Dopo le ultime consultazioni e l'intervento del capo dello
stato non ci sono più dubbi. Si voterà tra l'estate e l'autunno o, in
alternativa, subito dopo l'approvazione in dicembre della legge di bilancio.
Questa legislatura ha i mesi contati. Se non le settimane.
Dobbiamo dirla esattamente così: siamo a un passaggio
drammatico della storia della Repubblica. La destra lepenista di Salvini e il
Movimento cinque stelle - che con la Lega fino a ieri ha tentato un'alleanza di
governo, individuandola come interlocutrice privilegiata - hanno il consenso di
più della metà degli italiani. Se si considera tutto il centrodestra questo
consenso cresce fino a percentuali inedite. Esiste di fatto un bipolarismo
senza sinistra che rischia persino di trasformarsi in blocco storico organico.
In altri tempi avremmo temuto per una rottura autoritaria.
A sinistra, nel nostro campo, il tempo dei giochi è finito.
Che si voti in dicembre o ancora prima esiste soltanto una possibilità per
evitare questo scenario già scritto: bisogna uscire dall'autoreferenzialità,
dall'isolamento, dalla marginalità. Bisogna sparigliare. Fare la mossa del
cavallo.
Se non intervenisse un'assunzione radicale di responsabilità
andrebbe infatti così: Renzi farebbe una lista del Partito democratico epurando
ancora più in radice le minoranze e prenderebbe una batosta ancora più
clamorosa. I segretari di Mdp, Sinistra Italiana e Possibile riesumerebbero - dopo
due mesi di silenzio - il simbolo di Liberi e Uguali, sceglierebbero un'altra
volta in cinque i candidati, copierebbero e incollerebbero il programma di
marzo. E infine prenderebbero quello che i sondaggi oggi ci dicono: meno del
3%.
Se non interviene un'assunzione radicale di responsabilità
sinistra e centrosinistra evaporeranno. E l'Italia andrà in mano o alla destra
di Salvini o ai Cinque stelle. O a tutti e due insieme, finalmente alleati dopo
un secondo successo elettorale. Non può e non deve andare così. Occorre un
cambio di rotta, una coalizione larga. Un campo plurale in grado di proporre
un'alternativa a destre e Cinque stelle.
Occorre parlare con sincerità e decisione al paese. Mettere
al centro i problemi di tutti i giorni, le urgenze che tolgono il sonno a
milioni di persone in Italia: il lavoro, il salario, la sanità, le pensioni, la
scuola. Proposte chiare, radicali, in discontinuità con quel che si è fatto
negli ultimi vent'anni. Bandiere nella testa delle persone, del dibattito
pubblico. E poi una visione alternativa. Una idea di futuro. Questo serve. Siamo in condizione di costruire una grande
lista democratica, progressista e di sinistra per proporre un'altra idea di
paese, un programma di cambiamento e fermare, al contempo, le forze
dell'avventura?
E dentro questo campo e questa proposta siamo in grado di
iniziare a costruire una sinistra forte? Immaginiamo un partito del lavoro,
socialista, della sinistra democratica. Con un gruppo dirigente nuovo, fatto di
persone credibili, capaci, in sintonia con i milioni che sono andati nel bosco.
Perché se vai a cercarli con le facce di quelli che nel bosco li hanno fatti
scappare non puoi aspettarti che questi escano e tornino a casa.
Sentiamo già dire che è tardi e che non c'è tempo per
discutere. E che quindi non c'è alternativa a ripresentare quello che c'è, con
tutti i suoi tic e le sue nevrosi, le sue piccole oligarchie e le sue liturgie
vuote. Non è vero che non c'è tempo. Chiediamo uno spazio democratico per
discutere e decidere. Il Partito democratico, Liberi e Uguali, le altre
formazioni della sinistra italiana sono disponibili a un atto di generosità, di
responsabilità, di coraggio?
Il tempo c'è, c'è sempre stato. Basta volerlo.
Di Simone Oggioni
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