Cappellacci sotto attacco, ma «certo
non mi sono chiuso a riccio... non l'ho fatto prima e mai lo farò... lo ripeto
sono pronto al dialogo, nella direzione regionale di venerdì, a Oristano, anche
con la minoranza interna». Da Roma il coordinatore e deputato di Forza Italia
non contrattacca una seconda volta. Quello che aveva da dire, lo ha scritto nel
comunicato dell'altro giorno, quello a caldo dopo aver letto la lettera a
Berlusconi dei ribelli interni.
Però non è rimasto fermo ad
aspettare gli eventi: pare abbia consegnato una prima relazione sul «caso
Sardegna» allo staff del Cavaliere. Secondo alcune indiscrezioni, presto
potrebbe esserci anche un incontro a Roma con il fondatore di Forza Italia.
Cari amici. È l'inizio della lettera
inviata il 14 ottobre da Cappellacci ai parlamentari e ai consiglieri regionali
per convocare la direzione a Oristano. Quindi, un giorno prima della rivolta
del gruppo formato dall'europarlamentare Salvatore Cicu, dal deputato Pietro
Pittalis, dalla capogruppo Alessandra Zedda e da altri tre consiglieri
regionali (Antonello Peru, Stefano Coinu e Marco Tedde) su nove.
Per proseguire con una rivelazione:
«In questa fase delicata di avvicinamento alle elezioni regionali e apertura della
stagione congressuale (in Sardegna si concluderà a fine ottobre) il presidente
Berlusconi ha deciso di non cambiare il coordinamento regionale». In una frase
sola, il Cavaliere gli ha confermato la fiducia, e lo ha fatto, secondo questa
ricostruzione, subito dopo che Cappellacci, a settembre, aveva ritirato le
dimissioni proprio da coordinatore. Per essere ancora più sintetici: Berlusconi
è dalla mia parte, è il senso della rivelazione.
L'armistizio. Oggi potrebbe offrirlo
Cappellacci ai ribelli, ma prima - scrive - «vi ricordo che soprattutto c'è
stato raccomandato dal Presidente». Quando? All'inizio di ottobre,
nell'incontro a Palazzo Grazioli con una delegazione sarda che era già in
subbuglio.
«È stato proprio il Presidente - è
un altro passaggio - ad averci chiesto di superare le eventuali incomprensioni e
portare avanti un buon lavoro di squadra in vista delle imminenti sfide in
Sardegna». Così non è stato. A poco più di dieci giorni dal viaggio romano, c'è
stato invece il patatrac.
Candidato governatore. Tutti, in
Forza Italia, sanno da sempre che il leader del centrodestra per le elezioni di
febbraio lo designerà la Lega. È stata una rinuncia obbligata per gli azzurri
di Sardegna, dopo la spartizione a Roma dei candidati governatori delle regioni
al voto, nel 2019, fra Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni di Fdi. Ma secondo
Cappellacci potrebbe esserci ancora uno spiraglio e infatti auspicava, nella
lettera, che «venerdì sia quindi possibile trovare una scelta condivisa
destinata ad esaltare le potenzialità al nostro interno».
Però qualche giorno prima, a
Carbonia, un'investitura comunque c'è stata: quella di Stefano Tunis,
consigliere regionale di Fi e fondatore del movimento Sardegna Venti.20, e in
gran parte avallata dallo stesso Cappellacci. Forse però è stato proprio questo
passo in avanti del coordinatore verso Tunis ad aver acceso la miccia e
scatenato l'ultima palese rivolta del gruppo ribelle.
Spirito di squadra. Era questo
l'auspicio di Cappellacci per «avvicinarci, con lo spirito giusto, alla
direzione regionale», ma si sa com'è andata a finire. L'appello è caduto nel vuoto,
e venerdì la riunione di Oristano potrebbe essere disertata dai ribelli. (ua)
Articolo dalla "Nuova Sardegna" del 17.10.2018
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