La
Nuova
Il Pd
nazionale dice no al commissariamento: deciderà l'assemblea
La Commissione nazionale di garanzia
del Pd avrebbe deciso, ma la notizia rimbalzata da Roma è ancora ufficiosa:
«L'assemblea regionale - è la sintesi - dev'essere convocata e il Partito in
Sardegna non è certo commissariato». A questo punto, se l'indiscrezione dovesse
essere confermata, resta il problema della data in cui i 160 delegati del Pd
sardo potrebbero eleggere il segretario regionale al posto del dimissionario
Giuseppe Luigi Cucca.
La Commissione di garanzia avrebbe lasciato
la disponibilità della data nelle mani della presidente regionale Lalla Pulga.
Dunque, la data più probabile resta ancora quella del 23 luglio, come tra l'altro
sollecitato dai delegati che hanno chiesto l'intervento della segreteria
nazionale, ma potrebbe slittare anche alla fine del mese.
Tutto questo sempre che la presidente
accetti la decisione dei garanti, cioè: «L'assemblea va convocata». Se invece
dovesse rifiutarsi, Lalla Pulga è una soriana e quindi vorrebbe il congresso
straordinario, la palla passerebbe invece nelle mani dell'Ufficio di presidenza
regionale, e a convocare l'assemblea dovranno essere i vicepresidenti Dino
Pusceddu e Guido Tendas.
Però, come scritto poco prima, la
decisione della Commissione è ancora ufficiosa e solo oggi arriverà da Roma
l'attesa conferma. Perché ormai il Pd è in stallo da troppo tempo, con una
spaccatura netta, sfociata addirittura in una recente assemblea-rissa, La divisione
è fra quella che sembra essere una nuova maggioranza -formata da
popolari-riformisti, i renziani ed ex Diesse - pronti ad eleggere segretario
Emanuele Cani, e la corrente capeggiata da Renato Soru.
Gruppo che invece è sempre deciso a
ottenere il commissariamento prima e la convocazione del congresso poi. Però da
questo stallo, secondo la Commissione nazionale, bisogna comunque uscire e la
strada tracciata da Roma sarebbe proprio quella di eleggere al più presto il segretario.
Le prossime ore saranno quindi decisive e pare certo che comunque vada alla
prossima assemblea regionale (sempre che sia convocata) dovrebbe partecipare un
inviato della segreteria nazionale.
I nomi più probabili sono questi:
Matteo Mauri, vice di Maurizio Martina, e Gianni Dal Moro, responsabile
organizzativo, che è stato già garante del Pd sardo prima dell'elezione a
segretario di Giuseppe
Luigi Cucca.
Unione
Sarda
Forza
Italia, la scossa di Cappellacci: «Mi dimetto per fare spazio ai giovani»
Il
deputato lascia il ruolo di coordinatore regionale: «Se bisogna
rottamare,
io inizio da me stesso»
Passare da coordinatore regionale a
«soldato semplice» di Forza Italia
con la speranza che «una nuova
generazione diventi artefice del
destino di questo Paese». Ugo
Cappellacci fa un passo di lato, di
quelli pesanti e presenta al
presidente degli azzurri, Silvio
Berlusconi, le dimissioni
«irrevocabili» dalla guida del partito in
Sardegna, per aprire le porte al
rinnovamento.
Non si torna indietro da questa
decisione?
«No. Sono convinto della necessità
di favorire il ricambio».
I maligni diranno che lascia in un
momento difficile per Forza Italia.
«In Sardegna, alle Politiche,
abbiamo raggiunto un punto in più
rispetto alla media nazionale. Gli
altri partiti della coalizione,
presi singolarmente, raggiungono la
metà dei nostri voti, quindi
lascio in un momento in cui,
nonostante le difficoltà, siamo in
salute».
Cosa spera di ottenere con questo
gesto?
«Vorrei che Forza Italia fosse
capace di avviare un percorso di
rinnovamento vero. Generare una
nuova classe dirigente che sia linfa
vitale per portare avanti le
battaglie per la Sardegna».
Detta così sembra che lei finisca in
soffitta.
«Tutt'altro. Sono in campo e lo sarò
ancora di più perché sarò
comunque in prima linea».
Non è più difficile stando nelle
retrovie?
«La politica è una passione che si
esercita a prescindere dai gradi. È
ora di affrontare le battaglie senza
spargimenti di sangue».
Però gira voce che Berlusconi le
abbia offerto un ruolo nazionale.
«Ho solo ribadito che sono a
disposizione del partito».
I giovani vi hanno abbandonato?
«Ce ne sono tanti in Forza Italia.
Più che abbandonato, penso abbiano
necessità che il loro ruolo venga
riconosciuto».
Dando loro le chiavi del partito?
«Più che ragionare su politiche
giovanili, che sanno di riserva
indiana, penso a una discesa in
campo. I giovani devono essere
artefici del loro futuro».
È diventato un rottamatore?
«Il concetto mi piace secondo una
certa accezione. A differenza di
rottamatori molto più blasonati di
me, io ho il buon gusto di iniziare
dal sottoscritto».
Che ruolo dovrebbe avere la
cosiddetta generazione del 1994?
«Sicuramente un ruolo da
protagonista. Serve il contributo di tutti e
tutti devono essere valorizzati». I
giovani hanno gambe e tante
energia, i meno giovani l'esperienza
da mettere a disposizione».
Insomma, non si scontenta nessuno?
«No, ma solo facendo una squadra
valida e dando vita a una rete di
nuove alleanze generazionali».
In Forza Italia ci sono più soldati
semplici o aspiranti generali?
«Ci sono valorosi guerrieri in grado
di coprire entrambi i ruoli».
Lei è diventato soldato semplice?
«Sì, ma con queste dimissioni non
intendo disimpegnarmi, semmai dare
un contributo maggiore. Diciamo che
dopo anni da centravanti adesso
preferirei fare l'allenatore».
Lei parla da tempo di rinnovamento.
Ha trovato resistenze nel partito?
«È sempre una via in salita e con
molti ostacoli. Per aprire un varco
importante ed efficace bisogna avere
la coerenza di mettersi in
discussione in prima persona. È il
metodo migliore e per questo il mio
è un gesto fortemente politico».
E invece chi nel 1994 era solo un
bambino, che cosa dovrebbe fare?
«Dovrebbe avere la possibilità di
decidere il proprio destino, ma per
farlo deve stare in plancia».
Sarà il rinnovamento il criterio per
discutere delle Regionali?
«Si punterà su coloro che avranno
gambe e testa per garantire questo
processo che non è da
contestualizzare soltanto nei confini del
partito, ma rispetto al futuro del
nostro paese».
Lega e M5S devono al rinnovamento
parte del loro successo. Costretti a
inseguire?
«Non sento ansia da prestazione e
nemmeno competizione con questi due
partiti. Penso solo che andare verso
il rinnovamento sia un aspetto
vitale per tutti».
Questo cambiamento significa
azzeramento del partito?
«Assolutamente no. La squadra di
Forza Italia funziona, mi riferisco
ai consiglieri regionali e ai
deputati sia nazionali che europei.
Stiamo dimostrando, con capacità e
valore, di essere un esempio per
chi ha forza e voglia di
combattere».
Matteo Sau
Le
ipotesi in campo
Ma forse
il successore sarà un uomo di esperienza
Un partito senza guida, nel mezzo di
una rivoluzione generazionale.
Forza Italia si prepara a vivere un
periodo di forti cambiamenti per
affrontare poi trattative e campagna
elettorale per le prossime
regionali. La partita per la scelta
del sostituto di Ugo Cappellacci
si chiuderà con tutta probabilità
entro luglio. Sarà il presidente
degli azzurri, Silvio Berlusconi, a
nominare il nuovo coordinatore
regionale, ovviamente dopo aver
sentito gli umori e i pareri dei big
del partito in Sardegna.
Dopo le dimissioni di Cappellacci,
sono
arrivate anche quelle di Ignazio
Locci, sindaco di Sant'Antioco, che
ha rimesso la delega di commissario
del Sud Sardegna. In teoria, tutti
i commissari nominati da Cappellacci
dovrebbero decadere
automaticamente dopo le dimissioni
di quest'ultimo.
Sono due le opzioni che Berlusconi
dovrà valutare per affidare la
guida del partito in Sardegna.
La scelta potrebbe ricadere su un
giovane, sposando così la tesi sulla
rivoluzione del rinnovamento.
L'altra ipotesi (al momento la più
accreditata) è affidare il partito
a una persona di esperienza, gradita
a tutti e affiancata da una
classe dirigente più giovane. (m.
s.)
CONSIGLIO.
Sì all'unanimità al progetto di un canalone anti alluvioni
nella
zona di Pirri
In Aula i
due nuovi assessori - l sindaco ha nominato Maurizio Chessa
e Roberto
Marras
Maurizio Chessa e Roberto Marras
sono i nuovi assessori ai Lavori
pubblici e alle Politiche sociali.
Il sindaco Massimo Zedda ha
formalizzato i nuovi ingressi nella
Giunta annunciando di aver
revocato la delega a Nando Secchi
per il «venir meno del rapporto
fiduciario». Il sindaco ha
comunicato che Marras, l'assessore indicato
dagli Autonomisti con Lussu, assieme
alle Politiche sociali prenderà
anche la delega all'Edilizia
residenziale pubblica.
Sui nuovi ingressi
in Giunta si è scatenato un
dibattito politico - a tratti acceso - e
più volte è stata rievocata la
rottura tra Zedda e i sardisti che
aveva portato alla defenestrazione
di Gianni Chessa. L'unica sardista
rimasta in Consiglio, Gabriella
Deidda ha difeso il segretario
cittadino accusando il sindaco di
averlo cacciato «con una scusa per
la sua presenza e il suo operato
ingombranti».
I suoi colleghi
d'opposizione ne hanno approfittato
per attaccare il gruppo degli
Autonomisti con Lussu, che ha difeso
la scelta di restare in
maggioranza. La nomina di Maurizio
Chessa ai Lavori pubblici segna un
passaggio importante nei rapporti
tra il sindaco e il Pd, che
rivendicava spazio nella squadra di
governo. «Chessa è espressione di
tutto il Pd ed è la persona più
indicata per esperienza e capacità di
entrare immediatamente nel ruolo»,
commenta il segretario cittadino
Nicola Montaldo.
CANALONE A PIRRI Durante la seduta
Luisa Anna Marras ha chiuso la sua
esperienza ai Lavori pubblici
presentando un importante intervento per
la riduzione del rischio idraulico a
Pirri. Il Consiglio comunale ha
dato il via libera all'unanimità a
un progetto da 2,7 milioni per la
realizzazione di un canale che
raccoglierà le acque piovane e passerà
davanti al deposito IsGas per
raggiungere il canale di Terramaini.
L'intervento (proposto dalla
Gallerie Commerciali Sardegna Srl, una
joint venture tra il gruppo Auchan e
la società Immobiliare Europea,
di proprietà di Sergio Zuncheddu,
editore de L'Unione Sarda) porterà
all'eliminazione del rischio idraulico
per l'area tra via Ampere e il
parcheggio del centro commerciale
Marconi con la riduzione della
pericolosità idraulica da zona Hi4 a
zona Hi1.
Quando piove l'acqua
arriva da piazza d'Armi e da buona
parte di Pirri e l'attuale sistema
non permette di gestire le grandi
quantità. Passerà vicino alla
rotatoria tra il centro commerciale
e la piscina comunale, lì sarà
realizzato un ponte per le auto
collegato alla pista ciclabile.
M. Z.
La
Nuova
FI,
Cappellacci si dimette da coordinatore
L'ex
governatore: ritorno a essere un soldato semplice. Per la
successione
Cicu, Nizzi, Zedda o Tunis
CAGLIARI
Giovedì 11 luglio, con una lettera
in mano, Ugo Cappellacci ha bussato
alla porta dell'ufficio romano di
Silvio Berlusconi. Subito dopo, ha
consegnato al Cavaliere la missiva,
in cui c'era scritto: «Mi dimetto
dall'incarico di coordinatore
regionale», con anche un bel po' di
motivazioni per spiegare il perché
della decisione. Sette giorni dopo,
con un post su Facebook, il deputato
ha reso pubblica la notizia delle
sue dimissioni, con anche ampi
stralci della lettera consegnata a
Berlusconi. «Non c'è dietro chissà
quale retroscena. Anzi, non c'è
proprio nulla - sottolinea
Cappellacci –
Da sempre sono stato fra i
primi a sollecitare un ampio
rinnovamento nel partito e ho fatto il
primo passo. Ritorno a essere un
soldato semplice, che da Roma
continuerà a lavorare per la
Sardegna». Dunque, non ci sarebbero e non
ci sono strappi di alcuni tipo
dentro il partito. Perché, come lui
sostiene, a fare il «passo di lato»
non l'avrebbero spinto le
fibrillazioni nel centrodestra, ci
sono eccome, a pochi mesi per la
scelta del candidato-presidente in
vista delle Regionali del 2019.
Edè sempre lui a ribadirlo: «Lo
ripeto, è stata una decisione di
coerenza umana e politica allo
stesso tempo».La lettera. «Caro
Presidente - scrive Cappellacci -
rimetto nelle tue mani, con effetto
immediato, la carica di coordinatore
regionale. Resto e resterò
naturalmente sempre al tuo fianco,
come soldato semplice o con i gradi
e le responsabilità che vorrai
affidarmi».
Per proseguire: «Ho sempre
sostenuto che un partito, così come
qualunque altra organizzazione e
il Paese stesso, quando diventa
incapace di generare nuova classe
dirigente, è un'entità destinata a
morire. Credo in questo postulato e
penso che si debba agire di
conseguenza». Subito dopo, in un altro
passaggio: «Il mio è un passo di
lato, perché è giusto favorire il
ricambio.
Da militante sosterrò la nuova
generazione azzurra che c'è,
che mai ha ammainato le nostre
bandiere e che merita di fare un passo
avanti. Soprattutto sono sicuro che
saprà dare quella dinamicità,
tensione ideale e morale di cui la
nostra terra ha molto bisogno». Con
un solo passaggio pepato ma non
nella lettera, ma su Facebook: «Sono
convinto - scrive - che in politica
non basti enunciare un principio
da un palco o sulle righe di un
giornale, ma lo si debba applicare e
io l'ho applicato con le
dimissioni».
La successione. Per ora il
coordinamento è stato affidato al
vice di Cappellacci, Ivan Piras, ma
entro luglio Berlusconi nominerà il
successore. Chi potrebbero essere
i papabili? I nomi sono tanti:
Salvatore Cicu, Settimo Nizzi,
Alessandra Zedda e Stefano Tunis, ma
alla fine la scelta potrebbe
ricadere su un nome completamente
nuovo.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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