venerdì 19 ottobre 2018

Rassegna stampa 19 Ottobre 2018


La Nuova


Condannato Puddu addio al sogno della Regione. di Mauro Lissia

CAGLIARI. Un anno di reclusione con la condizionale e l'addio ufficiale alla candidatura per la presidenza della Regione, a febbraio 2019. La corsa elettorale di Mario Puddu, coordinatore del M5s in Sardegna, è finita di colpo su un binario morto. Alle dieci in punto l'ingegnere asseminese che ama il Cagliari e Gigi Riva si è presentato al fianco del difensore Luigi Sanna davanti al giudice Roberto Cau, la lettura del dispositivo è durata poco più di un minuto ma gli effetti, moltiplicati dalla legge Severino, sono per lui devastanti: colpevole di concorso in abuso d'ufficio, incassa esattamente la pena richiesta dal pm Marco Cocco e dovrà fare i conti anche con l'interdizione dai pubblici uffici per dodici mesi.

Attenuanti generiche, tutto sospeso per la condizionale e in attesa di un inevitabile giudizio d'appello, ma abbastanza per rendere irrealizzabile la candidatura, perché la condanna comporta la sospensione per sei mesi dalla carica pubblica. Senza lo sconto previsto dal rito abbreviato, la pena sarebbe stata più alta di sei mesi. Responsabile dello stesso reato anche Francesco Murtas, l'avvocato con un lungo passato nel Pd che Puddu aveva scelto come sindaco-ombra, un esperto in amministrazione pubblica che doveva accompagnarlo nel cammino da capo dell'esecutivo comunale di Assemini.

Il connubio professionale con il legale gli è stato fatale, perché l'accusa e la sentenza conseguente sono legate anche alla promozione della moglie di Murtas al posto di una funzionaria sgradita, Adele Solinas. Entrambi dovranno risarcire i danni alla parte civile patrocinata dall'avvocato Francesco Marongiu, sarà il tribunale civile a stabilire la cifra.

L'espressione di Puddu all'uscita dall'aula 8 del tribunale diceva tutto ancor prima che l'ex sindaco parlasse. Un colpo micidiale, perché neppure una riforma del giudizio in appello potrà restituire al leader sardo del M5s il ruolo di candidato a governatore. Deluso il difensore: «Eravamo sicuri di avere ragione e non riesco nemmeno a immaginare quali possono essere state le motivazioni di questa condanna - ha detto all'Ansa l'avvocato Sanna - il giudice si è preso novanta giorni per scrivere le motivazioni di questa decisione, le leggeremo con attenzione e certamente presenteremo ricorso in appello perché siamo sicuri della correttezza dei comportamenti».

Pochi minuti dopo l'uscita dal palazzo di giustizia Mario Puddu ha diffuso via Facebook il proprio commento sulla decisione del giudice Cau. L'accusa di abuso d'ufficio è riferita a un fatto datato marzo 2014, quando Francesco Murtas fa nominare la propria moglie Stefania Picciau per il ruolo di responsabile di posizione organizzativa all'ufficio Suap-Urp-sviluppo economico. La seconda nomina al centro del procedimento penale è quella di Anna Paola Mameli, che viene incaricata di seguire i servizi tributi e contenzioso in danno di una funzionaria interna all'amministrazione che per la Procura aveva tutti i titoli per ricoprire gli incarichi.

Grazie a questa scelta, avallata da Puddu con un atto formale di nomina, le due dirigenti - è scritto nel capo d'imputazione - avrebbero beneficiato di vantaggi economici ingiusti: 27.234 euro la Picciau e 18.302 la Mameli.  A denunciare gli abusi alla Procura sono state tre consigliere comunali del M5s - Rita Piano, Irene Piras e Stefania Frau - che in seguito a questa iniziativa vennero espulse dal movimento. Nell'esposto veniva illustrata una situazione a loro dire inaccettabile: la presenza costante negli uffici dell'avvocato Murtas, che fra l'altro ricevette l'incarico di elaborare il nuovo assetto organizzativo del Comune di Assemini. Il prossimo 26 aprile Puddu dovrà tornare in tribunale per rispondere con altre due persone di diffamazione nei confronti di una dipendente del Comune sgradita alla sua amministrazione.


Unione Sarda

L'ex sindaco di Assemini - Condannato Mario Puddu mandò via la
dirigente: un anno per abuso d'ufficio

Stordito dalla sentenza appena pronunciata, sguardo stranito e occhi
che cercano l'avvocato, Mario Puddu ha l'espressione di un pugile che,
ricevuto un cazzotto, cerca di restare in piedi. Sono le 10,10 e la
sua corsa a governatore della Sardegna per i Cinque stelle è al
capolinea: a Cagliari il giudice delle udienze preliminari Roberto Cau
lo ha condannato a un anno per abuso d'ufficio in abbreviato
certificando l'illiceità della decisione con cui, nel 2014, l'allora
sindaco di Assemini aveva sollevato dall'incarico Adele Solinas,
dirigente del servizio Tributi,

Attività produttive, Suap e Polizia
amministrativa, e assegnato il posto ad Anna Paola Mameli e Stefania
Picciau. Quest'ultima era moglie dell'avvocato Francesco Murtas,
collaboratore del primo cittadino e a sua volta sotto processo per i
medesimi fatti: per lui la stessa condanna.

La rinuncia
È solo l'inizio, Puddu ha assicurato il ricorso in Appello. Ma le
regole del Movimento sono precise, e infatti la risposta alla domanda
su possibili implicazioni politiche della sentenza è stata chiara:
«Penso proprio di sì. Comunque sono abbastanza scosso». Un'ora dopo è
arrivata la rinuncia alla candidatura.

Il precedente
Lui e gli avvocati Luigi Sanna e Matteo Perra non si aspettavano
questo finale. Confidavano in un'assoluzione, anche perché un
precedente procedimento per abuso d'ufficio (una dipendente comunale
sosteneva di essere stata rimossa dall'incarico senza motivo) era
stato archiviato. La vicenda di ieri evidentemente era diversa.
La denuncia
Il fascicolo era stato aperto nel 2016 quando le consigliere comunali
Irene Piras, Rita Piano e Stefania Frau con l'aiuto dell'avvocata Anna
Maria Busia avevano depositato una denuncia sulla modifica alla pianta
organica. Era partita l'indagine. Il sindaco aveva tenuto per sé la
Polizia amministrativa assegnando Tributi e contenzioso a Mameli e
Suap e ufficio Relazioni col pubblico a Picciau: il sospetto era che
l'incarico le fosse stato assegnato per fare un favore al marito.

Solinas, parte civile col legale Francesco Marongiu, davanti al pm
Marco Cocco aveva ricostruito così la vicenda: nel gennaio 2014 Puddu
le comunica la futura nomina di Picciau («la conosco da sempre») al
suo posto; lei protesta e qualche giorno dopo le arrivano le
contestazioni di due assessori; il primo cittadino le assegna, nello
stesso Servizio, una posizione organizzativa (in quanto esperta) per
un mese; ma le viene dato tanto lavoro da impedirle di portarlo a
termine, e dopo 30 giorni viene sostituita.

Il pm
Nella requisitoria il pm ha spiegato che, pur avendo il sindaco una
certa discrezionalità, per modificare il quadro dirigenziale di un
ufficio pubblico è necessario «spiegarne» i presupposti e «motivare»
la decisione. Perché Solinas non era più adeguata e Mameli e Picciau
sì? «Puddu non ha dato la sua versione». Il riordino dell'ente era
stato portato a termine «non per l'interesse» del Municipio ma per
sistemare i nuovi funzionari. Tesi condivisa dall'avvocato Marongiu,
il quale ieri ha detto che «la mia assistita aveva fiducia nella
magistratura, si è costituita parte civile perché riteneva di essere
stata danneggiata ed è soddisfatta per la sentenza».
La difesa

I difensori hanno parlato di nomine «legittime» e di una
riorganizzazione «prevista nel programma dei 5 Stelle», predisposta «e
approvata dalla Giunta». L'obiettivo era far «ruotare il personale,
Solinas era lì da nove anni».
Andrea Manunza

TRIBUNALE. Cappellacci, Mallus, Bonanni e Tilocca
Inchiesta per corruzione, peculato e bancarotta: sequestrati beni e
denaro per oltre quattro milioni

Un sequestro preventivo “per confisca diretta” fino all'ammontare
della somma oggetto del reato: è quanto disposto dal gip
nell'inchiesta per corruzione, peculato, bancarotta e falso che
coinvolge dieci persone (tra le quali l'ex governatore Ugo
Cappellacci) ed è sfociata, martedì mattina, nell'arresto degli
imprenditori Flavio Mallus e Roberto Bonanni, rispettivamente titolare
della società Fm (fallita) e amministratore della Zernike, società di
investimento che gestiva il fondo pubblico Ingenium Sardegna.

Gli uomini della Guardia di finanza, che già avevano notificato i
provvedimenti cautelari, hanno portato a termine anche il secondo
compito mettendo i sigilli a beni mobili e immobili nella
disponibilità di Cappellacci (denaro, conti correnti, crediti, polizze
e tutto ciò che è stato trovato fino a un valore di 830 mila euro, in
quanto a suo carico il gip ha ravvisato i «gravi indizi» per i reati
di corruzione e peculato), Mallus (un milione e 800 mila euro),
Bonanni (750 mila euro) e di altre due persone sottoposte a indagine:
Antonio Graziano Tilocca (830 mila euro) e Piero Sanna Randaccio (80
mila euro per la sola corruzione), entrambi ex colleghi dello studio
da commercialista di Cappellacci.

I 750 mila euro corrispondono alla cifra che i pm Emanuele Secci e
Diana Lecca ritengono sia stata concessa illecitamente dal fondo
Ingenium (che gestiva 17 milioni di euro pubblici da destinare a
società innovative) alla Fm di Mallus attraverso la Zernike, gestita
da Bonanni. Quest'ultimo sarebbe stato «istigato» a farlo da
Cappellacci (allora governatore) ricevendo in cambio da Mallus 80 mila
euro: una «tangente», secondo Procura e gip, mascherata come
«finanziamento soci» in un'azienda costituita dieci giorni prima su
«specifica indicazione di Tilocca e nell'interesse esclusivo di
Cappellacci»: la Omen.

Ieri intanto Mallus si è avvalso della facoltà di non rispondere alle
domande del gip Giuseppe Pintori nell'interrogatorio di garanzia nel
carcere di Uta. «Prima dobbiamo vedere le carte depositate», è il
commento delle avvocate Anna Maria Busia e Roberta Cannas, «si tratta
di un'indagine prettamente documentale. Poi valuteremo quale strada
seguire. Certo non capiamo le ragioni della misura cautelare: per
alcuni indagati il provvedimento è stato respinto, valutazione
corretta. Perché per Mallus invece le cose sono andate diversamente»?
An. M.


LEU. Grasso, sì a Zedda: «È il nome giusto per il rilancio»
L'ex presidente del Senato: dobbiamo conoscere i suoi programmi

«Massimo Zedda è un nome che ci piace, però dobbiamo sederci intorno a
un tavolo per capire quali sono i suoi programmi, e quali le
prospettive politiche».

Arriva da Sassari un mezzo sì da parte di LeU alla candidatura del
sindaco di Cagliari alla presidenza della Regione. E arriva
direttamente dall'ex presidente del Senato Pietro Grasso, invitato nel
nord dell'Isola dal comitato provinciale di Liberi e Uguali.
Riproposta l'idea del partito unico della sinistra di cui dovrebbe far
parte anche Articolo 1 che a sua volta a Zedda ha già dato il via
libera. «Loro fanno parte di un progetto che dovrebbe integrarsi in
LeU ma che è allo stesso tempo qualcosa di diverso», ha specificato
Grasso «Ma, ripeto, siamo pronti al dialogo».

Preoccupazione perché la
scelta del candidato del centro destra arriva direttamente dalla Lega.
«Non posso che vederla in maniera opposta proprio per il diverso
patrimonio culturale». Rispetto per il passo indietro del candidato
dei 5 Stelle Mario Puddu per la condanna per abuso d'ufficio. «È stato
coerente, d'altra parte lo hanno sempre detto anche se prima parlavano
di un semplice avviso di garanzia».

Oggi Grasso sarà a porto Torres
per inaugurare un monumento dedicato a Giovanni Falcone, Paolo
Borsellino e alla poliziotta Emanuela Loi. Franco Ferrandu

Totonomi: si guarda ai parlamentari
«Giornata triste, non mi candido più» Ora è caos M5S
Prende forma l'idea di nuove regionarie Corda: solo così scegliamo i
nostri portavoce

Mario Puddu brucia le tappe. Ieri mattina, dopo poco più di un'ora
dalla lettura della sentenza che lo condanna a un anno per abuso
d'ufficio, l'esponente del Movimento 5 Stelle scrive la parola “fine”
sulla corsa a Villa Devoto: «Ritiro la mia candidatura alla presidenza
della Regione. Orgoglioso di appartenere al Movimento 5 Stelle». Una
scelta che causa «dispiacere e dolore», epilogo di una «giornata
triste».

Il futuro incerto
La decisione di Puddu è una tegola per i pentastellati sardi, privi
della loro guida più rappresentativa. Serve un piano B e lo staff ha
annunciato che ci saranno le regionarie per scegliere il sostituto. Le
regole ferree riducono la rosa dei nomi e solo una modifica potrebbe
aprire le porte ad altre candidature.

I parlamentari sono fuori dai
giochi, ma se venisse accettata la loro candidatura, i nomi di Ettore
Licheri e Pino Cabras, sarebbero tra i papabili. Potrebbe ritornare in
gioco l'ex senatrice, Manuela Serra, che ha ancora una legislatura a
disposizione, così come il consigliere comunale di Sassari, Maurilio
Murru.

Nuova fase
Tutto da rifare. Per il Movimento 5 Stelle la corsa verso le regionali
era iniziata in anticipo rispetto alle altre forze politiche, ma
l'addio di Puddu costringe a una riorganizzazione. La scelta di
rinunciare alla candidatura, arrivata così in fretta, cerca di mettere
al riparo il Movimento dagli attacchi esterni. Puddu ottiene il
sostegno dei grillini che apprezzano la scelta e rivendicano lo stile
pentastellato sulla coerenza.

Il deputato Pino Cabras, dice: «Sono
molto dispiaciuto, perché vedo in lui una persona appassionata. È
stato un grande esempio trascinante». Il merito dell'ex candidato è
aver coinvolto tante persone e «lo ha fatto da una trincea, quella del
Comune, piena di trappole». Per il deputato, però, è tempo di guardare
al futuro, alle prossime regionarie con un'idea precisa. Se è vero che
lo strumento permette di organizzare in fretta la consultazione,
Cabras ipotizza «maggiore calma per lasciare il tempo di far conoscere
meglio i candidati».

A rivendicare l'etica è anche la collega Emanuela
Corda: «Il passo indietro conferma quanto nel Movimento 5 Stelle
vengano prima di tutto i valori e la coerenza». La sindaca di
Assemini, Sabrina Licheri, dice: «Mai avuto dubbi sull'onestà e
coerenza di Mario Puddu».

Sfida agli avversari
La senatrice Elvira Lucia Evangelista rende gli onori a Puddu
ricordando che «vince comunque il Movimento». Evangelista lancia una
sfida agli avversari: «Voglio vedere le altre forze politiche
candidare persone che hanno subìto condanne anche solo in primo grado
per reati contro la pubblica amministrazione». Anche Puddu nel suo
comunicato di addio non rinuncia a una frecciata nei confronti degli
avversari. Riferendosi ai tavoli di centrodestra e centrosinistra,
Puddu attacca: «Sono pieni di politici che, nonostante indagini per
reati anche pesanti e condanne in primo grado, sono sempre lì, senza
alcun ritegno. Mettendo al centro della loro opera politica sè
stessi».

Il raduno a Roma
Domani comincia la due giorni di Festa del Movimento 5 Stelle al Circo
Massimo di Roma. Tutti i big del partito si ritroveranno ed è
probabile che in qualche modo si possa discutere anche del caso
Sardegna. Nonostante Puddu abbia sottolineato che il suo sostituto
«saprà raccogliere le istanze dei sardi e dare slancio alle nostre
idee di rinnovamento», c'è il rischio che lo sprint dei Cinque stelle
sia indebolito.
Matteo Sau

Fondi ai gruppi - Bruno restituisce 46mila euro

La contestazione iniziale riguardava spese non giustificate per
116mila euro, la somma che Mario Bruno aveva ottenuto e in parte
distribuito ai colleghi di partito quando, nella tredicesima
legislatura in Consiglio regionale (2004-2009), era tesoriere di
Progetto Sardegna. Avendo giustificato tutti gli esborsi a lui
direttamente contestati, il pm Marco Cocco aveva modificato la cifra
inserita nel capo di imputazione riducendola a 46mila euro.

Pochi giorni fa l'attuale sindaco di Alghero ha restituito al
Consiglio tutto il denaro, e ieri si è presentato in Tribunale a
Cagliari per la nuova udienza del processo in abbreviato a suo carico
(peculato) mostrando a pm e gup Roberto Cau l'avvenuto bonifico. Non
solo: l'imputato, assistito dagli avvocati Nicola Littarru e Angelo
Nanni, ha depositato una nuova memoria difensiva, che si aggiunge ai
documenti consegnati in passato e alle risposte date durante tutti gli
interrogatori ai quali si è sempre sottoposto. Siamo a fine corsa: il
19 dicembre è in programma la discussione e potrebbe arrivare anche la
sentenza.

Oggi invece si terrà la prima udienza dibattimentale per altri 29 ex
consiglieri di centrosinistra e due esponenti del centrodestra
(legislatura 2009-2014). Appuntamento per tutti nell'aula della
seconda sezione penale. (an. m.)


Il post su Facebook: ho agito nell'interesse dei cittadini, ma lascio
perché noi 5 stelle siamo diversi
L'ex sindaco sotto choc: ritiro la candidatura

di Alessandro PirinawSASSARIMario Puddu è sotto choc. La sua corsa
verso il palazzo della Regione si è interrotta bruscamente. L'ormai ex
leader del M5s non si dà pace. All'uscita del tribunale ammette: forse
non sarò più il candidato dei 5 stelle. In realtà, lui ha già deciso.
E già deciso aveva il Movimento, che, dopo tutte le battaglie al grido
di "onestà", non poteva permettersi un candidato azzoppato da una
condanna, che anche in caso di vittoria si sarebbe dovuto sospendere
per via della legge Severino. Così, passa qualche decina di minuti, e
su Facebook arriva la decisione ufficiale: Puddu si ritira dalla
corsa. Subito dopo il Movimento annuncia nuove regionarie on line da
tenersi a breve.

Lo fa non prima però di avere ringraziato il suo ex
candidato. «Oggi è una giornata triste per me», comincia con queste
parole il post dell'ex sindaco di Assemini in cui annuncia la sua
uscita di scena. «La sentenza mi amareggia perché io continuo a
ritenere di avere fatto il mio dovere, nell'esclusivo interesse dei
cittadini. Nonostante la condanna sia di natura ben diversa da quelle
cui siamo stati abituati vedendo in questi anni chi ci amministra e
chi ci governa, è però fondamentale levare immediatamente da ogni
imbarazzo la forza politica che amo e in cui credo fortemente.

Per cui, ancora prima e a prescindere dalle regole del Movimento, faccio
un passo di lato, ritirando la mia candidatura». Si dice dispiaciuto,
addolorato, ma comunque sereno. «Sento la mia terra scorrere nel mio
sangue e desideravo fare qualcosa per lei, dedicando alla causa i
prossimi cinque anni della mia vita. Sono stato condannato e ritiro la
mia candidatura. Intanto in queste settimane vediamo tutti le immagini
dei tavoli di centrodestra e centrosinistra che si stanno riunendo per
provare a trovare un candidato: pieni di politici che nonostante
indagini per reati anche pesanti e condanne in primo grado, sono
sempre lì, senza alcun ritegno. Mettendo al centro della loro opera
politica se stessi».

Non come il M5s, tiene a sottolineare Puddu. «Io
sono orgoglioso di appartenere a un Movimento che chiede a chi è stato
anche solo condannato in primo grado di fare un passo indietro. Perché
questa è la forza del M5s: la forza dell'onestà e della trasparenza,
del rispetto dei cittadini che viene prima di qualunque altra cosa. Il
M5s è diverso.

Il candidato che ora verrà individuato saprà
raccogliere le istanze dei sardi e dare slancio alle nostre idee di
rinnovamento». Un candidato a cui lui, giura, non farà mancare il suo
sostegno. «Chi pensa che questa condanna sarà uno stop alle nostre
idee e al nostro consenso crescente si sbaglia. Il M5s oggi è forte
più che mai e questa forza si tradurrà in speranza per tutti. Lo
dimostreremo presto. I sardi sanno che siamo diversi. Per questo a
vincere le elezioni regionali sarà il M5s». Ma, suo malgrado, con un
altro timoniere.

Grasso promuove Zedda: può essere l'uomo giusto
L'ex presidente del Senato e leader di LeU invita al dialogo il centrosinistra
«Dobbiamo arginare il centrodestra che punterà su un candidato leghista»

di Vincenzo Garofalo
SASSARI
Massimo Zedda come possibile asso nella manica del centrosinistra, un
candidato della Lega come iattura per la Sardegna, e chapeau al passo
indietro di Mario Puddu come candidato dei Cinque stelle a governatore
della Regione. L'ex presidente del Senato, Pietro Grasso, arriva in
Sardegna come leader di Liberi e Uguali per diffondere il "Manifesto"
su cui dovrebbe cementarsi il partito unico della sinistra in Italia,
e sfodera una conoscenza del momento politico isolano che non ti
aspetti: «Zedda è una persona che stimiamo molto e da parte nostra c'è
la massima disponibilità ad aprire un dialogo», spiega l'ex magistrato
a margine di un convegno su lavoro e legalità che si è svolto ieri
sera a Sassari, nella sala Angioy del Palazzo della Provincia.

«Ci si dovrà riunire per capire se c'è la possibilità di condividere la
nostra impostazione politica e conoscere quale siano le prospettive
politiche che ha in mente Zedda per la Sardegna», continua Grasso
ragionando su una candidatura che nell'isola ha già ricevuto la
benedizione dei rappresentanti di Art1-Mdp. «Articolo1 fa parte di un
qualcosa che noi vogliamo formare come soggetto politico, e questo
qualcosa è LeU. Un soggetto diverso da Articolo 1, con il quale siamo
sempre disponibili a dialogare».

Un dialogo aperto a tutto il
centrosinistra, Pd compreso, per arginare l'avanzata del centrodestra
a propulsione leghista: «Che per la Sardegna prospettino un candidato
indicato dalla Lega, è qualcosa di assolutamente negativo per i sardi,
e totalmente contrario a tutto ciò che è il nostro patrimonio
culturale», commenta il senatore di Liberi e Uguali, che spende invece
parole di apprezzamento verso la rinuncia di Puddu alla candidatura,
dopo la condanna in primo grado inflittagli dal tribunale per abuso
d'ufficio. «Il passo indietro del candidato dei Movimento 5 stelle è
un gesto da apprezzare.

D'altronde fa parte delle regole interne che
si sono posti i 5 stelle. Anzi, le hanno modificate, prima bastava
essere indagati, adesso aspettano la condanna in primo grado»,
commenta, prima di passare alle dinamiche politiche nazionali che
vedono il travagliato tentativo di far nascere un partito unico della
sinistra, di cui lo stesso Grasso ha pubblicato la scorsa settimana il
manifesto: «Noi dobbiamo essere un soggetto alternativo ma dialogare
con tutti. Il mio manifesto è la conclusione di un percorso che non è
mai iniziato. Sono stato io a volere la nascita di un comitato
promotore nazionale per la formazione del soggetto politico, e mi è
sembrato normale che tutto questo lavoro svolto non andasse perso»,
spiega, per poi lasciare il suo pensiero riguardo allo scontro tra M5S
e Lega sul testo del Decreto fiscale: «Siamo davanti alla prima vera
crisi di Governo, e questo deve farci riflettere. Girano tante battute
su chi ha trovato per strada un decreto fiscale, e su chi non lo ha
trovato: a parte gli scherzi - commenta Grasso - stiamo assistendo a
un momento molto particolare e delicato per tutto il Paese».

Circolano i primi nomi per la successione: il senatore Licheri e l'ex
senatrice Serra Il blog: presto le nuove "regionarie"

SASSARIIl Movimento 5 stelle era arrivato per primo nella corsa alle
candidature. Mentre gli altri partiti e coalizioni erano - e restano -
in alto mare i grillini avevano scelto Mario Puddu come leader. Il 54
per cento dei 1.944 votanti aveva scelto l'ex sindaco di Assemini, il
grillino sardo più popolare, visto che era stato il primo a
conquistare un Comune nell'isola sotto il vessillo del M5s, nonché il
portavoce delle ultime politiche che avevano visto il Movimento
toccare quota 42 per cento. Insomma, Puddu era il predestinato, tanto
da decidere di non ripresentarsi ad Assemini per un secondo mandato. E
infatti il 1 agosto aveva stravinto le regionarie, nonostante proprio
in quei giorni fosse scoppiato il caso di Andrea Mura, il deputato
sotto accusa per assenteismo, di cui Puddu era stato il principale
sponsor.

I grillini avevano comunque scelto lui: il restante 46 per
cento se l' erano divisi il ricercatore Luca Piras e le due dipendenti
regionali Maria Rita Monagheddu e Anna Sulis. La condanna di Puddu è
dunque uno choc per l'intero M5s, costretto a scovare un nuovo nome
per la leadership. Una impresa non facile. Ieri il blog delle stelle
ha annunciato che le nuove regionarie saranno indette presto, ma le
elezioni si vincono nelle urne e per questo è già scattata la caccia
ai nomi più popolari.

 I più gettonati sono due: il senatore Ettore
Licheri, sassarese, alla prima legislatura, presidente della
Commissione per i rapporti con la Ue, e l'ex senatrice Manuela Serra,
cagliaritana, che non si era presentata per un secondo mandato a
Palazzo Madama. Più difficile che si punti su un outsider: in casa 5
stelle il caso Mura scotta ancora. (al.pi.)

Forza Italia, i ribelli diserteranno la direzione
Il gruppo capeggiato da Pittalis, Zedda e Cicu non parteciperà al
vertice convocato da Cappellacci

CAGLIARI
Chi di Forza Italia ha firmato la lettera a Berlusconi per sollecitare
un nuovo coordinatore regionale non parteciperà alla direzione
convocata, oggi a Oristano, dall'attuale coordinatore Ugo Cappellacci.
Non c'è nulla di dispettoso nella scelta di non essere presenti:
ognuno dei rivoltosi ha fatto sapere di aver preso precedenti impegni.
Nel caso del deputato Pietro Pittalis sono impegni istituzionali:
«Oggi è stata convocata la commissione giustizia della Camera per
discutere il disegno di legge anticorruzione e sono in programma le
audizioni. Quindi, starò tutto il giorno a Montecitorio».

L'eurodeputato Salvatore Cicu giovedì mattina era ancora a Bruxelles e
neanche lui dovrebbe rientrare in Sardegna prima di domani mattina. La
capogruppo in Consiglio regionale, Alessandra Zedda, ha confermato
invece che questa mattina sarà a Milano per una riunione programmata
da tempo dell'associazione «Divieto di femminicidio». Dalla sua
Antonello Peru, consigliere regionale, ha in agenda per il pomeriggio
di oggi un incontro territoriale con gli iscritti nel Sassarese. Marco
Tedde, anche lui consigliere regionale, al di là degli impegni ha
detto al telefono: «Non andrò a Oristano».

Stessa decisione dovrebbe
averla presa Stefano Coinu, il quarto consigliere regionale su nove
del gruppo di Fi, che ha inviato la lettera al Cavaliere per
sollecitare «una nuova guida per il partito in Sardegna». Fatto
l'appello, alla direzione regionale di Oristano alla fine dovrebbero
essere presenti solo gli altri consiglieri che la lettera non hanno
firmato (Oscar Cherchi, Alberto Randazzo, Edoardo Tocco, Giuseppe
Fasolino e Stefano Tunis), oltre a Cappellacci e al vicecoordinatore
Ivan Piras. Intanto, a fianco del gruppo Pittalis, Tedde e più si sono
schierati i coordinamenti del Sassarese.

Il documento è firmato da 23
fra responsabili cittadini e provinciali e c'è scritto: «La testarda e
incomprensibile gestione in solitaria del partito da parte del
coordinatore regionale continua a indebolire e a creare un sempre
maggior distacco tra chi dovrebbe ricoprire ruoli dirigenziali e gli
organismi territoriali. La ormai dilagante solitudine a cui i nostri
territori sono stati abbandonati può trovare nuova linfa solo
attraverso un rinnovamento vero e non solo a parole. I tempi lunghi di
un avvicendamento, oramai più che necessario, del coordinatore
regionale nuocciono gravemente a Forza Italia».

 Per concludere: «Non
possiamo continuare a perdere contatto con la realtà, occorre
riprendere a fare politica». Ma il documento firmato dai 23 è stato
subito contestato da Manuel Alivesi, commissario provinciale di
Sassari per Forza Italia: «Nell'elenco - scrive - uno solo è dirigente
di partito. Gli altri sono solo rispettabili cittadini e tra l'altro
non può esistere un documento dei coordinatori per il semplice fatto
che saranno eletti nei prossimi congressi già programmati». La
conclusione della smentita è questa: «In questa delicata fase di
avvicinamento alle elezioni regionali occorrerebbe evitare invece
uscite scomposte e strumentali».

Bruno al giudice: «Spese legittime»
Fondi ai gruppi. A dicembre sentenza per il sindaco di Alghero, oggi 29 imputati

CAGLIARI
Accusato di usura, il presidente della Bnl Luigi Abete ha affidato la
propria difesa a una lunga memoria depositata all'ufficio del gup
Giampaolo Casula, che deve decidere se rinviare il manager a giudizio
o proscioglierlo dall'accusa, come richiesto dal pm Diana Lecca al gip
Lucia Perra, che l'aveva respinta. La vicenda, nelle sue articolazioni
tecniche, è semplice: al culmine di una controversia legata alle
condizioni imposte dalla Bnl all'azienda proprietaria dell'hotel
Setar, a Quartu Sant'Elena, l'ex assessora regionale al turismo Luisa
Anna Depau aveva deciso di rivolgersi all'avvocato Marcello Colamatteo
perché presentasse alla Procura un esposto per il presunto
significativo sforamento degli interessi imposti dalla Bnl sui limiti
stabiliti dalla legge. Da quell'esposto è nata un'inchiesta che ha
coinvolto il presidente di Bnl,

indagato per usura per non aver
vigilato sulla correttezza e sulla legittimità dei rapporti finanziari
tra banca e clienti. Si va avanti il 24 gennaio. (m.l)CAGLIARIHa
risposto a tutte le domande del pm Marco Cocco il sindaco di Alghero,
Mario Bruno, per il quale la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio
con l'accusa di peculato riferita all'uso improprio dei fondi
assegnati al gruppo politico nel corso della tredicesima legislatura.
All'udienza preliminare davanti al gup Roberto Cau l'ex consigliere
regionale del Pd si è presentato insieme ai difensori Angelo Nanni e
Nicola Littarru, pronto a chiarire la destinazione delle spese che la
polizia giudiziaria gli ha attribuito.

Bruno ha spiegato di aver usato
le risorse finanziarie del gruppo Progetto Sardegna - poi confluito
nel Pd-Ulivo - soltanto per scopi strettamente istituzionali,
rispettando i criteri stabiliti dalla presidenza dell'assemblea sarda.
In una nota diffusa via Facebook il sindaco di Alghero ha riferito di
aver giustificato con i documenti le spese sostenute personalmente,
circa 70 mila euro. Mentre resterebbero sul conto giudiziario quelle
autorizzate da lui stesso nelle vesti di tesoriere del gruppo. Sono
46024 euro, per i quali Bruno non ha potuto consegnare alcuna
documentazione ma che sono stati già interamente restituiti al
Consiglio regionale.

L'ex consigliere del Pd ha comunque elencato le
destinazioni, che a suo dire sarebbero tutte pienamente legittime. Il
giudice ha fissato la discussione per il 19 dicembre.Questa mattina
intanto si aprirà formalmente

il dibattimento con 29 consiglieri ed ex
consiglieri imputati di peculato che appartenevano al gruppo del
centrosinistra: sono Antonio Biancu, Giuseppe Cuccu, Mariuccia Cocco,
Giovanni Giagu, Francesco Sabatini, Simonetta Sanna, Giommaria Uggias,
Carmelo Cachia, Gavino Manca, Siro Marrocu, Antonio Ignazio Calledda,
Angelina Corrias, Vincenzo Floris, Tarcisio Agus, Beniamino Scarpa,
Giuseppe Matteo Pirisi, Renato Cugini, Silvio Bachisio Lai, Giovanni
Battista Orrù, Giacomo Spissu, Alberto Sanna, Nazareno Pacifico,
Salvatore Mattana, Mario Bruno, Gianluigi Gessa, Elia Corda,
Alessandro Frau, Stefano Pinna, Antonio Chicco Porcu e Giovanni Tocco.
(m.l)

Sassari - Un sondaggio del Pd affonda Sanna e incorona Ganau
Col sindaco candidato Dem stracciati da M5s e centrodestra
Il suo predecessore balzerebbe in testa con il 37 per cento

di Vincenzo Garofalo
SASSARI
Sassari boccia il sindaco Sanna e si prepara ad affidare le chiavi di
Palazzo Ducale al M5s. Secondo un sondaggio elettorale fatto
dall'Istituto Ixè di Trieste su commissione del Pd sassarese, alle
prossime elezioni comunali i fedelissimi di Di Maio, con un gradimento
del 37,8 per cento partono con un vantaggio di oltre dieci punti
percentuali sul centrodestra, fermo al 27 e quasi tredici sul
centrosinistra, inabissato al 24,5 per cento. Questo lo scenario con
candidati a sindaco Maurilio Murru per il M5S, Nanni Campus per il
centrodestra, Nicola Sanna per il centrosinistra, Luigi Satta per il
movimento "Sassari Libera".

E secondo il report di Ixè a trascinare
lontano dal successo elettorale Pd e alleati sarebbe proprio
un'eventuale ricandidatura del sindaco uscente: solo un quinto dei
cittadini lo voterebbe per un secondo mandato. L'unica speranza per il
centrosinistra di far risalire le sue quotazioni e provare a
giocarsela al ballottaggio, sarebbe il ritorno come deus ex machina
del presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Se il
candidato fosse lui il 37 per cento sarebbe disposto a votarlo come
sindaco, contro appena il 23 per cento che si dichiarato disponibile a
rivotare per Nicola Sanna. L'indagine condotta per telefono ha sondato
un campione di 805 elettori sassaresi, di varia estrazione sociale e
di diverse età, rivolgendo loro domande specifiche sui possibili
scenari politici che potrebbero presentarsi alle prossime elezioni
comunali.

Alla domanda "Quanta fiducia ha nel sindaco Nicola Sanna",
solo il 27 per cento degli intervistati ha dichiarato molta (5%) o
abbastanza (22%). Il 41 per cento ha risposto poca, e il 32 nessuna,
con maggiore rappresentanza dei giovani tra i 18 e 24 anni. Risultati
nettamente più lusinghieri per gli altri possibili candidati proposti:
Nanni Campus ha la fiducia del 53 per cento, Ganau del 52, Murru del
51, Luigi Satta (avvocato e presidente del movimento "Sassari Libera")
40 per cento.

Interrogati espressamente sulle intenzioni di voto, solo
il 20,4 per cento dei sassaresi ha dichiarato che rivoterebbe per
Sanna; il 50,9 ha risposto sicuramente no, il 22,2 probabilmente no.
Alla domanda "Se dovesse votare domani per chi voterebbe?", senza
specificare il nome del candidato, le risposte ricevute hanno portato
a una proiezione che vede il candidato M5S al 36,3 per cento, quello
del centrosinistra al 29,5 e quello del centrodestra al 24,2, altri il
10. Quindi l'analisi del possibile voto affonda la lama nel cuore del
Pd e invita gli elettori a fare la differenza fra Nicola Sanna e
Gianfranco Ganau.

"Se per il centrosinistra si ripresentasse l'attuale
sindaco, per chi voterebbe?": il 23,5 per Sanna, il 25,3 per il
centrodestra, il 34,3 per il M5S e il 17 per altri candidati. Lo
scenario cambia se si presentasse come candidato del centrosinistra
Ganau: il 36,7 voterebbe per lui, il 30,1 per il M5S, il 22,2 per il
centrodestra e l'11 per altri candidati. Sempre scandagliando l'animo
degli elettori di centrosinistra il report dice che il 34,2 per cento
voterebbe più volentieri un candidato conosciuto e con un'esperienza
politica alle spalle, il 30,5 non fa distinzione, il 25,4 preferirebbe
una figura giovane, esponente della società civile, il 9,9 non
saprebbe. Infine focus sul voto ai partiti: in testa c'è il M5S con il
37,8, seguito dal Pd con il 21,6, la Lega con il 15 per cento, Forza
Italia con il 9,5, Fratelli d'Italia si ferma al 2,6, LeU al 2,2, e
poi ci sono gli altri partiti del centrosinistra con il 2,1, Potere al
Popolo con 1,5 e altre scelte che sommano il 7,7 per cento. Risultati
che mettono con le spalle al muro Sanna e costringono il Pd e Ganau ha
fare una scelta. Ma sono solo sondaggi.


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Federico Marini
skype: federico1970ca



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