Imbrattata
sede CasaPound a Cagliari, danni a telecamere. Attivisti, risponderemo con
iniziative ad ogni intimidazione
15
Febbraio , 20:46. La facciata della sede di CasaPound in via La Nurra a Cagliari è stata
imbrattata durante la notte e sono state danneggiate le telecamere esterne. Lo
segnala il responsabile cittadino del movimento, Luca Sardara. "Dopo la
tentata aggressione avvenuta qualche giorno fa durante l'affissione dei
manifesti elettorali ai danni dei militanti di CasaPound Sardegna, nella notte scorsa
individui incappucciati hanno imbrattato la facciata della sede danneggiando le
telecamere esterne - racconta - Queste azioni
vigliacche testimoniano il clima
d'odio che l'antifascismo militante cagliaritano sta cercando di creare,
avallato dalle istituzioni che, invece di prendere distanze e provvedimenti
contro le loro azioni violente e antidemocratiche, discutono della possibilità
di negare gli spazi pubblici a chi non si dichiara antifascista".
I militanti hanno già ripristinato
la facciata e sistemato l'insegna. "Ad ogni atto intimidatorio
risponderemo intensificando l'attività sul territorio - promette Sardara -
tenendo inoltre a ringraziare i numerosi cittadini del quartiere che hanno
voluto contribuire alle spese di ripristino del decoro della facciata".
Sull'episodio indaga la polizia. (ANSA).
LA
NUOVA
L'isola
diventa decisiva sei collegi su 9 in bilico
Testa a
testa centrodestra-M5s alla Camera a Olbia e al Senato nel centronord
In base
ai sondaggi il centrosinistra fuori dai giochi, eccetto a
Nuoro e
Oristano
CAGLIARI La Sardegna da sola o in
compagnia delle altre regioni del
Sud potrebbe fare la fortuna o la
sfortuna dei partiti alle elezioni
politiche di marzo. Non sembri
un'esagerazione: a sostenerlo con
certezza è la piattaforma «Rosatelleum.it»,
messa su in queste
settimane da alcuni sondaggisti di
lungo corso. In uno studio -
pubblicato anche dal Corriere della
Sera - sono due i collegi
uninominali isolani, ma potrebbero
diventare addirittura sei sui nove
totali tra Camera e Senato, a essere
stati inseriti dagli esperti nel
«pacchetto dei trentacinque in
bilico».
Sono tutti nel Mezzogiorno e
tutti potrebbero essere decisivi
nella partita del 4 marzo. Caso
Sardegna. I collegi in cui gli
elettori sarebbero indecisi dovrebbero
essere Olbia per la Camera, con un
recente sorpasso del centrodestra
sul Movimento, e il Centronord
(Sassari-Olbia) al Senato. Qui invece
il distacco fra i 5 stelle, dati
comunque in vantaggio o alla pari, e
l'alleanza capeggiata da Forza
Italia sarebbe non superiore a uno-due
punti in percentuale. Gli altri
quattro che la piattaforma non assegna
con certezza assoluta sono invece
gli uninominali per la Camera di
Sassari, Nuoro e Oristano, più il
«Sardegna centro» (Oristano-Nuoro)
nella corsa verso Palazzo Madama.
Anche se va sottolineato che in
questi 4 casi il sondaggio continua
a essere molto favorevole ai 5
stelle. Che secondo il report
sarebbero nettamente in testa e
irraggiungibili, almeno sulla carta,
nel Sulcis e a Cagliari alla
Camera e al Senato in quello del Sud
(Cagliari-Sulcis). Caso Italia.
Secondo la piattaforma, solo nel
Mezzogiorno sarebbe ancora possibile
un testa a testa fra i grillini e il
centrodestra. Quello che colpisce
è l'assenza da questo possibile
duello del centrosinistra, che da Roma
in giù, isole comprese, è indicato
sempre al terzo posto e molto
lontano dai due contendenti. La
conclusione del report è in queste
poche ma significative righe: «Se la
coalizione di Berlusconi, Salvini
e Meloni, forte del vantaggio
cristallizzato nelle regioni del Nord,
riuscisse a imporsi anche nel
Mezzogiorno potrebbe ottenere la
maggioranza assoluta dei seggi in
Parlamento».
Caso Olbia. Stando al
sondaggio, nel collegio per la
Camera, il candidato del centrodestra
Giuseppe Fasolino avrebbe sorpassato
seppure di poco Nardo Marino dei
5 stelle. È la conferma di quanto
riportato poche settimane fa dal
sito Repubblica.it, che accreditava
Fasolino del 35, per centro contro
il 33,1 di Marino. Per gli studiosi
del gruppo «Rosatellum.it», la
situazione è ancora in evoluzione ma
alla fine fra i due candidati lo
scarto non dovrebbe essere comunque
superiore a un punto e mezzo. Al
terzo posto - secondo Repubblica.it
- ci sarebbe Paolo Bittu della
coalizione di centrosinistra con il
23,1 ma comunque in leggera
risalita rispetto al sondaggio
d'inizio gennaio. Caso Sassari-Olbia.
Dei tre collegi uninominali per il
Senato, sarebbe in bilico solo
quello del Nord.
Per la piattaforma «Rosatellum.it»,
la candidata del
Movimento, Maria Vittoria Bogo, sarebbe
tallonata da Antonio Moro
(Lega-Psd'Az), col centrodestra che,
a questo punto, avrebbe uno
svantaggio di appena l'1 per cento.
Gianfranco Ganau, presidente del
Consiglio e candidato del
centrosinistra, da Repubblica.it era
accreditato del 24 per cento stando
alle intenzioni di voto d'inizio
febbraio, ma anche lui è dato in
risalita. Gli altri casi.
Alla Camera
i 5 stelle sarebbero in testa a
Sassari (più 5 per cento sul
centrodestra, più 10 sul
centrosinistra), a Nuoro (ma Forza Italia e
Pd sono indicati in crescita) e a
Oristano, dove però la forchetta fra
le forze in campo si sarebbe
ristretta di molto. Al Senato, invece,
nel collegio Oristano-Nuoro i
grillini sarebbero in vantaggio di 3
punti sul centrodestra e del doppio
sul centrosinistra. Infine, i 5
stelle sarebbero in testa nettamente
nei collegi del Sulcis e di
Cagliari per la Camera e in quello
del Sud per il Senato. (ua)
Caos nei
5 stelle, la Moi fuori dal gruppo
Giallo
sul destino dell'eurodeputata cagliaritana: c'è chi parla di
autosospensione,
chi di espulsione
CAGLIARI Un caso tira l'altro, nel
Movimento 5 stelle. L'ultimo è
tutto sardo e ruota intorno
all'eurodeputata Giulia Moi, eletta nel
2014 a Strasburgo con 50mila
preferenze. Il mistero è questo: si è
autosospesa, oppure l'hanno espulsa?
Come spesso accade nel mondo
pentastellato non c'è una verità
assoluta. Secondo alcune fonti, da
tempo in rotta col Movimento,
soprattutto in Sardegna col coordinatore
regionale Mario Puddu, si sarebbe
dimessa diversi mesi fa e quindi
molto prima che scoppiasse il
recentissimo caso dei rimborsi mancati.
Il motivo: divergenze politiche e
personali - non confermate però
dall'interessata - tanto che
l'eurodeputata starebbe per aderire al
gruppo formato da David Borrelli.
Anche lui è un europarlamentare e
ormai ex numero tre della
piattaforma Rousseau, la mente dei 5 stelle,
gestita dalla coppia
Grillo-Casaleggio. Con una particolarità: al
posto di Borrelli al vertice della
società è stato designato il
cagliaritano Pietro Dettori, che la
famiglia Casaleggio ha presentato
come «un nuovo e finalmente
affidabile socio».
Fin qui la versione
favorevole a Giulia Moi, ma ecco
quella opposta. L'eurodeputata
sarebbe stata sospesa dallo staff
del Movimento in via precauzionale
dopo essersi rifiutata, pochi giorni
fa, di firmare una liberatoria.
Per l'esattezza dovrebbe essere
quella con cui i parlamentari, dopo
che è scoppiato lo scandalo dei
rimborsi fantasma, autorizzano lo
staff a verificare i conti correnti
bancari personali. È, in altre
parole, l'avvio di quella procedura
sollecitata in questi giorni dal
candidato-premier Luigi Di Maio, per
controllare se i rimborsi
annunciati siano stati reali o meno.
Ricordato che gli eurodeputati
avrebbero dovuto versare al Fondo
mille euro al mese, mentre per i
parlamentari l'importo è intorno ai
2.500, Giulia Moi avrebbe risposto
picche alla richiesta dello Staff,
decretando di fatto la sua
sospensione. Ma fonti vicine ai 5
stelle hanno fatto sapere che per il
passaggio successivo, l'espulsione,
è solo questione di giorni. Se
queste sono le ipotesi sul tappeto,
non esiste - come detto - una
versione ufficiale di come siano
andate effettivamente le cose.
L'eurodeputata continua ad avere il
telefonino staccato oppure
protetto da una segreteria
telefonica in lingua inglese, quindi
dovrebbe essere all'estero, anche se
risulta comunque online su
Facebook e Whatsapp senza però
rispondere alle chat. Di contro anche
il Movimento s'è trincerato dietro
il consueto silenzio: «Non ci sono
ancora comunicazioni ufficiali»,
hanno fatto ribadito dal
coordinamento regionale. È una
risposta che non deve sorprendere, è
già accaduto con il caso del
senatore Roberto Cotti. Nessuno sa ancora
- e per la verità neanche il diretto
interessato s'è impegnato a farlo
- perché il parlamentare uscente non
sia stato ricandidato e quali
accuse o sospetti gli siano stati
contestati. Dovrebbero essere gravi
visto che poi gli è stato vietato di
presentarsi anche alle ultime
parlamentarie. (ua)
Unione
Sarda
Su
Youtube gli alfieri del Pd sardo
Presentazioni
social per chi è in lizza alle Politiche
Il Partito democratico sardo sposa a
pieno titolo la campagna
elettorale social. I candidati, per
ora soltanto cinque, si presentano
con un video su Youtube e rilanciato
nel profilo Facebook del Pd
isolano.
I primi ad aver aderito a questo
esperimento sono Franco Sabatini,
candidato nel collegio uninominale
di Nuoro per la Camera, Silvia
Russel e Giuseppe Ciccolini,
candidati nel plurinominale per il
collegio Camera Nord, Francesco
Sanna, anche lui nel proporzionale per
Montecitorio (ma al Sud), Romina
Mura, candidata al collegio
uninominale di Carbonia e capolista
per Camera Sud.
La rete dunque non sembra più
appannaggio solo del Movimento 5 Stelle,
che del web ha fatto il proprio
terreno preferito, ma anche gli altri
partiti si adeguano a una campagna
elettorale sempre più smart e con
la necessità di raggiungere più
persone possibile nel minor tempo.
Agli aspiranti parlamentari il
compito di spiegare in pochi minuti il
perché della propria candidatura
oppure i motivi per cui gli elettori
dovrebbero scegliere il Partito
democratico alle elezioni.
L'esperimento ha coinvolto per ora
solo alcuni dei candidati ma è
probabile che poi venga esteso a
tutta la squadra. Un pezzo di
campagna elettorale si fa sui
social, dove comunque non sempre un “mi
piace” equivale a un voto. (m. s.)
Alcoa è
passata a Sider Alloys «Ora deve ripartire la produzione»
Ieri a
Roma la firma sulla cessione dello stabilimento: in ballo oltre
800 posti
di lavoro
La Sider Alloys è la nuova
proprietaria della fabbrica di alluminio di
Portovesme. Ieri al Ministero dello
Sviluppo Economico il doppio
passaggio da Alcoa ad Invitalia e da
quest'ultima a Sider Alloys. Si
chiude la permanenza di Alcoa in
Sardegna, diciotto anni dopo l'arrivo
a Portovesme. A Roma ieri per
firmare l'inizio della nuova vita per lo
stabilimento c'era il ministro dello
Sviluppo Carlo Calenda, il
Presidente della Regione Francesco
Pigliaru, l'ad di Invitalia
Domenico Arcuri e l'ad di Sider
Alloys Giuseppe Manina.
A PORTOVESME A Portovesme, mentre a
Roma si firma il passaggio, un
centinaio di ex lavoratori si sono
riuniti al presidio. L'ufficialità
della notizia è accolta con
ottimismo e speranza: un momento atteso da
cinque anni.
A ROMA «Oggi non si è concluso un
percorso, anzi è l'inizio di una
nuova fase - ha detto il ministro
Calenda - per festeggiare però
bisognerà attendere il riavvio della
produzione». Ieri si è sancito il
passaggio dall'Alcoa ai nuovi
investitori di Sider Alloys. «Agli
operai diciamo che abbiamo lavorato
per loro - afferma il presidente
della Regione Francesco Pigliaru -
ispirati dalla loro determinazione
a far ripartire la produzione, dalla
loro convinzione che quei posti
di lavoro, in un territorio in cui
la disoccupazione è altissima, si
potevano recuperare, e con loro la
capacità di produrre».
Tore Cherchi, coordinatore del Piano
Sulcis, punta l'attenzione sulle due
vertenze in sospeso. «Alluminio
primario ed Eurallumina valgono oltre
duemila persone al lavoro. Sta qui
l'importanza del risultato
conseguito per riavviare la
produzione delle due fabbriche».
LE REAZIONI «È stata restituita la
dignità ai lavoratori e alle loro
famiglie », ha detto il segretario
del Pd Giuseppe Cucca. «Un
risultato frutto dell'impegno dei
lavoratori e dei sindacati - ha
aggiunto Pietro Cocco, capogruppo
del Pd - e della buona sinergia tra
la Regione e il Governo». Gianluigi
Rubiu, Udc, auspica «che possa
essere solo un nuovo inizio per
l'area industriale di Portovesme e
dintorni».
Dalle organizzazioni sindacali il
riconoscimento del
momento importantissimo per la
vertenza. «A un certo punto siamo
rimasti davvero in pochi a crederci
- dice Rino Barca, Fsm Cisl -
adesso al più presto deve partire il
confronto con i nuovi
proprietari». «Firmato il passaggio-
dice Roberto Forresu, segretario
della Fiom Cgil - stiamo chiedendo a
tutti i livelli che sia fissato
un incontro con la società». Diversi
i temi da discutere.
VERTENZA DA CHIUDERE «La vertenza
non è certa conclusa - ribadisce
Renato Tocco, Uilm - fino a quando
non sarà prodotto il primo lingotto
di alluminio». Anche l'Alcoa è
intervenuta sulla cessione. «Esprimiamo
soddisfazione - si legge in una nota
- e auguriamo alla nuova
proprietà e ai lavoratori le migliori
fortune per il futuro».
Antonella Pani
Lunedì Di
Maio alla Fiera
Arrivano
i leader Il 22 a Cagliari Giorgia Meloni
Luigi Di Maio fa il bis, Beatrice
Lorenzin chiude la campagna
elettorale a Cagliari, Giorgia
Meloni lancia la corsa di Fratelli
d'Italia e Nicola Fratoianni sceglie
la comunità La Collina per il suo
incontro di campagna elettorale.
Quattro appuntamenti nell'agenda dei
partiti che cercano, con l'arrivo
dei big, di ottenere la suggestione
giusta per la volata finale in vista
del voto del 4 marzo.
M5S Il candidato premier del
Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, torna
a Cagliari per la seconda volta in
questa campagna elettorale.
L'appuntamento è per lunedì
prossimo, alle 19, nel Palazzo dei
congressi della Fiera per l'ultimo
incontro del popolo pentastellato
prima del voto.
LEU Sempre lunedì il leader di
Sinistra italiana ed esponente di
Liberi e Uguali, Nicola Fratoianni,
sarà alla comunità la Collina di
Serdiana alle 17.30. Fratoianni
parteciperà a un incontro, al quale
prenderanno parte anche i candidati
di Leu. Probabili le visite anche
di Sergio Cofferati e Stefano
Fassina.
FDI La leader di Fratelli d'Italia,
Giorgia Meloni, sarà a Cagliari il
22 febbraio. Sono ancora in fase di
definizione gli appuntamenti che
verranno comunicati nei prossimi
giorni.
LA MINISTRA La ministra Beatrice
Lorenzin, leader di Civica popolare
chiuderà la campagna elettorale a
Cagliari il primo marzo. La titolare
della Sanità parteciperà a un evento
serale, dedicato ai simpatizzanti
del neonato partito centrista
alleato con il Pd. Sempre per Civica
popolare è probabile che arrivi in
Sardegna anche il ministro
dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.
(m. s.)
Corte dei
conti, sul bilancio 2016 lite tra l'assessore e la relatrice
Ieri
l'adunanza davanti alla sezione di controllo
I conti della Regione appaiono in
ordine, ma le criticità restano
tante, soprattutto per le norme sul
bilancio armonizzato. Quella di
ieri alla Sezione controllo della
Corte dei Conti non è stata la
solita adunanza di routine in vista
del giudizio di parificazione sul
bilancio del 2016, l'atto con cui la
magistratura erariale certifica
la correttezza delle finanze
regionali. A fine adunanza è scattato un
battibecco, irrituale, tra la
consigliera relatrice Maria Paola Marcia
e l'assessore al Bilancio, Raffaele
Paci.
LA RELAZIONE «Le analisi condotte
dall'ufficio istruttore risentono di
carenze informative», ha fatto
presente la relatrice Marcia, «tuttavia
si è osservato che la gestione
dell'esercizio 2016 ha trovato supporto
in un quadro finanziario complessivo
che, nelle sue diversificate e
componenti, non si è dimostrato
adeguato a sostenere una evoluzione
dinamica dell'azione». Tante le
criticità sollevate dalla magistrata:
a partire dalle previsioni di
bilancio non rispettate per oltre il 20
per cento, ma anche «sofferenze
nella fase di riscossione», i debiti
riproposti («si tratta della terza
volta che si presenta la necessità
di rettificare la relativa
scadenza»),
i presunti ritardi della
programmazione finanziaria dei fondi
europei e la diminuzione del
disavanzo nella spesa sanitaria, ma
con «il miglioramento interamente
ascrivibile ai maggiori
finanziamenti erogati dalla Regione». Tra le
note dolenti la riduzione degli
stanziamenti e il grado di
realizzazione delle «missioni»
legate all'istruzione e al diritto allo
studio (con l'emergenza dispersione
ancora alta), alle politiche
sociali, a quelle per i giovani e
per il turismo.
LA REPLICA Decisa e molto
dettagliata è stata la replica
dell'assessore Paci. «È una
relazione particolarmente severa», ha
ribattuto, «che noi prendiamo come
stimolo a fare sempre meglio, ma
ricordo che ci sono vincoli esterni
che rendono difficile e a tratti
impossibile procedere con la
rapidità e l'efficacia che per primi
vorremmo». Nel nuovo bilancio
armonizzato «ci sono norme di non facile
lettura, sia nella interpretazione
che nella applicazione, e indubbie
difficoltà ad affrontare i
cambiamenti organizzativi che
dall'armonizzato derivano: lo
dimostra il fatto che lo Stato pretende
dalle amministrazioni regionali il
bilancio armonizzato ma per se
stesso continua a rinviarlo».
Il vicepresidente della Giunta ha
poi
rimarcato i successi dell'esecutivo
nel trovare risposte alle
principali emergenze contabili
ereditate dal passato. A fine audizione
è saltato il protocollo, con un
botta e risposta tra la consigliera
Marcia e Paci che ha convinto il
presidente Petronio a chiedere di
proseguire la discussione nel suo
ufficio. Riservatamente. (fr. pi.)
Giulia
Moi fuori dal M5S Rousseau, sardo ai vertici
È strappo
con l'eurodeputata, Pietro Dettori entra nell'associazione
Non si è autosospesa, è sospesa già
da un pezzo con espulsione formale
in vista: l'uscita di Giulia Moi dal
gruppo M5S del Parlamento europeo
è una notizia per tutti, ma non per
il movimento. L'eurodeputata
cagliaritana - raccontano fonti
griline - fin dall'insediamento non
avrebbe fatto nulla per stringere
buoni rapporti con i colleghi, e
d'altra parte, già nel 2014, la sua
candidatura era stata molto
criticata da alcuni attivisti sardi
che chiedevano maggiori
chiarimenti sulla sua attività di
ricercatrice.
LO STRAPPO Si tratta, comunque, del
secondo addio dopo quello molto
più rumoroso di David Borrelli: ieri
il Parlamento europeo ha
ufficializzato il suo passaggio dal
gruppo Efdd, al quale appartiene
il Movimento 5 Stelle, a quello
misto. «Ho deciso di aderire ad un
nuovo progetto - spiega l'ormai ex
grillino sul suo profilo Facebook -
un movimento, che nascerà a breve, e
che si occuperà di imprenditori e
risparmiatori. Lo devo a loro, lo
devo alla mia vita». L'uscita
ufficiale di Borrelli e quella che
Giulia Moi ancora non conferma, ha
un punto in comune: i due
eurodeputati sono stati gli unici della
delegazione - oltre ai già
fuoriusciti Marco Affronte e Marco Zanni -
a non aver firmato la liberatoria
sul trattamento dei dati personali
chiesta dal Movimento ai suoi eletti
per controllare i versamenti dei
rimborsi. La pattuglia
pentastellata, seconda delegazione più numerosa
del gruppo euroscettico Efdd, passa
da 17 eurodeputati a 13. Non è
chiaro, però, se anche Giulia Moi
intenda seguire Borrelli nella sua
nuova avventura.
ROUSSEAU PARLA SARDO La fuoriuscita
di Borrelli lascia spazio a un
altro sardo. Non in Parlamento
europeo, ma tra gli amministratori
della piattaforma Rousseau di cui
l'europarlamentare legatissimo a
Davide Casaleggio faceva parte. Al
posto suo, entrano come soci Enrica
Sabatini e Pietro Dettori,
cagliaritano che vive a Milano. Già
responsabile editoriale della
piattaforma e social media manager,
Dettori ha già curato i contenuti
del blog “di Grillo” e degli account
social del capo politico del 5
Stelle. È lui, in pratica, «lo staff»
del blog, quello al quale
Gianroberto Casaleggio e Grillo avevano
demandato la stesura dei post da
pubblicare. Dettori fa parte anche
del comitato elettorale, il primo
non presieduto da Beppe Grillo, che
si occupa di raccogliere i fondi per
la corsa dei 5 Stelle verso le
politiche 2018.
Roberto Murgia
LA
NUOVA
I giudici
entrano nel merito delle scelte politiche: ed è subito polemica
«Welfare,
giovani, turismo: investite poche risorse»
di Umberto Aime
CAGLIARI
La Corte dei conti mai è stata
tenera con la Regione, chiunque ci
fosse al governo, ma questa volta è
andata oltre. È sfociata in una
severità non solo contabile ma anche
politica ed ecco subito una delle
frasi più forti di quella che è
stata una relazione-requisitoria: «Gli
stanziamenti a favore d'istruzione,
diritto allo studio, welfare,
giovani e turismo nel 2016 non hanno
superato complessivamente l'8,7
per cento del bilancio, tra l'altro
è una quota inferiore rispetto al
2015, nonostante abbiano un'elevata
valenza sociale ed economica». Un
giudizio secco non tanto sui numeri
ma quanto proprio - almeno così è
sembrato - sulla qualità della
spesa. Così secco da cogliere di
sorpresa ma non impreparato nella
replica anche chi in aula
rappresentava la giunta di
centrosinistra, l'assessore al bilancio
Raffaele Paci.
È ovvio che, a quel punto, il clima
si sia
surriscaldato e infatti sui titoli
di coda dell'udienza istruttoria
sulla «verifica del bilancio 2016»,
con ancora gran parte degli
invitati fra i banchi, il magistrato
relatore Maria Paola Marcia e
l'assessore sono stati protagonisti
di un botta e risposta neanche
troppo sottovoce. Su cosa? Sulle
«analisi contabili e il confronto fra
i capitoli di spesa fra un anno e
l'altro». Duro fino a tal punto, il
confronto, da obbligare il
presidente della Sezione di controllo,
Francesco Petronio, a interromperlo
e a intervenire con un diplomatico
ma perentorio: «Scusate, possiamo
proseguire nel mio ufficio?». È
finito così un rito che rito non lo
è stato dall'inizio alla fine
dell'udienza. Anche se subito dopo
il chiarimento, avvenuto in altre
stanze, chi aveva partecipato al
confronto-scontro si è affrettato a
spegnere il focolaio e a ribadire
quasi all'unisono: «Qui ognuno di
noi ha svolto il ruolo che gli
spetta».
Sia chiaro: il giudizio di
parifica, che in parole spicce è un
via libera al bilancio del 2016,
non è in discussione. Arriverà
scontato fra una decina di giorni, ma
quanto accaduto in aula potrebbe
lasciare più di uno strascico e non
solo contabile. Le contestazioni.
Detto che il 2016 era per la Regione
il secondo anno di bilancio armonizzato,
è quello in cui entrate e
uscite devono essere comunque e
sempre alla pari, il magistrato
relatore ha messo in fila diverse
contestazioni. Queste: confusione
nella trasmissione dei documenti,
ridotta capacità nella spesa e
nell'utilizzo dei fondi europei,
eccessivo indebitamento, esagerate
differenze fra bilancio di
previsione e quello effettivo, è intorno al
20 per cento.
E ancora: difficoltà nel saper
riscuotere il dovuto,
lentezza nei pagamenti, troppi
incarichi esterni costati 4,6 milioni,
poco meno del doppio del limite
imposto dallo Stato. In un susseguirsi
di numeri, la relazione più che
l'immancabile bacchettata è stata
pesante come una legnata. Che guarda
caso ha salvato invece, seppure
in parte, solo la madre di tutti
guai della Regione: la spesa
sanitaria. Nel confronto 2015-2016
il disavanzo delle allora Aziende
sanitarie è sceso da 328 milioni a
299 milioni e mezzo, ma solo perché
«sono aumentati i finanziamenti
destinati alla parziale copertura
delle perdite», è stata la
precisazione che ha smontato quello che era
sembrato un successo.L'istruttoria.
Di fatto quella presentata
nell'aula della Corte dei conti ha
lo stesso peso dell'indagine
preliminare in un processo penale.
Inciderà o no sul giudizio finale?
S'è intuito che alla fine il via
libera arriverà. Anche se resteranno
indelebili quei giudizi più politici
che contabili sulla qualità della
spesa. Fino a rilevare, in un altro
passaggio del relatore, che «il
quadro finanziario presentato è
stato appena sufficiente a
salvaguardare gli interventi e a
garantire i servizi già in atto».
Prima di ascoltare l'arringa
difensiva dell'assessore, che è stata
decisa e tratti anche aspra, la
relazione un'attenuante comunque l'ha
concessa alla Regione.
Questa: «Dal 2012 al 2016 è stata
costretta a
contribuire al pareggio del debito
pubblico nazionale con 2,6 miliardi
di euro che hanno nettamente ridotto
le sue spettanze erariali,
nonostante nel frattempo sia sta
chiusa l'annosa Vertenza entrate con
lo Stato». Cioè: solo nel 2016 Roma
ha negato alla Sardegna ben 684
milioni di trasferimenti, e non sono
servite neanche le sentenze della
Corte costituzionale, favorevoli
alla Regione, a far cambiare idea a
Roma La conclusione è questa: se la
giunta e il Consiglio, al di là
delle colpe contestate, avessero
avuto a disposizione anche solo una
piccola parte del malloppo forse
avrebbe speso di più e meglio per le
politiche sociali e non solo.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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