M5s e
Lega più vicini Presidenti entro sabato Accordo fatto per la Camera ai
Cinquestelle e il Senato al centrodestra Si rafforzano Bongiorno per Palazzo
Madama e Fraccaro a Montecitorio di Francesca Chiri
Tra i 5 Stelle e la Lega l'accordo
sulle presidenze delle Camere è sostanzialmente fatto: ed è a tal punto saldo
da far immaginare ai due contraenti di poter sbloccare l'elezione della seconda
e terza carica dello Stato al massimo sabato. «L'elezione dei due Presidenti avverrà
in contemporanea», si mettono al riparo però i 5 Stelle che non sembrano
comunque temere colpi di scena da parte del centrodestra che oggi riunirà i
suoi big «per decidere merito, metodo e nomi».
A garantire per la sua coalizione ci
prova Matteo Salvini che si giostrerà prima la partita dentro il centrodestra.
Tant'è che sulle personalità indicate le carte sono ancora coperte e verranno
scoperte solo domani, dopo il vertice con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni a Palazzo Grazioli, e a ridosso
dell'inizio delle votazioni. Ma lo schema sembra già stabilito: ai M5s la
Camera e alla Lega, o al centrodestra, il Senato. Luigi Di Maio torna però ad
elencare quelli che sono i paletti da rispettare: dovranno «rappresentare le istituzioni
in maniera dignitosa e onorevole, quindi non accetteremo né condannati né
persone sotto processo» ripete confermando il suo no, quindi, a Paolo Romani o
Roberto Calderoli e facendo risalire le quotazioni di Giulia Bongiorno, accanto
a quelle dell'azzurra Anna Maria Bernini, mentre spunta il nome di un'altra
leghista, Lucia Borgonzoni.
Per il Movimento, Di Maio rivendica
Montecitorio dove in pole ci sono sempre i nomi di Riccardo Fraccaro e Roberto
Fico: «Vogliamo che ci venga riconosciuto lo straordinario risultato del 4 marzo»
mette in chiaro il leader che ripete: «Abbiamo chiesto la Presidenza della
Camera perché qui ci sono più vitalizi da tagliare, più regolamenti da
modificare». Tanto più che al Senato è molto più difficile governare il
calendario dei lavori giacché per regolamento, in assenza di maggioranza in
Consiglio di Presidenza, la palla passa all'assemblea. Un desiderio, fanno
sapere i capigruppo M5s, su cui non c'è alcuna «contrarietà degli altri
partiti» che intanto già si organizzano per suddividersi le
vicepresidenze.
«È finita l'era dell'opposizione,
ora comincia l'era del governo M5s: saremo all'altezza di questa sfida» esulta
Di Maio mostrando quindi di aver l'accordo in tasca che sarebbe stato stretto
ieri mattina con il vicesegretario della Lega Giancarlo
Giorgetti. Il quale cerca di mantenere il low profile: «Stiamo lavorando tutti
assieme, non solo Lega e Cinque Stelle. Tireremo le somme
con Berlusconi e Meloni e decideremo tutti assieme, come centrodestra, come ci
presenteremo al M5s e al Pd».
Insomma, «non c'è alcun accordo
segreto tra Salvini e Di Maio». Ma il leader pentastellato sembra già cantare
vittoria e già guarda al governo dove non abbandona ancora la strada di
un'intesa che, con pazienza, guardi anche a sinistra. Per il momento, in ogni caso,
le indiscrezioni sulla «pazienza» e sulla neutralità del Quirinale di fronte al
colore che dovrebbe avere un governo stabile e con i numeri lo rassicurano.
«Sono sicuro che il capo dello stato gestirà nel migliore dei modi questa fase.
Apprezziamo molto che il Quirinale non stia mettendo fretta alle forze
politiche» ha commentato il candidato premier del M5s.
Ed esulta, con il Washington Post,
anche Davide Casaleggio che raccoglie i frutti della scommessa fatta da suo padre
Gianroberto: »Il M5s è inarrestabile, è il primo partito digitale al mondo»
mentre i vecchi partiti sono «moribondi» e con l'avvento della Rete anche
«obsoleti e diseconomici».
La
Nuova
Dopo le
dimissioni dei soriani anche l'area Cabras-Fadda diserta la segreteria
Pd, solo
ex Ds e renziani con Cucca
CAGLIARI
Nel Pd non tutto è ancora chiarito,
nonostante il mezzo accordo
raggiunto sabato nella direzione
regionale di Oristano. È vero che il
segretario Giuseppe Luigi Cucca ha
congelato le dimissioni fino alla
prima settimana di aprile, ma la
segreteria che aveva convocato per
lunedì mattina è stata disertata
dalle altre due correnti. Se era
scontata l'assenza del gruppo
capeggiato da Renato Soru, i suoi tre
delegati Giuseppe Frau, Antonio Piu
e Barbara Cadoni si erano già
dimessi in blocco prima della
direzione regionale, a sorpresa la
riunione è stata disertata anche
dalla corrente dei
popolari-riformisti. A cominciare
dal vicesegretario Pietro Morittu e
poi Aldo Pili e Alberta Grudina.
In sostanza, a rispondere alla
convocazione di Cucca sono stati
solo i renziani e gli ex Diesse
Sebastiano Mazzone, Anna Rita Mele e
Antonio Piu, ma mancando il
numero legale, erano presenti solo
in quattro su dieci) la riunione è
stata rinviata a data da
destinarsi.Ennesimo strappo. Dunque,
l'armistizio raggiunto a Oristano è
durato appena due giorni. Ma quale
è stato il motivo della mancata partecipazione
dei popolari-riformisti
alla segreteria? Dovrebbe essere
questo: il documento finale della
direzione di Oristano, letto da
Cucca dopo cinque ore di dibattito,
non è stato votato dalla direzione,
ma invece sarebbe stato fatto
circolare come approvato nella chat
del partito. Potrebbe essere stato
un errore tecnico averlo messo in
rete, ma dalla corrente dei
popolari-riformisti è stato invece
letto come un errore politico, o
comunque come «un passo in avanti
non previsto» da parte del
segretario regionale.
Soprattutto perché alla fine della
direzione,
quello stesso documento era stato
criticato, in alcuni passaggi,
dall'ex senatore Silvio Lai, uno dei
leader dei popolari-riformisti.
Mentre il gruppo di Soru aveva fatto
subito sapere: «Non è stato
votato da nessuno, ma se avessimo
dovuto farlo, noi avremmo detto no,
perché non siamo soddisfatti del
rinvio delle dimissioni di Cucca ad
aprile».Cosa accadrà. È possibile
che dopo il rifiuto dei
popolari-riformisti di partecipare
alla segreteria anche questa
corrente potrebbe dimettersi nei
prossimi giorni. A quel punto la
crisi sarebbe palese, con sei
dimissionari, e Cucca potrebbe essere
costretto ad anticipare i tempi
della convocazione dell'assemblea
regionale, prevista per la seconda
settimana di aprile, che è tra
l'altro l'unico organismo che può
accettare le dimissioni del
segretario o sfiduciarlo. (ua)
Unione
Sarda
Incertezza
sul bis - Pigliaru e il mistero per il 2019
Magari sarà una profezia che si
autoavvera, ma per ora il passo
indietro di Francesco Pigliaru in
vista del 2019 non c'è. La questione
della ricandidatura del governatore
è ritornata d'attualità in questi
giorni, dopo che sabato scorso molti
interventi della direzione
regionale del Pd (compresi quelli di
alcuni consiglieri regionali)
hanno citato la presunta volontà di
Pigliaru di non riproporsi tra un
anno alla guida del centrosinistra.
E il documento votato dalla
direzione parlava inizialmente della
ricerca di un nuovo leader,
passaggio poi eliminato su richiesta
di Silvio Lai. Anche il
presidente del Consiglio Gianfranco
Ganau affermava ieri sull'Unione
Sarda che «Pigliaru ha detto che non
si sarebbe ricandidato, non ho
notizie di ripensamenti».
Ma la posizione del governatore è
diversa da quella percepita dalla
sua stessa maggioranza. Proprio in
questi giorni ai microfoni dei tg
regionali ha detto di non escludere
la ricandidatura, pur senza darla
neppure per certa. Soprattutto, ha
invitato la coalizione a
concentrarsi sulle cose da fare
nell'ultimo anno della legislatura,
anziché iniziare a dividersi su chi
sarà il leader a febbraio.
L'equivoco deriva forse da ipotesi
circolate ai tempi del ricovero
ospedaliero del governatore, per
problemi ora superati, e
all'interpretazione di un suo
recente discorso pubblico, che parlava
della fine della legislatura:
qualcuno l'aveva inteso come l'annuncio
della fine della sua esperienza alla
Regione. Una smentita ufficiale
di Pigliaru aveva chiarito che non
c'era l'intenzione di anticipare un
no all'eventuale ricandidatura.
ASSEMINI.
Nomine e organico
Abuso
d'ufficio, il sindaco chiede il rito abbreviato
Il sindaco di Assemini, Mario Puddu,
ha chiesto ieri al giudice di
essere processato con un rito
abbreviato secco, senza condizioni, così
da ridurre i tempi della decisione e
consentire al Gup del Tribunale,
Roberto Cau, di pronunciarsi quanto
prima sull'accusa di abuso
d'ufficio formulata nei suoi
confronti dal sostituto procuratore Marco
Cocco. La stessa scelta l'ha fatta
anche l'avvocato Francesco Murtas,
strettissimo collaboratore del primo
cittadino del Movimento 5 Stelle
e con lui accusato di aver ideato la
nuova pianta organizzativa del
Comune di Assemini per penalizzare
una funzionaria a vantaggio di
altre due dipendenti, non indagate.
L'inchiesta su quella che era stata
ribattezzata la “guerra grillina”
era divampata due anni fa quando tre
consigliere dissidenti dei
Cinquestelle (Rita Piano, Stefania
Frau e Irene Piras) avevano
presentato un ricorso sulle nomine
dell'amministrazione, ipotizzando
il demansionamento di una
dipendente. Terminata l'indagine, il pm
Cocco aveva stabilito il rinvio a
giudizio sia per Puddu che per
Murtas, assistiti dai difensori
Luigi Sanna, Matteo Perra e Davide
Mascia.
Ieri mattina era prevista l'udienza
preliminare davanti al Gup
Roberto Cau per decidere sulla
richiesta della Procura, ma i due
imputati hanno fatto richiesta di
rito abbreviato. In udienza si è
costituito parte civile l'avvocato
Francesco Marongiu per conto della
funzionaria che sarebbe stata
penalizzata. Il 10 luglio si tornerà
davanti al giudice: accordato il
rito alternativo potrà iniziare la
discussione con la requisitoria del
pubblico ministero. (fr. pi.)
PD Primi
consensi per il reggente: «Gestione inclusiva»
Foto su twitter della segreteria
riunita al Nazareno. Il reggente
Maurizio Martina rinnova pratiche
“old style” rispetto alla gestione
renziana. Nelle pratiche e pure
nelle parole: vedi il post di ieri sui
ragazzi che si fanno centinaia di
chilometri in pullman per tentare un
concorso. «Ripartiamo da qui. Dalle
speranze e dalle fatiche di questi
ragazzi. Con umiltà». Insomma, una
certa discontinuità riconosciuta
dalle minoranze, che parlano di una
gestione più «inclusiva».
L'area Orlando dice che il reggente
sta rispettando l'impegno di una
maggiore collegialità. Un tratto con
cui Martina intende arrivare
all'assemblea nazionale di aprile. E
Francesco Boccia non esclude che
lo stesso Martina possa essere il
traghettatore verso il congresso.
Intanto nella segreteria di ieri è
stata confermata la linea della
direzione: «Stiamo all'opposizione,
il che non vuol dire fare
l'Aventino, e nel frattempo
proseguiamo il dialogo istituzionale per
le presidenze delle Camere», dice
Ettore Rosato.
Dialogo che per ora non starebbe
facendo grandi passi avanti. Ieri
Martina e Lorenzo Guerini hanno
visto alla Camera i capigruppo M5S:
c'è un'intesa sul metodo ma,
riferiscono i due, «nessuna proposta
concreta, né sono stati fatti nomi».
Parla
Ettore Licheri, da procuratore federale della Figc a senatore M5S
«Governo
e Regione a 5 stelle: il sogno per rilanciare l'Isola»
Dopo l'esordio a Palazzo Madama, il
neo senatore del Movimento 5
Stelle, Ettore Licheri, si prepara
alla sua esperienza parlamentare e
pensa elle emergenze dell'Isola:
«Lavoro, trasporti e sanità». Dopo 20
anni nel ruolo di procuratore
federale della Figc, Licheri, 54 anni
avvocato sassarese, si è dimesso
«per etica e non per un atto dovuto».
Come è stato il primo impatto con il
Senato?
«Emozionante, ma mi ha lasciato
anche sentimenti contrastanti. Ho
notato un ambiente sfarzoso, fatto
di velluti rossi, volte dorate e
commessi dappertutto».
È un problema?
«No, ma inizio a capire come una
classe politica senza un grande senso
di responsabilità istituzionale
possa pian piano scollegarsi dalla
realtà e allontanarsi dalla gente
comune».
Classe politica che ha pagato questo
atteggiamento?
«Sicuramente la vittoria del
Movimento 5 Stelle è arrivata anche
grazie al fatto che gli elettori
hanno capito il nostro obiettivo,
ossia diventare portavoce dei
bisogni della gente, rimanendo persone
semplici che vogliono fare politica
in maniera sobria».
Il voto di protesta quindi c'entra
poco?
«Direi nulla. Abbiamo riportato i
giovani alle urne, gli abbiamo
restituito la voglia di parlare di
politica e sognare uno Stato
sociale dove i processi decisionali
partono dal basso. Una rivoluzione
democratica».
Quali sono le emergenze della
Sardegna?
«Trasporti, sanità e lavoro, che poi
sono le tre cartine di tornasole
dell'inconcludenza della classe
politica sarda degli ultimi 40 anni.
Basta pensare a quanto sia difficile
viaggiare da e per la Sardegna e
quanto sia lacunosa sui collegamenti
interni».
Cosa non va bene della sanità?
«Il fatto che si continui ad
analizzarla attraverso i numeri, come se
fosse una Società per azioni,
dimenticandosi che dietro i numeri ci
sono vite umane. Questo approccio
non porterà mai a una riforma
condivisa dai territori. La riforma
sanitaria dell'M5S partirà dalle
proposte dei sindaci e dalle istanze
dei cittadini».
Il lavoro non è un ambito facile sul
quale intervenire.
«Sogno una Regione a 5 stelle che
faccia asse con un governo
pentastellato. Se riusciremo a
persuadere i cittadini che esiste un
modo diverso di concepire il
territorio, con maggiore sensibilità alle
filiere agroalimentari, alle energie
rinnovabili e alle nuove
tecnologie, allora la Sardegna
potrebbe davvero rimettersi in piedi».
In tanti, però, aspettano il reddito
di cittadinanza.
«È un provvedimento importante, in
grado di far incrociare la domanda
con l'offerta. Tante persone
lavoravano in settori superati e hanno
perso il lavoro; il reddito di
cittadinanza prende per mano queste
persone e le accompagna in un
percorso formativo per il reinserimento.
Assicura un reddito di 780 euro,
obbliga a dedicare 10 ore settimanali
di lavoro gratuito per il Comune di
residenza. Il reddito decade
quando arriva l'offerta dei Centri
per l'impiego».
In Sardegna il Reis (Reddito di
inclusione sociale) ha pressappoco
questa funzione. «Sta all'interno di
un impianto assistenzialistico e non è
strutturale. Noi vogliamo che un
disoccupato possa essere inserito in
nuovi settori».
Matteo Sau
La
Nuova
Abuso
d'ufficio, Puddu chiede l'abbreviato
Il
sindaco grillino di Assemini è accusato di aver nominato dirigente
la moglie
del suo collaboratore
CAGLIARI
Accusato di abuso d'ufficio per aver
emarginato una dipendente del
comune a vantaggio di altre due, il
sindaco di Assemini Mario Puddu
sarà processato col rito abbreviato
a partire dal prossimo 10 luglio.
E' stato il suo legale Luigi Sanna a
chiederlo al gup Roberto Cau,
probabilmente con l'obbiettivo di
uscire presto dai guai giudiziari in
vista della possibile candidatura a
governatore per febbraio 2019.
La stessa richiesta è stata
presentata dall'avvocato Matteo Perra per
conto di Francesco Murtas, il legale
imputato del concorso nello
stesso reato, la cui moglie Stefania
Picciau venne scelta da lui
stesso a marzo del 2014 per il ruolo
di responsabile di posizione
organizzativa all'ufficio
Suap-Urp-sviluppo economico, mentre Anna
Paola Mameli venne incaricata di
seguire i servizi tributi e
contenzioso in danno di una
funzionaria interna all'amministrazione
che aveva tutti i titoli per
ricoprire gli incarichi.
Grazie a questa
scelta, avallata da Puddu con un
atto di nomina, le due dirigenti - è
scritto nel capo d'imputazione -
avrebbero beneficiato di vantaggi
economici illegali: 27.234 euro la
Picciau e 18.302 la Mameli. A
chiedere il rinvio a giudizio di
Puddu e di Murtas è stato il pm Marco
Cocco, a conclusione di un'inchiesta
partita dall'esposto firmato da
tre consigliere comunali del M5s -
Rita Piano, Irene Piras e Stefania
Frau - che in seguito a questa
iniziativa vennero espulse dal
movimento. Le tre dissidenti, dopo
una serie di contrasti in assemblea
civica, decisero di denunciare il
sindaco Puddu descrivendo
nell'esposto una situazione a loro
dire inaccettabile: il capo
dell'esecutivo comunale avrebbe
scelto di affiancarsi l'avvocato
Murtas, con un passato nel Pd, come
una sorta di sindaco-ombra.
Fra l'altro il legale ricevette
l'incarico di elaborare il nuovo assetto
organizzativo del Comune di Assemini
e una delle prime decisioni
assunte in quel ruolo fu quella di
affidare alla propria moglie un
ruolo di alta responsabilità,
lautamente retribuito. Le tre
consigliere denunciarono anche la
decisione del sindaco di nominare
tra gli assessori una giovane
giurista che svolgeva la pratica legale
nello studio dell'avvocato Murtas,
ma su questo aspetto della vicenda
il pm Cocco non ha rilevato profili
di interesse penale.Le tre
dissidenti, che hanno continuato l'attività
politica in un nuovo
gruppo autonomo, si apprestano a
costituirsi parte civile nel
procedimento che riguarda Puddu e
Murtas. A loro potrebbe aggiungersi
la dipendente indicata come parte
offesa nel processo. (m.l)
Dopo i
senatori arrivano a Roma anche i 17 nuovi inquilini di Montecitorio
I
deputati sardi: battaglie comuni
CAGLIARI
Il bene della Sardegna prima di
tutto, al di là delle appartenenze
politiche. «Se si deve convergere
per una buona causa, non c'è ragione
per farsi ostracismo, non avrebbe
alcun senso». Parola di Mara Lapia,
avvocata eletta con il Movimento 5
stelle nel collegio uninominale di
Nuoro, uno degli undici deputati
grillini che arrivano dalla Sardegna.
In totale a Montecitorio saranno 17
i rappresentanti sardi. «Sono
emozionata - ammette - lo sarò
ancora di più venerdì quando entrerò
per la prima volta in Aula». Ma
intanto si dice disposta a
collaborare, fugando i dubbi degli
esponenti delle altre coalizioni
nei confronti dei pentastellati.
I dubbi di Gavino Manca, per
esempio.
«Si tratta di capire se il M5s ha
proposte da fare per la nostra terra
- spiega il neo deputato del Pd - in
campagna elettorale ne ho sentito
poche, ma certo se arriveranno
iniziative intelligenti siamo disposti
a sposarle». «Vediamo se hanno
intenzione di collaborare oppure se
decideranno di sollevare un muro in
nome dell'appartenenza politica -
dice Pietro Pittalis, eletto con
Forza Italia - ricordo che sono
aperte una serie di questioni, prima
fra tutte quella sulla zona
franca, poi la vertenza entrate».
Pittalis e Manca hanno una posizione
simile anche sulle priorità per
l'Isola da porre all'attenzione del
Parlamento. «La battaglia che deve
passare è il riconoscimento in
Costituzione del principio di
insularità», auspica il deputato
azzurro. «L'insularità, certo -
conferma Manca - e poi a cascata il
tema della continuità territoriale
su cui il Governo precedente ha già
investito risorse importanti». Lapia
ha un'idea diversa. «Non c'è una
proposta particolare, ma è certo che
ho intenzione di occuparmi della
sanità, ci sono grossi ospedali con
reparti allo sbando e piccoli
presidi che rischiano di chiudere».
-----------------
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento