martedì 3 luglio 2018

Rassegna stampa 03 Luglio 2018


Unione Sarda

Muledda, l'addio del guerriero Dal Pci all'indipendentismo
Si è spento a 76 anni il fondatore dei Rossomori: fu assessore con Mario Melis

«Quando eravamo comunisti sapevamo di non poter aspettare l'ora X della rivoluzione, per metterci a lavorare per migliorare le condizioni della gente. Questo vale ancora oggi (per l'indipendentismo, ndr ), se poi sarà indipendenza lo deciderà il popolo. Prima o poi bisognerà chiederglielo: vuoi diventare indipendente?» (Gesuino Muledda, 2012)

Per il cinismo popolare è normale nascere incendiari e morire pompieri, ma non vale per tutti. Non valeva per Gesuino Muledda. Aveva 76 anni, una malattia diventata ormai quasi una compagna di strada, e alcune solide certezze. In politica. A sinistra. Ieri si è arreso al male, ma non si è mai arreso alla pratica dei cambi di campo ideologico: lui semmai ha cambiato modo di fare l'incendiario, militando sotto vari simboli e sbarcando su sponde indipendentiste dopo una vita nel partito statalista per eccellenza.

Perché la sua storia politica si identifica in gran parte col Pci, con cui divenne consigliere regionale nel 1974 e poi assessore negli anni '80. Prima all'Urbanistica, nelle Giunte di Franco Rais (quella strana legislatura in cui il Psi ondeggiò dalla maggioranza con la Dc a quella col Pci, e ritorno). E poi legò il suo nome all'assessorato all'Agricoltura, presidiato durante il regno di Mario Melis sostenuto dall'accordo Pci-Psd'Az.  Si deve a lui, tra l'altro, l'idea della Regione come sponsor delle squadre sportive (chi non ricorda le maglie del Cagliari con la scritta Fos, Formaggi ovini sardi?).

LA FORMAZIONE L'agricoltura sarda è rimasta la grande passione di Muledda, ma la sua formazione era di altro tipo: laureato in storia a Sassari, poi insegnante alle scuole medie e preside. Al lavoro affiancava l'impegno politico: è stato anche sindaco di Gairo, il paese della moglie, e consigliere comunale di Lanusei, lui che - nativo di Oniferi - era diventato orgogliosamente ogliastrino “sul campo”.

Il Consiglio regionale è stato casa sua fino al '94. Nel frattempo il Pci non c'era più, e Mulè (come si definiva quando riferiva dei colloqui con qualche interlocutore) aveva logorato molti rapporti. Mente politica raffinatissima e carattere non facile, non teneva la sua intelligenza tagliente nel cassetto se doveva contraddirti. Non gli mancavano i nemici. È stato molto criticato il suo sostegno a Nicola Grauso all'epoca del Nuovo Movimento, presente alle Regionali del 1999. In seguito è passato al Psd'Az, continuando comunque a guardare a sinistra: inevitabile la rottura col segretario Giacomo Sanna, timoniere dell'approdo col centrodestra nel 2009. Fu allora che Muledda capeggiò la scissione da cui nacquero i Rossomori, alleati di Renato Soru.

GLI ANNI RECENTI Proprio in quel periodo “Mulè” iniziava la battaglia col tumore che avrebbe domato per quasi dieci anni. Lunghe terapie e correlate sofferenze, una lotta che ha suscitato l'ammirazione di tutti: parlava del suo male come si è soliti fare di un raffreddore, con animo guerriero e la consueta ironia a denti stretti. E senza mollare un centimetro nell'impegno politico quotidiano. Nel frattempo aveva virato verso l'indipendentismo, con la formula sovranista («soberania est indipendentzia», lo slogan del primo congresso dei Rossomori) ancora non associata a Salvini e Le Pen.

Nel 2014 il suo partito si alleò col centrosinistra guidato da Francesco Pigliaru, e Muledda incise ancora una volta sulle scelte in materia di agricoltura, presentando Elisabetta Falchi al futuro governatore durante la campagna elettorale e poi indicandola per l'assessorato in quota Rossomori.

Il feeling con Pigliaru non è sopravvissuto all'uscita della stessa Falchi dalla Giunta, dopodiché Muledda era diventato molto severo col presidente. Riavvicinandosi invece, nel Progetto Autodeterminatzione, ad altre sigle indipendentiste che avevano assai criticato l'alleanza con i partiti italiani. I suoi ultimi post su Facebook erano tutti contro Salvini e l'intesa Lega-Psd'Az.

REAZIONI Al di là delle divergenze, Pigliaru è stato tra i primi, ieri, a commemorare Muledda: «Ci mancherà la schiettezza dell'uomo e la capacità del politico e della persona colta di leggere la nostra realtà. Era un comandante naturale», autorevole ma «corretto e dialogante anche nei momenti di massimo disaccordo». Ma il cordoglio, espresso sui social network o nei comunicati, accomuna tanti: da Emilio Usula e Paolo Zedda, eletti alla Regione coi Rossomori, al gruppo consiliare Sdp con l'assessore alla Cultura Giuseppe Dessena, fino al presidente Anci Emiliano Deiana, Thomas Castangia di Possibile, i leader indipendentisti Bustianu Cumpostu e Pier Franco Devias.

Molti si sono ritrovati nella camera mortuaria del policlinico di Monserrato, dove Muledda si è spento. Oggi sarà ricordato in una cerimonia laica al cimitero cagliaritano di San Michele (alle 16.30), poi il suo corpo sarà cremato e le ceneri, come da lui richiesto, troveranno riposo a Oniferi, dove il guerriero era nato.

Giuseppe Meloni


La Nuova

Pd, nuove fibrillazioni sull'assemblea di lunedì
I soriani potrebbero non firmare il foglio delle presenze e mettere a
rischio il numero legale

CAGLIARIL'assemblea del Pd sardo è pronta a eleggere il nuovo
segretario, lunedì prossimo ad Abbasanta? Forse, ma ancora non è
detto. Se i popolari-riformisti, che hanno proposto l'ex deputato
Emanuele Cani come successore di Giuseppe Luigi Cucca, hanno trovato
l'accordo col blocco renziani più gli ex Diesse, i soriani sarebbero
per il no. Anche se ci sarebbe una spaccatura, per ora solo appena
accennata, all'interno della corrente guidata dall'ex presidente della
Regione.

Per la verità, la maggioranza di quel gruppo è ancora ferma
alla sua prima richiesta, è quella di un congresso straordinario a
pochi mesi dalle Regionali del 2019, però alcuni soriani avrebbero
cominciato a prendere in considerazione l'ipotesi di eleggere un
segretario all'inizio della prossima settimana. Forse la scelta finale
della corrente potrebbe dipendere anche da come andrà a finire
l'assemblea nazionale del Pd, convocata per questo sabato a Roma.
Nell'attesa, c'è chi ipotizza questa strategia da parte del gruppo
guidato dall'eurodeputato.

Eccola: lunedì, all'inizio dell'assemblea,
i delegati soriani potrebbero non firmare subito il foglio delle
presenze, lasciando così in bilico il numero legale e mettere sotto
pressione chi ha invece già un nome per la segreteria, per poi
costringerli a una resa sul campo. Va ricordato che l'assemblea è
composta da 160 delegati e perché sia valida i presenti dovranno
essere la metà più uno. Ma se il piano dovesse essere questo, sarebbe
pronta la contromossa delle altre correnti, che sulla carta quella
maggioranza dovrebbero avercela, ma esiste sempre la variabile delle
assenze.

Per evitare che l'assemblea si blocchi a causa di un numero
legale ballerino, molto prima potrebbero chiedere che lunedì, ad
Abbasanta, sia aperto il seggio per l'elezione del segretario. Se così
fosse, la clausola dei presenti, non inciderebbe più sulla validità
dell'assemblea. A quel punto, Emanuele Cani dovrebbe sì raggiungere
quella quota, 81, ma solo come numero di voti a favore. Tetto non
difficile da superare visto che insieme popolari-riformisti, renziani
ed ex Ds hanno un buon margine di vantaggio, con 110 delegati su 160.


La Nuova

L'isola piange Muledda, sardista di sinistra
Assessore Pci nella giunta Melis, aveva fondato i Rossomori. Pigliaru:
perdiamo un politico di razza

CAGLIARISe n'è andato Gesuino Muledda, dal Pci ai Rossomori, passando
per il Pds e il Psd'Az. Un sardista comunista. Nato il 27 marzo 1942 a
Oniferi ha vissuto principalmente tra l'Ogliastra e Cagliari, dove
arriva nel 1974 come consigliere regionale del Pci. Vi rimarrà fino al
1994. Negli anni Ottanta è assessore all'Urbanistica prima e
all'Agricoltura poi nella giunta di sinistra guidata dal leader
sardista Mario Melis.

Rimarrà in Consiglio regionale fino al 1994. Nel
1997 è stato per qualche tempo consigliere politico del Nuovo
Movimento fondato da Nichi Grauso per poi passare al Psd'Az. Che
lascerà nel 2009, quando i sardisti stringeranno l'accordo con il
centrodestra. Muledda fonda i Rossomori, di cui era ancora adesso
presidente, che si schierano col centrosinistra, salvo poi negli
ultimi tempi unirsi alle forze indipendentiste nel Progetto
Autodeterminatzione con cui si sono presentati alle politiche.

Muledda, ammalato da tanto tempo, è morto ieri mattina al Policlinico
di Monserrato a Cagliari. «La Sardegna perde un politico di razza, un
protagonista appassionato di tante battaglie, con principi forti e
grande talento - ha dichiarato il governatore Francesco Pigliaru -. Ci
mancherà la schiettezza dell'uomo e la capacità del politico e della
persona colta di leggere la nostra realtà». «Gesuino ha dedicato la
sua vita alla politica aderendo al patrimonio valoriale della sinistra
- si legge nella nota del gruppo consiliare Articolo 1 Sdp - vogliamo
ricordarlo per la sua passione e la sua tenacia nel portare avanti
lotte e temi condivisi».

«Con Gesuino la Sardegna perde un uomo che ha
vissuto l'impegno politico con passione e che ha dedicato tutta la sua
vita al servizio della sua terra», ha scritto su Facebook l'ex
senatore Pd Silvio Lai. «Ho conosciuto Gesuino qualche tempo fa,
quando ci sedemmo a un tavolo per decidere che cosa si potesse fare,
insieme, per salvare questa nostra terra benedetta - lo ha ricordato
il leader di Liberu, Pierfranco Devias -. Ho avuto la netta
impressione che lui fosse in realtà sempre animato da grandi ideali e
sempre guidato dalla speranza di un mondo migliore».

Imbarazzo al Parlamento europeo, l'incognita di popolari e M5s
Superlega, i populisti si contano di Giuseppe Maria Laudani
STRASBURGO

Indifferenza, imbarazzo e «no comment»: l'Europarlamento di Strasburgo
reagisce così all'annuncio di Matteo Salvini di volere costruire una
Lega europea, una sorta di «internazionale» populista che alle
prossime elezioni europee possa contare alleati tra i conservatori
euroscettici. Con un duplice obiettivo: scardinare i tradizionali
schieramenti politici all'Eurocamera, a partire dai Popolari, ma anche
mettere all'angolo le forze socialdemocratiche e quelle liberali.
Davanti alla sortita di Salvini, i pentastellati di Strasburgo
preferiscono non commentare.

Ma dietro le quinte c'è chi ricorda che
il gruppo al Pe formato da personaggi come Marine Le Pen (Fn) e Geert
Wilders, leader del movimento xenofobo olandese, alleati della Lega,
non rappresentano lo «sbocco naturale» del movimento in Europa. Che
era e resta più orientato al dialogo con i Verdi o con le forze
neoliberali e di Ciudadanos. A spiegare il progetto politico
transnazionale lanciato dal leader leghista a Pontida è comunque
l'eurodeputato leghista Marco Zanni, del Gruppo Europa delle Nazioni e
della Libertà (En/Enf) di cui fa parte il Carroccio al Parlamento
europeo.

Un piccolo «esercito» di 6 leghisti su 73 eurodeputati
italiani. L'idea, dice, è «federare in un unico gruppo le forze
euroscettiche», che al momento siedono tra i Conservatori e riformisti
dell'Ecr e nell'Efdd, o Europa della libertà e democrazia diretta,
dove c'è il britannico Nigel Farage. «È chiaro che andando verso il
2019 e anche forte dei maggiori consensi ottenuti in giro per l'Europa
- prosegue Zanni - il pensiero e il lavoro che cercherà di fare la
Lega è proprio questo», magari con «un centinaio di eurodeputati». E
poi c'è la figura di Orban, il premier ungherese che siede tra i
banchi dei Popolari, «apprezzato» da Salvini che lo vorrebbe nel suo
progetto. Un proposito però non semplice da realizzare.

Secondo
l'eurodeputato leghista il Ppe avrebbe infatti tutto l'interesse a
tenerlo con sé, malgrado non pochi imbarazzi, per «poterlo così
controllare meglio». Un imbarazzo che assume la forma dei «no comment»
raccolti dai portavoce dei popolari rispetto alle dichiarazioni dei
politici italiani sui media «perché tali politici fanno dichiarazioni
ogni giorno». Il presidente del Pe, Antonio Tajani, in un'intervista
al Gr1 ha spiegato che l'idea di Salvini gli sembra «molto propaganda
nazionale» e per la Lega stare con il M5S è contro natura.

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Federico Marini
skype: federico1970c


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