lunedì 9 ottobre 2017

Rassegna stampa 09 Ottobre 2017

Unione Sarda

Sardos è nata, adesso i programmi

Hanno partecipato in trecento alla nascita ufficiale di Sardos. Volti noti della politica e volti meno noti della società civile si sono riuniti nella sala del Centro Servizi Losa sulla “131” per l'assemblea costituiva dell'associazione che vuole creare una federazione di movimenti, partiti e anime singole in nome dell'autodeterminazione.

«L'obiettivo è mettere assieme non solo chi aspira all'autonomia dell'Isola», spiegano i promotori, «ma anche far rinascere la voglia di partecipare nelle persone disilluse, quelle che ad esempio hanno smesso di andare a votare, sono stanche di destra e sinistra, pensano che il bipolarismo sia una “finta”». In vista della corsa alle prossime Regionali, si lavora a costruire proposte nei laboratori su zootecnia, turismo, trasporti, spopolamento, ambiente, cultura - istruzione-lingua sarda, agroindustria, zona franca e sanità. Dopo l'introduzione del presidente di Sardos, Alberto Filippini, sono seguiti numerosi interventi. La chiusura l'ha fatta il giornalista Anthony Muroni.

Novanta milioni dal passato-Pagata solo ora l'ultima rata del Piano di
rinascita del 1994 “Buco” scoperto di recente dalla Giunta. Paci: potremo saldare i
debiti con le imprese

Che bello quando spunta una banconota da un vecchio cappotto rimasto
nell'armadio. Ecco, questa è la storia di un ritrovamento molto
simile: solo che il vecchio cappotto è un Piano di rinascita, la
banconota vale 90 milioni di euro, e a ritrovarla è stata la Regione.
Sembra assurdo, ma dal 1999 lo Stato non aveva mai pagato l'ultima
rata del Piano approvato cinque anni prima. Quasi vent'anni di ritardo
per un saldo avvenuto solo nelle scorse settimane, dopo una
“mini-vertenza entrate” aperta dall'assessorato regionale al Bilancio.
Novanta milioni che ora la Giunta utilizzerà per pagare vecchi debiti,
e di cui nessuno si ricordava più: non certo il debitore, ma a dire il
vero neppure il creditore, ossia la Sardegna. Per qualche motivo non
era mai stata chiusa la contabilità di quel Piano, che prevedeva in
origine 910 miliardi di lire per aiuti alle imprese isolane e per la mobilità.

IL CASO In realtà, l'amministrazione statale aveva una buona scusa per
non pagare: la Regione non aveva mai presentato il rendiconto finale
del programma. «Incredibile ma vero, nessuno se n'era mai
preoccupato», commenta l'assessore Raffaele Paci: la mancanza è emersa
circa due anni fa, mentre i tecnici dell'assessorato passavano al
pettine fitto tutti i conti correnti regionali per un'attenta
«pulizia» finanziaria.

Per accertare che restava da riscuotere la tranche del 1999 del
finanziamento, l'assessorato ha dovuto ricostruire l'intero Piano. Poi
è partito il confronto con la Ragioneria dello Stato per ottenere il
riconoscimento del credito. La relazione di chiusura del programma e
la richiesta di saldo dei 90 milioni sono arrivate a fine 2016 al
Cipe, che lo scorso 10 luglio ha riconosciuto il diritto della Regione
e autorizzato il pagamento.

IL PROGRAMMA È curioso, oggi, rileggere le finalità per cui nel 1994
la legge nazionale numero 402 aveva stanziato 910 miliardi di lire per
la Sardegna: «Recupero delle situazioni di crisi e sostegno dei
livelli occupazionali nelle aree maggiormente colpite», con
agevolazioni per imprese dei settori turistico-alberghiero,
industriale, trasporti e dei servizi alla produzione.
Una parte rilevante riguardava la mobilità. Allora si parlava di
«contiguità» territoriale, non ancora di «continuità»: la legge
ipotizzava un accordo di programma tra Regione, ministero dei
Trasporti e operatori pubblici e privati, per «un sistema di trasporto
integrato, intermodale e interconnesso con quello della penisola»,
attraverso «specifici contratti di servizio».

Ed era prevista una
parte sull'Isola nel programma decennale dell'Anas per la viabilità e
nei progetti delle Ferrovie dello Stato. Sarebbe facile, ora,
ironizzare su quanto quei problemi siano stati risolti.
Altra curiosità: anche quel Piano di rinascita mise in luce la
tendenza dello Stato a lesinare persino i soldi promessi. Nel 1995
un'altra legge nazionale si riprese 17,1 miliardi, portando il totale
finale a 892,9 miliardi di lire pagabili in sei rate annuali.
L'ultima, quella da 174,3 miliardi del 1999, è quella appena riscossa.
I CONTI «Scoprire tutto questo - spiega Paci - è stato possibile
grazie al lavoro di ripulitura dei conti che rientra in un'operazione
trasparenza che vogliamo portare fino in fondo, per lasciare in ordine
le casse regionali. Un grande risultato di due anni di duro lavoro,
per il quale ringrazio i miei uffici».

La Giunta ha destinato i 90 milioni insperati (aggiungendone altri 60)
al pagamento delle cosiddette perenzioni, i vecchi debiti della
Regione verso gli enti locali e le aziende. «Soldi che daranno
ossigeno al sistema economico della Sardegna», riprende Paci: in molti
casi si tratterà di dare il dovuto a imprese che hanno già eseguito le
opere a esse appaltate. Soprattutto, elenca l'assessore, «interventi
di riqualificazione urbana, contro la dispersione scolastica e per la
promozione della lettura, piani di edilizia residenziale pubblica,
strade, emergenza idrica, opere fognarie, eliminazione delle barriere
architettoniche dagli edifici pubblici, internazionalizzazione delle
imprese».

Alla fine del 2017, calcola Paci, «i debiti perenti ancora da pagare
saranno un miliardo e 100 milioni»: più che dimezzati rispetto ai 2,7
miliardi che gravavano sui bilanci della Regione tre anni e mezzo fa,
all'inizio della legislatura. Giuseppe Meloni

Polemica sull'invito di Minniti «Subito lo Ius soli»
Ma M5S conferma: astensione al Senato

ROMA Subito lo Ius soli, chiudere i grandi centri di accoglienza,
favorire l'integrazione. E soprattutto, riconoscere che immigrazione
ed emergenza sono questioni diverse e separate. È la ricetta del
ministro degli Interni Marco Minniti, riferita dai quotidiani online,
che hanno sintetizzato ieri il suo discorso davanti alla Scuola per la
democrazia di Aosta e una intervista pubblicata su L'Avvenire. «Chi si
integra difficilmente risponde ai proclami dei terroristi», ha detto Minniti.

«Lo Ius soli non è un tema di partito, né deve diventarlo» ha ammonito
Walter Veltroni dalle pagine di Repubblica «Vorrei che ogni
parlamentare fosse chiamato a rispondere alla propria coscienza su
un'idea di società». Replica Stefano Maullu, di Forza Italia: «Un
disperato tentativo di salvare una partita persa». Il senatore
Maurizio Gasparri bolla come «ridicolo» lo sciopero della fame cui
hanno aderito numerose personalità (fra cui Renzo Piano e Paolo
Fresu). «La cittadinanza non c'entra con l'integrazione», ribatte a
Minniti. Il percorso dello Ius Soli è in salita: M5S conferma
l'astensione in caso di voto al Senato. «È un tema europeo, non
nazionale», ha detto il deputato Alessandro Di Battista a Lucia
Annunziata su Rai3.

La Nuova

Artigianato e gioielli un tesoro in un capannone

EX ISOLA
di Silvia Sanna
wSASSARIImbustati e catalogati ci sono 49 anni di
storia e circa 4 milioni di euro. Il patrimonio dell'ex Isola giace da
11 anni nel deposito di un ex ospedale alla periferia di Sassari. Dal
letargo profondo si risveglia solo per le grandi occasioni, quando c'è
da mostrare la sua bellezza in pubblico. Poi ritorna nel capannone,
sotto l'occhio attento della vigilanza che tiene alla larga curiosi e
malintenzionati. Lì dentro ci sono i gioielli della collezione Cocco e
le ceramiche, gli arazzi, i tappeti e gli oggetti di artigianato
artistico di Eugenio Tavolara. Fine di un sogno. È la storia di un
sogno interrotto, quella dell'ex Isola: l'Istituto sardo per
l'organizzazione del lavoro artigiano, nato nel 1957, è stato
soppresso nel 2006.

Il motivo: costava troppo ed era diventato un
carrozzone politico. Ma il suo ruolo - questo il proposito - era
prezioso e non doveva essere perso. Non è andata così. Perché
nonostante le buone intenzioni, sono pochissimi gli spazi espositivi
dove i tesori dell'artigianato artistico possono essere ammirati e
acquistati: resiste quello di via Bacaredda a Cagliari, mentre ha
avuto vita breve quello di Porto Cervo (riaperto dopo anni nel 2015 e
chiuso la stagione successiva). Stessa sorte per gli spazi Isola a
Milano e a Berlino. Qualcosa dovrebbe cambiare presto, quando la
collezione Tavolara troverà posto nell'omonimo padiglione all'interno
dei giardini pubblici di Sassari. I lavori sono conclusi ma il taglio
del nastro è ancora rimandato.

Il bando. Nel frattempo, la Regione ha
provato a dare nuova vita ai 18 ex centri pilota Isola: si tratta di
spazi - in alcuni casi molto estesi - a suo tempo individuati per
promuovere le varie forme di artigianato: dalla tessitura alla
ceramica, dal rame all'arte della cestineria. Il bando, da 40 milioni
di euro, non ha avuto però un grande successo. Eppure l'occasione
offerta era straordinaria: gli spazi degli ex centri pilota affidati
in concessione gratuita ai Comuni o alle Unioni dei Comuni con un
unico vincolo, quello di utilizzarli per continuare a promuovere
l'artigianato , realizzare centri di aggregazione dell'offerta,
favorire la nascita di nuove attività imprenditoriali da parte di
artisti intenzionati a valorizzare l'immagine della Sardegna e a
tramandarne le arti più antiche.

Tra i 18 ex centri pilota distribuiti
in altrettanti Comuni, solo una parte rispose all'appello e solo
pochissimi presentarono progetti ritenuti validi dalla commissione.
Appena quattro quelli finanziati ,tre quelli attivati. Della grande
torta di 40 milioni di euro, ne sono stati spesi quasi quattro. I
progetti. A essere scelti sono stati i progetti presentati dai comuni
di Sinnai, Atzara e Tonara, Assemini e Villanova Monteleone. Tra
questi ad aggiudicarsi il finanziamento più consistente è stato il
progetto di Atzara e Tonara: quasi due milioni di euro per
riqualificare gli spazi e utilizzarli per ospitare il museo delle
tradizioni ed esposizioni di prodotti tipici. Ma alla commissione
giudicante era piaciuta anche l'idea di organizzare attività sportive,
come il tiro a segno.

Il progetto è stato realizzato solo in parte: lo
spazio di Tonara ospita la sede delle associazioni. Niente da fare
neanche a Sinnai dove in cantiere c'erano una biblioteca e uno spazio
per convegni e formazione professionale. Quasi 550mila gli euro a
disposizione: mai spesi. Via libera invece ad Assemini - poco più di 1
milione di euro - e Villanova Monteleone - 278mila euro -: in entrambi
i casi si promuove l'artigianato con vendita dei prodotti. Poco o
nulla rispetto all'immenso patrimonio ex Isola. Che aspetta di essere
tirato fuori dal deposito in cui è nascosto.

Primo incontro per l'associazione: presentati i 9 laboratori tematici
Il debutto del movimento Sardos

ABBASANTA Debutto pubblico per l'associazione Sardos. Ieri soci e
simpatizzanti si sono ritrovati ad Abbasanta per la prima assemblea
del movimento che si riconosce nell'area della autodeterminazione. Ad
aprire i lavori la relazione del presidente Alberto Filippini che ha
illustrato le finalità e gli scopi sociali di Sardos, ovvero «dare un
luogo fisico di confronto a chi vuol mettere in campo nuove e moderne
idee di governo socio-culturale-economico della Sardegna, facilitando
il dialogo nell'area politica dell'autodeterminazione». A seguire, a
cura di Mariolino Andria e Giuseppe Corongiu, sono stati presentati i
9 laboratori tematici, lanciati sul web in estate: zootecnia, turismo,
trasporti, spopolamento, ambiente, cultura-istruzione-lingua sarda,
agroindustria, zona franca e sanità.

Tra i vari interventi quello del
capogruppo regionale del Psd'Az, Angelo Carta. A chiudere i lavori è
stato il giornalista Anthony Muroni, che in serata ha commentato su
Facebook: «Oggi non eravamo né pocos, né locos, né malunidos. Per la
classe politica sarda noi non esistiamo, né esistono le centinaia di
persone che erano con noi e animeranno i nostri laboratori. Meglio
così. Ci rivediamo fra qualche mese».

Il leader di Campo Progressista: «Mdp non intende aspettare? Buon viaggio!»
In attesa della nuova legge elettorale è caos tra i partiti sull'appoggio al Pd
È ancora scontro a sinistra Rottura Pisapia-Speranza

di Yasmin Inangiray

ROMA
La rottura era nell'aria, ma ora Campo Progressista ed Articolo 1
sono già ai saluti. È il leader di Mdp Roberto Speranza in
un'intervista al Corriere della Sera ad imprimere un'accelerata al
progetto di un nuovo soggetto politico anche senza Giuliano Pisapia:
«Bisogna correre, Pisapia è naturalmente protagonista di questa
storia, ma non si può più perdere un solo minuto e neanche stare lì a
parlare tutti i giorni di nomi dei big, invece che di proposte. È
diventata una soap opera insopportabile».

Non solo, l'esponente di Mdp
ha in mente anche una data, il 19 novembre, per celebrare l'assemblea
costituente. La replica piccata del leader di Cp non si fa attendere:
«Buon viaggio a Speranza. Non credo nella necessità di un partitino
del 3%». Rottura consumata dunque e senza perdere tempo, i partiti già
lavorano al dopo. L'appello lanciato da Speranza riaccende il
dibattito tra tutte le anime della sinistra. A rafforzare l'idea di un
soggetto alternativo al Pd di Matteo Renzi ci pensa il segretario di
Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: «Mi pare finalmente finita la
stagione delle ambiguità - è l'incipit del suo intervento alla
direzione nazionale del partito - Basta con la discussione sulle
leadership, basta con i tentennamenti».

Sulla stessa linea anche Pippo
Civati che plaude alle parole del coordinatore di Mdp: «L'intervista
di Speranza fa chiarezza sulla lista unica a sinistra. Era ora ed è
ora». Se il progetto a cui lavora Articolo 1 inizia a prendere forma,
anche l'ex sindaco di Milano non rinuncia all'idea di un «campo largo»
che possa dare un contributo per un «centrosinistra di governo capace
di unire le anime diverse del centrosinistra: l'ecologismo, il
civismo, il volontariato e l'associazionismo».

Un progetto caro anche
a Romano Prodi con cui Pisapia si ritroverà a fine ottobre per
discutere di Europa e non solo. Appuntamento a cui prenderanno parte
tra gli altri anche Enrico Letta, Carlo Calenda ed Emma Bonino. Il
progetto a cui lavora l'ex primo cittadino di Milano viene tenuto
sotto osservazione dal Pd. E se i Dem non entrano nella polemica tra
Cp ed Mpd, Lorenzo Guerini ci tiene a ribadire «la posizione del Pd
espressa dal segretario nell'ultima direzione: noi lavoriamo per un
disegno ampio e inclusivo basato sui contenuti e non sui veti
personali».

Certo la netta spaccatura tra i due partiti
inevitabilmente alza il livello dello scontro e le accuse reciproche
di aver interrotto il percorso comune: «Pisapia se n'è ghiuto e soli
ci ha lasciato...Pochi si erano accorti che nelle nostre file egli ci
fosse ancora», osserva con sarcasmo il presidente della Toscana Enrico
Rossi. Pronta la replica dei dirigenti di Cp: «Siamo ovviamente
spiaciuti dalla scelta di Art.1 di interrompere il nostro percorso
comune - osserva il portavoce ci Campo Progressista Alessandro Capelli
- Non ci interessa affatto né fare la stampella del renzismo, né la
sinistra del quarto polo».


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Federico Marini
skype: federico1970ca


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