L’altro giorno con un giovane compagno è capitato di parlare
delle grandi bellezze, dei sentieri, delle rocce, dei boschi rigogliosi del
monte Orthobene, che noi a Nugoro chiamiamo, con un’anonimia che ricorda quel
rispetto tipico del monoteismo, semplicemente Su Monte. “Se fosse stato tutto
d’oro non avrebbe avuto il valore che ha realmente” ho esclamato. Il ragazzo mi
guarda con un sorriso, quasi avesse sentito l’esagerazione del secolo. “Non ci
credi?” gli rispondo.
“Se fosse stata una montagna d’oro sarebbe arrivata da
chissà quando un’orda di saccheggiatori, o una delle moderne ditte di
estrazione, e lo avrebbe portato via. Difficilmente gli avvoltoi del mondo ce
lo avrebbero lasciato in mano e noi non avremmo avuto più né il monte né
l’oro.” Il ragazzo si faceva più pensieroso. “Ma metti anche che una grossa
parte delle ricchezze fosse ricaduta nelle nostre mani, o meglio nelle mani dei
nostri antenati” continuavo “Avremmo avuto belle case e belle macchine, strade
confortevoli, vestiti di lusso. Ma se avessero raso al suolo questa montagna
quanto avremmo perso noi nuoresi della nostra storia collettiva?”
Il sorriso era sparito, e sulla fronte compariva la
preoccupazione. “Quanti ricordi di tuo nonno, di tuo bisnonno, dei tuoi
antenati, ma anche tuoi e di tutti noi sono legati a questo posto?” “Quale oro
può comprare le risa dei tuoi zii, dei tuoi cugini, dei tuoi fratelli, di tua
madre, mentre in un calda giornata estiva mangiavano allegri sotto il fresco
degli alberi?” “Quale oro può ripagare le amicizie che sono nate tra quei
boschi? Quale oro ricompenserebbe gli sguardi e gli amori nati nell’allegria
delle feste?” “Quale oro può ripagare i tuoi ricordi da bambino mentre ti
arrampichi sulle rocce o sugli alberi, mentre corri per i sentieri, e quanto costano
le lucertole che cacciavi con la fionda?” “E le corse spericolate in bicicletta
con i tuoi amici? E i giochi dei nostri antenati quando erano ragazzi? E quanto
costano gli scherzi, le serate serene, le vecchie storie raccontate dai più
anziani mentre prendevano l’acqua alla fontana?” “Quanto costa l’aria buona? E
uno spazio dove sentire la pace e la tranquillità tutto intorno a te? Dove le
vendono queste cose, anche se avessi le tasche piene d’oro?” “Cosa te ne fai
dell’oro se perdi la tua terra?”
Il compagno annuiva stupito. Domani verranno lupi travestiti
d’agnello, i benefattori. “Milioni di milioni, ricchezza, lavoro per tutti,
massima sicurezza, benessere. Sviluppo.” ci diranno. E vorranno la nostra terra
per farne un cimitero nucleare. Ci diranno che la pagheranno a peso d’oro. Gli
risponderemo che il Popolo Sardo ha già deciso: neanche tutto l’oro del mondo
avrà mai la terra su cui cammina la storia di questa nazione!
Di Pier Franco Devias
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