Unione Sarda
LO SCENARIO
NAZIONALE. Mentre Berlusconi, Salvini e Meloni litigano per la leadership Renzi
conta i sindaci: «Noi di più».
Ma è polemica.
Matteo Renzi cerca di ovattare il risultato
elettorale e si prepara ad attutire gli assalti alla diligenza in casa dem. Il
segretario del Pd non canta vittoria, ma mette in rete un grafico che assegna
69 sindaci al centrosinistra e 57 al centrodestra. Sull'altra sponda del rinato
bipolarismo, Silvio Berlusconi festeggia la vittoria ma deve già fare, i conti con le mire leaderistiche di Fratelli
d'Italia e Lega.
I SEGNALI Per Renzi il risultato «non è affatto
una sconfitta», e comunque «la soluzione non è la coalizione larga di
centrosinistra» Il segretario dem, riferendosi a chi richiama la
necessità di una coalizione, ricorda che la coalizione «c'era dove si è vinto e
dove si è perso». Con la maggioranza dei sindaci al centrosinistra, per Renzi non
suona nessun campanello d'allarme perché «in un Comune perdi e in quello
accanto vinci». Certo alcuni risultati come quello di Genova e L'Aquila «sono
sconfitte che fanno male».
Ma le sue parole suscitano polemiche, anche nel
Pd. Tra tutti Andrea Orlando, ex rivale del segretario alle primarie: «Renzi
prenda atto che una posizione solitaria e autoreferenziale dentro
il Pd lo porta a sbattere. Si tratta di riaprire un dialogo con forze sociali e
politiche».
VITTORIA E SPINE Nel centrodestra affiorano le
prime tensioni tra Berlusconi, il leader della Lega Salvini e Giorgia Meloni, protagonisti
di un botta e risposta. Per il numero uno di Forza Italia, il centrodestra «può
ripartire in vista della sfida decisiva per tornare a guidare il paese». Ma è
necessaria una coalizione di «forze politiche diverse, con un chiaro profilo
liberale, moderato, basato su radici cristiane».
Pungolo che non piace a Salvini: «Sono moderato e
liberale», risponde, «se il centrodestra con un piede in una scarpa e non in 10
vince in tante città vuol dire che c'è spazio per governare. Dico però “no” a ricette
che andavano bene 23 anni fa». Risposta piccata anche da Giorgia Meloni: «La
moderazione è una categoria che in politica non esiste più, non mi interessano
le etichette, ma i contenuti». (m. s.)
FI
festeggia e sogna la Regione
Centrodestra
rinfrancato dal voto nei Comuni. Dem e alleati
concordano:
serve unità Cappellacci:
bocciato Pigliaru. Cucca (Pd):
niente drammi
Colpe, colpevoli, qualche rimpianto
e attacchi frontali. Sono questi i
sentimenti della politica sarda nel
“day after” dei ballottaggi di
Oristano e Selargius, che hanno sancito
la vittoria del centrodestra.
Un successo che riaccende
l'entusiasmo e rimette i partiti in rampa di
lancio per la conquista della
Regione e i prossimi appuntamenti
elettorali.
Si lecca le ferite, invece, il
centrosinistra che paga le divisioni e,
secondo qualche esponente delle ali
più estreme, anche errori di
governo, sia nazionale che locale.
«UNITI SI VINCE» Le prime
amministrative da segretario non saranno di
quelle che rimarranno nella bacheca
dei successi per il segretario del
Pd, Giuseppe Luigi Cucca .
Sicuramente la sua elezione molto a ridosso
della campagna elettorale non ha
permesso di organizzare il partito,
ma i tempi sono maturi per cogliere
il segnale giunto dalle urne:
«Quando il centrosinistra si
presenta unito è competitivo, come il
caso di Selargius».
Cucca, poi, frena sull'ipotesi di
«lacerazioni che onestamente non ci
sono», e sgombra il campo da
ipotetiche nubi che si addensano sui
governi regionale e nazionale: «Le
amministrative non raccolgono il
voto d'opinione e non bisogna drammatizzare».
L'appello all'unità
arriva anche dal senatore di Campo
progressista, Luciano Uras ,
convinto che per il centrosinistra
sia un «dovere». Nei mesi che
separano dalle elezioni politiche «è
indispensabile tornare al
progetto originario di responsabilità
di governo e attenzione sociale,
perché non esistono due
centrosinistra, ma uno solo: quello del buon
esempio di Cagliari».
STILETTATE Eppure qualche stilettata
che contribuisce a mettere i
dubbi su una coalizione unita arriva
proprio dalla sinistra. Il
deputato di Art.1-Mdp, Michele Piras
, non ha dubbi su chi sia il
responsabile della sconfitta: «Gli
anni del renzismo hanno diviso e
avvelenato un popolo e distrutto una
storia politica». Un giudizio
fortemente negativo che ha portato a
un «voto contro qualcuno, mentre
la nostra gente si rifugia
nell'astensionismo e le destre risorgono
dolorosamente».
Punta la lente all'interno dei
confini regionali, invece, il
consigliere regionale di Campo
progressista, Francesco Agus , che sul
progetto di coesione della
coalizione rileva «l'azione in direzione
ostinata e contraria da parte della
Giunta e del presidente». Con una
coalizione che ha «perso pezzi»,
dice Agus, l'effetto è un
«allontanamento dal programma
elettorale, da parte di chi ha
sviluppato un'allergia, inutile e
dannosa, alla critica».
«VINCITORI» Si gode la vittoria
Forza Italia, rinsavita dalla vittoria
«dei territori, delle donne e degli
uomini che non si sono mai
arresi», dice il coordinatore
regionale, Ugo Cappellacci . Davanti
alla «crescita di una nuova
generazione di amministratori locali», il
risultato delle elezioni comunali
«punisce una Giunta tutta teoria e
zero pratica e sancisce la fine
dell'esperienza del centrosinistra»,
affonda l'ex governatore. Pietro
Pittalis e Alessandra Zedda ,
capogruppo in Consiglio regionale e
coordinatore provinciale di
Cagliari, sottolineano come «Forza
Italia unita e sostenuta da liste
composte anche da donne e giovani
abbia rappresentato un mix vincente
di competenza ed esperienza». Il
risultato fa «ben sperare per le
prossime competizioni elettorali» e
rappresenta un «segnale politico
per la Giunta e la maggioranza a cui
è arrivato un segnale di
sfratto».
IN CORSA L'ebbrezza della vittoria
spinge il coordinatore regionale
dei Riformatori, Pietrino Fois , a
rilanciare il partito per
«governare la Regione e rimediare ai
danni fatti dalla Giunta
Pigliaru». Anche perché in casa
Riformatori la sensazione è che il
partito, «l'unico a essere davvero
sardo», sia stato «determinante per
la vittoria», come sottolinea il
consigliere regionale Michele Cossa .
Il futuro sono «le primarie per la
scelta del candidato alla
presidenza della Regione». Concorda
il capogruppo Attilio Dedoni ,
convinto che i Riformatori «si
confermano elemento centrale e
indispensabile dello schieramento».
Il coordinatore di Fratelli d'Italia
Salvatore Deidda interpreta il
risultato elettorale come il segnale
«dell'esistenza di un'alternativa
alla maggioranza di centrosinistra.
A noi e ai nostri colleghi di
coalizione l'onere di dimostrarlo
con un programma e un'azione di
opposizione forte e decisa». (m. s.)
La
gioia di Gigi Concu: lavoro e umiltà,
così ho vinto a Selargius
SELARGIUS All'indomani del successo
elettorale, Gigi Contu lo ammette:
«Pensavamo di vincere al primo
turno». La delusione c'è stata, ora
lascia spazio alla soddisfazione:
«Al ballottaggio ho voluto fare di
testa mia. Basta con gli eventi, le
apparizioni: sono uscito per
strada, a piedi, al ritmo di dieci
chilometri al giorno, per parlare
con la gente, discutere, chiedere
suggerimenti».
PER STRADA Il risultato, urne a
parte, si vede sulla pelle del viso:
un'abbronzatura da far invidia.
Concu sorride: «Dirò di più: negli
ultimi tre giorni ho realizzato che
avrei intercettato un numero più
elevato di concittadini se fossi uscito
in bici. Così ho copiato i
grillini: 35-40 chilometri di
pedalata al giorno». Sulla strada sino
alla vittoria.
Duecentocinquanta preferenze lo
scarto con il candidato sindaco del
centrosinistra, Francesco Lilliu.
Molti di più i messaggini via sms e
whatsapp di congratulazioni che
ieri, alle 11, in Municipio, Gigi
Concu non riusciva neanche a
leggere: «Continuano ad arrivare, spero
di riuscire a rispondere a tutti».
IN MUNICIPIO Una stretta di mano con
il suo predecessore Gian Franco
Cappai, per un simbolico passaggio
di consegne nella stanza del
Municipio con il gonfalone, poi la
confessione: «Domenica, dopo la
chiusura delle urne, sono andato con
un cugino a bere una bibita
fresca a Quartu. Non reggo la
tensione del conteggio delle schede e
poi sono scaramantico, avevo il
telefono staccato. Quando l'ho
riacceso era mezzanotte e mezza, la
prima chiamata è stata di Omar
Zaher, consigliere comunale del Pd:
Hai vinto, complimenti . La
seconda di Francesco Lilliu: In
bocca al lupo . Mi hanno fatto molto
piacere».
Savoir faire, fair play e gesti
signorili da entrambe le parti
fondamentali per chiudere ogni
polemica dopo una campagna elettorale
lunga e nervosa.
AL LAVORO Concu è già al lavoro: ha
quindici giorni di tempo per
convocare il primo Consiglio e un
po' di più per la presentazione
della Giunta. Qualche anticipazione?
«Troppo presto. Sicuramente -
dice Concu - non escludo la presenza
di qualche tecnico, ma sarà una
giunta prevalentemente politica,
anche se terrò conto delle
professionalità tra i consiglieri
eletti».
Sarà un'assemblea civica
profondamente rinnovata, parecchi gli addii,
alcuni illustri, molti i volti
nuovi. Probabile la riconferma di
alcuni assessori che erano presenti
nell'esecutivo uscente. Ma Concu,
eletto nel segno della continuità
amministrativa con la Giunta Cappai
in una cittadina in cui la
maggioranza degli elettori pende da tanti
anni verso il centrodestra, cercherà
di portare qualche innovazione.
PRIORITÀ Mentre la gente continua a
bussare alla porta per salutare il
nuovo sindaco, Gigi Concu pensa
soprattutto alle priorità: «Abbiamo
tre mesi di tempo per far trovare ai
ragazzi le scuole agibili e
perfettamente a norma alla ripresa
delle lezioni». L'altro chiodo sul
quale hanno battuto i suoi avversari
per la corsa al Municipio sono le
storiche incompiute delle
amministrazioni precedenti: «Vogliamo
finalmente mettere a disposizione
non solo di Selargius ma anche delle
città vicine il teatro comunale, i
cui costi di gestione sono
effettivamente alti.
E anche per la zona industriale e il
centro
servizi non ancora aperto, vogliamo
coinvolgere Settimo e Quartucciu».
I settemila disoccupati su
trentamila abitanti scarsi sono stati
l'argomento che ha tenuto banco
negli ultimi giorni prima del voto:
«Non credo nei contributi a pioggia
o nei lavoretti che possono
affidare i Servizi sociali: dobbiamo
aiutare le aziende con fondi da
destinare all'inserimento
professionale». Chiusura d'obbligo con il
Piano urbanistico: «Oggi è approvato
ma servono i piani attuativi
affinché non resti una mappa
colorata».
Lutzu:
la Giunta? Pronta in 10 giorni
L'emozione e la felicità sono ancora
stampate in volto. Quattro ore di
sonno, ma l'adrenalina è troppa per
sentire la stanchezza e, dopo la
nottata di festa, Andrea Lutzu è in
marcia. La prima giornata da
sindaco di Oristano, per l'ingegnere
di 54 anni scivola via tra
strette di mano per la strada,
interviste e un primo saluto ai
dipendenti del Comune. Si apre così
la nuova stagione del
centrodestra: dopo un'assenza di
cinque anni, la coalizione formata da
Forza Italia, Riformatori, Fortza
Paris, Fratelli d'Italia e la civica
Un'altra Oristano torna al governo
della città. Forte di una vittoria
nettissima contro il centrosinistra,
arrivato al ballottaggio, guidato
dall'ex assessore ai Servizi sociali
Maria Obinu.
Un 65 per cento di consensi, un dato
tra i più alti anche a livello
nazionale. In città non lo si vedeva
da tempo.
«Un risultato inaspettato nelle
dimensioni. Nessuno di noi immaginava
di arrivare a una vittoria così
netta e questo è uno stimolo in più
per fare bene e non deludere quanti
ci hanno dato fiducia e hanno
creduto nel nostro programma».
A fronte del 65 per cento di voti,
c'è stato un fortissimo
astensionismo: appena il 43 per
cento degli oristanesi alle urne.
«Una bassa affluenza in linea con la
media nazionale e non molto
distante da quella di 5 anni fa. Di
certo però l'astensionismo è un
chiaro segnale di quanto le persone
siano sempre più lontane dalla
politica. Noi cercheremo di
riavvicinarle con un confronto costante
con i cittadini e con l'intero
Consiglio comunale, a iniziare
dall'opposizione dove siedono anche
gli altri candidati sindaci che
rappresentano una fetta importante
di elettorato».
Quale è stato il segreto della
vittoria?
«L'arma vincente è stata l'umiltà,
l'essere stati sempre noi stessi.
Abbiamo portato avanti una campagna
elettorale moderata mettendo in
primo piano il programma e lasciando
da parte le polemiche. Abbiamo
guardato avanti senza attacchi o
critiche verso chi ci ha preceduto.
C'è stata una grande coesione,
abbiamo messo su una squadra affiatata
e credo che gli oristanesi abbiano
colto la genuinità del nostro
progetto».
Adesso il primo impegno sarà la
formazione della Giunta Lutzu: la
città si aspetta tempi rapidi per
iniziare a governare.
«Io ho già in mente una squadra di
governo ma non ho ancora avuto modo
di parlare con i consiglieri che
potrebbero diventare assessori.
Dovremmo confrontarci con la
coalizione, ma credo che tra dieci giorni
potremo presentare la squadra. Di
certo per il ruolo di assessore si
terrà conto del consenso ottenuto,
delle competenze e della capacità
di dialogare con tecnici e
dipendenti. E avremo almeno due donne
nell'esecutivo».
Qualcuno suggerisce un allargamento
della maggioranza ad altri partiti
e gruppi, soprattutto centristi.
«Con una vittoria così ampia è
chiaro che abbiamo avuto anche il
sostegno di altre forze che al primo
turno avevano votato in maniera
diversa. Nelle frazioni abbiamo
stravinto, anche se non è facile
individuare da chi è arrivato il
sostegno. Ne terremo conto con
giudizio e buon senso, valuteremo
bene i risultati all'interno della
coalizione poi insieme decideremo il
da farsi».
Si parla di un assessorato all'Udc
(in corsa nel polo
civico-indipendentista) e al leader
di Fortza Paris Mauro Solinas e
qui potrebbe esserci
un'incompatibilità per via della presenza della
figlia in Consiglio.
«Prematuro fare queste ipotesi, la
fantapolitica non ci ha mai
appassionato. Su presunte
incompatibilità valuteremo e, nel caso,
troveremmo la soluzione. Finora
comunque non è stato fatto nessun nome
di assessore, mi sembra un po'
azzardato fare simili ipotesi».
Un programma elettorale articolato,
ma quali saranno le priorità della
Giunta Lutzu?
«Da subito cercheremo di organizzare
qualche evento per la stagione
estiva a Torregrande ma anche in
città. Poi vedremo quale eredità ci è
stata lasciata e da subito ci
rimboccheremo le maniche. L'ho detto
tante volte in campagna elettorale:
cercheremo di ripartire dalle cose
positive che troviamo e correggere
eventuali errori o situazioni poco
chiare. Penso anche al teatro Garau:
mi piacerebbe riaprirlo in tempi
brevi ma bisognerà verificare
attentamente lo stato dell'arte. Un
altro aspetto che mi sta molto a
cuore è il personale: già ieri ho
incontrato alcuni dipendenti e mi auguro
di riuscire a salutarli uno
per uno».
Valeria Pinna
Caronte
non dà tregua: caldo oltre le previsioni
Superati
i 43 gradi. Le temperature saliranno ancora oggi e domani
Ci sono andati vicini, è vero, ma
questa volta Caronte ha stupito
anche i meteorologi: «Non si
sarebbero dovuti superare i 41 gradi»,
dice Matteo Tidili,
dell'associazione Sardegna Clima, «invece la
stazione di Villa Verde ha raggiunto
e oltrepassato i 43».
L'ondata di calore non si ferma.
Anzi: riesce soffocare ancora di più
l'Isola, dove ieri si sono
registrate le temperature più alte
d'Italia. I professionisti del meteo
sono stati costretti ritoccare al
rialzo i numeri che avevano già
scritto sui loro taccuini.
LE CAUSE «Hanno sicuramente
contribuito le correnti calde, lo Scirocco
e gli incendi in diverse località.
Certo, questo è un cattivo segnale
per i prossimi giorni», sospira
Tidili. Insomma: per oggi e domani
erano previsti da alcuni giorni 43
gradi, ma ora c'è chi si aspetta
che si arrivi fino ai 45 in alcune
località. Vette che difficilmente
si sono raggiunte in passato.
I RILEVATORI La rete di stazioni di
rilevazione ha cominciato a
segnalare temperature di fuoco già
dalla mattina di ieri. Nel
pomeriggio si sono raggiunti i
picchi: oltre all'Oristanese (dopo
Villa Verde, c'è Asuni: 41,7 gradi,
le zone più calde sono state
Campidano e Sulcis, dove tanti
centri hanno superato i 40 gradi. Ad
esempio: le colonnine di Carbonia e
Barbusi (una sua frazione) hanno
segnalato rispettivamente 41,2 e
40,6 gradi. Ma a contribuire il
surriscaldamento del clima è stato
anche l'incendio che per ore ha
devastato la periferia di Iglesias.
Gli altri Comuni in cui le
temperature sono andate oltre le
aspettative sono Sanluri (40,3°),
Guspini (40,2°) e Gonnosfanadiga
(40°) con tutti i paesi vicini.
Temperature che saranno - come minimo
- confermate anche oggi. Secondo
l'ufficio meteo dell'Aeronautica
militare si prevede un picco massimo
di 43 gradi a Orosei.
LA PROTEZIONE CIVILE L'ultimo
bollettino della Protezione civile ha
prolungato l'allarme per l'ondata di
calore fino alle 18 di mercoledì.
Secondo i meteorologi dell'Arpas
(l'agenzia regionale per la
protezione dell'ambiente) il peggio
dovrebbe toccare «alle zone
interne del settore meridionale e
occidentale dell'Isola», ovvero
Oristanese, Sulcis e Campidano, non
a caso le aree già arroventate dal
vento caldo delle ultime ore.
ALLARME Gli avvisi di «condizioni
meteo avverse» dominano i siti
internet di quasi tutti i Comuni
della Sardegna. La città di Cagliari
è addirittura stata inserita dal Ministero
della Salute tra le sette
più a rischio in Italia per oggi,
insieme a Ancona, Campobasso,
Frosinone, Latina, Perugia e
Pescara. Domani si aggiungeranno alla
lista anche Roma e Rieti. Il
capoluogo dell'Isola è al livello 3
d'allerta, il più alto per i canoni
ministeriali, «con possibili
effetti negativi sulla salute di
persone sane e attive e non solo sui
sottogruppi a rischio come gli
anziani, i bambini molto piccoli e le
persone affette da malattie
croniche».
NEGLI OSPEDALI Nonostante il caldo
da record, negli ospedali di
Cagliari non sono stati segnalati
ricoveri legati all'ondata di
calore, né i medici del 118 sono
dovuti intervenire per soccorrere
persone disidratate o con pressione
bassa, abbastanza ricorrenti in
giorni simili.
INCENDI E con le temperature alte,
cresce il pericolo di incendi. La
Protezione civile per oggi ha
attribuito il codice arancione (alto
rischio) a quasi tutta l'Isola,
fatta eccezione per le zone di Pula,
Bosa, parte della Gallura e il
Nuorese, dove l'allerta è gialla (media
intensità).
I RISCHI Sole e caldo potrebbero
essere seguiti da altri fenomeni
meteorologici preoccupanti. La
temperatura del mare sardo oscilla da
alcuni giorni tra i 25 e i 26 gradi.
Troppi, segnalano gli esperti:
c'è il rischio che ad agosto si
raggiungano i 30 e a quel punto
arriverebbero i temporali.
Michele Ruffi
Da
venerdì ecco Circe: porterà il maestrale
Ancora tre giorni di caldo
infernale. Poi, da venerdì sera, si
riprenderà a respirare. Non c'è però
molto da festeggiare, perché
insieme al calo delle temperature
potrebbero arrivare anche le nuvole.
Effetto del ciclone Circe, atteso
sull'Italia - isole comprese - nel
prossimo weekend, che scaccerà
Caronte, l'anticiclone africano
responsabile dei picchi da incubo di
questi giorni.
Di sicuro, «l'ondata di calore si
prenderà una pausa» assicura il
meteorologo Matteo Tidili, «sabato e
domenica arriverà l'aria fresca,
causata dalla bassa pressione sulle
isole britanniche e sulla
Francia». In sintesi: la Sardegna
verrà spazzata dal maestrale, che è
sempre sinonimo di fresco,
specialmente d'estate.
«Le temperature caleranno anche di
15 gradi nelle aree costiere».
Dunque le medie si aggireranno
intorno ai 25 gradi. Numeri
primaverili, che serviranno a tirare
un sospiro di sollievo prima di
ripiombare nel cuore dell'estate.
Nell'Isola il vento raggiungerà
probabilmente l'intensità della
burrasca nel corso del weekend.
Il maltempo però potrebbe avere un
antipasto già domani nel nord
Italia. Sono attesi temporali e
addirittura grandinate soprattutto
sull'arco alpino e sulla Pianura
padana. Ma nei prossimi giorni le
nuvole e le piogge sono previste in
maniera generalizzata su tutto il
Settentrione. Da Giovedì le piogge
potrebbero sorprendere anche
Toscana e Umbria. Non si escludono
piccole trombe d'aria vicino alle
coste della Penisola.
CARBONIA.
Nella Giunta gli ingegneri Valerio Piria e Luca Caschili
Nominati
i nuovi assessori e il presidente del Consiglio
Due nuovi assessori, un nuovo
presidente dell'assemblea civica, un
nuovo consigliere comunale.
IL CLIMA In un colpo solo i Cinque
Stelle hanno reagito ieri sera in
Consiglio alla buriana delle ultime
settimane, forse le più delicate
da quando un anno fa è iniziata la
loro avventura alla guida della
città. Giorni contrassegnati da
dimissioni a raffica e per i più
svariati motivi: personali quelli
addotti dall'ex assessore alla
Scuola Carla Mario (poi firmataria
di un documento polemico), politici
quelli di Emanuela Rubiu e del
consigliere Sabrina Soru, legati ai
post sessisti apparsi su una pagina
Facebook dei Cinque Stelle quelli
dell'ex presidente del Consiglio
Massimiliano Zonza.
LE NOVITÀ In un clima torrido (e non
solo dal punto di vista
climatico) il sindaco ha sciorinato
le novità: entrano in Giunta
Valerio Piria e Luca Caschili. Il
primo, di Carbonia, ingegnere
ambientale con esperienze anche nel
mondo della scuola, ha ricevuto le
deleghe a Scuola, rapporti con Area,
sport, patrimonio e politiche
della casa. Caschili, cagliaritano,
pure lui ingegnere ambientale,
collaboratore della facoltà di Ingegneria,
ha le deleghe a
Urbanistica, Pianificazione e
Territorio.
POST ZONZA Ma siccome in Consiglio
pendeva il caso Zonza (ed era
necessario capire se il gruppo M5S
fosse compatto) ecco la risposta: a
maggioranza dei 5S, è stato eletto
in seconda votazione il nuovo
presidente dell'assemblea ed è una
donna, Daniela Marras, presidente
della commissione Politiche sociali.
Per lei, a scrutinio segreto, 14
voti. Nove (quelli dell'opposizione)
per Elio Loi. Ma l'elezione di
Marras è avvenuta dopo l'inevitabile
dibattito sulla vicenda Zonza,
con l'opposizione (Ivonne
Fraternale) che ha accusato il sindaco di
aver «taciuto all'inizio il nome
dell'autore dei post su Fb», le
richieste di chiarezza di Daniela
Garau e Massimo Usai, l'auspicio di
Michele Stivaletta che «il
presidente mantenga sempre un profilo
alto».
E infine la provocazione di Federico
Fantinel secondo cui «le
non dimissioni di Zonza da
consigliere si devono al fatto che il primo
dei non eletti ha di recente
sottoscritto un documento di accusa
contro la Giunta e quindi non
manovrabile». Valutazione respinta al
mittente dal sindaco. Tutto ciò
mentre, fuori dall'aula consiliare,
gli attivisti di Casa Pound
esponevano uno striscione con la scritta
polemica: “No social, più sociale”,
allusione alle polemiche esplose
proprio sui social. Infine, al posto
di Sabrina Soru confermato il
nuovo consigliere Marco Craig.
Andrea Scano
SASSARI.
Restituiscono la delega anche gli ultimi quattro assessori
Azzerata
la Giunta Sanna: in Comune è crisi aperta
Crisi ufficialmente aperta al Comune
di Sassari. Ieri mattina durante
la riunione di Giunta i quattro
assessori rimasti in carica (sei si
erano già dimessi) hanno consegnato
le loro deleghe al sindaco. Sono
Amalia Cherchi, Ottavio Sanna,
Antonio Piu e Simone Campus,
quest'ultimo nominato appena tre
mesi fa. Con le quattro dimissioni
consegnate ieri la Giunta è stata
azzerata come volevano un po' tutte
le componenti rappresentate in
Consiglio in maggioranza e
nell'opposizione.
RIUNIONE PD Nel corso della riunione
di Giunta è stata esaminata la
situazione politica creata dalle
dimissioni di ben sei assessori. Nei
prossimi giorni verranno fissati
tempi e modalità «per arrivare
rapidamente alla conclusione della
nuova crisi politica». Non sarà
impresa facile. Sanna non aveva più
neppure la fiducia del suo
partito. Quando si è deciso di
chiedere l'appoggio dei suoi il Pd ha
risposto: «Tu hai creato il
problema, tu devi risolverlo». Il sindaco
si è sentito perso. Ha cercato da
solo nuove strade nel tentativo di
ricucire i rapporti con l'intero
centrosinistra ma inutilmente. A
questo punto il Pd ha capito che era
il momento per intervenire. A
Sassari si è precipitato il
segretario regionale Giuseppe Cucca per
presiedere un vertice allargato ai
partiti alleati nella coalizione di
centrosinistra. Confronto difficile,
a tratti polemico, con il sindaco
sempre più in difficoltà. Ma nessuno
ha pensato di contrapporsi fino a
provocare la rottura con il sindaco
e il suo partito e aprire le porte
di Palazzo Ducale a un commissario.
GLI OBIETTIVI Lo si capisce anche
dal contenuto di due documenti
politici: quello firmato dal
segretario regionale del Pd Cucca e il
secondo distribuito ieri al termine
della riunione di Giunta. In
entrambi tutte le forze politiche
hanno dato «la propria disponibilità
per un rinnovato vincolo di
prosecuzione del mandato amministrativo,
sulla base di un articolato e
impegnativo programma di fine mandato in
corso di elaborazione». Sul
programma si è cominciato a lavorare ieri
sera e si continuerà oggi.
L'obiettivo è fissare alcune
priorità, le più importanti per capienza
di risorse finanziarie disponibili
per realizzare progetti di cui
Sassari ha disperato bisogno. Al
sindaco viene chiesto di «annullare
quel deficit relazionale creato con
i sassaresi». Niente più “un uomo
solo al comando”, come è stato
definito per il suo presenzialismo, ma
un sindaco che sappia utilizzare la
collegialità della squadra di
governo nel modo più utile ed
efficace.
Gibi Puggioni
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La Nuova
Da
febbraio 6 assessori hanno rimesso il mandato. Lasciano gli ultimi 4
Il
sindaco obbedisce alle direttive dei vertici del partito e resetta
le
poltroneCaos anche a Sassari Sanna azzera la giunta
di Luigi SorigawSASSARISul pacchetto
politico di Sassari qualcuno
dovrebbe apporvi la scritta:
«Fragile, maneggiare con cura». Perché il
futuro del Pd e del centrosinistra
passa sicuramente dalla crisi
comunale di Palazzo Ducale. Dopo le
ultime amministrative la tenuta
del partito nell'isola ha
scricchiolato pesantemente, e quella di
Nicola Sanna è un avamposto di
sopravvivenza. Se il progetto
amministrativo non riparte con
convinzione, allora un'altra bandierina
rossa è destinata a capitolare.Il
sindaco, dopo che da febbraio a oggi
sei assessori hanno abbandonato la
nave, che si trova al suo fianco
soli quattro superstiti in una
giunta ormai decimata, e messo con le
spalle al muro dal partito e dal
segretario regionale Cucca, ha dovuto
lanciare un segnale forte: resettare
tutte le poltrone.
La formattazione dell'esecutivo era
fissata per le 13 di ieri, e poco
dopo l'ufficio stampa di Palazzo
Ducale ha diramato un comunicato che
spandeva ottimismo, armonia e
rinnovata fiducia. Titolo: «Proseguire
in un rinnovato e rafforzato impegno
nell'amministrare la città».
Peccato che nel primo tentativo di
azzeramento qualcosa non abbia
funzionato: gli assessori superstiti
Simone Campus, Antonio Piu,
Amalia Cherchi e Ottavio Sanna hanno
rimesso nelle mani del sindaco le
proprie deleghe, ma di fatto sono
rimasti ancora in carica (compensi
compresi) perché non c'è ancora un
decreto che ne ufficializzi
l'uscita di scena.
Quindi il Pd si siederà attorno a un
tavolo per
discutere di nuovi assetti di
governo, continuità e prospettive
future, solo quando la formattazione
sarà totale. E se anche verrà
impressa a fuoco questa linea di
ripartenza, non è detto che il
percorso sia subito in discesa.
Infatti sarà determinante stabilire un
punto fermo: da dove si ricomincia?
Dal 26 maggio 2014, il giorno dopo
le elezioni amministrative che hanno
sancito la schiacciante vittoria
di Nicola Sanna con un consenso
quasi bulgaro? Oppure dal 26 giugno
2017, ovvero dalla situazione
attuale. Perché gli scenari sono molto
diversi, e anche sul piatto della
bilancia, al momento di contrattare
i ruoli da rivestire in giunta, i
pesi nel partito e nella coalizione
sono cambiati eccome.
Anche il Pd sassarese è fatto di
tante anime, e
ciascuna ambisce a una sua
rappresentatività nell'esecutivo. Ma chi è
stato protagonista nel 2014 in
questi anni non sempre è riuscito a
mantenere gli stessi numeri in
consiglio comunale. E sul tavolo della
contrattazione adesso potrebbe avere
meno carte da giocare. Ed ecco
quindi il primo intoppo all'upgrade
della giunta Sanna 2.0.La seconda
incognita è questa: che fare degli
assessori uscenti? Se il messaggio
forte ai cittadini era quello di un
rinnovato patto amministrativo per
il fine mandato, è possibile
riproporsi con una giunta fotocopia? Se
si è deciso di non staccare la spina
a una legislatura zoppa, e di
provare questa estrema operazione di
lifting: che reazione avrebbero
gli elettori nel rivedere le stesse
facce? Per farle digerire ci
vorrebbe una funambolica abilità di
comunicazione. Perché la
differenza tra un rimpasto, qualche
rattoppo, e un azzeramento, non
bisogna essere un politologo per
capirla.
A questo punto i primi
assessori che potrebbero aver
imboccato una uscita di scena senza
ritorno, sono proprio quelli freschi
di dimissioni: ovvero Antonio Piu
e Simone Campus. Quest'ultimo in
particolare, perché ha un solo
consigliere di riferimento (Fantato)
e perché la nomina era personale
del sindaco (settore Bilancio): la
scelta aveva subito innescato
malumori nel partito e nella
coalizione ed era stata molto
contestata.Per quanto riguarda
invece Piu, il suo destino attraversa
il cambiamento di scenari. Nel 2014
è stato il candidato più votato
alle amministrative, e la corrente
del consigliere regionale Salvatore
Demontis, alla quale fa riferimento,
schierava nei banchi di Palazzo
Ducale quattro consiglieri.
Ora invece le truppe si sono ridotte
drasticamente, e l'unica consigliera
di sostegno sarebbe la Benvenuto.
Il Pd è disposto a conservargli
ancora l'ambita poltrona delle
Infrastrutture alla mobilità, e cioè
a mettere nelle sue mani le
maggiori opere da realizzare a
Sassari?Queste due caselle di giunta
sono solo un esempio dello sforzo di
sintesi al quale sarà chiamato in
questi giorni il Pd. Formare una
giunta è sempre un parto sofferto, e
questa volta i tempi sono
necessariamente stretti. Il braccio di ferro
tra le correnti sarà ancora una
volta inevitabile, ma dovrà essere un
confronto più rapido e indolore
possibile. Un'altra guerra delle
poltrone equivarrebbe al suicidio.
Cappeallacci:
noi la vera alternativa ai burocrati di Roma e Cagliari.
Pittalis:
bocciata la giunta Pigliaru
Euforia
di Forza Italia: «Siamo ritornati»
CAGLIARIDue sindaci su due eletti al
ballottaggio sono di Forza
Italia. Se il centrodestra ha vinto,
il partito di Berlusconi ha
stravinto e subito pensa in grande
seppure anche da queste parti le
divisioni interne non manchino e
scegliere il candidato-presidente per
il 2019 non sarà facile. Gli
appetiti sono tanti dentro Fi ma anche
fra gli altri alleati sempre più
decisi nel volere le primarie per
scegliere il leader della
coalizione. Per il coordinatore regionale
Ugo Cappellacci: «È stato prima di
tutto un successo dei territori, di
chi mai si è arreso e non ha
ammainato le bandiere». Per aggiungere:
«Il centrodestra unito è ritornato a
essere una forza di
partecipazione popolare ed è sempre
più la vera alternativa a un
centrosinistra grigio e burocratico
a Roma e Cagliari.
La nostra è
anche l'unica alleanza in grado di
proporre un progetto comune per il
rilancio della Sardegna da
contrapporre a una giunta regionale tutta
teoria e zero pratica». C'è euforia
dentro Forza Italia e a ribadirla
sono Pietro Pittalis e Alessandra
Zedda, capogruppo e vicecapogruppo
di Fi in Consiglio regionale, ma
spesso anche in contrasto con
Cappellacci. «I nostri candidati -
scrivono - sono stati sostenuti da
liste composte da donne e giovani in
un mix vincente di competenza,
esperienza, novità ed entusiasmo». E
subito dopo l'affondo: «Il
risultato elettorale va interpretato
come un forte segnale politico di
bocciatura della giunta Pigliaru e
soprattutto un nuovo avviso di
sfratto dopo quello notificato a
dicembre con la sconfitta nel
referendum costituzionale». Fino al
colpo decisivo: «Vogliamo mettere
fine al più presto all'ormai
evidentissima disastrosa gestione del
centrosinistra dal 2014 in poi».
Attenzione però, scrive il
vicecapogruppo Marco Tedde, anche
lui non sempre vicino a Cappellacci:
«La vittoria non deve farci cullare
sugli allori. C'è ancora molto da
fare. Forza Italia e tutto il
centrodestra devono recuperare
compattezza vera e ridisegnare un
orizzonte politico che oggi stenta
ad avere contorni netti. Non servono
alchimie, non dobbiamo abbassare
la guardia, dobbiamo prepararci per
le regionali. Dobbiamo far sì che
la giunta Pigliaru per esempio non
continui a maltrattare il nord
ovest della Sardegna. Ripartiamo
dalle cose da fare e proponiamole fin
da ora ai sardi, perché la gara è
appena cominciata». (ua)
I
5 stelle: «Alle Regionali saremo in corsa»
Nel
centrosinistra Cp e Pds: senza di noi non si vince. Nel
centrodestra:
lavoriamo per vincere ancora
CAGLIARINel resto del mondo c'è chi
esulta, altri sono preoccupati per
aver perso e infine c'è chi va a un
passo dall'annuncio ufficiale:
«Nel 2019 noi ci saremo», sono i
Cinque stelle.Centrodestra. Il
commento dei Riformatori è a più
voci. Per il coordinatore regionale
Pietrino Fois: «Le forze di opposizione
sono pronte a rigovernare la
Sardegna e gli elettori, con le
elezioni amministrative, ci chiedono
di essere pronti a rimediare al
malgoverno del centrosinistra».
Secondo il consigliere regionale
Michele Cossa: «I Riformatori, unico
partito sardo che mai s'è piegato
alle lusinghe del Pd, sono stati
determinanti in questa straordinaria
vittoria del centrodestra. Adesso
avanti con le primarie per la scelta
del candidato alla presidenza
della Regione».
Per il capogruppo Attilio Dedoni
«solo con le primarie
possiamo coinvolgere gli elettori in
un vero movimento di popolo che
punti a liberare la Sardegna dal
centrosinistra e dal giogo romano».
Poi il commento di Salvatore Deidda,
portavoce regionale di Fratelli
d'Italia-An: «Il centrodestra unito
ha dimostrato di poter esprimere
una nuova classe dirigente vincente
ed è anche la conferma che per
governare ci vuole unità d'intenti
da oggi fino alle elezioni del
2019».Centrosinistra. A parlare fra
gli alleati del Pd sono solo in
due: Campo progressista col senatore
Luciano Uras e il Partito dei
sardi col segretario Franciscu
Sedda. Uras: «Il centrosinistra ha il
dovere di praticare l'unità.
Divisioni sistematiche, presunzioni di
autosufficienza, scissioni continue
e la polverizzazione della
sinistra continueranno a consegnare
il Paese o al populismo
qualunquista dei 5 stelle o alla
xenofobia della Lega. Da qui alle
elezioni politiche del 2018 ma anche
in vista delle regionali dobbiamo
ritornare al centrosinistra del buon
esempio come abbiamo saputo
costruire a Cagliari».
Per Sedda «senza il Partito dei
sardi il
centrosinistra non vince e a questo
punto il dialogo va ripreso alla
pari».Cinque stelle. Fuori dai
ballottaggi, il Movimento non ha dubbi:
«Gli elettori hanno bocciato ancora
una volta Pigliaru e Renzi. Noi
nel 2019, alle regionali, ci saremo
e scenderemo in campo per
sconfiggere i due poli». (ua)
Il
segretario Cucca: quando ci spacchiamo perdiamo sempre
La
prossima settimana prima riunione alla ricerca dell'unità
Troppe
le divisioni Dem sempre meno faro della coalizione
di Umberto Aime
CAGLIARI
Stavolta chi ha perso di più il Pd o
quel centrosinistra vittorioso
nelle regionali del 2014? Di sicuro
e tanto gli elettori hanno preso a
schiaffi il Partito democratico,
molto meno i suoi tanti alleati che
bene o male qualcosa hanno
racimolato o almeno non sono crollati. Nel
doppio turno delle amministrative di
fine giugno, il gruppo di
maggioranza relativa, in Consiglio
regionale, pare aver pagato un
prezzo ancora più pesante della
sconfitta incassata nei seggi: è
sempre meno la guida, il faro di
quell'alleanza che, tre anni fa, fu
obbligatoria e inevitabile per il
successo di Francesco Pigliaru nella
corsa alla presidenza della Regione.
Gli anni delle lotte intestine,
dalla segreteria Soru in poi ma
anche prima, hanno lasciato ancora un
segno indelebile nella credibilità
esterna del Pd e l'elezione, più o
meno unitaria, del successore
Giuseppe Luigi Cucca è troppo fresca per
avere quell'effetto cicatrizzante
auspicato da molti. Tant'è che, a
caldo, il quasi neo segretario s'è
affrettato a dire: «Dove la
coalizione è scesa in campo unita, a
Selargius, è rimasta a ruota di
chi ha vinto. Dove ci siamo divisi,
dove le tensioni nella coalizione
hanno preso il sopravvento, a
Oristano, siamo usciti malconci». È
vero, a confermarlo sono i tabelloni
finali, ma il Pd dovrebbe
ammettere prima di tutto che, ancora
una volta, s'è gettato nel pozzo
da solo. Non tanto per la scelta di
questo o quel candidato-sindaco,
capace più o meno di bucare lo
schermo, ma a causa del contorno
mandato in scena alla vigilia delle
elezioni. In quei giorni ha
dimostrato di essere diviso sulla
riorganizzazione degli ospedali
nonostante gli amorevoli e
ammirevoli tentativi del governatore di
smussare gli angoli. Ha confermato
che sulla legge urbanistica,
decisiva per il futuro della
Sardegna, i pensieri a monte e le leggi
sono almeno due con un bel po' di
differenze fra loro. Ha pasticciato
e molto sulla diatriba sassarese e
intorno alla coalizione guidata dal
sindaco Nicola Sanna. Ha dimostrato,
in poche parole, che il vizio del
litigio su incarichi e poltrone,
qualche volta di peso ma altre da
botteguccia, non è finito. E infatti
sulla sostituzione a giorni
dell'assessore ai trasporti,
promosso presidente dell'Autorità
portuale regionale, s'è scatenata la
solita bagarre.
Fino a tal punto
che, nel commento a caldo sulle
amministrative, il
segretario-tessitore Cucca ha detto:
«Io vorrei una segreteria
unitaria e la prossima settimana,
nella prima direzione regionale,
sono pronto a presentarla. Ma non so
se ci riuscirò: sono ancora
troppi i veti incrociati sui nomi.
Se non finiscono, farò da solo,
perché a questa ritrovata e faticosa
unità non voglio certo
rinunciare».
Se anche Cucca dal carattere
propenso al dialogo persino
col diavolo, pare infastidito dallo
strapotere delle correnti - di cui
peraltro lui stesso è frutto - vuol
dire che la misura è colma. Dal
referendum costituzionale in poi,
gli elettori di questa maledetta
infezione del Pd si sono accorti
eccome e alla fine hanno voluto
punire, semmai di carambola, più
qualche famelico notabile che l'idea
del centrosinistra in sé. Poi si sa:
chi governa di solito non se la
passa mai alla grande nelle elezioni
di metà o tre quarti del mandato.
Così, in quest'occasione, ad averci
lasciato una parte delle penne è
anche la giunta Pigliaru nonostante
il rimpasto. Cucca ha replicato:
«Però non drammatizzerei. Non credo
che questa sconfitta sia un
segnale per il governo regionale.
Sarebbe ingeneroso e ingiusto
cercare lì le responsabilità». Ha
ragione: la giunta semmai ha altre
colpe, poche o molte ciascuno può
pensarla come vuole, però è
innegabile che i veri colpevoli
dell'ultimo scivolone siano tutti
dentro il palazzo.
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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