Pubblichiamo il
comunicato con il quale Comunidades lascia il tavolo politico di
AutodetermiNatzione. Le dimissioni sono state formalmente recapitate alle
componenti in data 7 maggio 2018.
"Sono passati più di due mesi dalle elezioni politiche
alle quali, con 8 sigle guidate dal portavoce Anthony Muroni, presentammo il
Progetto AutodetermiNatzione. Un Progetto che, rivolgendosi a tutti sardi e
superando gli steccati ideologici, doveva rappresentare la “speranza perché la
Sardegna uscisse dalla fase attuale di decadenza e impoverimento, frutto delle
politiche delle Giunte regionali espresse dai partiti subordinati a Roma e dai
loro alleati, con l’obiettivo di scardinare il vecchio modello di sviluppo
basato sulla dipendenza.”
Un Progetto che voleva rappresentare un processo di rottura
e discontinuità rispetto al passato, riferito certo alla politica espressa
dalle giunte regionali precedenti, ma non di meno rispetto alle prassi
egoistiche e divisive che hanno sempre ostacolato tutti i processi di
convergenza tra le forze indipendentiste, autonomiste e sovraniste della
Sardegna.
La parola autodeterminazione, con la quale eravamo riusciti
a vincere la diffidenza di oltre 20.000 sardi e a portarli su un percorso che
nel suo orizzonte aveva l’indipendenza della Sardegna, è stata la chiave che ha
reso possibile ciò che tra i movimenti indipendentisti non era mai stato
possibile: un progetto che vedeva finalmente insieme partiti storicamente
divisi. Un obiettivo che, crediamo, sia stato raggiunto non solo per la volontà
delle 8 componenti (pure indispensabile) ma perché la figura intorno a cui si è
potuta catalizzare l’aggregazione politica incarnava, per noi e per i sardi a
cui ci rivolgevamo, l’elemento nuovo, di rottura, estraneo alle passate e
fallimentari ricette precedenti.
La campagna elettorale è stata un momento bello ed
esaltante, abbiamo fatto promesse importanti ed impegnative, vantandoci (e a
ragione) di essere riusciti insieme laddove divisi non eravamo mai arrivati. Tutti
insieme, stretti in una fiducia reciproca che sembrava inscalfibile, siamo
arrivati al 2 marzo con l’entusiasmo e la sensazione che un processo di
liberazione della Sardegna fosse ormai avviato ed inarrestabile. Se avessimo
fatto prima di quella data, come ci eravamo ripromessi di fare, lo Statuto e
l’Associazione Progetto Autodeterminatzione, probabilmente niente o poco di
irreparabile come invece è avvenuto, sarebbe successo.
Lo Statuto, non per responsabilità di tutti ma solo di una
parte, non si è fatto nel tempo stabilito. E all’indomani del 4 marzo, un
risultato comunque insperato e per noi di Comunidades estremamente positivo,
non è stato considerato un patrimonio abbastanza prezioso, come invece era, da
salvaguardare. Anzi. La prima priorità, e vecchio vizio, è stata la rimozione
della fiducia (nei fatti) di Muroni, fino al 2 marzo considerato un leader
generoso e democratico riconosciuto da tutti gli 8, e dal 5 marzo
improvvisamente decaduto ad accentratore con l’aspirazione di fare del Progetto
Autodeterminatzione un soggetto politico unico in cui scioglierne le
componenti.
Ancora oggi ci chiediamo in quale luogo o contesto sia
potuta emergere una tale convinzione, noi non l’abbiamo mai lontanamente
intravista, né in dichiarazioni al tavolo politico, né in conversazioni meno
formali. Tant’è, questo è stato un primo segnale dello scricchiolio che ha poi
generato il tracollo verso i successivi avvenimenti. Al netto delle
responsabilità di ciascuno di noi, resta però la convinzione di Comunidades che
molto poteva essere evitato, se la volontà di restare uniti, pur nelle
difficoltà e incomprensioni, fosse rimasta immutata.
È chiaro, oggi, che ciò che ci ha diviso non sono
derubricabili a semplici incomprensioni. Ci divide senza dubbio una pratica,
prima di tutto nei rapporti personali, che può trasformare da un giorno
all’altro il portavoce che fino a ieri ci rappresentava totalmente in qualcuno
da cui guardarsi e prendere le distanze, disconoscendo di fatto, nel momento in
cui si accettano senza discussione le sue dimissioni, che l’obiettivo raggiunto
il 4 marzo è stato frutto, in larga parte, del suo impegno. La prassi politica,
poi, è cosa già vista e per noi non più accettabile da molti anni.
Con una componente autosospesa si è deciso di andare avanti
sulle regole, e lo Statuto di un Associazione politica che cambia nome (non più
Progetto Autodeterminatzione ma solo “AutodetermiNatzione”) e simbolo (come
votato nella riunione del 24 aprile u.s.).
Per noi di Comunidades, per le ragioni qui sintetizzate e
per altre che in questi mesi abbiamo espresso nel tavolo politico (e che sono
agli atti dei verbali), sono venute a mancare le condizioni necessarie perché
possiamo proseguire il percorso intrapreso dalle 6 componenti che, come ultimo
atto, hanno scritto (subito dopo che avevamo lasciato l’ultima riunione), un
comunicato che, per i toni, le modalità e i contenuti, ha sancito la definitiva
messa al bando di Sardos.
L’autodeterminazione resta l’obiettivo politico di
Comunidades che esce da questo tavolo ma non rinuncia alla sua azione rivolta
ai sardi e al bene della Sardegna. Lo faremo intanto partendo da noi, senza la
fretta della contingenza elettorale che, spesso, stimola l’appetito di chi
guarda troppo agli interessi ristretti del proprio partito e poco a quelli più
generali e con traguardi più lontani, ma certo più alti di uno scranno parlamentare
(italiano o sardo che sia).
Noi di Comunidades, riprenderemo la strada che è stata
abbandonata il 4 marzo, con lo spirito che ci ha spinto e contraddistinto nei
mesi precedenti alle elezioni, confermando che tutto ciò che faremo sarà
all’insegna dell’autodeterminazione, senza i partiti italiani, portando avanti
con pazienza la rivoluzione tranquilla che avevamo promesso.
E il primo passo del nostro cammino fuori da qui è
autodeterminarci nella nostra scelta di essere protagonisti alla pari con i
nostri interlocutori e non ospiti sgraditi in una casa che abbiamo contribuito
a costruire dalle sue fondamenta, né complici di azioni che noi disconosciamo
prima di tutto nei metodi.
Ci resta l’amarezza di non essere riusciti a fermare il
processo di disgregazione degli ultimi due mesi e la sofferenza nel vedere un
Progetto bellissimo che avevamo regalato ai sardi, trasformarsi nell’ennesimo
tavolo di singoli interessi che convergono “quando necessario”. Non era questo
il nostro Progetto. E a chi rimane lo lasciamo, per quello che è diventato. Buon lavoro a tutti, senza la preclusione che in futuro ci
si possa anche ritrovare con lo spirito che ci aveva uniti.
Valentina
Sanna
Presidente
di Comunidades
P.S. Abbiamo appreso, non da una formale e dovuta
convocazione tramite verbale non ancora pervenuto dell’incontro di venerdì 4
maggio, ma da un sostenitore che ha partecipato all’assemblea di Senorbì, che
mercoledì è previsto un nuovo incontro del tavolo politico in cui si approverà
lo Statuto. Anche questo, si aggiunge alle inaccettabili prassi politiche del
nuovo corso."
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