mercoledì 25 luglio 2018

Il Parlamento: luogo chiave per l’esercizio di una reale democrazia, oggi più che mai. Di Lucia Chessa.



Io sono parlamentarista. Sarà perché ho ben presente che tutte le dittature e i totalitarismi europei del 900, il nazismo, il comunismo, il fascismo erano accomunati da un forte antiparlamentarismo, ma tendo a guardare con grande sospetto e diffidenza chi discredita le assemblee rappresentative, chi le dichiara inutile spreco di chiacchiere, chi le definisce lesive della democrazia diretta. So anche che parte da lontano, in Italia, l’attacco al parlamentarismo ed alla dignità delle assemblee parlamentari.

Passa attraverso leggi elettorali firmate Lega, Forza Italia e PD che nominano deputati e senatori ubbidienti, attraverso caste privilegiate ritratte nell’esercizio delle loro infinite impunità, attraverso esecutivi forti che abusavano del voto di fiducia impedendo il dibattito parlamentare.

E’ lungo ed agghiacciante l’elenco delle bordate che ha dovuto subire il nostro sistema parlamentare. Come quando Berlusconi proponeva che, per velocizzare, avrebbero potuto riunirsi solo i capigruppo invece che le intere assemblee parlamentari, o quando i 5stelle attaccavano il principio costituzionale dell’assenza di vincolo di mandato per i parlamentari, o quando un’intera assemblea legislativa toccava il fondo votando come se Ruby fosse la nipote di Mubarak e umiliando così, nella sua pochezza inaudita, non solo sé stessa, ma l’intero popolo italiano che le aveva consegnato sovranità.

Per non parlare di quello sciaguratissimo tentativo di riforma costituzionale “Boschi-Renzi” che emarginava il parlamento a favore di un premier della provvidenza che si presentava a mani in tasca nel suo discorso alle camere promettendo rottamazioni alle quali, per un attimo, credettero molti italiani. Oggi siamo a deputati che dichiarano che in parlamento si va a farsi selfie ed a scaldare il banco e per ciò è più utile non partecipare.

Siamo alla previsione che il futuro sta nelle democrazie dirette, cioè nel superamento dei parlamenti a favore di un rapporto immediato tra chi comanda ed il popolo. Certo! La rete è una novità epocale. Ma quell’idea del filo diretto tra i capi e il popolo non è affatto nuova. Ogni dittatore nella storia ha affermato di interpretare ed esprimere direttamente il bene del popolo e dunque, in qualche modo, la sua volontà. La nostra è una democrazia scalcinata. Spero resista alle nuove bordate dei barbari di ogni colore.

Io sono parlamentarista e non cambio idea.

Di Lucia Chessa.

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