E' stato sufficiente che la nave dei disperati costeggiasse
la Sardegna cercando di sfuggire al mare in tempesta, con decine di ragazzini,
bambini e donne incinte, stremati da mesi di viaggio e che da giorni vomitano
anche gli occhi, che la famosa ospitalità sarda si rivelasse per ciò che è: un
ricordo del passato, morto e sepolto. Un mito vuoto, da esibire in maniera
folcloristica ad agosto, o al limite da mettere in pratica in maniera untuosa e
interessata nei confronti di stranieri facoltosi.
Anziché invocare soccorso e un po’ di ristoro appena umano
per dei disperati (che come è noto stanno anche andando altrove), decine di
squallidi personaggi vomitano sui social tutto il loro razzismo. I vari
personaggi da "prima i Sardi" e "non sono razzista ma",
rigorosamente "neddiddestra-neddisinistra", che magari si riempiono
la bocca di sani principi e si atteggiano a buoni cristiani. Leoni spietati e
crudeli contro donne e bambini indifesi, conigli tremanti davanti ad ogni sorta
di prepotenza coloniale.
E tra loro, immancabili, tanti elementi che si
spacciano per indipendentisti e professano l'ossessione del "dovete unirvi
!1!!". No, signori, non ne voglio sapere di questa gente. Non mi parlate
di unità, di buoni intenti e di collaborazione: con questa gente, con chi li
aizza e con chi li rappresenta, niente a che fare, niente di che spartire. E' su ben altri princìpi che vogliamo costruire la nuova
Nazione.
Su altre basi vogliamo costruire la nuova società e la nuova Repubblica. Solidarietà,
libertà, rispetto, uguaglianza.
Umanità.
Di Pier Franco Devias
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