Ogni volta che si preannuncia pioggia e ancora di più ogni
volta che vedo piovere, io tiro come un respiro di sollievo. Inconsapevoli
dell’incongruenza continuiamo a chiamare “bel tempo” il sole e il cielo azzurro
anche nelle stagioni in cui sarebbero necessarie nuvole cariche di acqua, terra
umida e invasi traboccanti. Non possiamo avere pioggia quando e quanta ne
vorremmo, ma potremmo conservare l’acqua, questo si. Potremmo riciclarla, non
sprecarla, trattenerla il più possibile evitando i razionamenti ormai non più
solo estivi, le colture rinsecchite, le autobotti in estate sulle coste.
Oggi ho saputo che la diga di Posada rilascia acqua in mare
e mi sono informata. Vengo a sapere che le dighe in Sardegna, dopo il ciclone
Cleopatra, non vengono mai riempite e che quando sono molto, ma molto al di
sotto della loro capacità, l’acqua si fa scorrere dritta dritta in mare. Io non
entro nel merito delle questioni tecniche. Ci saranno norme, prescrizioni,
collaudi fatti e da fare e certo non starò qui a discutere sulla sicurezza
delle persone. Ma chi ci sta pensando alla buona amministrazione dell’acqua in
Sardegna?
A chi tocca pensare ad una infrastrutturazione che consenta
di conservare tutta l’acqua che viene dal cielo, fino all’ultima goccia? A chi
tocca occuparsi della sua distribuzione senza sprechi, della incentivazione del
riciclo, della tutela di questo preziosissimo bene? Che avvilimento quando ti
accorgi che quella politica che dovrebbe pensare in grande alla gestione delle
risorse idriche della Sardegna di oggi e di domani, sembra interessarsi al
massimo al controllo clientelare di assunzioni qua e la… Canes de istegliu come
si dice dalle parti mie… niente gli sfugge, neanche le briciole…
Di Lucia Chessa.
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