Dall'inviata Paola Tamborlini «Basta con il gioco delle
colpe sull'immigrazione: i migranti non possono essere usati per
ottenere un tornaconto elettorale».
Il messaggio arriva forte e chiaro, prima ancora dell'arrivo della maggior parte dei leader, Giuseppe Conte compreso, al vertice straordinario di Salisburgo. Donald Tusk improvvisa un briefing, con una breve dichiarazione solo per dire, dopo aver accennato alla Brexit, che il dossier migranti va affrontato «senza retorica», collaborando. E rinforza poi il concetto con un tweet: i 28 non possono essere divisi tra chi vuole risolvere il problema e chi lo usa in chiave elettorale.
Un monito che Conte, al suo arrivo a Salisburgo, respinge con forza, rispondendo alle domande dei giornalisti: «Gli impegni elettorali sono lontani - dice – il problema è che l'immigrazione è un tema importante» di fronte al quale «la politica con P maiuscola» deve scendere in campo, essere pronta ad «assumersi responsabilità, elaborare strategie e dare risposte complessive». Viste le premesse, il presidente del Consiglio sa bene che l'occasione per fare tutto ciò non sarà il vertice di Salisburgo, un summit informale dove non sono previste decisioni, ma si augura che ci possa essere «uno scambio costruttivo».
E sa anche che con l'Europa bisogna dialogare, per questo si dice ottimista sulla possibilità che il summit possa essere propedeutico al Consiglio europeo di ottobre, dove le decisioni - così si augura Roma - devono essere prese. In realtà, le istanze italiane non trovano al momento grande sponda tra i 27. La riforma del regolamento di Dublino, che anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani è tornato a chiedere con forza, è ancora lontana. E anche la proposta della riorganizzazione della missione Sophia, con una rotazione dei porti di sbarco, non ha trovato grande accoglienza.
Anzi. Il cancelliere austriaco e presidente di turno dell'Ue, Sebastian Kurz, ha sottolineato come ci sia una «battaglia» sui ricollocamenti quando in realtà «non è certo quello l'unico problema». Ed ha puntato tutto sulla proposta del presidente della Commissione Juncker di rafforzare Frontex, per proteggere le frontiere esterne.
«Alcuni Stati - ha detto - temono che questo significhi una perdita di sovranità e anche più registrazioni dei migranti in arrivo, ma se vogliamo trovare un accordo bisogna proteggere le frontiere esterne». Un riferimento, neanche troppo velato, all'Italia, in difetto sul fronte delle registrazioni. Reduce dal suo giro nelle principali cancellerie, prima del vertice, Kurz si presenta in conferenza stampa con un atteggiamento assai più moderato, quando parla di immigrazione. Censurando l'eccesso di «emotività» nell'approccio di alcuni Stati al dossier.
Nessuno cita esplicitamente l'Italia, eccetto Tajani, che accusa il governo di «essere isolato in Europa» e di non riuscire a portare a casa risultati, perché «le frasi roboanti» non bastano. Ma il messaggio che Bruxelles vuole mandare è sempre lo stesso: deve cambiare l'approccio. Anche perché se l'Ue mostra di cedere alle richieste urlate e ai ricatti rischia di far scattare un effetto domino distruttivo. In questo clima, il vertice si avvia a diventare l'ennesimo
La
Nuova
Cronaca
di un flop annunciato verso la fumata nera sui migranti L'avvertimento della Ue
a Salisburgo: basta usarli per un tornaconto politico. Tusk: «Niente retorica» Conte
respinge il monito con forza: «Bisogna assumersi responsabilità». Ma non c'è
unità di intenti
Nel Catanese una molotov viene
lanciata contro una struttura che accoglie migranti maggiorenni inseriti nel
sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati, e in Veneto, a San
Martino Buon Albergo alle porte di Verona, la notte scorsa uno scoppio dovuto
ad un incendio, di probabile natura dolosa ma le cui cause sono ancora da accertare,
ferisce un passante e distrugge il piano terra di una palazzina che ospita
anche un centro di accoglienza con 24 richiedenti asilo. La matrice del primo episodio
- avvenuto il 12 settembre scorso a Grammichele, che non ha causato danni -
potrebbe essere razzista.
Il responsabile area immigrazione
per la Cooperativa Ulisse Privitelli, che gestisce la struttura, spera di
«scongiurare la matrice di odio razziale». «Seppur condannando l'atto vandalico
- aggiunge – si auspica che i fatti possano circoscriversi a una semplice
ragazzata». Indagini di Polizia e carabinieri sono in corso anche sulla natura dell'episodio
nel Veronese. di Massimo NesticòwROMANon teme rilievi di incostituzionalità
Matteo Salvini sui decreti Immigrazione e Sicurezza che oggi porterà in
Consiglio dei ministri.
Temi bandiera per il titolare del
Viminale. Su entrambi è in arrivo una stretta, dall'asilo alle espulsioni,
dagli sgomberi al terrorismo. Ma le misure dovranno prima superare l'esame del
Colle: gli esperti legislativi li vaglieranno con grande attenzione per
verificare la sussistenza dei requisiti di «necessità e urgenza». Anche l'Alto
commissario Onu per i rifugiati è pronto a monitorare il testo; «faremo
osservazioni».
Da parte sua, il guardasigilli
Alfonso Bonafede fa sapere che «fino ad ora non ci sono stati problemi
costituzionali e i due decreti sono al vaglio degli uffici legislativi. Non risultano
particolari criticità». In conferenza stampa al Viminale, Salvini è ottimista:
«tutto è migliorabile, accetterò consigli e suggerimenti, c'è il Parlamento apposta,
ma i decreti sono due passi avanti importanti verso la tutela di sicurezza,
legalità, disciplina e ordine pubblico e ritengo che non ci siamo rilievi di
incostituzionalità, di fascismo, di razzismo, di cattivismo. Togliere il
diritto a fare domanda di asilo a chi aggredisce un agente mi sembra il minimo.
Parlare di tutela di diritti umani
in riferimento a qualcuno che ha in tasca un foglietto che dice che scappa
dalla guerra e a tempo perso prende a pugni un poliziotto è assurdo. A casa mia
non lo fai». Proprio l'ampliamento dei reati che portano alla revoca del
permesso di rifugiato è uno dei punti salienti del dl: si va dalla violenza
sessuale alla rapina, dalla resistenza a pubblico ufficiale al traffico di
droga.
Sempre in tema di asilo il testo
cancella la protezione umanitaria (che era diventata la principale misura
concessa ai richiedenti), circoscrivendo alcuni permessi speciali: per gravi
condizioni di salute, calamità naturali nel Paese di provenienza, valore
civile. La protezione è inoltre revocata in caso di rientro nel Paese di
origine. E viene escluso il gratuito patrocinio nei casi in cui il ricorso
contro il diniego della protezione è dichiarato improcedibile o inammissibile.
Il decreto riserva inoltre
esclusivamente ai titolari di protezione internazionale nonché ai minori
stranieri non accompagnati i progetti di integrazione ed inclusione sociale. I
richiedenti asilo troveranno invece accoglienza solo nei centri ad essi
dedicati (i Cara).
UNIONE
SARDA
Il voto
per le regionali sarde crocevia per il Governo
La Sardegna sarà decisiva per le
sorti dell'attuale governo? La
domanda non è paradossale e non è
pronunciata durante una sfida a chi
interpreta il ruolo di veggente. In
realtà, per una strana
combinazione temporale,
un'incredibile ondata di attenzione investirà
prossimamente questa regione. Ma
perché e che cosa è successo?
L'intera Isola a febbraio sarà
convocata alle urne per eleggere il
Consiglio regionale, essendo ormai
scaduta la legislatura. Come se non
bastasse, durante l'estate il
velista Andrea Mura, eletto per il M5S a
Cagliari, viene indicato come il
parlamentare più assente della
Camera.
La burrasca che lo investe non gli
lascia neppure una
ciambella di salvataggio a cui
aggrapparsi, pertanto è costretto a
dimettersi dopo essere stato
scaricato dal movimento. Motivo per cui
nei prossimi mesi i cagliaritani
saranno obbligati a scegliersi anche
un nuovo deputato. Si preannuncia un
doppio sondaggio in anteprima
sulla tenuta del governo, fatto di
per sé interessante. I due
appuntamenti sarebbero infatti
passati quasi inosservati. Un deputato
su 630 è un dato insignificante,
così come l'elezione della Regione
che rappresenta appena il 3% della
popolazione italiana. Questa volta
non sarà così, perché rispetto al 4
marzo è trascorsa un'era
geologica.
Il contratto di governo ha
avvicinato il M5S a Salvini e nel frattempo
la Lega ha fagocitato gran parte
dell'elettorato di centro-destra,
diventando secondo i sondaggi il
primo partito. Di conseguenza, la
rapida successione delle due
consultazioni impone al binomio Di
Maio-Salvini di interrogarsi con
molta attenzione sulle due sfide
elettorali programmate in Sardegna.
D'altronde, cosa succederà se nel
collegio di Cagliari un grillino si
trovasse come avversario un
leghista? Ma soprattutto, quali accordi è
lecito attendersi per le
consultazioni regionali? La prossima giunta
isolana avrà al suo interno almeno un
partito come M5S o Lega,
attualmente del tutto assenti
persino dall'assemblea. Allo stesso
tempo i grandi dominatori della
seconda repubblica, PD e Forza Italia,
alla guida del Palazzo di viale
Trento nell'ultimo ventennio,
rischiano di essere estromessi da
tutti gli assessorati.
Al momento i giochi sono ancora
aperti. Se Lega e M5S decidono di
sperimentare il contratto nazionale
a livello locale, la Sardegna avrà
la prima giunta giallo-verde della
storia italiana. Viceversa, se la
Lega sceglierà di presentarsi unita
al centro-destra, come nelle
ultime elezioni del 4 marzo, si
rischia di aprire una crisi di governo
che porterebbe allo scioglimento
anticipato delle Camere e all'avvio
di un'instabilità finanziaria di
proporzioni incalcolabili.
Sono ipotesi estreme, ma estrema e
molto confusa è la fase politica
attraversata dal nostro paese.
Esistono altri scenari, ma appaiono
improbabili o incomprensibili. Meno
probabile, a oggi,
la possibilità che il Pd riconquisti
la guida
della Regione. L'8 febbraio 2014
appare davvero una data lontana: quel
giorno Matteo Renzi e il suo tocco
magico trasformavano l'outsider
Pigliaru in un vincente.
Attualmente il Pd, anche sommando
tutte le
formazioni collocate a sinistra,
fatica a pensare a una maggioranza di
governo. L'alternativa potrebbe
essere quella di promuovere una Santa
Alleanza - composta dall'intero arco
regionale, nel segno del sardismo
e della difesa del territorio
dall'invasione populista - schierata
contro Lega e M5S, .
Dunque, più che dall'esito, gli
equilibri nazionali, saranno
determinati dagli accordi e dalle
alleanze. Vincere in Sardegna
potrebbe non essere l'obiettivo
principale se la vittoria avesse un
prezzo troppo alto. Converrà alla
Lega rompere con il M5S e
riallacciare i rapporti con Berlusconi?
La Sardegna sarà più
importante della tenuta del governo?
Oppure, la rottura alle regionali
rappresenta l'espediente per aprire
una crisi di governo? Molti
interrogativi, forse troppi, ma
l'attuale quadro politico è
schizofrenico. E sarà la Sardegna a
dover assumere il ruolo di
psichiatra.
Marco Pignotti
Il Pds
conferma l'addio alla coalizione, mobilitazione nei territori
Sanità,
ormai è rivolta: maggioranza a rischio
Il banco è saltato prima del tempo.
A velocizzare le cose è stato il
caos sulla rete ospedaliera che ha
disegnato la nuova mappa della
politica sarda. Il Partito dei sardi
ha confermato l'addio a
centrosinistra e centrodestra,
mentre il Movimento 5 Stelle, se
dovesse vincere le elezioni,
cambierà la riforma. Una guerra che si
svolge attorno al futuro degli
ospedali sardi, appeso a un parere del
ministero al quale la Regione
potrebbe dichiarare guerra a colpi di
ricorsi.
LO SCENARIO Il Partito dei sardi con
la censura nei confronti
dell'assessore Arru ha cercato di
stanare la maggioranza e trainare
nella barricata il centrodestra:
nulla di questo è accaduto, tanto che
il segretario del Pds, Paolo
Maninchedda, parla di «complicità al
ribasso di centrodestra e
centrosinistra per salvare l'attuale sistema
sanitario». L'opposizione cerca di
riprendersi il ruolo da
protagonista con una mozione di
sfiducia nei confronti dell'assessore,
mentre nel centrosinistra la
preoccupazione maggiore è come difendere
la riforma davanti agli elettori.
Gioco facile per il Movimento 5
Stelle che, come ha detto il
candidato governatore, Mario Puddu,
«tutelerà il diritto alla salute dei
sardi, attuando una politica
coerente e dunque ben diversa
rispetto a quella della giunta
Pigliaru».
L'ACCUSA «Orgogliosi di dire da soli
che la sanità va male».
Maninchedda sintetizza così i
movimenti di maggioranza sulla questione
sanitaria. Nel mirino finisce
soprattutto il centrodestra che «per
paura del ruolo politico del Partito
dei Sardi salva dalla censura
l'assessore Arru». Un attacco a quei
partiti che qualche giorno fa
hanno inserito il Pds tra la lista
degli avversari che «si sono
schierati a fianco dell'assessore.
Noi siamo dall'altra parte, tra
quelli che licenzieranno il sistema
Moirano, che è un vero sistema di
potere ramificato». Con l'attacco
all'assessore, il Pds «ha difeso la
sanità come interesse nazionale,
oltre ogni intruppamento, oltre gli
ordini di scuderia, oltre ogni
strategia elettorale di retroguardia».
CONTRATTACCO Il centrodestra non si
sente il salvagente di Arru e
rivendica un ruolo da protagonista
nell'attacco all'assessore. «Non
abbiamo salvato nessuno», sottolinea
il vice presidente della
commissione Sanità, Edoardo Tocco,
«Arru non è difendibile nemmeno
dalla sua maggioranza». Poi,
aggiunge: «Saremo noi a presentare
prestissimo una motivata e
inequivocabile mozione di sfiducia che,
siamo sicuri passerà anche con il
voto di alcuni suoi alleati». Per
l'esponente dei Riformatori,
Michele Cossa, l'assessore è «senza
maggioranza e a questo punto lui e
Pigliaru devono andarsene prima che
siano cacciati via in malo modo con
le mozioni di sfiducia».
Stamattina i gruppi di opposizione
chiariranno la strategia per
tentare di dare la spallata
all'assessore. I numeri non giocano a
favore, anche perché difficilmente
il Pds farà sponda.
MALUMORI Nonostante abbia archiviato
con un nulla di fatto la censura,
nel centrosinistra rimangono i
dubbi. Il ritardo nell'applicazione
della rete ospedaliera e il percorso
fatto con atti aziendali dell'Ats
causano più di un malumore. Il vice
capogruppo del Pd, Roberto Deriu,
ha ricordato che sulla sanità «non
c'è un solo approfondimento o uno
studio». Il consigliere regionale di
Art.1-Mdp, Paolo Zedda, accusa la
Giunta: «Sarebbe stato meglio
contrattare prima le nostre deroghe,
così avremmo evitato il rimpallo
delle osservazioni e portato a casa
la riforma».
PREOCCUPAZIONE A difesa degli
ospedali si schierano anche i sindaci
del Cal che chiedono al governo di
rispettare «le prerogative della
Regione». Per il presidente, Andrea
Soddu, è «paradossale che lo Stato
voglia imporre misure ancora più
restrittive di quelle contenute
nell'attuale rete ospedaliera, tali
da determinare la chiusura di
presìdi territoriali fondamentali
per garantire ai cittadini un
adeguato livello di tutela del
diritto alla salute».
Claudia
Zuncheddu, portavoce della Rete
sarda in difesa della sanità pubblica,
rispetto ai fatti recenti parla di
«equivoco voluto e orchestrato da
tutte le forze di maggioranza e di
opposizione presenti in Consiglio
Regionale». La ministra Grillo
«avrebbe dovuto bocciare la pessima
legge sarda perché condanna i
territori disagiati e non perché “non
conforme” al Dm 70».
INTERVENTI La Giunta ha dato il via
libera ai fondi per la
realizzazione delle Case della
salute nelle Assl di Nuoro, Oristano e
Cagliari per un totale di 10 milioni
e 111mila euro. Si tratta di
strutture «ad alta integrazione
multidisciplinare», spiega Arru, «in
questo modo intendiamo completare la
riorganizzazione delle cure
primarie con lo spostamento dei
luoghi di cura dall'ospedale alla
comunità locale».
Matteo Sau
ANNA
MARIA BUSIA (CD). La consigliera: ero certa delle osservazioni
ministeriali
sulla riforma
«Pigliaru
deve prendere atto che gli equilibri sono cambiati»
Quasi un anno fa ha detto no alla
rete ospedaliera, martedì si è
astenuta sulla censura targata Pds
contro Arru. «Non è una
contraddizione - precisa la
consigliera regionale del Centro
Democratico, Anna Maria Busia - non
potevo dire sì a un ordine del
giorno sulla mancata applicazione di
qualcosa che avevo già bocciato».
Arru, comunque, ne è uscito indenne
e lei subito dopo ha chiesto a
Pigliaru di ritirare la delega
all'assessore ai Lavori pubblici.
Perché?
«Quello di martedì è solo l'ultimo
attacco del Partito dei sardi alla
Giunta, nonostante sia un socio di
peso. Il governatore deve prendere
atto del fatto che una parte della
maggioranza di fatto non c'è più».
Il capogruppo Congiu ha definito la
sua una “reazione velatamente minacciosa”...
«Chiedere coerenza non significa
minacciare, e i toni non sono stati
certo quelli. Dico solo che non si
può continuare con questi
atteggiamenti e, contemporaneamente,
usufruire di una rendita di
posizione».
Lei votò contro la rete ospedaliera.
«Non si può parlare di riordino
prima di aver riorganizzato
l'assistenza sanitaria sul
territorio e l'emergenza-urgenza (non solo
l'elisoccorso ma tutto il sistema
del 118). Prima di pensare alla rete
bisognava tranquillizzare i
territori».
Cosa pensa della posizione del
ministero rispetto alla legge?
«Ho depositato un'interpellanza per
chiedere all'assessore di riferire
in Aula sui punti sui quali il
ministero chiedeva correzioni. Penso
che la sovranità del Consiglio
regionale vada difesa. Però ricordo che
nel giorno dell'approvazione dissi:
mi auguro di essere smentita ma ho
idea che il governo farà delle
osservazioni».
In effetti poi le ha fatte, come le
giudica?
«Non completamente fuori luogo».
Quali errori sono stati fatti?
«La discussione generale in Aula è
andata avanti con una serie di
aggiustamenti, dal riconoscimento di
Dea di primo livello a chi non ne
aveva diritto, al mancato
riconoscimento del valore del polo nuorese.
Ha detto bene Paolo Zedda (Mdp):
sulle possibili deroghe al decreto
ministeriale 70 occorreva
interloquire col ministero prima».
Roberto Murgia
L'ex
deputato
Pili:
«Traghetti gratuiti per i residenti»
«I sardi residenti o nati nell'isola
devono da subito viaggiare gratis
in nave», propone Mauro Pili. L'idea
è stata rilanciata
«autorevolmente», anche dal gruppo
Grimaldi: «Ora il ministero dei
trasporti non può più stare in
silenzio, dice il fondatore di Unidos,
che chiede una svolta: «Alla luce di
questa proposta bisogna
immediatamente revocare la
convenzione con la Tirrenia. Il governo non
può ignorare l'offerta di dimezzare
il contributo e nel contempo avere
la gratuita' dei collegamenti via
mare tra la Sardegna e il continente
per tutti sardi».
L'ex deputato continua: «Da tempo
sostengo che il contributo dello
Stato alla Tirrenia sarebbe stato
abbondantemente sufficiente per
garantire la gratuità dei
collegamenti tra la Sardegna e il resto
della penisola. Invece si permettono
le tariffe stellari, che hanno
provocato un danno incredibile
all'Isola. Si metta subito a bando il
contributo e si valuti sul piano
concorrenziale questo progetto
garantendo un risparmio imponente
per lo Stato e si garantisca ai
sardi il diritto alla mobilità alla
pari della connessione delle altre
regioni italiane di europee».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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