Unione
Sarda
Un'Isola
verde e sicura, ma l'economia zoppica
Oristano
al 52° posto in Italia. Male Carbonia e Medio Campidano
È l'Isola dei ristoranti e dei bar,
dell'alta spesa sociale, del basso consumo del suolo e dei giovani disoccupati.
Qui si sta larghi e in un ambiente ancora abbastanza verde: se
si parla di densità demografica - cioè gli abitanti per chilometro quadrato -,
non c'è regione che possa reggere il confronto, così come per il consumo del
suolo, molto basso. Ma la Sardegna, secondo la ricerca sulla qualità della vita
del Sole 24 Ore, è anche la terra dove il tasso di natalità si avvicina a quello
dei panda in via d'estinzione, l'indice di vecchiaia è sempre più alto e la
ricchezza media, tra depositi bancari, importo delle pensioni e Pil pro capite,
è da zona retrocessione.
LA GRADUATORIA Se si allarga lo
sguardo un po' più in là del nostro ombelico, però, si scopre che il divario
tra il nord Italia ricco e pieno di servizi e il sud povero di lavoro e
infrastrutture è sempre più profondo. La prima provincia del Mezzogiorno, isole
comprese, è quella di Oristano: 52° posto, tre in più rispetto al 2016. Qualche
gradino più giù c'è Cagliari (55°), mentre Medio Campidano e Carbonia-Iglesias
si spartiscono la maglia nera dell'Isola (100° e 101° posto, ma identico
punteggio totale), nel fondo della classifica nazionale. In generale, a parte
Oristano e Cagliari, tutte le altre province perdono posizioni rispetto alla
classifica del 2016.
I PARAMETRI L'Oristanese basa il suo
primato sardo sul buon risultato nel settore Giustizia e sicurezza (terzo posto
in Italia), grazie ai furti in casa quasi inesistenti (uno ogni mille abitanti)
e al basso numero di rapine, scippi e truffe. Cagliari invece è la città dell'ambiente
e dei servizi (13° posto a livello nazionale) e della cultura e del tempo
libero (25° posto). Nel capoluogo si trovano tante librerie, più di 10 ogni
100mila abitanti, e una popolazione mediamente istruita che ha studiato almeno
per 10 anni della propria vita (sono solo 9 in Ogliastra).
CONSUMO DEL SUOLO L'Isola ha un
consumo del suolo - i numeri sono dell'Ispra - più basso d'Italia. Nella
classifica delle province, l'Ogliastra è la prima assoluta (2,6% di territorio
in cui si è costruito), ma Nuoro, Medio Campidano, Olbia, Sassari, Carbonia, Cagliari
e Oristano si trovano nelle prime 23 posizioni su 110.
RICCHEZZA Nel campo dei consumi le
buone notizie arrivano dal commercio on line e dai bassi canoni di locazione.
Soprattutto nel Sulcis e nel Medio Campidano, dove un affitto medio costa 360
euro al mese (4 posto in Italia). Ma anche Cagliari, almeno secondo la ricerca del
Sole 24 Ore, non ha i prezzi folli di Milano e Venezia (agli ultimi posti), con
un canone di 500 euro che vale il 48° posto. Per il resto, l'Isola non brilla
per ricchezza: nelle classifiche di pensioni, depositi bancari e Pil pro capite
non c'è una provincia sarda tra le prime 60 italiane.
BAR E RISTORANTI Un altro primato è
quello del numero di bar e ristoranti. La Gallura occupa il primo posto
nazionale, con 1.144 attività ogni 100mila abitanti. Anche Nuoro (12° posto)
Sassari (14°) e l'Ogliastra (15°) hanno un alto tasso di caffé, trattorie e pizzerie.
Eccola, l'Isola della bella vita.
Michele Ruffi
La
Nuova
Pigliaru
ha deciso: «Non mi ricandido»
Il
governatore: torno al mio lavoro all'università, ma sono orgoglioso
delle
riforme fatte con coraggio
CAGLIARI
«La Giunta ha lavorato a muso duro
sull'agenda che l' stata affidata
dagli elettori. A volte l'ha fatto
nervosamente, con ansia da
prestazione, proprio per rispettare
il programma e arrivare il più
presto possibile a quei risultati
che c'erano stati sollecitati
quattro anni fa». Lo ha detto il
presidente della Regione, Francesco
Pigliaru, a Guspini , in occasione
di un convegno organizzato dal
Partito democratico, per illustrare
la riforma della rete ospedaliera
approvata di recente dal Consiglio
regionale.Il governatore ha preso
spunto proprio dalla sanità per fare
un bilancio dell'attività di
governo, quando manca poco più di un
anno alle prossime elezioni
regionali. «Vi parla - ha detto,
rivolgendosi alla platea - chi
probabilmente presto ritornerà al
proprio amato lavoro
all'Università», confermando che nel
2019, come del resto ha ribadito
in altre occasioni, non sarà lui a
guidare la coalizione di
centrosinistra. Per poi riprendere
il filo del discorso sulle riforme:
«Sono sempre cose complesse, quando
si fanno si finisce comunque per
toccare qualcosa, ma va messo in
conto.
È un rischio che giustamente
abbiamo voluto correre, perché noi
siamo riformisti e noi soprattutto
siamo una maggioranza riformista che
tale deve restare fino all'ultimo
giorno di questa legislatura».Con
subito dopo anche un po' di
autocritica «Quando si lavora alle
riforme bisogna essere pronti a
parlare, ragionare, ascoltare - ha
aggiunto il governatore - e questa
giunta, in buona fede, per
abbreviare i tempi e l'ansia di inseguire i
risultati, non lo ha fatto
abbastanza. Ora, senza più ripetere
quell'errore, dobbiamo
concentriamoci su quello che resta da fare in
questa corsa finale. Lo dobbiamo
fare con un senso di maggiore
connessione tra noi e voi che ci
avete votato». Pigliaru ha ricordato
ancora «il lavoro enorme fatto sulla
scuola, con la partecipazione
diretta dei sindaci.
Quando bussano alla mia porta per
parlare di
Iscol@, sono sempre sindaci felici»,
ha sottolineato. Quanto alla
sanità, che era il tema del
dibattito organizzato dal Pd del Medio
Campidano, «abbiamo chiuso anche
questa coraggiosa riforma. Sono stato
orgoglioso dell'Asl unica e oggi lo
sono della rete ospedaliera e
presto sarà lo stesso con l'Agenzia
per le emergenze- urgenze. Certo,
abbiamo pagato un prezzo inevitabile
perché molti speravano che non si
facesse. Da oggi in poi aggrediremo
le liste attesa e mostreremo di
essere più efficienti». Sulla
Finanziaria che a breve approderà in
Aula, ha detto: «Dobbiamo saper
parlare alla gente meglio che nelle
Finanziarie precedenti. I temi
importanti sono il lavoro, l'inclusione
e il Reddito di inclusione sociale).
Siamo tra i primi ad averlo
istituito e se vogliamo che funzioni
dobbiamo garantire risorse
adeguate».
l'intervento
di Bruno Palmas *Coordinatore Prov. Oristano di Articolo 1 - Mdp
L'unità a
sinistra? Solo su scelte politiche
Intervengo dopo la lettera
dell'onorevole Michele Piras. Ho l'onore di
rappresentare il Movimento Articolo
1 nella provincia di Oristano ed
in questa veste vorrei fare alcune
considerazioni. Credo che l'unità
della sinistra sia davvero la chiave
di volta della politica
progressista e di cambiamento di cui
l'Italia ha bisogno. E per ciò il
richiamo all'unità che Michele Piras
e molti illustri personaggi hanno
fatto nelle ultime settimane sia
importante e degno di attenzione. Io
certamente non sono contro l'unità
della sinistra.
Ma i cittadini
italiani hanno bisogno dell'unità
della sinistra solo se essa è capace
di dare risposte concrete ai propri
bisogni in termini di posti di
lavoro, lotta alla precarietà, alla
povertà economica, alla povertà
sociale, sicurezza del posto di
lavoro, lotta alla corruzione e alle
mafie, lotta all'evasione fiscale,
tutela della sanità pubblica,
libero accesso all'istruzione,
dignità del fine vita, politiche
appropriate di accoglienza, tutela
dell'ambiente, di democrazia
partecipata. Le persone hanno
bisogno di cose concrete. Mentre alla
politica interessa l'unità. Oggi a
noi viene chiesto di essere
disponibili ad un percorso unitario.
Ma noi rispondiamo che ci si
unisce per fare cose reali per la
gente.
Ci rivolgiamo a chi ha
prodotto la Buona Scuola (che ha
incattivito la scuola e i docenti
italiani), il Jobs Act (che ha
istituzionalizzato il precariato,
legittimato i licenziamenti
disciplinari e monetizzato il diritto al
lavoro), il Referendum
costituzionale (per affondare la costituzione),
il Rosatellum (per fare un
Parlamento di nominati), i bonus a pioggia
(per fare clientelismo elettorale),
le norme per le Banche (contro gli
interessi dei risparmiatori. Dato
che vogliamo risarcire i cittadini
italiani per le politiche liberiste
e sostanzialmente di destra degli
ultimi anni delle quali il Partito
Democratico è stato artefice, il Pd
vorrà fare con noi un accordo in
tale senso?
Queste cose le avevamo
dette anche quando eravamo dentro il
Pd, inascoltati da un imperante
senso di onnipotenza che ispirava il
cerchio magico del renzismo.
Allora eravamo gufi e iettatori. Oggi
siamo essenziali per non
consegnare il Paese alle destre ed
al populismo dei 5Stelle? Siamo
sempre gli stessi, gufi al servizio
degli ultimi. Poveri, oppressi,
operai, disoccupati, semplici
persone abbandonate e annientate dalla
cultura dell'arricchimento e dello
sfruttamento economico, sociale e
culturale. Questo siamo ancora noi.
Forse un po' antichi. Ma sempre
coerentemente di sinistra. È questa
l'essenza politica dell'accordo
impossibile.
Maninchedda:
collegi squilibrati
Il leader
Pds: irrazionale mettere insieme Nuoro, Ogliastra, Marghine e Ghilarza
SASSARI
Il prossimo Parlamento avrà un
rappresentante del Nuorese, che lo sarà
anche di Ogliastra, Marghine e di
parte dell'Oristanese. Insomma, il
deputato che verrà eletto in quel
mega collegio andrà a rappresentare
un territorio vastissimo. Un solo
rappresentante per oltre cento
comuni. A differenza di quello di
Cagliari, che grazie alla sua
densità demografica, comprenderà
otto comuni appena. A denunciare lo
squilibrio della cartina elettorale
è Paolo Maninchedda, leader del
Partito dei sardi. «Con una legge
votata il 3 novembre, cioè poco meno
di un mese fa, il Parlamento ha
conferito al Governo la delega per
individuare i collegi - attacca
Maninchedda -.
Quindi, la sovranità a
decidere, delegata da 60 milioni di
persone a poco meno di mille
persone, i parlamentari, è stata da
questi delegata, sempre in nome
del popolo, a un gruppo ristretto di
56 persone, contando anche i
sottosegretari. Ma non basta. Queste
cinquantasei persone, a loro
volta, hanno affidato il compito di
disegnare i collegi elettorali a
chi? Non a eletti, non alle regioni,
non agli enti locali, ma a una
Commissione di dieci esperti
presieduta da uno statistico di fama, il
professor Zuliani, che ha avuto il
tempo di 8 giorni per decidere.
Quando nel 1993 si modificarono i
collegi, sempre una Commissione
lavorò 4 mesi, coinvolse le Regioni
e poi propose i collegi. Questa
volta no. Il risultato è per la
Sardegna qualcosa di oscillante tra
l'indegno e l'irrazionale».
Maninchedda cita proprio gli esempi
del
collegio 1, 8 comuni tra cui
Cagliari, 282mila abitanti e una densità
di 401 abitanti per chilometro
quadrato, e del collegio 2, un
centinaio di comuni, 231mila
abitanti e una densità di abitanti per
chilometro quadrato. «I collegi urbani
saranno fondati su relazioni
economiche, sociali e culturali
reali, quelli rurali saranno fondati
sul nulla, sull'urgenza di mettere
insieme le mele con le pere -
conclude l'ex assessore -. Il mondo
rurale ha ulteriori motivi, dopo
sanità, lavoro, scuola, peste suina
per ribellarsi, ma la Sardegna è
tutta un mondo rurale, non esiste
senza mondo rurale». (al.pi.)
Manovra,
la sfida della Cgil «Per il lavoro 100 milioni»
politica
regionale
«Lavoro, ultima chiamata» nasce con
un punto interrogativo, perché da
settimane è di fatto questa la
domanda "sparata" dalla Cgil sulla
Regione, che con «l'ultima
Finanziaria ci ha deluso». Però dopo
quattro ore di confronto, davanti a
mille delegati e iscritti, e anche
molte storie raccontate dal palco
della Fiera, è diventata una
pretesa: «È l'ultima chiamata»,
signori della giunta e del Consiglio
regionale.Richiesta secca.
«Perché se con ci sarà quello che
chiediamo
da mesi, un Piano straordinario da
100 milioni, altro che ripresa,
continueranno a farci rincorrere
solo illusioni», ha detto il
segretario regionale Michele Carrus,
nella relazione d'avvio.
Anticipata dal cantautore Matteo
Passante, con una ballata sul lavoro
che appare e scompare, e da Efisio
Fois, portavoce dei minatori di
Olmedo, asserragliati da mesi a meno
180 metri, per non perdere la
dignità del buon padre di famiglia
che porta i soldi, sono soldi
sudati, a casa per far studiare i
figli. «Non capisco ancora - ha
detto il sindacalista - come la
Sardegna continui a essere azzannata
da così tanti sciacalli.
Arrivano dalla terra ferma,
acchiappano i
finanziamenti, assumono per qualche
anno, poi spariscono e nessuno li
ferma».I racconti. È stato l'operaio
a sfogliare per primo le pagine
di un album in cui la Finanziaria,
stando alla Cgil, «è peggio di chi
ti promette molto, e poi
l'appuntamento decisivo arriva invece senza
nulla in mano». Lo è per Carlo
Sanna, 25 anni, che, dopo aver creduto
molto in Garanzia giovani, alla fine
ha denunciato di aver imparato
solo questo: «Sono stato sfruttato e
nessuno ha controllato che non lo
fossi». È un flop, questa
Finanziaria, anche per Nerina Mereu:
lavorava ad Ottana, e «in fabbrica
m'ero illusa di non essere più
un'emarginata», e invece «uno
sciacallo all'improvviso ha spazzato via
i miei sogni e sono di nuovo
ricaduta nell'incubo».
Con questi e altri
racconti la Cgil ha voluto far
capire alla Regione che «sul lavoro
finora è stato fatto gran poco e
spesso male, a meno che qualcuno non
voglia far festa dopo l'estate per
una manciata di precari in più», ha
detto Carrus, in un altro passaggio
del suo intervento, incentrato su
questa proposta: «Con un Piano
robusto e snello, possiamo ipotizzare
invece almeno ottomila assunzioni
vere fra pubblico e
privato».L'incontro. Giovedì il
sindacato è stato convocato
dall'assessore al bilancio, Raffaele
Paci, e dal presidente della
stessa commissione, Franco Sabatini,
per discutere una prima bozza di
quello che potrebbe essere - è stato
detto dal palco - «una prima vera
svolta di sinistra contro la
disoccupazione».
Finalmente convocati, è
stato il commento rimbalzato da una
parte all'altra del salone e fra
tante bandiere rosse. «Non siamo
certo noi quelli del no a tutto, noi
siamo quelli della proposta, e in
questa nostra rivendicazione non
combattiamo da soli come qualcuno vuol
far credere», dirà Gianna
Fracassi della segreteria
nazionale.Le proposte. Su turismo, cantieri
verdi, beni ambientali sono
arrivate, una dopo l'altra. Intervallate
dalle testimonianze di Anna Rita
Armeni, che ha raccontato «come
purtroppo il mercato del lavoro
ormai sia dominato dalle Agenzie
interinali: per loro sei un numero e
niente più».
E di Alessandro
Tocco, ex operaio della Keller in
liquidazione: «A Natale scadrà la
cassa integrazione. Se non cambierà
qualcosa, a gennaio, con moglie e
figli, emigrerò in Germania, dove un
operaio specializzato, e io lo
sono, un posto lo trova eccome». O
ancora quella di Silvia Bassu,
giovane ingegnere, che a Torino, s'è
laureata e specializzata in
architettura dell'ambiente, poi è
rientrata a casa, perché «anche lì
mi pagavano una miseria» e oggi
«tiro a campare, con la
ristrutturazione delle facciate dei
palazzi», fino a domandarsi, in
una lettera indirizzata al
governatore Pigliaru, «finora ho pagato più
tasse che soldi incassati». La
ribellione. È forte il rischio di
finire rassegnati, anche se Matteo
Roccasanta, arrivato dal Sulcis, ha
gridato: «Sono disperato, ma non
riusciranno a strapparmi dalla mia
terra». Siamo vittime di «troppe
scelte sbagliate della politica», è
stata la denuncia di Tonina
Fancello, che con la pensione aiuta
figlio, nuora e nipoti a «non
diventare una famiglia di poveri».
Quei poveri che per Emiliano Deiana,
presidente dell'Anci, «popolano una
città abitata da 80mila persone», e
secondo la docente universitaria
Lilli Pruna, finiranno, se sono
fortunate, «condannate a vita
nell'inferno del lavoro
precario».Dal Palazzo. Con la Cgil s'è
schierato il capogruppo di Fi,
Pietro Pittalis: «La proposta del
sindacato è giusta ed equilibrata»,
e il Pds, che ha presentato
l'emendamento per «un fondo rotativo
di 100 milio
Gallura -
La sinistra che dice no a Renzi
Eletti i
delegati galluresi che parteciperanno all'assemblea di Roma
OLBIA
La sinistra riparte da una stanza
dell'hotel Royal. È qui che domenica
mattina si è cominciato a parlare di
una lista unitaria che non abbia
niente a che vedere con il Pd di
Matteo Renzi. In sala diversi volti
noti della sinistra gallurese. Tre
le formazioni che hanno partecipato
al dibattito: Articolo 1- Mdp,
Sinistra italiana e Possibile.
L'incontro è stato organizzato in
vista dell'assemblea nazionale che
si svolgerà il 3 dicembre a Roma,
durante la quale sarà scelto il nome
della lista e il simbolo da
presentare alle prossime elezioni politiche.
Tutto questo in attesa che il
presidente del Senato Pietro
Grasso sciolga la riserva e si
candidi alla guida della nuova
formazione. Nel corso della
mattinata sono stati eletti i quattro
delegati che andranno a
rappresentare la Gallura a Roma: Franco Dore,
Giovanni Tendas, Giovanni Antonio
Orunesu e Giuseppe Melis. I delegati
supplenti, invece, sono Cristina
Dessole e Fiorella Montixi. «Sì,
puntiamo a una lista unitaria. E
speriamo che Grasso dica sì, io sono
fiducioso - commenta Giovanni
Antonio Orunesu, di Mdp -. Ora le sigle
sono tre, ma da domenica ce ne sarà
solo una. Naturalmente il nostro
progetto politico si baserà su un
programma realmente di sinistra».
Sulla stessa linea Giovanni Tendas,
di Sinistra italiana. «Non è vero
che in questo modo faremo vincere la
destra o i 5 Stelle. È un falso -
dice Tendas -.
È l'incapacità del Pd, nel caso, a
far vincere gli
altri. Noi pensiamo che serva
ripartire dalla base, cercando di dare
voce a quelli che sono i più deboli
della società». All'assemblea
hanno partecipato persone che non
hanno mai messo piede in una sede Pd
e anche persone che per anni hanno
militato nel Partito democratico. A
fare da collante è la necessità di
una sinistra diversa da quella
proposta da Matteo Renzi. «Noi non
diciamo no al Pd a prescindere -
dicono Giuseppe Melis e Antonello
Tedde, di Possibile -. Ma diciamo no
alla politica che il partito sta
portando avanti. Purtroppo il Pd è
riuscito addirittura a resuscitare
Berlusconi. La sinistra deve uscire
dalle segrete stanze e tornare a
parlare alla gente». All'assemblea è
intervenuto pure Renato Cugini, ex
Sel e soprattutto ex segretario
regionale Ds. (d.b.)
In sei
anni il centro del Goceano aveva formato solo 11 agenti a cavallo
Svanisce
il sogno di Burgos, chiude la scuola di polizia
di Luigi SorigawBURGOSIl Goceano
avrebbe dovuto montare sulla groppa
di questo progetto e riprendere a
correre. Questo sulla carta. Nella
realtà la scuola di polizia a
Cavallo di Burgos è sempre stata un'idea
zoppa, che non ha mai galoppato se
non sul sentiero delle buone
intenzioni. E la definitiva
soppressione di oggi era solo l'epilogo
scontato. Fine delle attività: il
Ministero stacca la spina e chiude
il sipario.Nove comuni, 12mila
abitanti, 80 posti di lavoro diretti
più altri 200 nell'indotto.
E ancora: 24 ettari di foresta, con
querceti da sughero e roverelle di
altissimo pregio, ceduti a uso
gratuito e sottratti a un territorio
in ginocchio ma speranzoso. E 15
milioni di euro investiti, di cui
5,2 provenienti dalla Comunità
Europea, e 150mila euro all'anno di
spese di gestione. Tutto questo
per stipendiare cinque istruttori di
polizia, sfamare e strigliare 13
quadrupedi e formare una decina di
cavalieri. L'impossibilità di
sostenere questa iniziativa
imprenditoriale era già scritta in questi
numeri. La politica se n'è accorta
subito, appena un anno dopo
l'inaugurazione, e dopo il taglio
iniziale dei nastri, ha proseguito
con altre sforbiciate, sfumando pian
piano il futuro.
Eppure di questo
centro di formazione di Burgos si
parlava sin dal 2003. In quel
periodo in sottofondo echeggiavano i
boati delle bombe recapitate ai
sindaci, e lo Stato non voleva fare
da spettatore passivo. Occorreva
un presidio forte. In questi scenari
di guerra all'ombra del
campanile, voleva irrompere con la
fanteria. E nel 2004, dopo il
quinto attentato subìto dall'allora
sindaco Pino Tilocca, muore il
padre Bonifacio, sventrato dagli
spezzoni di ferro rilasciati da un
ordigno piazzato davanti
all'abitazione. L'idea di mobilitare la
cavalleria diventa concreta.
La bozza c'era, e l'aveva buttata
giù il
consigliere regionale di Forza
Italia Nicola Rassu. Dopodiché ci
avevano lavorato l'Istituto di
incremento ippico del Goceano, la
Regione, il Ministero dell'Interno e
l'Unione Europea pronta a
elargire un finanziamento che
calzava a pennello, il Pon, programma
operativo nazionale sicurezza per lo
sviluppo del Mezzogiorno Italia.
Le basi sono gettate, e l'allora
ministro dell'Interno Beppe Pisanu
nel 2004, dopo l'ultima campana a
morto che risuona a Burgos,
sponsorizza con decisione il
progetto. Nasce il primo embrione della
scuola interforze a Cavallo, che
comprende polizia di Stato,
penitenziaria e guardia fortestale.
I nove Comuni del Goceano
intravedono nuove prospettive
occupazionali, e si affrettano a
sfornare una trentina di ragazzi
immediatamente arruolabili, dei
provetti artieri ippici pronti
all'uso e
L'indagine
sulle 110 province italiane non sorride all'isola
Lavoro,
ricchezza, demografia e cultura le note dolenti
La
Sardegna è in coda male Sassari e Olbia si salva solo Oristano
di Claudio Zoccheddu
SASSARIL'Italia è spaccata in due,
Nord al vertice praticamente
ovunque, Sud in coda con la stessa
frequenza. Eppure, nella classifica
della qualità della vita nelle 110
province italiane stilata dal Sole
24 Ore c'è un dettaglio che potrebbe
strappare un abbozzo di sorriso
anche ai sardi: Oristano, 52esima
nella gradutaoria generale, è la
prima città della Sardegna ma è
anche la prima di tutto il
Mezzogiorno, isole comprese.
Sui ruderi del Giudicato di Arborea,
insomma, si vive meglio che nel
resto del Sud. Poi, a parte qualche
eccezione estemporanea soprattutto
nella sezione dedicata all'ambiente
e ai servizi, l'isola occupa spesso
le ultime posizioni. Maglie nere,
a tratti nerissime, il Sulcis e il
Medio Campidano. I parametri. Per
mettere in fila le province italiane
sono state indagate sei macro
aree suddivise in 42 indicatori
formati da 7 parametri precisi. Nella
sezione dedicata alla demografia e
alla società, ad esempio, il
risultato finale è il frutto della
somma dei valori accumulati
calcolando la densità degli
abitanti, il tasso di natalità, l'indice
di vecchiaia, il numero medio degli
anni di studio, il numero delle
acquisizioni di cittadinanza degli
immigrati e così via.
Risultato: Belluno è la provincia
italiana in cui si vive meglio e, in generale,
tutto l'arco alpino occupa quasi
sempre i primi posti. Ricchezza e
consumi. Nell'isola la prima è
l'Ogliastra (55esima), l'ultima è
Sassari. Nell'area che si affaccia
sul Golfo di Orosei gli affitti
costano poco, ci sono pochissimi
protesti e gli acquisti on line sono
molto diffusi. Dati che però non
trovano risconti nel Pil pro capite,
nell'importo delle pensioni e nei
depositi bancari in cui anche
l'Ogliastra non si stacca dalla
posizioni di coda che condivide con il
resto delle province sarde.
Lavoro e innovazione. La prima
provincia
sarda è Olbia Tempio al 13esimo
posto. Per trovare la seconda,
Cagliari, bisogna però scendere al
56esimo mentre tra le ultime
figurano Oristano, Carbonia Iglesias
e l'Ogliastra, penultima. Olbia
Tempio, al contrario, domina la
classifica delle imprese registrate
ogni cento abitanti e quella che
fotografa il rapporto tra impieghi e
depositi. Male, anzi malissimo, la
percentuale di occupazione che vede
le otto province dell'isola comprese
tra la 71esima posizione e la
93esima. Demografia e società. Sulla
densità demografica l'isola non
teme confronti. Non è certo un
mistero che nel rapporto tra
l'estensione del territorio e la
popolazione sia in netto vantaggio il primo.
Infatti, tra le prime sei province
quattro sono sarde. Non vale
lo stesso discorso per il tasso di natalità
perché, a eccezione di
Olbia Tempio a metà classifica, le
altre province sarde sono nei
bassifondi con Oristano penultima e
la coppia Carbonia Iglesias -
Medio Campidano appaiate all'ultimo
posto. Cultura e tempo libero.
Anche in questo caso, l'isola guarda
(quasi) tutti dal basso. Eccezion
fatta per Cagliari, il resto delle
province sarde è concentrato negli
ultimi posti con i picchi negativi
dell'Ogliastra, terzultima, e del
Medio Campidano, penultima. Tra il
conto relativo al tempo libero,
però, figura anche la spesa dei
viaggiatori stranieri che risulta
significata solo a Olbia Tempio,
cala un po' a Cagliari e Sassari fino
quasi a scomparire nel resto
dell'isola. Ci sono poi i numeri dei
cinema con Olbia Tempio ultima,
Medio Campidano e Ogliastra appena
sopra. Un po' meglio nel conto delle
librerie ma l'isola crolla
nuovamente nell'indice di spor
La
commissione
Sabatini:
nella manovra liberate molte risorse
La manovra da 7,7 miliardi di euro
ha ottenuto il via libera della
commissione Bilancio il 22 novembre
e approderà in Aula il 5 dicembre.
Si tratta, secondo il presidente del
parlamentino Franco Sabatini,
della «migliore di questa
legislatura sul piano delle risorse
disponibili, tenuto conto che
abbiamo abbattuto il livello dei residui
e delle perenzioni, è calato il
livello di indebitamento, e la seppur
lieve crescita economica ha
determinato un aumento delle entrate pari
a 100 milioni».
In questi giorni un gruppo di lavoro
di cui fanno
parte lo stesso Sabatini e i
commissari di maggioranza, l'assessore al
Bilancio Raffaele Paci e i
capigruppo di centrosinistra, è impegnato a
consolidare gli interventi su
lavoro, povertà e politiche sociali
(Reis), agricoltura, infrastrutture.
(ro. mu.)
Carrus:
«Un fondo triennale nella Finanziaria». Arriva anche il
sostegno
dell'Anci. «Subito un piano per il lavoro»
La Cgil
raduna mille persone e ribadisce: servono 100 milioni
L'ultima manovra finanziaria prima
delle elezioni del 2019 potrebbe
contenere un piano straordinario per
il lavoro da cento milioni di
euro. Ieri la Cgil ha radunato mille
persone al Palacongressi della
Fiera per illustrarlo, giovedì alle
16 il segretario regionale Michele
Carrus incontrerà il presidente
della commissione Bilancio, Franco
Sabatini, e l'assessore alla
Programmazione, Raffaele Paci, per
conoscere «la loro proposta
attuativa» prima dell'ingresso del ddl in
Aula martedì 5 dicembre. Sempre ieri
alla Fiera il presidente
dell'Anci, Emiliano Deiana, ha detto
di «sostenere il progetto della
Cgil». Insomma, c'è un piano che
mette pressione sulla Giunta, anche
se è già filtrata la disponibilità
da parte del presidente Pigliaru ad
aprire un nuovo canale sul lavoro:
«Dobbiamo saper parlare alla gente
meglio che nelle finanziarie
precedenti», ha spiegato qualche giorno
fa a un convegno del Partito
democratico.
“IL FONDO ROTATIVO” Ciò che Carrus
propone è «un fondo rotativo che
operi per almeno un triennio e che
liberi spazi finanziari per i
Comuni, ma che possa funzionare
anche attraverso una unità di missione
presso la Presidenza della Giunta».
Indicare un budget da 100 milioni
significa pensare alla «possibile
creazione di almeno ottomila nuovi
posti di lavoro diretti per almeno
sei/otto mesi all'anno, poi seguiti
dalla Naspi». Da dove attingere le
risorse? «Nella rimodulazione dei
fondi non impegnati in alcune di
misure rivelatesi inefficaci, ma
anche attraverso la rimodulazione
dell'Irpef e dell'Irap, secondo il
principio della progressività
dell'imposta».
IL SOSTEGNO DELL'ANCI «Noi dell'Anci
siamo a favore, a maggior ragione
con l'idea del sindacato di
vincolare i cento milioni di euro a opere
utili», ha chiarito Emiliano Deiana
dal palco del Palacongressi. Opere
utili nel senso “di pubblica
utilità”. Carrus ha parlato di arredo
urbano, sottoservizi, viabilità
rurale, manutenzioni edilizie e
d'impianti, risanamento discariche
abusive, pulizia canali e torrenti,
sentieristica, servizi utili di
edifici pubblici, cantieri verdi.
PRECARI E DISOCCUPATI Tra il
segretario, che ha aperto i lavori, e
Deiana, si sono alternati gli
interventi di chi è precario o il lavoro
lo ha perso. Come Emilio Fois,
minatore di Olmedo, che si chiede come
mai «in Sardegna arrivino sempre
sciacalli che nessuno riesce a
fermare prima che commettano
disastri»; Nevina Mereu, lavoratrice
della zona industriale di Ottana,
che ha raccontato «i licenziamenti
arrivati come colpi di spugna e la
Regione nulla ha fatto per
evitarlo»; Alessandro Tocco,
cassaintegrato Keller («il 31 dicembre
l'ammortizzatore scade e io e la mia
famiglia siamo pronti a
emigrare»). Infine Silvia Bassu, una
laurea in ingegneria civile a
Torino e un master: «Ho versato più
in tasse di quanto ho guadagnato»,
ha raccontato, prima di lanciare
l'hashtag #stopvaligie.
Roberto Murgia
Occupazione,
protesta anche il Pds-Le richieste: «Regole certe e
sostegno
economico». Cp: «Più soldi per lo sviluppo»
Le risorse per lavoro e istruzione
agitano le acque anche in
maggioranza. Il Partito dei sardi
chiede uno stanziamento di 100
milioni di euro, regole certe per
l'utilizzo delle risorse e critica
la Giunta perché sul tema del lavoro
le risposte sono state
«insufficienti e insoddisfacenti».
Interviene anche il Pd che annuncia
emendamenti per 51 milioni di euro
sul diritto allo studio.
I DUBBI I consiglieri regionali del
Pds, Gianfranco Congiu, Pier Mario
Manca, Augusto Cherchi, Roberto
Desini e Alessandro Unali, chiedono
certezze sulle scelte della Giunta.
Oltre ai dubbi sulla «quantità di
risorse e la fonte finanziaria»,
l'esecutivo finisce nel mirino per
«la mancanza di concertazione e
condivisione». L'assessore regionale
al Bilancio, Raffaele Paci, nei
giorni scorsi ha annunciato un
pacchetto lavoro, eppure «non si
conoscono il dettaglio e i contorni».
LA PROPOSTA Il Partito dei sardi ha
fatto una proposta per un piano
straordinario del lavoro che propone
l'attivazione di un fondo
rotativo da 100 milioni di euro.
L'obiettivo non è solo incrementare
le risorse ma anche «rendere più
efficaci le procedure di spesa»,
concludono i consiglieri Pds.
Intanto il Partito dei sardi domenica
prossima terrà il primo congresso
nazionale all'Hotel Catalunya, ad
Alghero. Alle 9 aprirà i lavori il
presidente Paolo Maninchedda, poi
ci sarà la relazione del segretario,
Franciscu Sedda.
UNIVERSITÀ Il Partito democratico
presenta il conto per università e
diritto allo studio. L'annuncio è
stato dato dal vice capogruppo,
Roberto Deriu, presentando il
pacchetto di emendamenti da 51 milioni
di euro: «È quanto serve alla
Sardegna per garantire il diritto allo
studio a migliaia di giovani».
Le maggior parte di questi fondi è
destinata alle borse di studio, per
avvantaggiare «gli studenti e le
loro famiglie in un momento di
crisi», spiega Deriu. Nel pacchetto
istruzione rientrano anche i fondi
per le università, contributi per il
fitto casa e per le borse di
specializzazione medica regionali».
In questo modo, conclude il vice
capogruppo, «riusciremo ad aiutare
anche l'amministrazione regionale
perché più immatricolati e più
borsisti ci sono negli atenei, più
fondi avremo dallo Stato».
L'ATTACCO Dura la posizione anche di
Francesco Agus, consigliere
regionale di Campo progressista: «Si
chiede al Consiglio di approvare
leggi di bilancio al limite della
sostenibilità, in attesa di uno
sblocco delle vertenze aperte con lo
Stato». Nella finanziaria
«mancano i soldi per lavoro, sociale
e sviluppo», dice Agus, che
avverte: «È un errore andare in aula
senza chiarezza su quello che
avviene a Roma». Critiche anche dal
capogruppo di Forza Italia, Pietro
Pittalis, che parla di «disastro per
la Sardegna». L'auspicio è che
sia il dibattito a «correggere il tiro»,
considerato il fatto che si
tratta «dell'ultima occasione in
questa sciagurata legislatura». (m.
s.)
-----------------
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento