Unione
Sarda
Governo,
alta tensione M5S-Lega Casellati riceve da Mattarella l'incarico esplorativo ma
le consultazioni regalano nuove incertezze Di Maio a Salvini: «Decida in
settimana». La replica: «Basta veti».
ROMA Il primo giro di consultazioni
non ha accorciato le distanze tra le forze vincitrici delle elezioni
ed Elisabetta Alberti Casellati ha tempo fino a domani per verificare se si può
fare il nuovo esecutivo. È il termine posto dal Capo dello Stato che ha
affidato alla presidente del Senato un mandato esplorativo per valutare se ci
sono le condizioni per un governo di centrodestra e Movimento 5 Stelle, e con
quale premier. Ma i primi colloqui servono solo a confermare la situazione di
stallo, con M5S e Lega fermi nelle rispettive posizioni.
Di Maio conferma: «Il veto su
Berlusconi resta». Mentre Salvini, che all'incontro con Casellati ha mandato i
capigruppo, replica: «Il secondo arrivato non può imporre le regole: mi pare
che Di Maio non voglia governare o che abbia già scelto il Pd». Oggi è
probabile una nuova tornata anche perché la presidente del Senato dovrà
riferire entro domani al presidente della Repubblica l'esito degli incontri.
ANCORA AUT AUT La delegazione dei 5
Stelle si è presentata per prima a Palazzo Giustiniani. «Casellati ha tempi
stretti e un mandato ben preciso per verificare i presupposti per una
maggioranza con M5S e centrodestra - ha detto Luigi Di Maio -. Il centrodestra
è un artifizio elettorale, che si presenta diviso anche a queste consultazioni.
Quindi le abbiamo ribadito che noi siamo pronti a sottoscrivere un contratto di
governo solo con la Lega. Salvini deve decidere in fretta, entro questa
settimana».
La replica del leader della Lega è
arrivata subito: «Nessuno la tiri in lungo. Io non ho bisogno di una settimana
per dire che gli italiani hanno votato in modo chiaro un mese fa». Se fallisce
Elisabetta Alberti Casellati, «lasciamo nelle mani del presidente della Repubblica
la possibilità di dare una sveglia a chi sta impedendo la nascita del governo. La domanda è:
sono tutti disposti a evitare ambizioni personali oppure no? Se la risposta è
sì, allora si lavora». Quanto al veto su Berlusconi, ha aggiunto: «Ho il dubbio
che i 5 Stelle usino Berlusconi per non andare al governo».
DIVISI MA INSIEME Ieri la coalizione
di centrodestra non si è presentata alle consultazioni come un'unica
delegazione. Così Silvio Berlusconi ha guidato la delegazione di Forza Italia e
Giorgia Meloni quella di Fratelli d'Italia. «Abbiamo insistito sul fatto che
essendo la coalizione del centrodestra quella vincente, spetta a questa indicare
il presidente del Consiglio», ha detto Berlusconi. È quel che ha ribadito
Giorgia Meloni: «Siamo disponibili a dialogare con altri, ma non prescindiamo
dalla guida del governo per un esponente di centrodestra. Che abbiamo indicato
in Matteo Salvini».
IL FORNO CHIUSO Luigi Di Maio, dopo
le consultazioni, è tornato sull'apertura dei pentastellati verso il Pd: «Ci
siamo rivolti alla Lega e al Pd perché si può fare una convergenza, però
vogliamo che il Pd ci risponda. Siamo noi che abbiamo preso l'iniziativa già da
settimane per un contratto di governo». Ma tra i dem dell'ala renziana prevale,
nonostante qualche apertura, il no alla possibilità di un'intesa di governo coi
5Stelle.
«Con il mandato alla presidente Casellati
di verificare le condizioni per una possibile maggioranza di governo tra
centrodestra e Cinque Stelle si pone fine alle ambiguità di questi 45 giorni -
ha puntualizzato il segretario reggente Maurizio Martina -. Altro che aspettare
le elezioni regionali, ora è il momento della verità per chi dopo il 4 marzo ha
pensato solo a tatticismi e personalismi».
Il
neodeputato si dimette
Pittalis
saluta l'aula dopo 24 anni Al suo posto Coinu
Dopo 24 anni Pietro Pittalis lascia
il Consiglio regionale per il
ricoprire la carica di deputato.
Ieri mattina, l'esponente di Forza
Italia ha rassegnato le dimissioni
dopo «aver trascorso quasi cinque
lustri, scanditi spesso da passioni
e irruenze sempre con la volontà
di servire il popolo sardo». Nel
saluto di Pittalis l'ammissione di
«non essere forse sempre riusciti
nei nostri intenti, come
testimoniano le tante questioni
aperte come quella dei disoccupati,
precari e poveri per i quali bisogna
fare molto di più in Sardegna e a
Roma».
Dopo aver salutato il presidente
Pigliaru, la Giunta, il presidente
del Consiglio regionale, Gianfranco
Ganau, i colleghi consiglieri, il
personale e i giornalisti delle
testate sarde, Pittalis ha dedicato un
pensiero particolare al gruppo di
Forza Italia e alla collega,
Alessandra Zedda che diventa
capogruppo.
Al posto di Pittalis entra in
Consiglio regionale, Stefano Coinu,
ex sindaco di Fonni che ha giurato
durante la seduta di ieri
pomeriggio. Il neo senatore e segretario del
Psd'Az, Christian Solinas, invece,
presenterà le dimissioni in Aula
sabato 28 aprile, quando l'assemblea
si riunirà per le celebrazioni di
Sa Die de sa Sardigna quando verrà
approvato anche l'inno della
Sardegna. Al posto di Solinas
entrerà in Consiglio regionale Nanni
Lancioni. (m. s.)
IGLESIAS.
Ma Forza Italia ha chiesto ancora qualche giorno di riflessione
Centrodestra
(quasi) unanime: «La candidata è Ilenia Mura»
Il terzo candidato a sindaco di
Iglesias è una donna.
LA SCELTA Si tratta di Ilenia Mura,
42 anni, giornalista, indicata dal
gruppo “Piazza Sella-Udc” per
conquistare la fascia tricolore alle
elezioni del prossimo 10 giugno. Il
suo nome circolava in città da
diversi giorni (insieme a quello di
Margherita Collu, laureata in
Economia con alle spalle esperienze
nel campo della dirigenza
aziendale) ma è stato confermato
dagli esponenti del partito di cui è
leader regionale Giorgio Oppi, nel
corso della riunione che la
coalizione di centrodestra (formata
anche da FI, Fratelli d'Italia e
la civica Ainnantis) ha avuto
martedì sera.
IL DISSENSO Un incontro che,
tuttavia, non si è concluso con un
accordo unanime: Forza Italia, in
particolare, avrebbe manifestato
palesemente dissenso, chiedendo
qualche giorno di tempo per
riflettere. La rottura, fino al
tardo pomeriggio di ieri, sembrava
dietro l'angolo. Tanto che
circolavano indiscrezioni su una possibile
candidatura di uno dei consiglieri
uscenti, in primis il capogruppo
Luigi Biggio. Il condizionale è
d'obbligo, giacché nessuno degli
esponenti forzisti (da quelli locali
fino al coordinatore regionale,
il parlamentare Ugo Cappellacci),
ieri, ha risposto al telefono. Ha
risposto, invece, Gianluigi Rubiu
(consigliere di Piazza Sella e
capogruppo Udc in Consiglio
regionale) il quale ha confermato la
scelta di Ilenia Mura: «Il
candidato, per noi, è lei ed è una
decisione definitiva.
Ci auguriamo che gli amici di Forza
Italia, dopo
la riflessione, proseguano insieme a
noi, a Fratelli d'Italia e alla
civica “Ainnantis” il proficuo
percorso iniziato per il bene della
città. Iglesias, soprattutto in
questo momento, ha bisogno di una
coalizione compatta e capace di
sostenere convintamente la candidata
sindaco». Anche Giancarlo Mameli,
fondatore del movimento civico che
fa parte della coalizione di
centrodestra, conferma pubblicamente il
suo convinto assenso alla
candidatura della giornalista. «È un nome
che a noi va bene, anche perché non
avevamo espresso preferenze sulle
candidature a sindaco. La nostra adesione
alla coalizione di
centrodestra - precisa - è legata al
fatto che ci ha convinti il
programma nel quale sono stati
inseriti i punti che noi avevamo posto
come condizione».
ALTRI NOMI Al momento si conoscono
ufficialmente soltanto altri due
candidati alla carica di sindaco:
Valentina Pistis (“Cas@Iglesias”) e
Carlo Murru (“Progetto per
Iglesias”); per il centrosinistra prende
sempre più piede il nome di Mauro
Usai e c'è attesa per il candidato
del Movimento 5 Stelle. Cinzia
Simbula
Iglesias
Centrosinistra
orfano del Pci, adesso è ufficiale
Il Pci di Iglesias dà l'addio alla
coalizione di centrosinistra e
ribadisce il sostegno alla candidata
sindaco Valentina Pistis. A
ufficializzare che il partito «non
ha partecipato all'ultima riunione
e non parteciperà in futuro ad
incontri di coalizione a guida Pd» è il
segretario federale, Antonello
Pinna.
È lui a scrivere che la presenza
“silenziosa” agli incontri
precedenti a quello di martedì sera, «è
stato un tentativo estremo per
comprendere se un reale cambiamento
potesse prefigurarsi nell'approccio
e nella condivisione dei problemi
degli iglesienti con le soluzioni
per affrontarli e risolverli». Il
partito (che si trova nella
condizione paradossale di essere guidato
da due segretari: Sergio Murenu, che
ha revocato le sue dimissioni, e
Renzo Piras, eletto in vista del
congresso), già da tempo aveva
annunciato l'appoggio alla candidata
di “Cas@Iglesias” (costola dei
Riformatori sardi) e la costituzione
della civica “Iglesias in
Comune”.
La rottura si era consumata ben
prima. E lo stesso Pinna lo ricorda:
«Siamo stati tra i primi a sollevare
perplessità sull'operato del
sindaco Gariazzo e della sua Giunta
quando, dopo solo un anno di
governo, facevamo ancora parte della
maggioranza». Fino al passaggio
all'opposizione: «Siamo usciti dopo
numerose richieste di cambi di
rotta, tutte cadute nel vuoto,
certificando oggi il totale
fallimento».
Il Pci, con Piras uno dei due
segretari cittadini, «prende le distanze
anche da “Potere al popolo” che, a
oggi, ci risulta ancora un fedele
alleato del Pd e col quale non c'è
mai stata condivisione di programmi
sui temi locali». (c. s.)
SASSARI.
Pd spaccato
Dopo lo
scontro Sanna attacca la capogruppo
Un Pd spaccato, uscito con le ossa
rotte da un Consiglio comunale in
cui sul banco degli accusati sedeva
Nicola Sanna, per la gestione del
Consorzio industriale e la sua
difesa del presidente Taula. Invece
nella votazione finale il gruppo si
è diviso e una maggioranza inedita
(i dem dell'asse Spissu-Lai con
l'opposizione) si è alleata per
bocciare la mozione anti-sindaco.
È la sintesi di una situazione
sempre più ingarbugliata a Palazzo
Ducale. Sanna, ancora una volta, è
uscito (quasi) indenne, evitando il
voto di sfiducia. Il giorno dopo,
usa toni più pacati, ma parole
sempre taglienti. «Sono stupito e
amareggiato per quanto accaduto in
aula. Non volevo offendere nessuno,
quello che è stato detto fa parte
della dialettica politica. Ora però
chi deve prendere atto di quanto è
successo è la capogruppo Carla
Fundoni. Deve assumersi le sue
responsabilità perché parte dei
consiglieri non voleva quello che
voleva lei.
E non è certo questa la sua
principale funzione». Per
Sanna è rimediabile il fatto che in
Consiglio si sia formata una nuova
maggioranza. «Ci sono le condizioni
per andare avanti. Penso che si
possa capire che sono stati commessi
degli errori. Se ne traggano le
conseguenze. Il mio compito è solo
quello di amministrare».
Nel partito tutto tace anche in
vista dell'assemblea regionale in
programma sabato. Insistono invece
le opposizioni: Fratelli d'Italia,
Forza Italia e Movimento 5 Stelle,
avevano chiesto di votare la
sfiducia. Ribadiscono che «è stata
persa un'occasione per staccare la
spina ad una amministrazione
litigiosa sin dal primo giorno». ( fr.
fe. )
La
Nuova
Il
deputato di Fi saluta l'aula dopo 24 anni: al suo posto entra Coinu
Pittalis
lascia, Zedda capogruppo
Ventiquattro anni fa, era il 1994,
Pietro Pittalis entrava per
la prima volta in Consiglio
regionale. Era all'epoca uno dei tanti
volti nuovi scelti da un altro
esordiente in politica, Silvio
Berlusconi, per lanciare la neonata
Forza Italia. Dopo ben cinque
legislature consecutive, sono
arrivati i saluti di Pittalis, che il 4
marzo è stato eletto alla Camera e
dal Consiglio s'è voluto dimettere
in aula. «Ho preferito - sono state
le sue parole - ringraziare di
persona l'Assemblea. In questo
momento il mio pensiero va alle
questioni ancora irrisolte del
lavoro, dei precari e di chi vive
purtroppo ai margini della società.
A Roma andrò portando alto il
vessillo della sardità e la
rivendicazione dell'insularità, perché ho
sempre inteso la politica come una
scelta di servizio e dichiaro da
subito la mia piena disponibilità
non solo ad ascoltare ma anche ad
intervenire per risolvere le
vertenze che ancora impediscono alla
Sardegna di crescere». Al posto di
Pittalis è subentrato Stefano
Coinu, ex sindaco di Fonni, primo
dei non eletti nel 2014 nella lista
di Forza Italia nel collegio di
Nuoro.
Dopo le dimissioni di Pittalis,
Alessandra Zedda è stata eletta
all'unanimità nuovo capogruppo dai
consiglieri di Fi, mentre Marco
Tedde è stato confermato
vicecapogruppo. Anche il neo
senatore del Psd'Az, Christian Solinas,
formalizzerà le dimissioni in Aula.
Lo farà sabato 28 aprile, nellla
seduta convocata per «Sa Die de sa
Sardigna» e per l'approvazione
dell'inno. Sempre in aula dovrebbe
presentare le dimissioni anche il
deputato Gavino Manca del Partito
democratico
Fmi: «Il
risanamento italiano sia credibile»
«Per il
debito serve una traiettoria in calo»
La «priorità per l'Italia dovrebbe
essere l'avvio di un risanamento di
bilancio credibile e ambizioso per
incanalare il debito in una
traiettoria di calo». Lo afferma il
Fondo monetario internazionale
(Fmi), secondo il quale l'Italia può
seguire diverse vie per
raggiungere l'obiettivo, ovvero può
aumentare le spese di capitale,
spostare la tassazione verso i
ricchi e le proprietà e ampliare la
base imponibile». «Nelle economie
avanzate alle prese con
l'invecchiamento della popolazione
(Germania, Italia e Giappone) -
aggiunta sempre il Fmi - la spesa
pubblica dovrebbe puntare ad
ampliare la forza lavoro aumentando
l'accesso alla formazione e
aumentando la partecipazione
femminile».
Il Fmi sottolinea poi che gli
«sforzi in corso in Italia per
ridurre l'attuale spesa (inclusa
l'elevata spesa pensionistica)
potrebbero creare spazi per misure
pro-crescita e inclusive». Il Fmi ha
rilevato infine che il debito
pubblico americano salirà nel 2023
al 116,9% del pil, superando il
116,6% di quello previsto per
l'Italia. È quanto emerge dalle tabelle
del Fmi contenute nel Fiscal
Monitor, secondo le quali fra le economie
avanzate nel 2023 solo due paesi
faranno peggio degli States in
termini di debito: si tratta della
Grecia e del Giappone. di Michele
Esposito
Pronto il
piano B di Mattarella. Ipotesi Fico per un altro giro
Due mandati esplorativi e una
manciata di giorni, poi
il tempo per i partiti sarà scaduto
e si procederà con il
pre-incarico. A 4 giorni dalle
Regionali in Molise il presidente
Sergio Mattarella spiazza tutti con
un mandato esplorativo a tempo - e
delimitato al centrodestra-M5S -
alla presidente del Senato Maria
Elisabetta Casellati. Un mandato
che, nella strategia del Colle, ha
già un'ipotesi «b» qualora, come
sembra al momento, dovesse saltare
questo percorso: inviare in
esplorazione, dopo una pausa di
riflessione, il presidente della
Camera Roberto Fico, con la
possibilità che cambi anche lo
schema per un'eventuale maggioranza.
La mossa del Colle mette di fatto
all'angolo Luigi Di Maio e Matteo
Salvini quasi «costringendoli» ad un
ultimo tentativo. Tentativo che,
a questo punto, non si può più
escludere che sfoci in un premier terzo
con un passo di lato di entrambi i
leader. Anche perché nel caso anche
Fico non riesca a sbloccare lo
stallo, Mattarella potrebbe procedere
senza più ascoltare i partiti e
conferendo un pre-incarico. Per i
protagonisti in campo, a partire da
Lega e M5S, a quel punto non ci
sarebbe più spazio per schermaglie e
ipotesi di dialogo: un
pre-incarico metterebbe Lega e M5S
di fronte alla prova,
delicatissima, del cercare i numeri
in Aula. La strategia del Colle,
di fatto, dà ai partiti un'altra
settimana circa prima che si proceda
al conferimento di un pre-incarico.
Una settimana durante la quale, si
sottolinea al Quirinale, un
qualsiasi accordo tra i partiti che possa
sbloccare l'impasse vedrebbe
Mattarella pronto a registrarlo. La mossa
del capo dello Stato arriva dopo
giorni in cui non è stato registrato
nessun passo avanti, nei toni e
nella sostanza. Ed è una mossa che
spiazza Salvini, che sperava di
scavallare il voto in Molise prima di
affrontare le consultazioni di
Casellati. La reazione del leader
leghista è veemente. Una volta
venuto a sapere del calendario dei
colloqui, Salvini confida il suo
disappunto a Giorgia Meloni per un
preavviso, a suo parere, irrisorio.
E sceglie di non rinviare il suo
comizio a Catania, producendo uno
strappo istituzionale non da poco e
che potrebbe ricucirsi solo oggi
quando, al nuovo giro di
consultazioni che Casellati
organizzerà, Salvini dovrebbe esserci. Con
la sua accelerazione il Colle fa
salire, e di molto, la pressione
anche su Di Maio. Il leader M5S non
dà segni di cedimento e continua a
guardare al Pd, ma sul tavolo da
gioco adesso non c'è solo il suo veto
a FI ma anche il tema della
premiership.
La Lega formalmente chiede un
suo passo di lato e lo stesso, in
un'ipotetico schema di governo con
il Pd e sotto la regia di Fico,
faranno i Dem. E allora ecco che,
anche in qualche esponente del M5S
si insinua il dubbio che la
rigidità di Di Maio sulla
premiership e, contestualmente, su
Berlusconi, non paghi. «Su Di Maio
premier non riusciranno a
spaccarci», avverte in mattinata un
senatore del M5S. E Di Maio, in
serata, chiede all'assemblea
congiunta se qualcuno, tra i
parlamentari, sia d'accordo con il
via libera a FI e il passo indietro
su Palazzo Chigi. Nessuno, dalla
platea, alza la mano. Ma la
questione, molto presto, tornerà a
galla. E Di Maio sarà chiamato
all'amletica scelta tra un passo
indietro che possa sbloccare
l'impasse di governo o il continuare
su una strada che potrebbe
portare il M5S all'opposizione.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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