mercoledì 9 maggio 2018

Non possiamo più rimandare: la sinistra perde il terreno della storia. Di Simone Oggioni.




Dopo le ultime consultazioni e l'intervento del capo dello stato non ci sono più dubbi. Si voterà tra l'estate e l'autunno o, in alternativa, subito dopo l'approvazione in dicembre della legge di bilancio. Questa legislatura ha i mesi contati. Se non le settimane.

Dobbiamo dirla esattamente così: siamo a un passaggio drammatico della storia della Repubblica. La destra lepenista di Salvini e il Movimento cinque stelle - che con la Lega fino a ieri ha tentato un'alleanza di governo, individuandola come interlocutrice privilegiata - hanno il consenso di più della metà degli italiani. Se si considera tutto il centrodestra questo consenso cresce fino a percentuali inedite. Esiste di fatto un bipolarismo senza sinistra che rischia persino di trasformarsi in blocco storico organico. In altri tempi avremmo temuto per una rottura autoritaria.

A sinistra, nel nostro campo, il tempo dei giochi è finito. Che si voti in dicembre o ancora prima esiste soltanto una possibilità per evitare questo scenario già scritto: bisogna uscire dall'autoreferenzialità, dall'isolamento, dalla marginalità. Bisogna sparigliare. Fare la mossa del cavallo.

Se non intervenisse un'assunzione radicale di responsabilità andrebbe infatti così: Renzi farebbe una lista del Partito democratico epurando ancora più in radice le minoranze e prenderebbe una batosta ancora più clamorosa. I segretari di Mdp, Sinistra Italiana e Possibile riesumerebbero - dopo due mesi di silenzio - il simbolo di Liberi e Uguali, sceglierebbero un'altra volta in cinque i candidati, copierebbero e incollerebbero il programma di marzo. E infine prenderebbero quello che i sondaggi oggi ci dicono: meno del 3%.

Se non interviene un'assunzione radicale di responsabilità sinistra e centrosinistra evaporeranno. E l'Italia andrà in mano o alla destra di Salvini o ai Cinque stelle. O a tutti e due insieme, finalmente alleati dopo un secondo successo elettorale. Non può e non deve andare così. Occorre un cambio di rotta, una coalizione larga. Un campo plurale in grado di proporre un'alternativa a destre e Cinque stelle.

Occorre parlare con sincerità e decisione al paese. Mettere al centro i problemi di tutti i giorni, le urgenze che tolgono il sonno a milioni di persone in Italia: il lavoro, il salario, la sanità, le pensioni, la scuola. Proposte chiare, radicali, in discontinuità con quel che si è fatto negli ultimi vent'anni. Bandiere nella testa delle persone, del dibattito pubblico. E poi una visione alternativa. Una idea di futuro. Questo serve. Siamo in condizione di costruire una grande lista democratica, progressista e di sinistra per proporre un'altra idea di paese, un programma di cambiamento e fermare, al contempo, le forze dell'avventura?

E dentro questo campo e questa proposta siamo in grado di iniziare a costruire una sinistra forte? Immaginiamo un partito del lavoro, socialista, della sinistra democratica. Con un gruppo dirigente nuovo, fatto di persone credibili, capaci, in sintonia con i milioni che sono andati nel bosco. Perché se vai a cercarli con le facce di quelli che nel bosco li hanno fatti scappare non puoi aspettarti che questi escano e tornino a casa.

Sentiamo già dire che è tardi e che non c'è tempo per discutere. E che quindi non c'è alternativa a ripresentare quello che c'è, con tutti i suoi tic e le sue nevrosi, le sue piccole oligarchie e le sue liturgie vuote. Non è vero che non c'è tempo. Chiediamo uno spazio democratico per discutere e decidere. Il Partito democratico, Liberi e Uguali, le altre formazioni della sinistra italiana sono disponibili a un atto di generosità, di responsabilità, di coraggio?
Il tempo c'è, c'è sempre stato. Basta volerlo.
Di Simone Oggioni


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