Post - giuro giuro giuro! – sul commercio dei maiali senza nessun intento polemico, ma solo con lo
spirito di riflessione e sana discussione su un argomento che non solo mi sta
estremamente a cuore, sia per il lavoro che faccio (che non sono fatta di
plastica) ma soprattutto perché ho a cuore (repeat) le tradizioni, il mio
territorio e le persone che lo abitano.
Dunque, mi chiedo: la tradizione dei nostri paesi, delle
nostre famiglie, dei nostri nonni, era allevare maialetti o acquistare dal
pastore migliore che si conoscesse qualche piccolo maialetto da ingrassare?
Quello che chiamiamo “su mannale” per intenderci. Da far crescere come solo nei
nostri paesi sappiamo fare, e da utilizzare tanto per le provviste di tutto
l’anno, quanto per produrre salumi e insaccati che ogni famiglia prepara con le
proprie specifiche tradizioni.
Da quando in Sardegna si è sviluppata la cultura "dell’allevamento dei porcetti" per
consumi estranei a pranzi familiari preparati in occasione di battesimi,
comunioni, festività natalizie, etc... o semplicemente per spuntini tra amici?
A quanto ammontava “quella” produzione per tutte queste feste e a quanto
ammonta oggi la stessa produzione nell’era dei pranzi con i pastori, delle
“cene sarde” negli hotel, nei ristoranti e negli agriturismo? Esiste uno studio
serio sul reale fabbisogno?
Provando a rispondere a queste domande, il primo dato per
chi vuole allevare “su mannale” come ai vecchi tempi, è che la legge non pone
nessun problema. Tradizione salva? Chissà. Il problema si pone per chi vuole
far nascere e crescere "in casa" i suini“per le feste familiari” o
magari per un baratto con altri prodotti della terra: un’usanza che in Sardegna
si perde nella notte dei tempi.
Questo sì, è un problema. Ed è il problema che la legge non
si è minimamente posto il problema di affrontare. Perché nei nostri paesi non
siamo tutti mascalzoni che traffichiamo illegalmente carni di maiale per “fini
turistici” (definizione per semplificare). Però saremmo ipocriti nel non
ammettere che qualche distorsione c'è, e va del tutto a contrastare con chi fa
allevamento serio, controllato ed integra il suo reddito agricolo.
Per chiudere: concordo totalmente con chi dice che una legge
così importante non può non essere condivisa e dibattuta pubblicamente.
Concordo ancor di più con chi dice che
il legislatore non è infallibile, anche se approva all’unanimità, e quando
sbaglia, non chiede scusa, ma piuttosto ripara gli errori ripartendo proprio da
dove ha (spero ingenuamente) sbagliato. Mi spaventa che in un periodo elettorale, argomenti così
importanti vengano dati in pasto a mistificazioni ed a chi intravede apocalissi.
Di Daniela Falconi.
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