martedì 13 giugno 2017

Rassegna stampa 13 Giugno 2017

Unione sarda

Grillo nega la sconfitta: «Si cresce lentamente» Pd cauto, festa a destra

«La crescita è lenta ma c'è». Sul suo blog Beppe Grillo sceglie di attaccare il principale competitor, il Pd, anziché difendersi per giustificare una sconfitta evidente. «Senza le liste civiche avrebbe faticato a mettere qualche consigliere», scrive nel suo blog. Matteo Renzi sceglie un registro pacato: parla di «buoni dati» e fa gli auguri ai candidati per i ballottaggi» mentre i big di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia esaltano il risultato ottenuto unitariamente.

GRILLLO ACCUSA IL PD Il giorno dopo le Amministrative, analisi e commenti sono abbastanza concordi nell'individuare vittoriosi (i due poli tradizionali) e sconfitti (M5S) anche se un esame ai raggi X consente, ad esempio, di vedere sotto una diversa luce il risultato del Pd. 

È vero, come dice il leader del Psi Riccardo Nencini, che «senza Pd non c'è centrosinistra ma nemmeno con il solo Pd c'è il centrosinistra» ma c'è un fondo di verità anche nell'arringa del leader dei Cinquestelle perché senza la forza delle liste civiche l'esito dei ballottaggi, sui quali comunque il centrosinistra è quasi sempre in svantaggio, sarebbe stato peggiore. 

Un dato significativo per un partito che si era appena rilanciato dopo la crisi e le scissioni riportando alla leadership l'ex premier e ambiva a sfruttare il vento a favore per veleggiare verso un risultato più convincente. Ecco perché Renzi ha abbandonato, almeno per ora, la sua proverbiale protervia scegliendo un'insolita cautela.

«NOI COERENTI, IL PD NO» Grillo punta sulla genuinità delle scelte del Movimento contrapponendola alle furbizie dei partiti tradizionali che si sono «cammuffati». «Noi, con coerenza, ci siamo presentati in tutte le città da soli e candidando le nostre persone, senza calcoli elettorali», attacca il comico. Matteo Salvini gli dà una mano: «Se c'è uno sconfitto non è Grillo ma Renzi, con il Pd che in molte realtà si vergogna e si nasconde dietro le liste civiche».

DI MAIO NEL MIRINO Vero è che in 25 comuni capoluogo il M5S perde voti rispetto alle precedenti elezioni comunali. E tra i pentastellati in molti puntano il dito contro l'enfant prodige Luigi Di Maio che ha girato l'Italia in lungo e in largo per sostenere i candidati ma, visti i risultati, con pochi successi. Non a caso ieri il vice presidente della Camera è rimasto in silenzio. «La débâcle dei Cinquestelle è dovuta al fatto che hanno abbandonato i territori già da anni, io lo dico da quando c'erano ancora Di Maio e Di Battista come direttorio», è l'analisi di Federico Pizzarotti, ex grillino che a Parma andrà al ballottaggio con il candidato del centrosinistra dal quale lo separano circa due punti percentuali.

RINASCE IL CENTRODESTRA A conti fatti forse il vero vincitore di questa tornata è il centrodestra. A prescindere dall'esito dei ballottaggi, il risultato del primo turno certifica che la ritrovata alleanza può essere vincente. Certo, i numeri non sono né saranno quelli dell'epopea berlusconiana ma il peso specifico del centrodestra in un futuro parlamento si annuncia importante tanto che sono in tanti a ritenere che ora il Movimento dovrà guardarsi le spalle da Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

«STOP AGLI INCIUCI» I leader di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia concordano sul fatto che «il centrodestra può vincere quando è unito» ed esultano per il vantaggio conquistato a Genova, città di Grillo e storica roccaforte del centrosinistra. E se il cavaliere rispolvera vecchi refrain come «la vittoria della politica del fare contro la politica degli slogan», Meloni avverte: «Non continui a fare inciuci con Renzi come ha fatto con la legge elettorale. Faccio un appello innanzitutto a lui, perché vedo che chiede ancora di fare una legge con il Pd e non mi sembra molto inserito nel contesto...». È la prova che l'alleanza tecnica ha funzionato ma per trovare unità in vista delle politiche ci sarà molto da lavorare.

Fabio Manca


La Nuova

Un voto che pesa sul futuro Già si lavora alle Regionali
Il flop del Movimento 5 Stelle alle amministrative rianima il
bipolarismo anche in Sardegna
Ma l'incognita diventa sempre più la possibile nascita di un terzo
polo indipendentista

Sette punti in meno sono un problema per tutti: vincitori e vinti,
eletti e sospesi fino al ballottaggio. Tirate le somme, ad avere vinto
ancora una volta (purtroppo) è stato il partito del gran rifiuto, del
«non vado a votare», del «chissenefrega della politica». In cinque
anni, questo gruppo fantasma è schizzato addirittura fino al 37 per
cento, anche se nel 2012 i seggi erano aperti domenica e fino alle 14
del lunedì e più di un Comune è stato aggregato alla tornata
elettorale solo all'ultimo momento. Il confronto di per sè può
sembrare azzardato, ma fa impressione comunque solo pensare che quasi
quattro sardi oltre i diciott'anni su dieci avant'ieri hanno girato
alla larga dai seggi.

Se in palio ci fossero stati i seggi del
lontanissimo Parlamento nazionale, con Roma che tra l'altro fa poco se
non nulla per rendersi simpatica, o del più vicino ma spesso neanche
tanto Consiglio regionale, a Cagliari, l'ennesimo crollo
dell'affluenza avrebbe preoccupato ma qualche generosa giustificazione
poteva persino essere trovata. Invece questa volta, come in altre
elezioni amministrative, l'astensione terrorizza fino a diventare un
incubo. Perché domenica c'erano in palio 64 fasce tricolori, quelle
che indossano i sindaci. Sì, gli amministratori comunali, consiglieri
compresi, ormai difficili da trovare anche quelli, che spesso sono «i
nostri vicini di casa e bottega».

Oppure una volta eletti, governano
le cose spicce, se si vuole addirittura la posizione di un cassonetto
dell'immondizia, e non inseguono i massimi sistemi. Dunque, nel
disertare i seggi, il 37 per cento dei sardi ha fatto sapere di
fregarsene dell'asilo nido, del passo carrabile e della licenza
edilizia. «L'astensionismo resta un nemico subdolo», è stato il
commento amaro di Emiliano Deiana, presidente dell'Associazione dei
Comuni. Ha ragione eccome, ma i partiti strutturati o alla garibaldina
- oggi più che mai - hanno il dovere d'interrogarsi e trovare la
risposta a questa terribile domanda: «Se va avanti così, che fine farà
la democrazia?». Si spera non gettata via in un cassonetto.
di Umberto Aime

CAGLIARIIl Pd bene o male ha retto alla prova del voto e l'aver
ritrovato l'unità intorno al fresco segretario regionale Giuseppe
Luigi Cucca, forse è stata la sua prima vera vittoria. Ai due
ballottaggi ci sarà, potrà lottare per riconquistare Selargius, dov'è
compatto. E non perdere Oristano, dove l'unità invece va ricostruita.
Poi Forza Italia: ha avuto uno scatto d'orgoglio alla faccia di chi la
dava per spacciata, moribonda e divisa in combriccole. Al primo turno,
insieme alla coalizione di centrodestra, ha chiuso in testa e fra due
domeniche partirà in vantaggio nella sfida decisiva. Al terzo posto di
questo bollettino del giorno dopo, il Movimento 5 Stelle: è rimasto al
palo, come nelle altre regioni, con grande delusione degli iscritti.
Non ha ottenuto neanche una vittoria di tappa e oggi può consolarsi
solo con l'amorevole dichiarazione del fondatore: «La nostra avanzata
è lenta, ma inesorabile», ha detto Beppe Grillo, con il pensiero
rivolto più a Palazzo Chigi che ai municipi.

La classifica, Sardegna
compresa, dei colossi è racchiusa in questo podio e qualcosa di
simile, semmai ci saranno alcune posizioni invertite, potrebbe
riaccadere fra due anni (o nel 2018?) nelle elezioni regionali. Ma con
un'incognita in più: quel giorno, in campo, a sfidare il trio ci sarà
o meno anche il Partito unico della Nazione Sarda, oe gli
indipendentisti ripeteranno quello che hanno fatto finora: si
frantumeranno in gruppuscoli o sceglieranno di accasarsi, a seconda
della convenienza, nel centrosinistra e nel centrodestra? È questa la
domanda che più di altre e prima ancora dell'impresa mancata dei
Cinque Stelle è rimbalzata dai seggi delle elezioni amministrative di
domenica. Sarebbe un errore clamoroso fare una trasposizione fra le
comunali, qualunque voto comunale, e una consultazione regionale, ma
qualche punto di contatto c'è comunque.

C'è nonostante la moltitudine
di liste civiche presenti, semmai in altalena fra i due poli o
all'interno delle stesse correnti dei poli, e gli infiniti problemi
locali che sempre hanno il sopravvento quando dev'essere eletto un
sindaco. Sono tre gli accostamenti possibili. Il primo: senza un bel
po' di alleati intraprendenti, leggi fronte indipendentista e
autonomista, il Pd non può i rivincere nel 2019 o anche prima se
passasse la tesi - c'è chilo pensa da mesi - d' accoppiare l'anno
prossimo politiche e regionali, anche se si sa che su questa
possibilità il presidente Pigliaru non è per nulla d'accordo. Comunque
la crisi in corso nel centrosinistra sardo nasce proprio da un
conflitto politico fra partiti italiani e partiti sardi, acceso da
questa richiesta perentoria: «Con lo Stato Italiano i rapporti devono
cambiare». Il Pds di Paolo Maninchedda e più non vuole più subire le
angherie romane e il governatore con quel gruppo in parte s'è
schierato quando ha scritto: «Siamo prossimi alla persecuzione»
studiata a tavolino da Roma.

Potrebbe essere questo il primo nuovo
mattone di un'alleanza - un Ulivo di Prodi alla sarda - ancora più
forte e sfrontata fra due anni. Sempre che non nasca il Partito della
Nazione Sarda e se così fosse le strade per forza si divideranno fino
allo scontro in campo aperto. Il secondo punto di contatto fra le
comunali di domenica e le prossime regionali è cosa farà il
centrodestra. Forza Italia ha la pretesa di essere ancora il partito
faro della coalizione, ma il resto dell'alleanza - dai Riformatori
all'Udc fino ai Fratelli d'Italia - vive sempre più di luce propria e
comincia a essere fin troppo insofferente solo a pensare che il futuro
candidato-presidente possa essere scelto dal Cavaliere e non con le
primarie aperte agli autonomisti moderati. E quello del leader è un
problema anche per il centrosinistra: sarà un papa straniero o del Pd?
Infine il terzo punto di contatto: con un'astensione come quella di
domenica, altro che croce sulla scheda, bisognerà farsi il segno della
croce.

Unione Sarda

l flop M5S rilancia la vecchia sfida tra centrodestra e centrosinistra
I grandi poli pigliatutto: l'Isola ritorna al passato

Se in tv trasmettessero di nuovo Friends e nei computer ritornassero i
floppy disk, il revival anni '90 sarebbe completo. Perché la politica
è già in clima: le amministrative sarde, come nel resto d'Italia,
hanno resuscitato il bipolarismo di cui si erano celebrate le esequie.
Nessuno spazio per le terze vie, i grandi centri al voto vanno al
centrodestra o al centrosinistra, anche se a volte tinteggiati con una
mano di vernice “civica”.

LA DELUSIONE Il Movimento 5 Stelle non sfiora neppure successi come
quelli di Assemini, Porto Torres e Carbonia: puntava ai ballottaggi di
Oristano e Selargius, arriva ultimo in entrambi i casi. E se nel
secondo erano solo tre in corsa, a Oristano la rappresentante
pentastellata è ultima su sei, superata anche da coalizioni
inesistenti in natura o candidature dell'ultima ora.
È vero che stavolta non ci si aspettavano exploit clamorosi del M5S,
che nell'Isola dà il meglio nelle aree del riflusso post-industriale
(ma amministra anche Dorgali). Ma neppure un risultato del genere. Al
di là delle riflessioni sulle candidature, le cause sono probabilmente
le stesse degli analoghi esiti deludenti nella penisola.

CHI VINCE E anche la prevalenza dei due grandi poli obbedisce a leggi
causali simili, al di qua e al di là del Tirreno. Il centrodestra, che
ritrova la compattezza perduta, vanta forse più ragioni di
soddisfazione: va in vantaggio ai due ballottaggi, nei centri oltre i
5mila abitanti ottiene importanti conferme e con Massimo Pinna strappa
Villasor, piazza un nome forte come Ignazio Locci a Sant'Antioco, e
miete altri successi di minor calibro.

A trascinare la coalizione è Forza Italia, ma i Riformatori
ribadiscono di essere ben radicati ad Arzachena e vincono anche a Bari
Sardo, mentre l'ex consigliere regionale di Fortza Paris e del Pdl
Eugenio Murgioni riconquista Castiadas.

Tutto sommato però il centrosinistra tiene: si conferma in quasi tutti
i centri principali che già amministrava e si afferma a Lanusei e
Carloforte, grazie a Davide Burchi e Tore Puggioni . Da segnalare
anche la vittoria di Fabio Albieri a Calangianus. E tutto questo
malgrado le divisioni: in vari casi non era neppure facile capire da
che parte stesse il Pd. Pula è il caso emblematico, con una sindaca
dem ( Carla Medau ) costretta al voto anticipato da pezzi del suo
partito, ma capace di rivincere.

L'AREA IDENTITARIA Il voto invece non dice molto sulla salute del
mondo indipendentista, in gran parte assente. C'era il Partito dei
Sardi, del duo Maninchedda-Sedda , che viaggia attorno a un buon 6%
sia a Selargius che a Oristano (dove presentava un proprio candidato,
fuori dal centrosinistra), ed è decisivo nelle vittorie di Ozieri,
Tresnuraghes, Girasole e altre.

SCENARI Ora però i due poli principali sono già in campo per i
ballottaggi. Il centrodestra vuole l'en plein ma sa che non è
scontato: già ieri sono circolati messaggi per sollecitare l'impegno
per Gigi Concu a Selargius, aggiungendo che «è in palio il colpo del
ko alla Giunta Pigliaru». Qui il centrosinistra parte da uno
svantaggio più contenuto rispetto a Oristano, dove però Maria Obinuha
maggiori margini di manovra per eventuali accordi in vista del secondo
turno, grazie alla vicinanza politica di alcuni candidati esclusi.

I COMMENTI Non a caso il segretario del Pd Giuseppe Luigi Cucca ,
espressa la rituale soddisfazione, avverte che «le lacerazioni non
giovano al Pd e al centrosinistra, che deve lavorare per ricompattarsi
e riprendere il dialogo con le forze sardiste e sovraniste». Quasi
speculare la riflessione del leader di Forza Italia Ugo Cappellacci :
«C'è un popolo di centro-destra che, quando trova un riferimento
chiaro, unito, riconoscibile, si identifica in esso e lo sostiene. E
FI si conferma prima compagine della coalizione».

Franciscu Sedda , segretario del Partito dei sardi, raccoglie la mano
tesa da Cucca ed esalta i propri risultati: «Siamo l'unico partito in
crescita, e nelle realtà metropolitane siamo l'unica forza a
rappresentare l'indipendentismo». Dal M5S parla il sindaco di
AsseminiMario Puddu , che rifiuta il concetto di flop: «Flop è tradire
gli elettori. Per altri la vittoria elettorale è un momento d'arrivo.
Per noi, dovere morale è mantenere la parola data in campagna
elettorale e non avere vuoti di memoria, come accade una volta eletti
alla maggior parte dei partiti tradizionali».
Giuseppe Meloni

Cappellacci: andiamo bene anche senza il traino della Lega. Ma
Pittalis: nessun traguardo tagliato Il centrodestra resuscita, Forza Italia esulta

SASSARIIl centrodestra resuscita. Dopo anni di batoste clamorose, da
Cagliari a Oristano, da Sassari a Nuoro, la vecchia Casa delle libertà
è di nuovo in pista. Nei centri maggiori Forza Italia e gli alleati
sono avanti rispetto al centrosinistra. A Oristano Andrea Lutzu ha
superato Maria Obinu di 8 punti, a Selargius Gigi Concu ha preso più
voti di Francesco Lilliu. Nelle due città il verdetto è rimandato al
25 giugno, ma erano anni che il centrodestra non metteva insieme
risultati così buoni. L'unica nota positiva era stata un anno fa la
vittoria a sorpresa di Settimo Nizzi a Olbia, ma in tutte le altre
città il centrodestra aveva dovuto abdicare a favore del
centrosinistra o del Movimento 5 stelle.

Gongola ovviamente il
coordinatore regionale Ugo Cappellacci. «Il primo dato è che i
cittadini riconoscono l'attenzione al territorio, il secondo è che c'è
un popolo di centrodestra che, quando trova un riferimento chiaro,
unito, riconoscibile, si identifica in esso e lo sostiene».Il ritorno
del centrodestra è avvenuto un po' ovunque in tutta Italia, ma
nell'isola Forza Italia non ha avuto bisogno dell'appoggio dei
salviniani, in Sardegna pressoché inesistenti. «Andiamo al
ballottaggio nelle principali città - dice Cappellacci - e, a
differenza di altre aree d'Italia, in Sardegna il passaggio avviene
senza la presenza della Lega e del suo effetto trascinamento».
Cappellacci snocciola i numeri: Forza Italia al 17 per cento a
Selargius, al 15 a Oristano. «Parlare di spallata o segnale alla
giunta significherebbe fare un torto ai nostri rappresentanti nel
territorio e sopravvalutare Pigliaru, la cui esperienza si è già
conclusa per totale carenza di idee, per l'incapacità di decidere».

Più cauto il capogruppo in Regione, Pietro Pittalis. «La rinascita del
centrodestra in Sardegna è stata attestata dai numeri delle
amministrative, ma appare prematuro esaltarsi oltre misura. Testa
bassa e pedalare. Non abbiamo ancora raggiunto nessun traguardo».
Esultano anche i Riformatori con Pietrino Fois e Michele Cossa. «Un
risultato al di là di ogni aspettativa. Con Selargius ci confermiamo
il terzo partito della Città metropolitana e conquistiamo la guida di
due importanti comuni come Arzachena e Bari Sardo». (al.pi.)


Cappellacci: andiamo bene anche senza il traino della Lega. Ma
Pittalis: nessun traguardo tagliato Il centrodestra resuscita, Forza Italia esulta

SASSARI
Il centrodestra resuscita. Dopo anni di batoste clamorose, da Cagliari
a Oristano, da Sassari a Nuoro, la vecchia Casa delle libertà è di
nuovo in pista. Nei centri maggiori Forza Italia e gli alleati sono
avanti rispetto al centrosinistra. A Oristano Andrea Lutzu ha superato
Maria Obinu di 8 punti, a Selargius Gigi Concu ha preso più voti di
Francesco Lilliu. Nelle due città il verdetto è rimandato al 25
giugno, ma erano anni che il centrodestra non metteva insieme
risultati così buoni. L'unica nota positiva era stata un anno fa la
vittoria a sorpresa di Settimo Nizzi a Olbia, ma in tutte le altre
città il centrodestra aveva dovuto abdicare a favore del
centrosinistra o del Movimento 5 stelle.


Exploit del Partito dei sardi a Selargius e Oristano, dove sfiora il
Ballottaggio L'area indipendentista in crescita, ma è ancora troppo divisa in mini movimenti Sovranisti ago della bilancia
«Vince chi viene con noi»

SASSARIIl primo partito è una galassia frantumata di sigle, fronti e
movimenti. Una superpotenza inconsapevole e troppo polverizzata per
avere un peso politico determinante nella guida della politica
isolana. A distanza sovranisti, sardisti, indipendentisti si scindono
in partiti sempre più piccoli. Fino a ora il tentativo di unire questa
galassia è fallito. Le dimissioni del presidente del Psd'Az Giovanni
Columbu avevano come motivo principale proprio il fallimento del
progetto.

La vera sfida è trovare il collante magico che metta insieme
le troppe anime di quest'area. Le ultime elezioni amministrative
sembrano confermare la forte crescita del Partito dei sardi. Sprofonda
il Psd'Az. A Oristano il Pds sfiora il ballottaggio con il suo
candidato e porta a casa il 6,3 per cento dei voti. Il Psd'Az si ferma
all'1,5. Ottimo risultato di Fortza Paris che raccoglie il 5,2 per
cento. A Selargius, altro comune in cui si andrà al ballottaggio e i
si sono presentate anche le sigle dei partiti, il Pds ha preso il 5,86
per cento dei voti e il Psd'Az il 2,71. È sempre più evidente che chi
vorrà guidare la Regione e molti comuni dell'isola non potrà più non
pensare a un patto con quest'area

.I commenti. Soddisfatto il
segretario del Pds Franciscu Sedda. «Il Partito dei Sardi cresce
ancora. Quanto tempo ci vorrà perché divenga il primo partito in
Sardegna? Nelle realtà metropolitane siamo rimasti l'unica forza a
rappresentare l'indipendentismo. Una delle poche che si presenta,
l'unica che consegue risultati importanti. E anche per questo
chiamiamo a raccolta chi ha voglia di investire su un indipendentismo
che non ama stare alla finestra ma che prova a governare e far
avanzare la coscienza nazionale dei sardi. Esulta anche il consigliere
regionale Gianfranco Congiu: «La crescita del Gruppo consiliare Pds
alla Regione, trova conferma nel voto espresso dai sardi sia nelle
aree rurali, sia nelle città medie». L'ex assessore Paolo Maninchedda,
presidente del Pds, parla di risultato storico. «Non siamo più un
partito solo dell'interno della Sardegna: siamo una forza nazionale
sarda, radicata anche in area urbana. Non siamo più un partito
prigioniero del 3 per cento, siamo capaci di fare la differenza. Nelle
realtà rurali ci rafforziamo con nuovi consiglieri comunali e nuovi
sindaci (come a Girasole, Badesi, Ozieri e Tresnuraghes).

Nelle realtà
urbane siamo diventati una forza politica strutturata, in grado di
superare i fatidici sbarramenti che tutti quelli che odiano la
diversità di pensiero inventano nelle leggi elettorali per risolvere
la differenza con la forza. A Selargius cresciamo di 7 volte. A
Oristano abbiamo fatto un miracolo: abbiamo costruito una posizione
politica che è stata riconosciuta e premiata dagli elettori». Lo
strappo. Un risultato che scaccia le critiche esplose dopo le
dimissioni di Maninchedda.

Attaccato da una parte dell'universo
sardista. Accusato di trasformismo e opportunismo. Il voto delle
amministrative rafforza l'area sovranista e rafforza il partito che in
questo momento sembra raccogliere i maggiori consensi. Anche se è
evidente che da tempo sono in atto grandi manovre. Tentativi di
trovare il collante magico che tenga insieme la galassia sardista.
Movimenti, associazioni, partiti dialogano e provano a fare sintesi.
Ma le divisioni sembrano ancora prevalere. E in questa galassia il
partito che diventerà stella di prima grandezza sarà quello che farà
ruotare attorno a sé tutti gli altri. (l.roj)

Oggi la decisione della giunta per le elezioni sulla surroga in Forza Italia
Un ricorso contro il sindaco di San Nicolò Arcidano, primo dei non eletti
Oscar Cherchi sospeso:
si sceglie tra Cera e Gallus

CAGLIARIIn un Consiglio regionale senza pace, in cui a tre anni e
mezzo dal voto le porte girano ancora senza sosta, oggi dovrebbe
esserci l'ennesimo cambio in corsa, è il nono dal 2014, e non sarà
l'ultimo. Presieduta da Eugenio Lai di Mpd, la giunta per le elezioni
è chiamata a decidere chi fra Emanuele Cera e Domenico Gallus, primo e
secondo dei non eletti per Forza Italia nel collegio oristanese,
subentrare a Oscar Cherchi. È l'ex assessore all'agricoltura della
giunta Cappellacci, sospeso per 18 mesi dopo essere stato condannato
nel maxi processo sull'uso illegale dei fondi ai gruppi del Consiglio.

Non sarà una decisione facile, quella della giunta, perché Cera,
sindaco di San Nicolò Arcidano, è a sua volta sotto scacco. Su di lui
pende un ricorso d'ineleggibilità: non si sarebbe dimesso da
presidente della Saremar, l'ex compagnia marittima regionale,
ventiquattr'ore prima del deposito delle liste per le elezioni
regionali del 2014. A sostenerlo è proprio Domenico Gallus, sindaco di
Pauililatino, che ha ricorso al giudice ordinario e per questo
sostiene: «Spetta a me il seggio ancora vacante in Consiglio». Tesi
contestata, com'è ovvio da Cera, che con una diffida, ha intimato alla
giunta per le elezioni di «non decidere prima e al posto della
magistratura». Però - stando alle indiscrezioni, a diversi pareri
legali e all'indomani di un recente voto contrastato in Consiglio
regionale - la giunta per le elezioni sarebbe orientata a nominare
Gallus. Oggi comunque si saprà chi sarà il sostituto di Cherchi. Non è
finita: a breve dovrà dimettersi anche il vicepresidente Ignazio Locci
di Forza Italia.

Eletto sindaco a Sant'Antioco, Comune con oltre
10mila abitanti, non potrà mantenere il doppio incarico: è
incompatibile. Al suo posto subentrerà fino all'ultimo giorno della
legislatura - in questo caso non dovrebbero esserci dubbi - l'ex
consigliere regionale del Partito sardo d'Azione, Paolo Luigi Dessì,
attuale sindaco di Sant'Anna Arresi ma nel frattempo passato a Forza
Italia. È lui il primo dei non eletti per questo partito nel collegio
del Sulcis-Iglesiente.

Unione Sarda

Si ricomincia a parlare di legge elettorale, i Dem riallacciano il
dialogo con Pisapia «Il voto dimostra che serve il premio di maggioranza»

Dopo le amministrative si torna a discutere di legge elettorale anche
se non è detto che l'argomento non venga definitivamente rinviato a
fine legislatura. A dieci giorni dalla rottura del patto a 4 sul
tedesco, oggi si riunisce l'ufficio di presidenza della commissione
Affari costituzionale dove il Pd con Emanuele Fiano esprime ancora il
relatore del provvedimento. «Ma non è che dopo quello che è accaduto
si potrà ricominciare come se nulla fosse successo...». Per i dem il
tedesco è morto e, al momento, non ci sono strade nuove da percorrere.
L'impressione è che si prenderà tempo in attesa che la capigruppo
della Camera indichi una nuova data per l'approdo in aula del
provvedimento. E poi si vedrà.

E comunque, si spiega, il voto delle amministrative dove sono state
premiate le coalizioni, di centrodestra e di centrosinistra, a scapito
dei 5 Stelle, non cambia le cose. Per il Pd, al momento, non c'è
alcuna conseguenza diretta tra il voto amministrativo e una legge
elettorale con premio alla coalizione. Almeno per la maggioranza dem.
Sia Andrea Orlando che Michele Emiliano invece sono di tutt'altro
avviso. Dice Orlando: «Questo voto dice che è ragionevole riflettere
sulla reintroduzione di forme di premio di maggioranza. È ragionevole
perché noi abbiamo visto che in Italia esistono non solo i partiti ma
anche campi di forze, coalizioni, che nel loro insieme sono in grado
di esprimere progetti politici».

Ma una proposta di questo genere non è all'ordine del giorno per i
renziani. Mentre resta in piedi il dialogo con Giuliano Pisapia. E i
dem danno per scontato il via libera dell'ex-sindaco di Milano se si
andrà al voto con il Consultellum che prevede una soglia dell'8 per
cento al Senato per chi non è in coalizione. «Se Renzi vuole davvero
una coalizione di centrosinistra, non basta qualche dichiarazione», è
il commento in Campo progressista. Non sarà semplice, insomma


SELARGIUS. I grillini esclusi dallo spareggio annunciano: «Noi non
faremo apparentamenti» E ora si riparte dal ballottaggio
Tra Gigi Concu e Francesco Lilliu ci sono tre punti di differenza

SELARGIUS La differenza è minima: 289 voti, poco più del due per cento
in favore del centrodestra. La corsa al Municipio di Selargius tra
Gigi Concu (Forza Italia) e Francesco Lilliu (Pd) parte praticamente
alla pari. Deciderà il ballottaggio tra due domeniche. Fuori dallo
spareggio i grillini che comunque, rispetto a quanto raccolto a
Oristano o nel resto d'Italia in queste amministrative, possono
ritenersi soddisfatti del risultato di Selargius (12 per cento) e
otterranno in Consiglio due seggi (la candidata sindaca Valeria Puddu
più l'ex calciatore oggi imprenditore Pierluigi Porcu).

IL BILANCIO L'esito del primo turno si può leggere da diversi punti di
vista. Il centrodestra poteva considerarsi favorito perché era reduce
da dieci anni di governo della cittadina con il sindaco Cappai. E
perché in passato, grazie al sostegno di pezzi da novanta della
politica nazionale e regionale come Salvatore Cicu e Mariano Contu,
Forza Italia era arrivato a sfiorare il 40 per cento dei consensi.
Invece Gigi Concu, 49 anni, ingegnere ed ex vice sindaco dovrà
affrontare tutte le insidie dello spareggio.

Francesco Lilliu, 36 anni compiuti proprio il giorno del voto,
avvocato, segretario provinciale di un partito, il Pd, che non sta
vivendo un buon momento né in campo nazionale né in Sardegna, ha
puntato tutto sul rinnovamento, sulla voglia di cambiamento, sul colpo
di spugna rispetto al recente passato, ma la spallata al centrodestra
è rimasta a mezz'aria, incompiuta.
GRILLINI Mentre Valeria Puddu, candidata grillina, annuncia che tra 13
giorni difficilmente andrà a votare e il “no” a qualsiasi
apparentamento, gli sforzi di Concu e Lilliu dovranno concentrarsi
anche sul recupero di chi ha disertato i seggi preferendo la giornata
al mare. Solo il 53,47 per cento degli aventi diritto ha votato,
minimo storico da queste parti.

CONCU In casa del centrodestra ieri mattina si guardava avanti
indossando la maschera della grinta di chi in altre due settimane è
chiamato a confermare i favori del pronostico. «I nostri avversari un
anno fa pensavano che sarebbe stata una passeggiata - esordisce Concu
- invece adesso devono inseguire». Netto il cambiamento di registro:
se sino a venerdì, giorno dell'ultimo comizio itinerante, il nuovo
leader del centrodestra puntava tutto sulla continuità amministrativa
con la Giunta Cappai, adesso è più propositivo: «La priorità deve
essere il lavoro, da affrontare senza promettere buste paga, sarebbe
una presa in giro, ma impegnando l'amministrazione a creare nuove
occasioni di sviluppo attraverso i servizi attorno alla zona
universitaria della facoltà di Astrofisica, i parchi, il rilancio
dell'edilizia e dell'area industriale dove il Centro servizi è pronto
per essere aperto».

L'altra carta da giocare, secondo Gigi Concu, è il polo museale delle
ex carceri aragonesi: «Abbiamo in mente una grande trasformazione per
realizzare una struttura un grado di attrarre visitatori da tutta
l'area metropolitana e di dirottare a Selargius chi sbarca dalle navi
da crociera».

LILLIU Francesco Lilliu nota un certo entusiasmo tra le sue fila:
«Dopo una notte insonne all'inseguimento dei risultati nelle 25
sezioni elettorali, siamo di nuovi qui di mattina presto a
programmare, a ripartire per le strade e a spiegare il nostro disegno
per la Selargius che verrà. I commercianti dovranno avere il loro
salotto buono senza inutili piste ciclabili realizzate a scapito dei
parcheggi. Crediamo poi in un rilancio reale della zona industriale,
dove oggi sono presenti importanti realtà imprenditoriali che non
ricevono nessun aiuto dal Comune in termini di servizi e opportunità.
Il risultato del primo turno è importante, i selargini hanno giudicato
credibile e valido il nostro programma basato su una differenziazione
netta rispetto agli ultimi dieci anni di ordinaria amministrazione».

L'ANALISI. Così cambieranno i gruppi in Aula dopo il voto del 25 giugno
Promossi e bocciati in Consiglio comunale

Il Consiglio comunale che verrà a Selargius parte da una certezza: la
presenza dei grillini che hanno ottenuto due seggi. Uno andrà alla
candidata sindaca Valeria Puddu, l'altro a Pier Luigi Porcu, ex
calciatore di Tempio, Torres e del Selargius, oggi imprenditore nel
settore sportivo.
I calcoli per la composizione del prossima Assemblea devono partire
dai dati certi che verranno ratificati questo pomeriggio dalla
commissione elettorale. Ma a spanne nelle segreterie cittadine dei
maggiori partiti ieri si è lavorato alle proiezioni nel caso il
ballottaggio premierà Concu oppure Lilliu.

VITTORIA DEL CENTRODESTRA Se vincerà il centrodestra, alla maggioranza
spetteranno 14 seggi così ripartiti: sei andrebbero a Forza Italia
(Gigi Gessa, Fulvia Perra, Cristina Contu, Christian Noli, Riccardo
Paschina e Marianna Mameli), quattro ai Riformatori (Gabriella Mameli,
Alessandro Aghedu, Riccardo Cioni e Mariano Argiolas), uno a Sardegna
2020 (Giuliano Palmieri), Udc (Sandro Porqueddu), Anno Zero (Giulio
Melis) e Fratelli d'Italia (Maria Chiara Contu).
In minoranza, oltre ai grilllini, quattro del Pd (Omar Zaher,
Francesca Olla, Salvatore Pintus e Nicola Onano) più il candidato
sindaco Francesco Lilliu, uno al Partito dei Sardi (Paolo Schirru), a
Sardegna Futura (Gigi Piras) e a Per Selargius (Mario Tuveri).

VITTORIA DEL CENTROSINISTRA Se al ballottaggio vincerà Francesco
Lilliu, i 14 seggi della maggioranza saranno così distribuiti: sette
al Pd (Omar Zaher, Francesca Olla, Salvatore Pintus, Nicola Onano,
Giorgia Porcu, Sergio Garau e Gabriella Pistis), due al Partito dei
sardi (Paolo Schirru e Claudia Angela), a Selargius Futura (Gigi Piras
e e Bernardino Deiana) e a Per Selargius (Mario Tuveri e Valentina
Muscas), uno al Psd'Az (Anna Chiara Mura).
In minoranza, oltre ai due grillini, tre esponenti di Forza Italia
(Gigi Gessa, Fulvia Perra e Cristina Contu più il candidato sindaco
Gigi Concu), due Riformatori (Gabriella Mameli e Alessandro Aghedu),
uno dell'Udc (Sandro Porqueddu) e di Sardegna 2020 (Giuliano
Palmieri).

CURIOSITÀ Bocciata dal voto l'ex assessore alla Cultura Roberta Relli
(129 voti, terza nella sua lista), mentre sono andati bene Fulvia
Perra (ex assessore ai Servizi Sociali) e Sandro Porqueddu (Bilancio),
l'unico che si è salvato dal naufragio dell'Udc, il partito dell'ex
sindaco Gian Franco Cappai (passato dal 10,25 % del 2012 al 4,8).
Scarso anche il bottino di un ex sindaco del calibro di Tonino Melis
(139 voti col Partito dei sardi) e di un nome conosciuto
dell'assemblea cittadina come Ferruccio Sanvido (108 preferenze) che
resteranno fuori. Tonfo anche per Riccardo Paschina, ex assessore ed
ex consulente del sindaco Cappai, che con il Pdl cinque anni fa
ottenne 260 voti e adesso da capolista di Forza Italia 154.
I più votati: Gigi Gessa (Forza Italia), Omar Zaher, Francesca Olla
(Pd)e Gabriella Mameli (Riformatori). (p.c.)

Il neo sindaco: «Non mi aspettavo una vittoria schiacciante». In calo
il numero di votanti
A San Sperate Collu raddoppia
La sfidante Amalia Schirru staccata di oltre 1.300 preferenze


Ha doppiato gli avversari, riconfermandosi sindaco di San Sperate.
Enrico Collu, per la seconda volta consecutiva, si ritrova così alla
guida del paese-museo. A sentire la piazza, nessuna novità. O meglio,
nessuna sorpresa. La convalida nelle urne del sindaco Collu era quasi
scontata. La sua lista, “Civica San Sperate” ha strappato 2695 voti
ottenendo il 69,90 per cento di consensi. “Comunità attiva”,
capeggiata da Amalia Schirru, ha preso 1333 preferenze, il 33 per
cento dei votanti.

LA SORPRESA «Non pensavo ad una vittoria così netta. Siamo molto
soddisfatti e felici che i cittadini abbiano deciso di riporre in noi
la fiducia per altri cinque anni. Quando abbiamo fatto la campagna
elettorale tanti sono stati i consensi degli speratini, ma non credevo
che avremmo doppiato l'altra lista. Ci aspettavamo uno scarto, non con
questi numeri. Ringraziamo tutte le persone che hanno votato il nostro
gruppo». Lo dice, Collu, dopo una notte in bianco e una mattina
trascorsa in Municipio. A mezzogiorno era già alla sua scrivania a
lavorare. «L'affluenza rispetto alle precedenti elezioni è calata,
questo dato lo leggiamo come disamore che in tanti ora sentono verso
la politica. Ma chi abita a San Sperate ha voluto riconfermare il
nostro gruppo perché credo che abbiamo lavorato con umiltà e
passione».

I NUMERI A San Sperate ha votato il 57,90 per cento degli aventi
diritto. E tra gli eletti chi ha strappato più consensi è stata l'ex
consigliera ai Servizi sociali Germana Cocco. A lei sono andate 469
preferenze. Altri 391 voti sono andati a Fabrizio Madeddu, ex vice
sindaco, e 364 a Emanuela Katia Pilloni, assessora uscente alla
Cultura. «Se è vero che c'è un tempo per tutto - spiega - per noi ora
è il tempo del lavoro duro, indefesso e lungimirante, che compensi
l'enorme dimostrazione di fiducia ricevuta in questa tornata
elettorale. Non si vince per caso un secondo mandato con numeri così
netti: è stato premiato il lavoro svolto ed è stato aperto un credito
di fiducia per altri cinque anni.

Faremo di tutto per ripagare il
debito contratto con voi e con i nostri figli, cui ogni sforzo di buon
governo è dedicato. E grazie di cuore a quei 364 assegni in bianco che
mi avete lasciato nelle urne: saranno spesi fino all'ultimo centesimo
per la comunità che ci avete chiamato ad amministrare».
GLI AVVERSARI Tra i banchi dell'opposizione oltre alla capolista
Amalia Schirru, anche Stefania Spiga: la più votata. Ha ottenuto 363
voti, seguita da Alberto Mossa con 170, Maurizio Cordeddu con 164 e
Mauro Ibba con 140. «Ora ci aspettano progetti da portare a termine e
nuovi da iniziare. La priorità è sui lavori pubblici, viabilità, parco
ex piazza buia, la palestra di via Santa Suia, il programma sagra
delle pesche, il marchio Deco, attività culturali da pianificare e
trovare finanziamenti per portarle avanti e farle crescere», racconta
Collu.

IL PASSATO Intanto nella storia politica di San Sperate, solo Tonio
Paulis riuscì a strappare nelle amministrative del 2007 2502 voti
contro la lista di Paolo Gaviano che ne ottenne 1789. Già quello
scarto di 713 voti fece parlare in paese e sembrò tanto. Oggi, in
questa tornata elettorale lo scarto è stato di 1362 voti. Oltre
quattromila cittadini, per l'esattezza 4172, si sono recati alle urne.
I voti validi sono stati 4028, quelli nulli 106, le schede bianche 37
e una contestata.

LA SFIDANTE «Amalia si è congratulata con noi domenica notte e ci ha
fatto gli auguri», dice Collu. Intanto la veterana della politica così
ha commentato sui social la fine della campagna e delle
amministrative: «Ho appena fatto le mie congratulazioni al sindaco
Enrico Collu. Il mio personale ringraziamento va alla mia lista, alle
candidate e ai candidati che ho avuto l'onore di avere con me in
questo cammino. Voglio ringraziare i nostri elettori e le nostre
elettrici per il sostegno che ci hanno voluto dare e che ci incoraggia
a portare avanti cinque anni di ferma e leale opposizione».
Le urne sono già il passato. Adesso bisognerà mettersi al lavoro per
proseguire nell'opera di governo di questi cinque anni. L'entusiasmo,
a sentir Enrico Collu, non manca di certo.
Maura Pibiri

QUARTUCCIU. Quasi certo un assessorato per la più votata: Elisabetta Contini

Pisu: «Subito la lotta al degrado,
faremo una Giunta competitiva»

VEDI TUTTE LE 3 FOTO
«Il paese ha bisogno di risposte, dobbiamo subito metterci a lavorare
iniziando col renderlo più decoroso, e dando modo alle associazioni di
riappropriarsi del patrimonio immobiliare». Pietro Pisu, nuovo sindaco
di Quartucciu eletto domenica con 2.040 preferenze, ha le idee chiare.
LE PRIORITÀ Gli obiettivi sono tanti, ma la prima cosa da fare è
«eliminare il degrado spaventoso che Quartucciu sta vivendo». Questo,
grazie a una squadra di persone capaci e competenti che comporranno la
Giunta: «È prematuro fare nomi: ci riuniremo e farò le mie proposte.
Di sicuro sarà una squadra altamente competitiva».

LA SQUADRA Questa mattina, nella sala consiliare in via Giofra, ci
sarà la convalida degli eletti. Con Pisu, entrano undici consiglieri.
Tra questi, la più votata in assoluto è Elisabetta Contini, insegnante
elementare e vicepreside, che ha ottenuto 384 preferenze e sicuramente
avrà un assessorato: «Sono felicissima per il risultato ottenuto, che
non è soltanto mio ma di tutto il gruppo», commenta Contini il giorno
dopo il voto, «Pisu mi ha dato fiducia e forse tutti questi consensi
me li sono coltivati nel corso degli anni, con la mia esperienza nel
mondo della scuola. Per me è una grandissima soddisfazione. Adesso
dobbiamo metterci a lavorare, iniziando ad aprire le porte al
pubblico. È una tristezza vedere chiuso l'ingresso del Municipio da
via Nazionale».

I CONSIGLIERI Gli altri eletti della lista di Pisu sono Efisio Perra,
Franco Paderi, Tonino Meloni, Walter Caredda, Maria Grazia Fois, Rosi
Porcu, Rita Ambu, Gianni Pistidda, Rita Rex e Sandra Vargiu. Meloni,
Caredda, Ambu e Paderi facevano parte dell'opposizione alla Giunta
Pulga.
L'OPPOSIZIONE Saranno tre i consiglieri della lista “Insieme per
Quartucciu” (del candidato sindaco Antonio Piras) che siederanno
all'opposizione. Con Piras, che ha avuto 1.619 preferenze, ci saranno
Cristian Mereu (il secondo consigliere più votato, con 380 voti) e
Valerio de Giorgi.

PIRAS «Noi ci siamo messi in gioco e sono contento del risultato
ottenuto», dice il secondo classificato nel voto per il sindaco, «sono
stato l'ultimo a presentare la candidatura e credo che, per il tempo
che ho dedicato alla campagna elettorale, sia stato un grande
risultato. Per andare a vincere, forse devi dialogare con determinate
appartenenze. Adesso ci dovremo battere per dare le risposte giuste
che si aspettai chi ci ha votato. Mi auguro che Pisu metta in atto
quello che si è proposto di fare. Più o meno i programmi si
equivalevano».
PAOLUCCI Per l'altro sconfitto Damiano Paolucci, che ha ottenuto 1.453
preferenze, una delle cause della è stata sicuramente l'astensionismo.
L'ASTENSIONISMO A Quartucciu ha votato il 47,20 per cento degli aventi
diritto, rispetto al 56,66 di cinque anni fa. Un dato che ha fatto
conquistare al paese il record negativo del sud Sardegna, con 5.344
elettori andati alle urne su un totale di 11.322. In pratica, meno di
un quartuccese su due ha deciso di andare a votare per scegliere il
suo sindaco.

«Ci ha molto penalizzati la bassa affluenza», dice
Paolucci, «votare nei mesi estivi favorisce la vecchia politica. La
stima nei mie confronti c'era tutta, il problema era trasformare la
stima in voti. Ero consapevole dei rischi che correvo facendo una
lista di questo tipo, tenendo fuori persone legate a determinate
appartenenze politiche». Ora Paolucci tornerà a sedersi nei banchi
dell'opposizione, come ha fatto durante la legislatura di Lalla Pulga:
«La nostra sarà un'opposizione vigile. Staremo attenti affinchè siano
risolti quelle che sono i principali problemi del paese, tra cui il
completamento del museo archeologico in via Pertini». Nella lista di
Paolucci “Quartucciu riparte”, passa anche Michela Vacca, architetta.
Giorgia Daga

SANT'ANTIOCO. L'ex giunta polverizzata, Mario Corongiu fuori dal
Consiglio comunale Il sindaco è Ignazio Locci
Sbaragliate le tre liste avversarie: «Adesso collaborino tutti»

Ignazio Locci è il nuovo sindaco di Sant'Antioco. Con la sua lista
civica “Nautica, edilizia e Turismo” ha sbaragliato la concorrenza
degli avversari. Avvocato, 43 anni, vicepresidente in carica del
Consiglio regionale, guiderà il paese per i prossimi cinque anni.
«Abbiamo bisogno di tutti e per questo mi rivolgo alle forze politiche
cittadine - ha commentato a caldo - affinché con il confronto si
possano trovare le ragioni per costruire una Sant'Antioco più grande».
IL RISULTATO La sua lista ha ottenuto 2.583 voti con una percentuale
del 37,97 per cento.

Seconda Genti Noa, di Mariano Alberto Fois con
2.334 voti (34,31 per cento) che ha affidato ai social network un
lapidario messaggio: «È stata un'esperienza straordinaria, grazie a
tutti». Terza la lista “Sant'Antioco attiva” di Massimo Melis con
1.090 voti e il 16,02 per cento. «La nostra proposta non è stata
recepita - afferma Massimo Melis - speriamo che adesso la politica
faccia ciò che il paese ha bisogno in questo momento». Infine “Insieme
per Sant'Antioco” con candidato a primo cittadino l'uscente vice
sindaco Marco Massa che con i 796 voti e l'11,7 per cento ottenuto, è
il grande sconfitto: «Ringrazio coloro che hanno partecipato con me a
questa bella avventura - ha affermato Massa - riteniamo di avere
proposto cose importanti, auspico che il nuovo sindaco le possa fare
sue, avrà la mia collaborazione». Le schede nulle e bianche sono state
rispettivamente 110 e 39 mentre non si è registrato nessun voto
contestato o nullo. Alla chiusura dei seggi hanno votato 6.952
elettori su 10.529 aventi diritto con una percentuale del 65,40 per
cento.

IL CONSIGLIO Con Ignazio Locci saranno undici i consiglieri che
formeranno la nuova maggioranza. Sono Eleonora Spiga, 448 preferenze,
Francesco Garau 407, Roberta Serrenti 322, Renato Avellino 286,
Rosalba Cossu 273, Salvatorina Iesu 263, Pasquale Renna 226, Mario Esu
170, Pinello Bullegas 162, Giorgio Corsini 160, Roberta Manunza 156 e
Gianni Inguscio con 155. In minoranza “Genti Noa” mette 3 consiglieri:
Alberto Mariano Fois, Ester Fadda con 420 preferenze e Daniela Dessena
con 395. Per Sant'Antioco Attiva” entra Massimo Melis e per “Insieme
per Sant'Antioco” Marco Massa.

LE SORPRESE La tornata elettorale ha riservato alcune sorprese
escludendo dal Consiglio comunale il sindaco uscente Mario Corongiu,
risultato secondo dei non eletti della lista “Insieme per
Sant'Antioco”, con 183 preferenze. Fuori (stessa lista) anche Roberto
Lai, fautore e promotore in questi ultimi anni del progetto culturale
“Sant'Antioco il santo venuto dal mare”. Insieme a loro anche le altre
liste contano “caduti” eccellenti come il medico Salvatore Massa nella
lista “Sant'Antioco attiva” e nella lista “Genti Noa” di giovani
imprenditori turistici come Massimiliano Grosso e Carlo Lai.

La notte dello scrutinio è stata una lunga veglia a causa della lentezza dello
spoglio delle schede che dopo tre ore dalla chiusura dei seggi ancora
non esprimevano ancora certezze. Dalle prime schede scrutinate nei
vari seggi è apparso subito chiaro che la battaglia per la conquista
del Comune se la sarebbero giocata Alberto Fois e Ignazio Locci che
viaggiava sa subito con un leggero vantaggio.
Tito Siddi

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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