giovedì 20 settembre 2018

Rassegna stampa 20 Settembre 2018


Dall'inviata Paola Tamborlini «Basta con il gioco delle
colpe sull'immigrazione: i migranti non possono essere usati per
ottenere un tornaconto elettorale».

Il messaggio arriva forte e chiaro, prima ancora dell'arrivo della maggior parte dei leader, Giuseppe Conte compreso, al vertice straordinario di Salisburgo. Donald Tusk improvvisa un briefing, con una breve dichiarazione solo per dire, dopo aver accennato alla Brexit, che il dossier migranti va affrontato «senza retorica», collaborando. E rinforza poi il concetto con un tweet: i 28 non possono essere divisi tra chi vuole risolvere il problema e chi lo usa in chiave elettorale.

Un monito che Conte, al suo arrivo a Salisburgo, respinge con forza, rispondendo alle domande dei giornalisti: «Gli impegni elettorali sono lontani - dice – il problema è che l'immigrazione è un tema importante» di fronte al quale «la politica con P maiuscola» deve scendere in campo, essere pronta ad «assumersi responsabilità, elaborare strategie e dare risposte complessive». Viste le premesse, il presidente del Consiglio sa bene che l'occasione per fare tutto ciò non sarà il vertice di Salisburgo, un summit informale dove non sono previste decisioni, ma si augura che ci possa essere «uno scambio costruttivo».

E sa anche che con l'Europa bisogna dialogare, per questo si dice ottimista sulla possibilità che il summit possa essere propedeutico al Consiglio europeo di ottobre, dove le decisioni - così si augura Roma - devono essere prese. In realtà, le istanze italiane non trovano al momento grande sponda tra i 27. La riforma del regolamento di Dublino, che anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani è tornato a chiedere con forza, è ancora lontana. E anche la proposta della riorganizzazione della missione Sophia, con una rotazione dei porti di sbarco, non ha trovato grande accoglienza.

Anzi. Il cancelliere austriaco e presidente di turno dell'Ue, Sebastian Kurz, ha sottolineato come ci sia una «battaglia» sui ricollocamenti quando in realtà «non è certo quello l'unico problema». Ed ha puntato tutto sulla proposta del presidente della Commissione Juncker di rafforzare Frontex, per proteggere le frontiere esterne.

«Alcuni Stati - ha detto - temono che questo significhi una perdita di sovranità e anche più registrazioni dei migranti in arrivo, ma se vogliamo trovare un accordo bisogna proteggere le frontiere esterne». Un riferimento, neanche troppo velato, all'Italia, in difetto sul fronte delle registrazioni. Reduce dal suo giro nelle principali cancellerie, prima del vertice, Kurz si presenta in conferenza stampa con un atteggiamento assai più moderato, quando parla di immigrazione. Censurando l'eccesso di «emotività» nell'approccio di alcuni Stati al dossier.

Nessuno cita esplicitamente l'Italia, eccetto Tajani, che accusa il governo di «essere isolato in Europa» e di non riuscire a portare a casa risultati, perché «le frasi roboanti» non bastano. Ma il messaggio che Bruxelles vuole mandare è sempre lo stesso: deve cambiare l'approccio. Anche perché se l'Ue mostra di cedere alle richieste urlate e ai ricatti rischia di far scattare un effetto domino distruttivo. In questo clima, il vertice si avvia a diventare l'ennesimo

La Nuova

Cronaca di un flop annunciato verso la fumata nera sui migranti L'avvertimento della Ue a Salisburgo: basta usarli per un tornaconto politico. Tusk: «Niente retorica» Conte respinge il monito con forza: «Bisogna assumersi responsabilità». Ma non c'è unità di intenti

Nel Catanese una molotov viene lanciata contro una struttura che accoglie migranti maggiorenni inseriti nel sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati, e in Veneto, a San Martino Buon Albergo alle porte di Verona, la notte scorsa uno scoppio dovuto ad un incendio, di probabile natura dolosa ma le cui cause sono ancora da accertare, ferisce un passante e distrugge il piano terra di una palazzina che ospita anche un centro di accoglienza con 24 richiedenti asilo. La matrice del primo episodio - avvenuto il 12 settembre scorso a Grammichele, che non ha causato danni - potrebbe essere razzista.

Il responsabile area immigrazione per la Cooperativa Ulisse Privitelli, che gestisce la struttura, spera di «scongiurare la matrice di odio razziale». «Seppur condannando l'atto vandalico - aggiunge – si auspica che i fatti possano circoscriversi a una semplice ragazzata». Indagini di Polizia e carabinieri sono in corso anche sulla natura dell'episodio nel Veronese. di Massimo NesticòwROMANon teme rilievi di incostituzionalità Matteo Salvini sui decreti Immigrazione e Sicurezza che oggi porterà in Consiglio dei ministri.

Temi bandiera per il titolare del Viminale. Su entrambi è in arrivo una stretta, dall'asilo alle espulsioni, dagli sgomberi al terrorismo. Ma le misure dovranno prima superare l'esame del Colle: gli esperti legislativi li vaglieranno con grande attenzione per verificare la sussistenza dei requisiti di «necessità e urgenza». Anche l'Alto commissario Onu per i rifugiati è pronto a monitorare il testo; «faremo osservazioni».

Da parte sua, il guardasigilli Alfonso Bonafede fa sapere che «fino ad ora non ci sono stati problemi costituzionali e i due decreti sono al vaglio degli uffici legislativi. Non risultano particolari criticità». In conferenza stampa al Viminale, Salvini è ottimista: «tutto è migliorabile, accetterò consigli e suggerimenti, c'è il Parlamento apposta, ma i decreti sono due passi avanti importanti verso la tutela di sicurezza, legalità, disciplina e ordine pubblico e ritengo che non ci siamo rilievi di incostituzionalità, di fascismo, di razzismo, di cattivismo. Togliere il diritto a fare domanda di asilo a chi aggredisce un agente mi sembra il minimo.

Parlare di tutela di diritti umani in riferimento a qualcuno che ha in tasca un foglietto che dice che scappa dalla guerra e a tempo perso prende a pugni un poliziotto è assurdo. A casa mia non lo fai». Proprio l'ampliamento dei reati che portano alla revoca del permesso di rifugiato è uno dei punti salienti del dl: si va dalla violenza sessuale alla rapina, dalla resistenza a pubblico ufficiale al traffico di droga.

Sempre in tema di asilo il testo cancella la protezione umanitaria (che era diventata la principale misura concessa ai richiedenti), circoscrivendo alcuni permessi speciali: per gravi condizioni di salute, calamità naturali nel Paese di provenienza, valore civile. La protezione è inoltre revocata in caso di rientro nel Paese di origine. E viene escluso il gratuito patrocinio nei casi in cui il ricorso contro il diniego della protezione è dichiarato improcedibile o inammissibile.

Il decreto riserva inoltre esclusivamente ai titolari di protezione internazionale nonché ai minori stranieri non accompagnati i progetti di integrazione ed inclusione sociale. I richiedenti asilo troveranno invece accoglienza solo nei centri ad essi dedicati (i Cara).



UNIONE SARDA

Il voto per le regionali sarde crocevia per il Governo

La Sardegna sarà decisiva per le sorti dell'attuale governo? La
domanda non è paradossale e non è pronunciata durante una sfida a chi
interpreta il ruolo di veggente. In realtà, per una strana
combinazione temporale, un'incredibile ondata di attenzione investirà
prossimamente questa regione. Ma perché e che cosa è successo?
L'intera Isola a febbraio sarà convocata alle urne per eleggere il
Consiglio regionale, essendo ormai scaduta la legislatura. Come se non
bastasse, durante l'estate il velista Andrea Mura, eletto per il M5S a
Cagliari, viene indicato come il parlamentare più assente della
Camera.

La burrasca che lo investe non gli lascia neppure una
ciambella di salvataggio a cui aggrapparsi, pertanto è costretto a
dimettersi dopo essere stato scaricato dal movimento. Motivo per cui
nei prossimi mesi i cagliaritani saranno obbligati a scegliersi anche
un nuovo deputato. Si preannuncia un doppio sondaggio in anteprima
sulla tenuta del governo, fatto di per sé interessante. I due
appuntamenti sarebbero infatti passati quasi inosservati. Un deputato
su 630 è un dato insignificante, così come l'elezione della Regione
che rappresenta appena il 3% della popolazione italiana. Questa volta
non sarà così, perché rispetto al 4 marzo è trascorsa un'era
geologica.

Il contratto di governo ha avvicinato il M5S a Salvini e nel frattempo
la Lega ha fagocitato gran parte dell'elettorato di centro-destra,
diventando secondo i sondaggi il primo partito. Di conseguenza, la
rapida successione delle due consultazioni impone al binomio Di
Maio-Salvini di interrogarsi con molta attenzione sulle due sfide
elettorali programmate in Sardegna.

D'altronde, cosa succederà se nel collegio di Cagliari un grillino si
trovasse come avversario un leghista? Ma soprattutto, quali accordi è
lecito attendersi per le consultazioni regionali? La prossima giunta
isolana avrà al suo interno almeno un partito come M5S o Lega,
attualmente del tutto assenti persino dall'assemblea. Allo stesso
tempo i grandi dominatori della seconda repubblica, PD e Forza Italia,
alla guida del Palazzo di viale Trento nell'ultimo ventennio,
rischiano di essere estromessi da tutti gli assessorati.

Al momento i giochi sono ancora aperti. Se Lega e M5S decidono di
sperimentare il contratto nazionale a livello locale, la Sardegna avrà
la prima giunta giallo-verde della storia italiana. Viceversa, se la
Lega sceglierà di presentarsi unita al centro-destra, come nelle
ultime elezioni del 4 marzo, si rischia di aprire una crisi di governo
che porterebbe allo scioglimento anticipato delle Camere e all'avvio
di un'instabilità finanziaria di proporzioni incalcolabili.

Sono ipotesi estreme, ma estrema e molto confusa è la fase politica
attraversata dal nostro paese. Esistono altri scenari, ma appaiono
improbabili o incomprensibili. Meno probabile, a oggi,
la possibilità che il Pd riconquisti la guida
della Regione. L'8 febbraio 2014 appare davvero una data lontana: quel
giorno Matteo Renzi e il suo tocco magico trasformavano l'outsider
Pigliaru in un vincente.

Attualmente il Pd, anche sommando tutte le
formazioni collocate a sinistra, fatica a pensare a una maggioranza di
governo. L'alternativa potrebbe essere quella di promuovere una Santa
Alleanza - composta dall'intero arco regionale, nel segno del sardismo
e della difesa del territorio dall'invasione populista - schierata
contro Lega e M5S, .

Dunque, più che dall'esito, gli equilibri nazionali, saranno
determinati dagli accordi e dalle alleanze. Vincere in Sardegna
potrebbe non essere l'obiettivo principale se la vittoria avesse un
prezzo troppo alto. Converrà alla Lega rompere con il M5S e
riallacciare i rapporti con Berlusconi? La Sardegna sarà più
importante della tenuta del governo? Oppure, la rottura alle regionali
rappresenta l'espediente per aprire una crisi di governo? Molti
interrogativi, forse troppi, ma l'attuale quadro politico è
schizofrenico. E sarà la Sardegna a dover assumere il ruolo di
psichiatra.
Marco Pignotti


Il Pds conferma l'addio alla coalizione, mobilitazione nei territori
Sanità, ormai è rivolta: maggioranza a rischio

Il banco è saltato prima del tempo. A velocizzare le cose è stato il
caos sulla rete ospedaliera che ha disegnato la nuova mappa della
politica sarda. Il Partito dei sardi ha confermato l'addio a
centrosinistra e centrodestra, mentre il Movimento 5 Stelle, se
dovesse vincere le elezioni, cambierà la riforma. Una guerra che si
svolge attorno al futuro degli ospedali sardi, appeso a un parere del
ministero al quale la Regione potrebbe dichiarare guerra a colpi di
ricorsi.

LO SCENARIO Il Partito dei sardi con la censura nei confronti
dell'assessore Arru ha cercato di stanare la maggioranza e trainare
nella barricata il centrodestra: nulla di questo è accaduto, tanto che
il segretario del Pds, Paolo Maninchedda, parla di «complicità al
ribasso di centrodestra e centrosinistra per salvare l'attuale sistema
sanitario». L'opposizione cerca di riprendersi il ruolo da
protagonista con una mozione di sfiducia nei confronti dell'assessore,
mentre nel centrosinistra la preoccupazione maggiore è come difendere
la riforma davanti agli elettori. Gioco facile per il Movimento 5
Stelle che, come ha detto il candidato governatore, Mario Puddu,
«tutelerà il diritto alla salute dei sardi, attuando una politica
coerente e dunque ben diversa rispetto a quella della giunta
Pigliaru».

L'ACCUSA «Orgogliosi di dire da soli che la sanità va male».
Maninchedda sintetizza così i movimenti di maggioranza sulla questione
sanitaria. Nel mirino finisce soprattutto il centrodestra che «per
paura del ruolo politico del Partito dei Sardi salva dalla censura
l'assessore Arru». Un attacco a quei partiti che qualche giorno fa
hanno inserito il Pds tra la lista degli avversari che «si sono
schierati a fianco dell'assessore. Noi siamo dall'altra parte, tra
quelli che licenzieranno il sistema Moirano, che è un vero sistema di
potere ramificato». Con l'attacco all'assessore, il Pds «ha difeso la
sanità come interesse nazionale, oltre ogni intruppamento, oltre gli
ordini di scuderia, oltre ogni strategia elettorale di retroguardia».

CONTRATTACCO Il centrodestra non si sente il salvagente di Arru e
rivendica un ruolo da protagonista nell'attacco all'assessore. «Non
abbiamo salvato nessuno», sottolinea il vice presidente della
commissione Sanità, Edoardo Tocco, «Arru non è difendibile nemmeno
dalla sua maggioranza». Poi, aggiunge: «Saremo noi a presentare
prestissimo una motivata e inequivocabile mozione di sfiducia che,
siamo sicuri passerà anche con il voto di alcuni suoi alleati». Per
l'esponente dei Riformatori,

Michele Cossa, l'assessore è «senza
maggioranza e a questo punto lui e Pigliaru devono andarsene prima che
siano cacciati via in malo modo con le mozioni di sfiducia».
Stamattina i gruppi di opposizione chiariranno la strategia per
tentare di dare la spallata all'assessore. I numeri non giocano a
favore, anche perché difficilmente il Pds farà sponda.

MALUMORI Nonostante abbia archiviato con un nulla di fatto la censura,
nel centrosinistra rimangono i dubbi. Il ritardo nell'applicazione
della rete ospedaliera e il percorso fatto con atti aziendali dell'Ats
causano più di un malumore. Il vice capogruppo del Pd, Roberto Deriu,
ha ricordato che sulla sanità «non c'è un solo approfondimento o uno
studio». Il consigliere regionale di Art.1-Mdp, Paolo Zedda, accusa la
Giunta: «Sarebbe stato meglio contrattare prima le nostre deroghe,
così avremmo evitato il rimpallo delle osservazioni e portato a casa
la riforma».

PREOCCUPAZIONE A difesa degli ospedali si schierano anche i sindaci
del Cal che chiedono al governo di rispettare «le prerogative della
Regione». Per il presidente, Andrea Soddu, è «paradossale che lo Stato
voglia imporre misure ancora più restrittive di quelle contenute
nell'attuale rete ospedaliera, tali da determinare la chiusura di
presìdi territoriali fondamentali per garantire ai cittadini un
adeguato livello di tutela del diritto alla salute».

Claudia
Zuncheddu, portavoce della Rete sarda in difesa della sanità pubblica,
rispetto ai fatti recenti parla di «equivoco voluto e orchestrato da
tutte le forze di maggioranza e di opposizione presenti in Consiglio
Regionale». La ministra Grillo «avrebbe dovuto bocciare la pessima
legge sarda perché condanna i territori disagiati e non perché “non
conforme” al Dm 70».

INTERVENTI La Giunta ha dato il via libera ai fondi per la
realizzazione delle Case della salute nelle Assl di Nuoro, Oristano e
Cagliari per un totale di 10 milioni e 111mila euro. Si tratta di
strutture «ad alta integrazione multidisciplinare», spiega Arru, «in
questo modo intendiamo completare la riorganizzazione delle cure
primarie con lo spostamento dei luoghi di cura dall'ospedale alla
comunità locale».
Matteo Sau

ANNA MARIA BUSIA (CD). La consigliera: ero certa delle osservazioni
ministeriali sulla riforma
«Pigliaru deve prendere atto che gli equilibri sono cambiati»

Quasi un anno fa ha detto no alla rete ospedaliera, martedì si è
astenuta sulla censura targata Pds contro Arru. «Non è una
contraddizione - precisa la consigliera regionale del Centro
Democratico, Anna Maria Busia - non potevo dire sì a un ordine del
giorno sulla mancata applicazione di qualcosa che avevo già bocciato».
Arru, comunque, ne è uscito indenne e lei subito dopo ha chiesto a
Pigliaru di ritirare la delega all'assessore ai Lavori pubblici.

Perché?
«Quello di martedì è solo l'ultimo attacco del Partito dei sardi alla
Giunta, nonostante sia un socio di peso. Il governatore deve prendere
atto del fatto che una parte della maggioranza di fatto non c'è più».
Il capogruppo Congiu ha definito la sua una “reazione velatamente minacciosa”...
«Chiedere coerenza non significa minacciare, e i toni non sono stati
certo quelli. Dico solo che non si può continuare con questi
atteggiamenti e, contemporaneamente, usufruire di una rendita di
posizione».

Lei votò contro la rete ospedaliera.
«Non si può parlare di riordino prima di aver riorganizzato
l'assistenza sanitaria sul territorio e l'emergenza-urgenza (non solo
l'elisoccorso ma tutto il sistema del 118). Prima di pensare alla rete
bisognava tranquillizzare i territori».

Cosa pensa della posizione del ministero rispetto alla legge?
«Ho depositato un'interpellanza per chiedere all'assessore di riferire
in Aula sui punti sui quali il ministero chiedeva correzioni. Penso
che la sovranità del Consiglio regionale vada difesa. Però ricordo che
nel giorno dell'approvazione dissi: mi auguro di essere smentita ma ho
idea che il governo farà delle osservazioni».

In effetti poi le ha fatte, come le giudica?
«Non completamente fuori luogo».

Quali errori sono stati fatti?
«La discussione generale in Aula è andata avanti con una serie di
aggiustamenti, dal riconoscimento di Dea di primo livello a chi non ne
aveva diritto, al mancato riconoscimento del valore del polo nuorese.
Ha detto bene Paolo Zedda (Mdp): sulle possibili deroghe al decreto
ministeriale 70 occorreva interloquire col ministero prima».
Roberto Murgia

L'ex deputato

Pili: «Traghetti gratuiti per i residenti»

«I sardi residenti o nati nell'isola devono da subito viaggiare gratis
in nave», propone Mauro Pili. L'idea è stata rilanciata
«autorevolmente», anche dal gruppo Grimaldi: «Ora il ministero dei
trasporti non può più stare in silenzio, dice il fondatore di Unidos,
che chiede una svolta: «Alla luce di questa proposta bisogna
immediatamente revocare la convenzione con la Tirrenia. Il governo non
può ignorare l'offerta di dimezzare il contributo e nel contempo avere
la gratuita' dei collegamenti via mare tra la Sardegna e il continente
per tutti sardi».

L'ex deputato continua: «Da tempo sostengo che il contributo dello
Stato alla Tirrenia sarebbe stato abbondantemente sufficiente per
garantire la gratuità dei collegamenti tra la Sardegna e il resto
della penisola. Invece si permettono le tariffe stellari, che hanno
provocato un danno incredibile all'Isola. Si metta subito a bando il
contributo e si valuti sul piano concorrenziale questo progetto
garantendo un risparmio imponente per lo Stato e si garantisca ai
sardi il diritto alla mobilità alla pari della connessione delle altre
regioni italiane di europee».

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Federico Marini
skype: federico1970ca


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