Sostegno alle povertà, con il Reis l'isola fa scuola
di Silvia Sanna.
Prima in Italia, più veloce e più
generosa: mentre a livello nazionale tiene banco l'introduzione del Reddito di cittadinanza
e si discute su regole e beneficiari, in Sardegna il diritto alla dignità è
realtà da più di due anni. Cambiano il nome - ma solo in parte - e le cifre
assegnate, ma la sostanza è la stessa rispetto allo strumento ancora in
evoluzione. Il Reis, reddito d'inclusione sociale, nell'isola è legge
dall'agosto del 2016 ed è stato declinato dalla pura teoria alla pratica
attraverso i 30 milioni di euro inseriti nella legge finanziaria.
Assegnati - insieme ad altri 13
milioni di fondi nazionali - a chi vive in condizione di povertà tali da
causarne l'esclusione sociale. Sono state circa 21 mila le richieste presentate
per un fabbisogno stimato dai Comuni in quasi 67 milioni di euro. Nel 2018,
dopo l'esperienza positiva dell'anno scorso, il Reis è stato potenziato: 45
milioni la dotazione finanziaria con l'obiettivo di soddisfare un numero
maggiore di richieste e innalzamento della soglia Isee sino a 9mila euro così
da allargare la platea di potenziali beneficiari. Il tetto stabilito è più alto
rispetto al Rei nazionale (6mila euro) e probabilmente lo sarà anche di quello
stabilito nel prossimo Reddito di cittadinanza: se il Movimento 5 stelle
vorrebbe infatti garantire indistintamente il sussidio a tutti i disoccupati,
la Lega ha imposto il paletto dell'Isee inferiore a 6-8mila euro.
Strumenti a confronto. Il Reis prende
forma con un assegno mensile di importo variabile dai 200 ai 540 euro, dipende
dal numero di persone che compongono il nucleo familiare. Il single avrà 200
euro, la famiglia composta da 4 o più persone otterrà la cifra massima. Il sussidio, assegnato dalla Regione ai Comuni
che poi gestiscono l'erogazione, viene garantito per un periodo compreso tra i
6 e i 9 mesi e può essere ripetuto per due volte. Per ottenerlo è necessario
dimostrare di avere un reddito Isee inferiore ai 9mila euro.
Soprattutto - ed è questa la vera
novità - all'erogazione dell'importo deve corrispondere un impegno preciso da parte
di chi lo riceve. Con la sola esclusione delle persone molte anziane e degli
invalidi gravi, tutti gli altri devono restituire l'aiuto. Per questo il Reis è
stato ribattezzato aggiudu torrau: al centro c'è un patto tra la Regione o il
beneficiario, con quest'ultimo che utilizza il sostegno a favore dell'inclusione
sociale di se stesso e della sua famiglia. Il Reis non è assistenzialismo fine
a se stesso, ma una mano tesa verso gli emarginati, una possibilità per
recuperare dignità e ruolo nella società attraverso un progetto, un lavoro, un corso
di formazione, un percorso che li aiuti a rimettersi in pista.
Anche il Reddito di cittadinanza
parte da questi presupposti: il governo giallo verde ha stabilito che 780 euro
al mese rappresentano la cifra minima necessaria per garantire dignità a tutti.
Ma, ha annunciato il vice premier Di Maio «chi riceverà il sussidio non potrà stare
sul divano a poltrire». Al contrario, dovrà impegnarsi a fare lavori di
pubblica utilità e che serviranno allo Stato. Le indicazioni sono abbastanza
generiche, si sa però che il Reddito di cittadinanza potrà essere erogato per
massimo tre anni.
Le differenze. La prima è l'importo:
da 200 a 540 euro il Reis, da 780 e 1872 (per famiglie di almeno 6 componenti)
il Reddito di cittadinanza. La seconda è la durata: 9 mesi il Reis, 3 anni il
nuovo strumento. La terza è la platea stabilita attraverso l'Isee: più
allargata quella del Reis, più ristretta - stando alle prime indicazioni - la
seconda. In teoria, una fascia di beneficiari del Reis non godrebbe del Reddito
di cittadinanza: si tratta di quelli con Isee compreso tra 6mila e 9mila euro.
Resta da capire se e come i due strumenti di sostegno si fonderanno: le stime
dicono che per garantire il Reddito di cittadinanza serviranno 10 miliardi di
euro, di cui 2,5 provenienti dal Rei nazionale e 1,5 dalla Naspi. La Sardegna
sta alla finestra in attesa delle novità: il suo Reis, apripista in ambito
nazionale, è per ora l'unica certezza per chi da solo non riesce a
risollevarsi.
Dalla Nuova Sardegna di oggi.
reis, reddito di cittadinanza e balle varie non servono a niente, l'unico vero sostegno è il lavoro, possibilmente con ITI, eliminate tutti i privileggi, tutte le corruzioni, le disonestà d'ogni genere e vedrete come cambierà il mondo!!!
RispondiEliminareis, reddito di cittadinanza e balle varie non servono a niente, l'unico vero sostegno è il lavoro, possibilmente con ITI, eliminate tutti i privileggi, tutte le corruzioni, le disonestà d'ogni genere e vedrete come cambierà il mondo!!!
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