L'Unità d'Italia? Una fola. Ecco cosa scrive un grande romanziere
sardo, Giuseppe Dessì in "Paese d'ombre". L’Unità d’Italia - “Era
stato soltanto ingrandito il regno del re sabaudo…la vera faccia dell’Italia
non era quella che aveva sognato con tanti altri giovani, ma quella che sentiva
urlare nella bettola, divisa come prima e più di prima, giacché l’unificazione
non era stato altro che l’unificazione burocratica della cattiva burocrazia dei
vari stati italiani.
Questi sardi impoveriti e riottosi non avevano nulla a che
fare con Firenze, Venezia, Milano, con Torino, che considerava l’Isola come una
colonia d’oltremare, o una terra di confino. In realtà fra gli stessi italiani
del Continente, non c’era in comunione se non un’astratta e retorica idea
nazionalistica, vagheggiata da mediocri poeti e da pensatori mancati.
Persino l’idea della libertà, quale l’aveva espressa la
rivoluzione francese, contrastava con l’unità italiana quale era uscita dalle
mani di Mazzini e di Garibaldi che, entrambi in modo diverso, avevano finito
per tradire la causa per la quale avevano chiesto il sacrificio di tanti
giovani vite”.
-“Il governo regio e i fanatici dell’unificazione non
avevano tenuto conto delle differenze geografiche e culturali e avevano
applicato sbrigativamente a tutta l’Italia un uniforme indirizzo politico e
amministrativo”
Di
Francesco Casula
Prossima
presentazione del libro di Francesco Casula:
Decimomannu, 10 Novembre 2018 ore 17:30
Centro sociale "Grazie Deledda",
Piazza de Gasperi
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