C’è quel bellissimo passo della Genesi che ritorna spesso a bussare nella mia
testa di ateo curioso delle faccende bibliche: “Dio fece le bestie selvatiche
secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i
rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. E Dio
disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui
pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie
selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra»”.
Il passo è di una eleganza indiscussa, mirabile esempio di passaggio creativo da elemento ad elemento, da ciò che ha lo stigma iniziale della bestia a ciò che dovrebbe avere segno di negazione della bestialità, l’uomo. Il solco è chiaro e si materializza nei giorni diversi in cui l’agire creativo trova sostanza e, soprattutto, nell’atto di dominio dell’uomo sulla bestia. Ché però diventa cosa rara.
E le cose rare alimentano lo sguardo sulla routine, su ciò che di normale ci passa davanti agli occhi, entra nei nostri occhi, nelle nostre anime e - entrando - acceca lo sguardo critico e la voce dell'etica. Ora, a leggere i resoconti iniziali di questa assurda violenza viene da pensare che, a volte, anche Dio (per chi ci crede) sbaglia: uomo e bestia non si differenziano quasi mai. E' un miracolo il dominio del primo sul secondo.
Di
Marco Zurru.
Nessun commento:
Posta un commento