calo
il
numero di votanti
A
San Sperate Collu raddoppia
La
sfidante Amalia Schirru staccata di oltre 1.300 preferenze
Ha doppiato gli avversari,
riconfermandosi sindaco di San Sperate.
Enrico Collu, per la seconda volta
consecutiva, si ritrova così alla
guida del paese-museo. A sentire la
piazza, nessuna novità. O meglio,
nessuna sorpresa. La convalida nelle
urne del sindaco Collu era quasi
scontata. La sua lista, “Civica San
Sperate” ha strappato 2695 voti
ottenendo il 69,90 per cento di
consensi. “Comunità attiva”,
capeggiata da Amalia Schirru, ha
preso 1333 preferenze, il 33 per
cento dei votanti.
LA SORPRESA «Non pensavo ad una
vittoria così netta. Siamo molto
soddisfatti e felici che i cittadini
abbiano deciso di riporre in noi
la fiducia per altri cinque anni.
Quando abbiamo fatto la campagna
elettorale tanti sono stati i
consensi degli speratini, ma non credevo
che avremmo doppiato l'altra lista.
Ci aspettavamo uno scarto, non con
questi numeri. Ringraziamo tutte le
persone che hanno votato il nostro
gruppo». Lo dice, Collu, dopo una
notte in bianco e una mattina
trascorsa in Municipio. A mezzogiorno
era già alla sua scrivania a
lavorare. «L'affluenza rispetto alle
precedenti elezioni è calata,
questo dato lo leggiamo come
disamore che in tanti ora sentono verso
la politica. Ma chi abita a San
Sperate ha voluto riconfermare il
nostro gruppo perché credo che
abbiamo lavorato con umiltà e
passione».
I NUMERI A San Sperate ha votato il
57,90 per cento degli aventi
diritto. E tra gli eletti chi ha
strappato più consensi è stata l'ex
consigliera ai Servizi sociali
Germana Cocco. A lei sono andate 469
preferenze. Altri 391 voti sono
andati a Fabrizio Madeddu, ex vice
sindaco, e 364 a Emanuela Katia
Pilloni, assessora uscente alla
Cultura. «Se è vero che c'è un tempo
per tutto - spiega - per noi ora
è il tempo del lavoro duro,
indefesso e lungimirante, che compensi
l'enorme dimostrazione di fiducia
ricevuta in questa tornata
elettorale. Non si vince per caso un
secondo mandato con numeri così
netti: è stato premiato il lavoro
svolto ed è stato aperto un credito
di fiducia per altri cinque anni.
Faremo di tutto per ripagare il
debito contratto con voi e con i
nostri figli, cui ogni sforzo di buon
governo è dedicato. E grazie di
cuore a quei 364 assegni in bianco che
mi avete lasciato nelle urne:
saranno spesi fino all'ultimo centesimo
per la comunità che ci avete
chiamato ad amministrare».
GLI AVVERSARI Tra i banchi
dell'opposizione oltre alla capolista
Amalia Schirru, anche Stefania
Spiga: la più votata. Ha ottenuto 363
voti, seguita da Alberto Mossa con
170, Maurizio Cordeddu con 164 e
Mauro Ibba con 140. «Ora ci
aspettano progetti da portare a termine e
nuovi da iniziare. La priorità è sui
lavori pubblici, viabilità, parco
ex piazza buia, la palestra di via
Santa Suia, il programma sagra
delle pesche, il marchio Deco,
attività culturali da pianificare e
trovare finanziamenti per portarle
avanti e farle crescere», racconta
Collu.
IL PASSATO Intanto nella storia
politica di San Sperate, solo Tonio
Paulis riuscì a strappare nelle
amministrative del 2007 2502 voti
contro la lista di Paolo Gaviano che
ne ottenne 1789. Già quello
scarto di 713 voti fece parlare in
paese e sembrò tanto. Oggi, in
questa tornata elettorale lo scarto
è stato di 1362 voti. Oltre
quattromila cittadini, per
l'esattezza 4172, si sono recati alle urne.
I voti validi sono stati 4028,
quelli nulli 106, le schede bianche 37
e una contestata.
LA SFIDANTE «Amalia si è
congratulata con noi domenica notte e ci ha
fatto gli auguri», dice Collu.
Intanto la veterana della politica così
ha commentato sui social la fine
della campagna e delle
amministrative: «Ho appena fatto le
mie congratulazioni al sindaco
Enrico Collu. Il mio personale
ringraziamento va alla mia lista, alle
candidate e ai candidati che ho
avuto l'onore di avere con me in
questo cammino. Voglio ringraziare i
nostri elettori e le nostre
elettrici per il sostegno che ci
hanno voluto dare e che ci incoraggia
a portare avanti cinque anni di
ferma e leale opposizione».
Le urne sono già il passato. Adesso
bisognerà mettersi al lavoro per
proseguire nell'opera di governo di
questi cinque anni. L'entusiasmo,
a sentir Enrico Collu, non manca di
certo.
Maura Pibiri
QUARTUCCIU.
Quasi certo un assessorato per la più votata: Elisabetta Contini
Pisu:
«Subito la lotta al degrado,
faremo
una Giunta competitiva»
VEDI TUTTE LE 3 FOTO
«Il paese ha bisogno di risposte,
dobbiamo subito metterci a lavorare
iniziando col renderlo più decoroso,
e dando modo alle associazioni di
riappropriarsi del patrimonio
immobiliare». Pietro Pisu, nuovo sindaco
di Quartucciu eletto domenica con
2.040 preferenze, ha le idee chiare.
LE PRIORITÀ Gli obiettivi sono
tanti, ma la prima cosa da fare è
«eliminare il degrado spaventoso che
Quartucciu sta vivendo». Questo,
grazie a una squadra di persone
capaci e competenti che comporranno la
Giunta: «È prematuro fare nomi: ci
riuniremo e farò le mie proposte.
Di sicuro sarà una squadra altamente
competitiva».
LA SQUADRA Questa mattina, nella
sala consiliare in via Giofra, ci
sarà la convalida degli eletti. Con
Pisu, entrano undici consiglieri.
Tra questi, la più votata in
assoluto è Elisabetta Contini, insegnante
elementare e vicepreside, che ha
ottenuto 384 preferenze e sicuramente
avrà un assessorato: «Sono
felicissima per il risultato ottenuto, che
non è soltanto mio ma di tutto il
gruppo», commenta Contini il giorno
dopo il voto, «Pisu mi ha dato
fiducia e forse tutti questi consensi
me li sono coltivati nel corso degli
anni, con la mia esperienza nel
mondo della scuola. Per me è una
grandissima soddisfazione. Adesso
dobbiamo metterci a lavorare,
iniziando ad aprire le porte al
pubblico. È una tristezza vedere
chiuso l'ingresso del Municipio da
via Nazionale».
I CONSIGLIERI Gli altri eletti della
lista di Pisu sono Efisio Perra,
Franco Paderi, Tonino Meloni, Walter
Caredda, Maria Grazia Fois, Rosi
Porcu, Rita Ambu, Gianni Pistidda, Rita
Rex e Sandra Vargiu. Meloni,
Caredda, Ambu e Paderi facevano
parte dell'opposizione alla Giunta
Pulga.
L'OPPOSIZIONE Saranno tre i
consiglieri della lista “Insieme per
Quartucciu” (del candidato sindaco
Antonio Piras) che siederanno
all'opposizione. Con Piras, che ha
avuto 1.619 preferenze, ci saranno
Cristian Mereu (il secondo
consigliere più votato, con 380 voti) e
Valerio de Giorgi.
PIRAS «Noi ci siamo messi in gioco e
sono contento del risultato
ottenuto», dice il secondo
classificato nel voto per il sindaco, «sono
stato l'ultimo a presentare la
candidatura e credo che, per il tempo
che ho dedicato alla campagna
elettorale, sia stato un grande
risultato. Per andare a vincere,
forse devi dialogare con determinate
appartenenze. Adesso ci dovremo
battere per dare le risposte giuste
che si aspettai chi ci ha votato. Mi
auguro che Pisu metta in atto
quello che si è proposto di fare.
Più o meno i programmi si
equivalevano».
PAOLUCCI Per l'altro sconfitto
Damiano Paolucci, che ha ottenuto 1.453
preferenze, una delle cause della è
stata sicuramente l'astensionismo.
L'ASTENSIONISMO A Quartucciu ha
votato il 47,20 per cento degli aventi
diritto, rispetto al 56,66 di cinque
anni fa. Un dato che ha fatto
conquistare al paese il record
negativo del sud Sardegna, con 5.344
elettori andati alle urne su un
totale di 11.322. In pratica, meno di
un quartuccese su due ha deciso di
andare a votare per scegliere il
suo sindaco.
«Ci ha molto penalizzati la bassa
affluenza», dice
Paolucci, «votare nei mesi estivi
favorisce la vecchia politica. La
stima nei mie confronti c'era tutta,
il problema era trasformare la
stima in voti. Ero consapevole dei
rischi che correvo facendo una
lista di questo tipo, tenendo fuori
persone legate a determinate
appartenenze politiche». Ora Paolucci
tornerà a sedersi nei banchi
dell'opposizione, come ha fatto
durante la legislatura di Lalla Pulga:
«La nostra sarà un'opposizione
vigile. Staremo attenti affinchè siano
risolti quelle che sono i principali
problemi del paese, tra cui il
completamento del museo archeologico
in via Pertini». Nella lista di
Paolucci “Quartucciu riparte”, passa
anche Michela Vacca, architetta.
Giorgia Daga
SANT'ANTIOCO.
L'ex giunta polverizzata, Mario Corongiu fuori dal
Consiglio
comunale Il sindaco è Ignazio Locci
Sbaragliate
le tre liste avversarie: «Adesso collaborino tutti»
Ignazio Locci è il nuovo sindaco di
Sant'Antioco. Con la sua lista
civica “Nautica, edilizia e Turismo”
ha sbaragliato la concorrenza
degli avversari. Avvocato, 43 anni,
vicepresidente in carica del
Consiglio regionale, guiderà il
paese per i prossimi cinque anni.
«Abbiamo bisogno di tutti e per
questo mi rivolgo alle forze politiche
cittadine - ha commentato a caldo -
affinché con il confronto si
possano trovare le ragioni per
costruire una Sant'Antioco più grande».
IL RISULTATO La sua lista ha
ottenuto 2.583 voti con una percentuale
del 37,97 per cento.
Seconda Genti Noa, di Mariano
Alberto Fois con
2.334 voti (34,31 per cento) che ha
affidato ai social network un
lapidario messaggio: «È stata un'esperienza
straordinaria, grazie a
tutti». Terza la lista “Sant'Antioco
attiva” di Massimo Melis con
1.090 voti e il 16,02 per cento. «La
nostra proposta non è stata
recepita - afferma Massimo Melis -
speriamo che adesso la politica
faccia ciò che il paese ha bisogno
in questo momento». Infine “Insieme
per Sant'Antioco” con candidato a
primo cittadino l'uscente vice
sindaco Marco Massa che con i 796
voti e l'11,7 per cento ottenuto, è
il grande sconfitto: «Ringrazio
coloro che hanno partecipato con me a
questa bella avventura - ha
affermato Massa - riteniamo di avere
proposto cose importanti, auspico
che il nuovo sindaco le possa fare
sue, avrà la mia collaborazione». Le
schede nulle e bianche sono state
rispettivamente 110 e 39 mentre non
si è registrato nessun voto
contestato o nullo. Alla chiusura
dei seggi hanno votato 6.952
elettori su 10.529 aventi diritto
con una percentuale del 65,40 per
cento.
IL CONSIGLIO Con Ignazio Locci
saranno undici i consiglieri che
formeranno la nuova maggioranza.
Sono Eleonora Spiga, 448 preferenze,
Francesco Garau 407, Roberta
Serrenti 322, Renato Avellino 286,
Rosalba Cossu 273, Salvatorina Iesu
263, Pasquale Renna 226, Mario Esu
170, Pinello Bullegas 162, Giorgio
Corsini 160, Roberta Manunza 156 e
Gianni Inguscio con 155. In
minoranza “Genti Noa” mette 3 consiglieri:
Alberto Mariano Fois, Ester Fadda
con 420 preferenze e Daniela Dessena
con 395. Per Sant'Antioco Attiva”
entra Massimo Melis e per “Insieme
per Sant'Antioco” Marco Massa.
LE SORPRESE La tornata elettorale ha
riservato alcune sorprese
escludendo dal Consiglio comunale il
sindaco uscente Mario Corongiu,
risultato secondo dei non eletti
della lista “Insieme per
Sant'Antioco”, con 183 preferenze.
Fuori (stessa lista) anche Roberto
Lai, fautore e promotore in questi ultimi
anni del progetto culturale
“Sant'Antioco il santo venuto dal
mare”. Insieme a loro anche le altre
liste contano “caduti” eccellenti
come il medico Salvatore Massa nella
lista “Sant'Antioco attiva” e nella
lista “Genti Noa” di giovani
imprenditori turistici come
Massimiliano Grosso e Carlo Lai.
La notte dello scrutinio è stata una
lunga veglia a causa della lentezza dello
spoglio delle schede che dopo tre
ore dalla chiusura dei seggi ancora
non esprimevano ancora certezze.
Dalle prime schede scrutinate nei
vari seggi è apparso subito chiaro
che la battaglia per la conquista
del Comune se la sarebbero giocata
Alberto Fois e Ignazio Locci che
viaggiava sa subito con un leggero
vantaggio.
Tito Siddi
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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