La
Nuova
Condannato
Puddu addio al sogno della Regione. di Mauro Lissia
CAGLIARI. Un anno di reclusione con
la condizionale e l'addio ufficiale alla candidatura per la presidenza della
Regione, a febbraio 2019. La corsa elettorale di Mario Puddu, coordinatore del
M5s in Sardegna, è finita di colpo su un binario morto. Alle dieci in punto
l'ingegnere asseminese che ama il Cagliari e Gigi Riva si è presentato al
fianco del difensore Luigi Sanna davanti al giudice Roberto Cau, la lettura del
dispositivo è durata poco più di un minuto ma gli effetti, moltiplicati dalla
legge Severino, sono per lui devastanti: colpevole di concorso in abuso
d'ufficio, incassa esattamente la pena richiesta dal pm Marco Cocco e dovrà
fare i conti anche con l'interdizione dai pubblici uffici per dodici mesi.
Attenuanti generiche, tutto sospeso per
la condizionale e in attesa di un inevitabile giudizio d'appello, ma abbastanza
per rendere irrealizzabile la candidatura, perché la condanna comporta la
sospensione per sei mesi dalla carica pubblica. Senza lo sconto previsto dal
rito abbreviato, la pena sarebbe stata più alta di sei mesi. Responsabile dello
stesso reato anche Francesco Murtas, l'avvocato con un lungo passato nel Pd che
Puddu aveva scelto come sindaco-ombra, un esperto in amministrazione pubblica
che doveva accompagnarlo nel cammino da capo dell'esecutivo comunale di Assemini.
Il connubio professionale con il
legale gli è stato fatale, perché l'accusa e la sentenza conseguente sono
legate anche alla promozione della moglie di Murtas al posto di una funzionaria
sgradita, Adele Solinas. Entrambi dovranno risarcire i danni alla parte civile patrocinata
dall'avvocato Francesco Marongiu, sarà il tribunale civile a stabilire la
cifra.
L'espressione di Puddu all'uscita
dall'aula 8 del tribunale diceva tutto ancor prima che l'ex sindaco parlasse.
Un colpo micidiale, perché neppure una riforma del giudizio in appello potrà restituire
al leader sardo del M5s il ruolo di candidato a governatore. Deluso il
difensore: «Eravamo sicuri di avere ragione e non riesco nemmeno a immaginare
quali possono essere state le motivazioni di questa condanna - ha detto
all'Ansa l'avvocato Sanna - il giudice si è preso novanta giorni per scrivere
le motivazioni di questa decisione, le leggeremo con attenzione e certamente presenteremo
ricorso in appello perché siamo sicuri della correttezza dei comportamenti».
Pochi minuti dopo l'uscita dal
palazzo di giustizia Mario Puddu ha diffuso via Facebook il proprio commento sulla
decisione del giudice Cau. L'accusa di abuso d'ufficio è riferita a un fatto
datato marzo 2014, quando Francesco Murtas fa nominare la propria moglie
Stefania Picciau per il ruolo di responsabile di posizione organizzativa
all'ufficio Suap-Urp-sviluppo economico. La seconda nomina al centro del
procedimento penale è quella di Anna Paola Mameli, che viene incaricata di
seguire i servizi tributi e contenzioso in danno di una funzionaria interna
all'amministrazione che per la Procura aveva tutti i titoli per ricoprire gli
incarichi.
Grazie a questa scelta, avallata da
Puddu con un atto formale di nomina, le due dirigenti - è scritto nel capo
d'imputazione - avrebbero beneficiato di vantaggi economici ingiusti: 27.234
euro la Picciau e 18.302 la Mameli. A denunciare gli abusi alla Procura sono state
tre consigliere comunali del M5s - Rita Piano, Irene Piras e Stefania Frau -
che in seguito a questa iniziativa vennero espulse dal movimento. Nell'esposto
veniva illustrata una situazione a loro dire inaccettabile: la presenza
costante negli uffici dell'avvocato Murtas, che fra l'altro ricevette l'incarico
di elaborare il nuovo assetto organizzativo del Comune di Assemini. Il prossimo
26 aprile Puddu dovrà tornare in tribunale per rispondere con altre due persone
di diffamazione nei confronti di una dipendente del Comune sgradita alla sua
amministrazione.
Unione
Sarda
L'ex
sindaco di Assemini - Condannato Mario Puddu mandò via la
dirigente:
un anno per abuso d'ufficio
Stordito dalla sentenza appena
pronunciata, sguardo stranito e occhi
che cercano l'avvocato, Mario Puddu
ha l'espressione di un pugile che,
ricevuto un cazzotto, cerca di
restare in piedi. Sono le 10,10 e la
sua corsa a governatore della
Sardegna per i Cinque stelle è al
capolinea: a Cagliari il giudice
delle udienze preliminari Roberto Cau
lo ha condannato a un anno per abuso
d'ufficio in abbreviato
certificando l'illiceità della
decisione con cui, nel 2014, l'allora
sindaco di Assemini aveva sollevato
dall'incarico Adele Solinas,
dirigente del servizio Tributi,
Attività produttive, Suap e Polizia
amministrativa, e assegnato il posto
ad Anna Paola Mameli e Stefania
Picciau. Quest'ultima era moglie
dell'avvocato Francesco Murtas,
collaboratore del primo cittadino e
a sua volta sotto processo per i
medesimi fatti: per lui la stessa
condanna.
La rinuncia
È solo l'inizio, Puddu ha assicurato
il ricorso in Appello. Ma le
regole del Movimento sono precise, e
infatti la risposta alla domanda
su possibili implicazioni politiche
della sentenza è stata chiara:
«Penso proprio di sì. Comunque sono
abbastanza scosso». Un'ora dopo è
arrivata la rinuncia alla
candidatura.
Il precedente
Lui e gli avvocati Luigi Sanna e
Matteo Perra non si aspettavano
questo finale. Confidavano in
un'assoluzione, anche perché un
precedente procedimento per abuso
d'ufficio (una dipendente comunale
sosteneva di essere stata rimossa
dall'incarico senza motivo) era
stato archiviato. La vicenda di ieri
evidentemente era diversa.
La denuncia
Il fascicolo era stato aperto nel
2016 quando le consigliere comunali
Irene Piras, Rita Piano e Stefania
Frau con l'aiuto dell'avvocata Anna
Maria Busia avevano depositato una
denuncia sulla modifica alla pianta
organica. Era partita l'indagine. Il
sindaco aveva tenuto per sé la
Polizia amministrativa assegnando
Tributi e contenzioso a Mameli e
Suap e ufficio Relazioni col
pubblico a Picciau: il sospetto era che
l'incarico le fosse stato assegnato
per fare un favore al marito.
Solinas, parte civile col legale
Francesco Marongiu, davanti al pm
Marco Cocco aveva ricostruito così
la vicenda: nel gennaio 2014 Puddu
le comunica la futura nomina di
Picciau («la conosco da sempre») al
suo posto; lei protesta e qualche
giorno dopo le arrivano le
contestazioni di due assessori; il
primo cittadino le assegna, nello
stesso Servizio, una posizione
organizzativa (in quanto esperta) per
un mese; ma le viene dato tanto
lavoro da impedirle di portarlo a
termine, e dopo 30 giorni viene
sostituita.
Il pm
Nella requisitoria il pm ha spiegato
che, pur avendo il sindaco una
certa discrezionalità, per modificare
il quadro dirigenziale di un
ufficio pubblico è necessario
«spiegarne» i presupposti e «motivare»
la decisione. Perché Solinas non era
più adeguata e Mameli e Picciau
sì? «Puddu non ha dato la sua
versione». Il riordino dell'ente era
stato portato a termine «non per
l'interesse» del Municipio ma per
sistemare i nuovi funzionari. Tesi
condivisa dall'avvocato Marongiu,
il quale ieri ha detto che «la mia
assistita aveva fiducia nella
magistratura, si è costituita parte
civile perché riteneva di essere
stata danneggiata ed è soddisfatta
per la sentenza».
La difesa
I difensori hanno parlato di nomine
«legittime» e di una
riorganizzazione «prevista nel
programma dei 5 Stelle», predisposta «e
approvata dalla Giunta». L'obiettivo
era far «ruotare il personale,
Solinas era lì da nove anni».
Andrea Manunza
TRIBUNALE.
Cappellacci, Mallus, Bonanni e Tilocca
Inchiesta
per corruzione, peculato e bancarotta: sequestrati beni e
denaro
per oltre quattro milioni
Un sequestro preventivo “per
confisca diretta” fino all'ammontare
della somma oggetto del reato: è
quanto disposto dal gip
nell'inchiesta per corruzione,
peculato, bancarotta e falso che
coinvolge dieci persone (tra le
quali l'ex governatore Ugo
Cappellacci) ed è sfociata, martedì
mattina, nell'arresto degli
imprenditori Flavio Mallus e Roberto
Bonanni, rispettivamente titolare
della società Fm (fallita) e
amministratore della Zernike, società di
investimento che gestiva il fondo
pubblico Ingenium Sardegna.
Gli uomini della Guardia di finanza,
che già avevano notificato i
provvedimenti cautelari, hanno
portato a termine anche il secondo
compito mettendo i sigilli a beni
mobili e immobili nella
disponibilità di Cappellacci
(denaro, conti correnti, crediti, polizze
e tutto ciò che è stato trovato fino
a un valore di 830 mila euro, in
quanto a suo carico il gip ha
ravvisato i «gravi indizi» per i reati
di corruzione e peculato), Mallus
(un milione e 800 mila euro),
Bonanni (750 mila euro) e di altre
due persone sottoposte a indagine:
Antonio Graziano Tilocca (830 mila
euro) e Piero Sanna Randaccio (80
mila euro per la sola corruzione),
entrambi ex colleghi dello studio
da commercialista di Cappellacci.
I 750 mila euro corrispondono alla
cifra che i pm Emanuele Secci e
Diana Lecca ritengono sia stata
concessa illecitamente dal fondo
Ingenium (che gestiva 17 milioni di
euro pubblici da destinare a
società innovative) alla Fm di
Mallus attraverso la Zernike, gestita
da Bonanni. Quest'ultimo sarebbe
stato «istigato» a farlo da
Cappellacci (allora governatore)
ricevendo in cambio da Mallus 80 mila
euro: una «tangente», secondo
Procura e gip, mascherata come
«finanziamento soci» in un'azienda
costituita dieci giorni prima su
«specifica indicazione di Tilocca e
nell'interesse esclusivo di
Cappellacci»: la Omen.
Ieri intanto Mallus si è avvalso
della facoltà di non rispondere alle
domande del gip Giuseppe Pintori
nell'interrogatorio di garanzia nel
carcere di Uta. «Prima dobbiamo
vedere le carte depositate», è il
commento delle avvocate Anna Maria
Busia e Roberta Cannas, «si tratta
di un'indagine prettamente
documentale. Poi valuteremo quale strada
seguire. Certo non capiamo le
ragioni della misura cautelare: per
alcuni indagati il provvedimento è
stato respinto, valutazione
corretta. Perché per Mallus invece
le cose sono andate diversamente»?
An. M.
LEU.
Grasso, sì a Zedda: «È il nome giusto per il rilancio»
L'ex
presidente del Senato: dobbiamo conoscere i suoi programmi
«Massimo Zedda è un nome che ci
piace, però dobbiamo sederci intorno a
un tavolo per capire quali sono i
suoi programmi, e quali le
prospettive politiche».
Arriva da Sassari un mezzo sì da
parte di LeU alla candidatura del
sindaco di Cagliari alla presidenza
della Regione. E arriva
direttamente dall'ex presidente del
Senato Pietro Grasso, invitato nel
nord dell'Isola dal comitato
provinciale di Liberi e Uguali.
Riproposta l'idea del partito unico
della sinistra di cui dovrebbe far
parte anche Articolo 1 che a sua
volta a Zedda ha già dato il via
libera. «Loro fanno parte di un
progetto che dovrebbe integrarsi in
LeU ma che è allo stesso tempo
qualcosa di diverso», ha specificato
Grasso «Ma, ripeto, siamo pronti al
dialogo».
Preoccupazione perché la
scelta del candidato del centro
destra arriva direttamente dalla Lega.
«Non posso che vederla in maniera
opposta proprio per il diverso
patrimonio culturale». Rispetto per
il passo indietro del candidato
dei 5 Stelle Mario Puddu per la
condanna per abuso d'ufficio. «È stato
coerente, d'altra parte lo hanno
sempre detto anche se prima parlavano
di un semplice avviso di garanzia».
Oggi Grasso sarà a porto Torres
per inaugurare un monumento dedicato
a Giovanni Falcone, Paolo
Borsellino e alla poliziotta
Emanuela Loi. Franco Ferrandu
Totonomi:
si guarda ai parlamentari
«Giornata
triste, non mi candido più» Ora è caos M5S
Prende
forma l'idea di nuove regionarie Corda: solo così scegliamo i
nostri
portavoce
Mario Puddu brucia le tappe. Ieri
mattina, dopo poco più di un'ora
dalla lettura della sentenza che lo
condanna a un anno per abuso
d'ufficio, l'esponente del Movimento
5 Stelle scrive la parola “fine”
sulla corsa a Villa Devoto: «Ritiro
la mia candidatura alla presidenza
della Regione. Orgoglioso di
appartenere al Movimento 5 Stelle». Una
scelta che causa «dispiacere e
dolore», epilogo di una «giornata
triste».
Il futuro incerto
La decisione di Puddu è una tegola
per i pentastellati sardi, privi
della loro guida più
rappresentativa. Serve un piano B e lo staff ha
annunciato che ci saranno le
regionarie per scegliere il sostituto. Le
regole ferree riducono la rosa dei
nomi e solo una modifica potrebbe
aprire le porte ad altre
candidature.
I parlamentari sono fuori dai
giochi, ma se venisse accettata la
loro candidatura, i nomi di Ettore
Licheri e Pino Cabras, sarebbero tra
i papabili. Potrebbe ritornare in
gioco l'ex senatrice, Manuela Serra,
che ha ancora una legislatura a
disposizione, così come il
consigliere comunale di Sassari, Maurilio
Murru.
Nuova fase
Tutto da rifare. Per il Movimento 5
Stelle la corsa verso le regionali
era iniziata in anticipo rispetto
alle altre forze politiche, ma
l'addio di Puddu costringe a una
riorganizzazione. La scelta di
rinunciare alla candidatura,
arrivata così in fretta, cerca di mettere
al riparo il Movimento dagli
attacchi esterni. Puddu ottiene il
sostegno dei grillini che apprezzano
la scelta e rivendicano lo stile
pentastellato sulla coerenza.
Il deputato Pino Cabras, dice: «Sono
molto dispiaciuto, perché vedo in
lui una persona appassionata. È
stato un grande esempio
trascinante». Il merito dell'ex candidato è
aver coinvolto tante persone e «lo
ha fatto da una trincea, quella del
Comune, piena di trappole». Per il
deputato, però, è tempo di guardare
al futuro, alle prossime regionarie
con un'idea precisa. Se è vero che
lo strumento permette di organizzare
in fretta la consultazione,
Cabras ipotizza «maggiore calma per
lasciare il tempo di far conoscere
meglio i candidati».
A rivendicare l'etica è anche la
collega Emanuela
Corda: «Il passo indietro conferma
quanto nel Movimento 5 Stelle
vengano prima di tutto i valori e la
coerenza». La sindaca di
Assemini, Sabrina Licheri, dice:
«Mai avuto dubbi sull'onestà e
coerenza di Mario Puddu».
Sfida agli avversari
La senatrice Elvira Lucia
Evangelista rende gli onori a Puddu
ricordando che «vince comunque il
Movimento». Evangelista lancia una
sfida agli avversari: «Voglio vedere
le altre forze politiche
candidare persone che hanno subìto
condanne anche solo in primo grado
per reati contro la pubblica
amministrazione». Anche Puddu nel suo
comunicato di addio non rinuncia a
una frecciata nei confronti degli
avversari. Riferendosi ai tavoli di
centrodestra e centrosinistra,
Puddu attacca: «Sono pieni di
politici che, nonostante indagini per
reati anche pesanti e condanne in
primo grado, sono sempre lì, senza
alcun ritegno. Mettendo al centro
della loro opera politica sè
stessi».
Il raduno a Roma
Domani comincia la due giorni di
Festa del Movimento 5 Stelle al Circo
Massimo di Roma. Tutti i big del
partito si ritroveranno ed è
probabile che in qualche modo si
possa discutere anche del caso
Sardegna. Nonostante Puddu abbia
sottolineato che il suo sostituto
«saprà raccogliere le istanze dei
sardi e dare slancio alle nostre
idee di rinnovamento», c'è il
rischio che lo sprint dei Cinque stelle
sia indebolito.
Matteo Sau
Fondi ai
gruppi - Bruno restituisce 46mila euro
La contestazione iniziale riguardava
spese non giustificate per
116mila euro, la somma che Mario
Bruno aveva ottenuto e in parte
distribuito ai colleghi di partito
quando, nella tredicesima
legislatura in Consiglio regionale
(2004-2009), era tesoriere di
Progetto Sardegna. Avendo
giustificato tutti gli esborsi a lui
direttamente contestati, il pm Marco
Cocco aveva modificato la cifra
inserita nel capo di imputazione
riducendola a 46mila euro.
Pochi giorni fa l'attuale sindaco di
Alghero ha restituito al
Consiglio tutto il denaro, e ieri si
è presentato in Tribunale a
Cagliari per la nuova udienza del
processo in abbreviato a suo carico
(peculato) mostrando a pm e gup
Roberto Cau l'avvenuto bonifico. Non
solo: l'imputato, assistito dagli
avvocati Nicola Littarru e Angelo
Nanni, ha depositato una nuova
memoria difensiva, che si aggiunge ai
documenti consegnati in passato e
alle risposte date durante tutti gli
interrogatori ai quali si è sempre
sottoposto. Siamo a fine corsa: il
19 dicembre è in programma la
discussione e potrebbe arrivare anche la
sentenza.
Oggi invece si terrà la prima
udienza dibattimentale per altri 29 ex
consiglieri di centrosinistra e due
esponenti del centrodestra
(legislatura 2009-2014).
Appuntamento per tutti nell'aula della
seconda sezione penale. (an. m.)
Il post
su Facebook: ho agito nell'interesse dei cittadini, ma lascio
perché
noi 5 stelle siamo diversi
L'ex
sindaco sotto choc: ritiro la candidatura
di Alessandro PirinawSASSARIMario
Puddu è sotto choc. La sua corsa
verso il palazzo della Regione si è
interrotta bruscamente. L'ormai ex
leader del M5s non si dà pace.
All'uscita del tribunale ammette: forse
non sarò più il candidato dei 5
stelle. In realtà, lui ha già deciso.
E già deciso aveva il Movimento,
che, dopo tutte le battaglie al grido
di "onestà", non poteva
permettersi un candidato azzoppato da una
condanna, che anche in caso di
vittoria si sarebbe dovuto sospendere
per via della legge Severino. Così,
passa qualche decina di minuti, e
su Facebook arriva la decisione
ufficiale: Puddu si ritira dalla
corsa. Subito dopo il Movimento
annuncia nuove regionarie on line da
tenersi a breve.
Lo fa non prima però di avere
ringraziato il suo ex
candidato. «Oggi è una giornata
triste per me», comincia con queste
parole il post dell'ex sindaco di
Assemini in cui annuncia la sua
uscita di scena. «La sentenza mi
amareggia perché io continuo a
ritenere di avere fatto il mio
dovere, nell'esclusivo interesse dei
cittadini. Nonostante la condanna
sia di natura ben diversa da quelle
cui siamo stati abituati vedendo in
questi anni chi ci amministra e
chi ci governa, è però fondamentale
levare immediatamente da ogni
imbarazzo la forza politica che amo
e in cui credo fortemente.
Per cui, ancora prima e a
prescindere dalle regole del Movimento, faccio
un passo di lato, ritirando la mia
candidatura». Si dice dispiaciuto,
addolorato, ma comunque sereno.
«Sento la mia terra scorrere nel mio
sangue e desideravo fare qualcosa
per lei, dedicando alla causa i
prossimi cinque anni della mia vita.
Sono stato condannato e ritiro la
mia candidatura. Intanto in queste
settimane vediamo tutti le immagini
dei tavoli di centrodestra e
centrosinistra che si stanno riunendo per
provare a trovare un candidato:
pieni di politici che nonostante
indagini per reati anche pesanti e
condanne in primo grado, sono
sempre lì, senza alcun ritegno.
Mettendo al centro della loro opera
politica se stessi».
Non come il M5s, tiene a
sottolineare Puddu. «Io
sono orgoglioso di appartenere a un
Movimento che chiede a chi è stato
anche solo condannato in primo grado
di fare un passo indietro. Perché
questa è la forza del M5s: la forza
dell'onestà e della trasparenza,
del rispetto dei cittadini che viene
prima di qualunque altra cosa. Il
M5s è diverso.
Il candidato che ora verrà individuato
saprà
raccogliere le istanze dei sardi e
dare slancio alle nostre idee di
rinnovamento». Un candidato a cui
lui, giura, non farà mancare il suo
sostegno. «Chi pensa che questa
condanna sarà uno stop alle nostre
idee e al nostro consenso crescente si
sbaglia. Il M5s oggi è forte
più che mai e questa forza si
tradurrà in speranza per tutti. Lo
dimostreremo presto. I sardi sanno
che siamo diversi. Per questo a
vincere le elezioni regionali sarà
il M5s». Ma, suo malgrado, con un
altro timoniere.
Grasso
promuove Zedda: può essere l'uomo giusto
L'ex
presidente del Senato e leader di LeU invita al dialogo il centrosinistra
«Dobbiamo
arginare il centrodestra che punterà su un candidato leghista»
di Vincenzo Garofalo
SASSARI
Massimo Zedda come possibile asso
nella manica del centrosinistra, un
candidato della Lega come iattura
per la Sardegna, e chapeau al passo
indietro di Mario Puddu come
candidato dei Cinque stelle a governatore
della Regione. L'ex presidente del
Senato, Pietro Grasso, arriva in
Sardegna come leader di Liberi e
Uguali per diffondere il "Manifesto"
su cui dovrebbe cementarsi il
partito unico della sinistra in Italia,
e sfodera una conoscenza del momento
politico isolano che non ti
aspetti: «Zedda è una persona che
stimiamo molto e da parte nostra c'è
la massima disponibilità ad aprire
un dialogo», spiega l'ex magistrato
a margine di un convegno su lavoro e
legalità che si è svolto ieri
sera a Sassari, nella sala Angioy
del Palazzo della Provincia.
«Ci si dovrà riunire per capire se
c'è la possibilità di condividere la
nostra impostazione politica e
conoscere quale siano le prospettive
politiche che ha in mente Zedda per
la Sardegna», continua Grasso
ragionando su una candidatura che
nell'isola ha già ricevuto la
benedizione dei rappresentanti di
Art1-Mdp. «Articolo1 fa parte di un
qualcosa che noi vogliamo formare
come soggetto politico, e questo
qualcosa è LeU. Un soggetto diverso
da Articolo 1, con il quale siamo
sempre disponibili a dialogare».
Un dialogo aperto a tutto il
centrosinistra, Pd compreso, per
arginare l'avanzata del centrodestra
a propulsione leghista: «Che per la
Sardegna prospettino un candidato
indicato dalla Lega, è qualcosa di
assolutamente negativo per i sardi,
e totalmente contrario a tutto ciò
che è il nostro patrimonio
culturale», commenta il senatore di
Liberi e Uguali, che spende invece
parole di apprezzamento verso la
rinuncia di Puddu alla candidatura,
dopo la condanna in primo grado
inflittagli dal tribunale per abuso
d'ufficio. «Il passo indietro del
candidato dei Movimento 5 stelle è
un gesto da apprezzare.
D'altronde fa parte delle regole
interne che
si sono posti i 5 stelle. Anzi, le
hanno modificate, prima bastava
essere indagati, adesso aspettano la
condanna in primo grado»,
commenta, prima di passare alle dinamiche
politiche nazionali che
vedono il travagliato tentativo di
far nascere un partito unico della
sinistra, di cui lo stesso Grasso ha
pubblicato la scorsa settimana il
manifesto: «Noi dobbiamo essere un
soggetto alternativo ma dialogare
con tutti. Il mio manifesto è la
conclusione di un percorso che non è
mai iniziato. Sono stato io a volere
la nascita di un comitato
promotore nazionale per la
formazione del soggetto politico, e mi è
sembrato normale che tutto questo
lavoro svolto non andasse perso»,
spiega, per poi lasciare il suo
pensiero riguardo allo scontro tra M5S
e Lega sul testo del Decreto
fiscale: «Siamo davanti alla prima vera
crisi di Governo, e questo deve
farci riflettere. Girano tante battute
su chi ha trovato per strada un
decreto fiscale, e su chi non lo ha
trovato: a parte gli scherzi -
commenta Grasso - stiamo assistendo a
un momento molto particolare e
delicato per tutto il Paese».
Circolano
i primi nomi per la successione: il senatore Licheri e l'ex
senatrice
Serra Il blog: presto le nuove "regionarie"
SASSARIIl Movimento 5 stelle era
arrivato per primo nella corsa alle
candidature. Mentre gli altri
partiti e coalizioni erano - e restano -
in alto mare i grillini avevano
scelto Mario Puddu come leader. Il 54
per cento dei 1.944 votanti aveva
scelto l'ex sindaco di Assemini, il
grillino sardo più popolare, visto
che era stato il primo a
conquistare un Comune nell'isola
sotto il vessillo del M5s, nonché il
portavoce delle ultime politiche che
avevano visto il Movimento
toccare quota 42 per cento. Insomma,
Puddu era il predestinato, tanto
da decidere di non ripresentarsi ad
Assemini per un secondo mandato. E
infatti il 1 agosto aveva stravinto
le regionarie, nonostante proprio
in quei giorni fosse scoppiato il
caso di Andrea Mura, il deputato
sotto accusa per assenteismo, di cui
Puddu era stato il principale
sponsor.
I grillini avevano comunque scelto
lui: il restante 46 per
cento se l' erano divisi il
ricercatore Luca Piras e le due dipendenti
regionali Maria Rita Monagheddu e
Anna Sulis. La condanna di Puddu è
dunque uno choc per l'intero M5s,
costretto a scovare un nuovo nome
per la leadership. Una impresa non
facile. Ieri il blog delle stelle
ha annunciato che le nuove
regionarie saranno indette presto, ma le
elezioni si vincono nelle urne e per
questo è già scattata la caccia
ai nomi più popolari.
I più gettonati sono due: il senatore Ettore
Licheri, sassarese, alla prima
legislatura, presidente della
Commissione per i rapporti con la
Ue, e l'ex senatrice Manuela Serra,
cagliaritana, che non si era
presentata per un secondo mandato a
Palazzo Madama. Più difficile che si
punti su un outsider: in casa 5
stelle il caso Mura scotta ancora.
(al.pi.)
Forza
Italia, i ribelli diserteranno la direzione
Il gruppo
capeggiato da Pittalis, Zedda e Cicu non parteciperà al
vertice
convocato da Cappellacci
CAGLIARI
Chi di Forza Italia ha firmato la
lettera a Berlusconi per sollecitare
un nuovo coordinatore regionale non
parteciperà alla direzione
convocata, oggi a Oristano,
dall'attuale coordinatore Ugo Cappellacci.
Non c'è nulla di dispettoso nella
scelta di non essere presenti:
ognuno dei rivoltosi ha fatto sapere
di aver preso precedenti impegni.
Nel caso del deputato Pietro
Pittalis sono impegni istituzionali:
«Oggi è stata convocata la
commissione giustizia della Camera per
discutere il disegno di legge
anticorruzione e sono in programma le
audizioni. Quindi, starò tutto il
giorno a Montecitorio».
L'eurodeputato Salvatore Cicu
giovedì mattina era ancora a Bruxelles e
neanche lui dovrebbe rientrare in
Sardegna prima di domani mattina. La
capogruppo in Consiglio regionale,
Alessandra Zedda, ha confermato
invece che questa mattina sarà a
Milano per una riunione programmata
da tempo dell'associazione «Divieto
di femminicidio». Dalla sua
Antonello Peru, consigliere
regionale, ha in agenda per il pomeriggio
di oggi un incontro territoriale con
gli iscritti nel Sassarese. Marco
Tedde, anche lui consigliere
regionale, al di là degli impegni ha
detto al telefono: «Non andrò a
Oristano».
Stessa decisione dovrebbe
averla presa Stefano Coinu, il
quarto consigliere regionale su nove
del gruppo di Fi, che ha inviato la
lettera al Cavaliere per
sollecitare «una nuova guida per il
partito in Sardegna». Fatto
l'appello, alla direzione regionale
di Oristano alla fine dovrebbero
essere presenti solo gli altri
consiglieri che la lettera non hanno
firmato (Oscar Cherchi, Alberto
Randazzo, Edoardo Tocco, Giuseppe
Fasolino e Stefano Tunis), oltre a
Cappellacci e al vicecoordinatore
Ivan Piras. Intanto, a fianco del
gruppo Pittalis, Tedde e più si sono
schierati i coordinamenti del
Sassarese.
Il documento è firmato da 23
fra responsabili cittadini e
provinciali e c'è scritto: «La testarda e
incomprensibile gestione in
solitaria del partito da parte del
coordinatore regionale continua a
indebolire e a creare un sempre
maggior distacco tra chi dovrebbe
ricoprire ruoli dirigenziali e gli
organismi territoriali. La ormai
dilagante solitudine a cui i nostri
territori sono stati abbandonati può
trovare nuova linfa solo
attraverso un rinnovamento vero e
non solo a parole. I tempi lunghi di
un avvicendamento, oramai più che
necessario, del coordinatore
regionale nuocciono gravemente a
Forza Italia».
Per concludere: «Non
possiamo continuare a perdere
contatto con la realtà, occorre
riprendere a fare politica». Ma il
documento firmato dai 23 è stato
subito contestato da Manuel Alivesi,
commissario provinciale di
Sassari per Forza Italia:
«Nell'elenco - scrive - uno solo è dirigente
di partito. Gli altri sono solo
rispettabili cittadini e tra l'altro
non può esistere un documento dei
coordinatori per il semplice fatto
che saranno eletti nei prossimi
congressi già programmati». La
conclusione della smentita è questa:
«In questa delicata fase di
avvicinamento alle elezioni
regionali occorrerebbe evitare invece
uscite scomposte e strumentali».
Bruno al giudice: «Spese legittime»
Fondi ai gruppi. A dicembre sentenza
per il sindaco di Alghero, oggi 29 imputati
CAGLIARI
Accusato di usura, il presidente
della Bnl Luigi Abete ha affidato la
propria difesa a una lunga memoria
depositata all'ufficio del gup
Giampaolo Casula, che deve decidere
se rinviare il manager a giudizio
o proscioglierlo dall'accusa, come
richiesto dal pm Diana Lecca al gip
Lucia Perra, che l'aveva respinta.
La vicenda, nelle sue articolazioni
tecniche, è semplice: al culmine di
una controversia legata alle
condizioni imposte dalla Bnl
all'azienda proprietaria dell'hotel
Setar, a Quartu Sant'Elena, l'ex
assessora regionale al turismo Luisa
Anna Depau aveva deciso di
rivolgersi all'avvocato Marcello Colamatteo
perché presentasse alla Procura un
esposto per il presunto
significativo sforamento degli
interessi imposti dalla Bnl sui limiti
stabiliti dalla legge. Da
quell'esposto è nata un'inchiesta che ha
coinvolto il presidente di Bnl,
indagato per usura per non aver
vigilato sulla correttezza e sulla
legittimità dei rapporti finanziari
tra banca e clienti. Si va avanti il
24 gennaio. (m.l)CAGLIARIHa
risposto a tutte le domande del pm
Marco Cocco il sindaco di Alghero,
Mario Bruno, per il quale la Procura
ha chiesto il rinvio a giudizio
con l'accusa di peculato riferita
all'uso improprio dei fondi
assegnati al gruppo politico nel
corso della tredicesima legislatura.
All'udienza preliminare davanti al
gup Roberto Cau l'ex consigliere
regionale del Pd si è presentato
insieme ai difensori Angelo Nanni e
Nicola Littarru, pronto a chiarire
la destinazione delle spese che la
polizia giudiziaria gli ha
attribuito.
Bruno ha spiegato di aver usato
le risorse finanziarie del gruppo
Progetto Sardegna - poi confluito
nel Pd-Ulivo - soltanto per scopi
strettamente istituzionali,
rispettando i criteri stabiliti
dalla presidenza dell'assemblea sarda.
In una nota diffusa via Facebook il
sindaco di Alghero ha riferito di
aver giustificato con i documenti le
spese sostenute personalmente,
circa 70 mila euro. Mentre
resterebbero sul conto giudiziario quelle
autorizzate da lui stesso nelle
vesti di tesoriere del gruppo. Sono
46024 euro, per i quali Bruno non ha
potuto consegnare alcuna
documentazione ma che sono stati già
interamente restituiti al
Consiglio regionale.
L'ex consigliere del Pd ha comunque
elencato le
destinazioni, che a suo dire
sarebbero tutte pienamente legittime. Il
giudice ha fissato la discussione
per il 19 dicembre.Questa mattina
intanto si aprirà formalmente
il dibattimento con 29 consiglieri
ed ex
consiglieri imputati di peculato che
appartenevano al gruppo del
centrosinistra: sono Antonio Biancu,
Giuseppe Cuccu, Mariuccia Cocco,
Giovanni Giagu, Francesco Sabatini,
Simonetta Sanna, Giommaria Uggias,
Carmelo Cachia, Gavino Manca, Siro
Marrocu, Antonio Ignazio Calledda,
Angelina Corrias, Vincenzo Floris,
Tarcisio Agus, Beniamino Scarpa,
Giuseppe Matteo Pirisi, Renato
Cugini, Silvio Bachisio Lai, Giovanni
Battista Orrù, Giacomo Spissu,
Alberto Sanna, Nazareno Pacifico,
Salvatore Mattana, Mario Bruno,
Gianluigi Gessa, Elia Corda,
Alessandro Frau, Stefano Pinna,
Antonio Chicco Porcu e Giovanni Tocco.
(m.l)
Sassari -
Un sondaggio del Pd affonda Sanna e incorona Ganau
Col
sindaco candidato Dem stracciati da M5s e centrodestra
Il suo
predecessore balzerebbe in testa con il 37 per cento
di Vincenzo Garofalo
SASSARI
Sassari boccia il sindaco Sanna e si
prepara ad affidare le chiavi di
Palazzo Ducale al M5s. Secondo un
sondaggio elettorale fatto
dall'Istituto Ixè di Trieste su
commissione del Pd sassarese, alle
prossime elezioni comunali i
fedelissimi di Di Maio, con un gradimento
del 37,8 per cento partono con un
vantaggio di oltre dieci punti
percentuali sul centrodestra, fermo
al 27 e quasi tredici sul
centrosinistra, inabissato al 24,5
per cento. Questo lo scenario con
candidati a sindaco Maurilio Murru
per il M5S, Nanni Campus per il
centrodestra, Nicola Sanna per il
centrosinistra, Luigi Satta per il
movimento "Sassari
Libera".
E secondo il report di Ixè a
trascinare
lontano dal successo elettorale Pd e
alleati sarebbe proprio
un'eventuale ricandidatura del
sindaco uscente: solo un quinto dei
cittadini lo voterebbe per un
secondo mandato. L'unica speranza per il
centrosinistra di far risalire le sue
quotazioni e provare a
giocarsela al ballottaggio, sarebbe
il ritorno come deus ex machina
del presidente del Consiglio
regionale, Gianfranco Ganau. Se il
candidato fosse lui il 37 per cento
sarebbe disposto a votarlo come
sindaco, contro appena il 23 per
cento che si dichiarato disponibile a
rivotare per Nicola Sanna.
L'indagine condotta per telefono ha sondato
un campione di 805 elettori
sassaresi, di varia estrazione sociale e
di diverse età, rivolgendo loro
domande specifiche sui possibili
scenari politici che potrebbero
presentarsi alle prossime elezioni
comunali.
Alla domanda "Quanta fiducia ha
nel sindaco Nicola Sanna",
solo il 27 per cento degli
intervistati ha dichiarato molta (5%) o
abbastanza (22%). Il 41 per cento ha
risposto poca, e il 32 nessuna,
con maggiore rappresentanza dei
giovani tra i 18 e 24 anni. Risultati
nettamente più lusinghieri per gli
altri possibili candidati proposti:
Nanni Campus ha la fiducia del 53
per cento, Ganau del 52, Murru del
51, Luigi Satta (avvocato e
presidente del movimento "Sassari Libera")
40 per cento.
Interrogati espressamente sulle
intenzioni di voto, solo
il 20,4 per cento dei sassaresi ha
dichiarato che rivoterebbe per
Sanna; il 50,9 ha risposto
sicuramente no, il 22,2 probabilmente no.
Alla domanda "Se dovesse votare
domani per chi voterebbe?", senza
specificare il nome del candidato,
le risposte ricevute hanno portato
a una proiezione che vede il
candidato M5S al 36,3 per cento, quello
del centrosinistra al 29,5 e quello
del centrodestra al 24,2, altri il
10. Quindi l'analisi del possibile
voto affonda la lama nel cuore del
Pd e invita gli elettori a fare la
differenza fra Nicola Sanna e
Gianfranco Ganau.
"Se per il centrosinistra si
ripresentasse l'attuale
sindaco, per chi voterebbe?":
il 23,5 per Sanna, il 25,3 per il
centrodestra, il 34,3 per il M5S e
il 17 per altri candidati. Lo
scenario cambia se si presentasse
come candidato del centrosinistra
Ganau: il 36,7 voterebbe per lui, il
30,1 per il M5S, il 22,2 per il
centrodestra e l'11 per altri
candidati. Sempre scandagliando l'animo
degli elettori di centrosinistra il
report dice che il 34,2 per cento
voterebbe più volentieri un
candidato conosciuto e con un'esperienza
politica alle spalle, il 30,5 non fa
distinzione, il 25,4 preferirebbe
una figura giovane, esponente della
società civile, il 9,9 non
saprebbe. Infine focus sul voto ai
partiti: in testa c'è il M5S con il
37,8, seguito dal Pd con il 21,6, la
Lega con il 15 per cento, Forza
Italia con il 9,5, Fratelli d'Italia
si ferma al 2,6, LeU al 2,2, e
poi ci sono gli altri partiti del
centrosinistra con il 2,1, Potere al
Popolo con 1,5 e altre scelte che
sommano il 7,7 per cento. Risultati
che mettono con le spalle al muro
Sanna e costringono il Pd e Ganau ha
fare una scelta. Ma sono solo
sondaggi.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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