Eccoli li, i 4 bulletti di Sardegna che vogliono bere una
birretta al bar. Me li immagino sedersi al tavolo con il loro carico di
ignorante idiozia e sentirsi dei grandi padreterni nell’esprimere il loro
rifiuto al cameriere nero. Scarsi che non ne possono più, con quegli spiccioli
del conto, assieme alla birra, pensano di potersi scegliere anche chi gliela
porta al tavolo.
Vigliacchi che non potranno mai dar niente di buono al mondo
nel quale vivono. Uomini terra terra sdoganati nel loro delirio. Gente fatta di
vuoto che per sentirsi finalmente qualcuno ha bisogno di calpestare ed umiliare
qualcun altro. Sono stati sdoganati. Per ciò sollevano la testa e chi, su
questi sentimenti, sta costruendo consensi elettorali soffia sul fuoco e
minimizza.
Non c’è niente di nuovo sotto il sole, nella storia recente
ogni razzismo ha avuto i suoi negazionisti, mentre nuovo, attuale e molto
pericoloso mi pare l’atteggiamento di coloro che sembrano accettare questo
razzismo che striscia nel sottosuolo ed ogni tanto affiora, come una specie di
effetto collaterale delle necessarie politiche di gestione dei flussi
migratori.
Non è così!
Si potrebbero fare politiche di governo dell’immigrazione
senza scadere nel razzismo. Si potrebbero pensare ed attuare politiche di
contrasto ai trafficanti di esseri umani senza criminalizzare gli immigrati. Si
potrebbero fare politiche di accoglienza ed integrazione senza lasciare spazio
ai corrotti che sugli immigrati costruiscono fortune.
Lo vorrei conoscere, per stringergli la mano, il titolare di
quel bar di Cala Gonone. Vorrei ringraziarlo per la lezione di civiltà, di
laicità e di umanità che ha dato a tutti quanti nel far accomodare fuori dal
locale quei quattro bulletti razzisti. Quello è un uomo.
Di Lucia Chessa
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