I
racconti di Mahmoud Suboh hanno come punto di riferimento il dramma del popolo
palestinese, ma non solo. In particolare, ne “Il
Lupo solitario”, l’autore descrive le vicende di una ragazza impegnata in un centro interculturale per stranieri. Nel racconto possiamo individuare alcuni spunti
rilevanti, tra cui la circolazione rapida delle fake news, l’individuazione di
capri espiatori, la totale mancanza di rispetto per queste persone che,
nonostante siano poco più di bambini, sono private dei loro diritti, in
particolare quello alla libertà. Nel racconto l’educatrice, solo grazie all’aiuto
di un altro profugo, riuscirà a scoprire la verità.
Nel
racconto “Al Naksa”
(La sconfitta) Mahmoud Suboh ci racconta uno spaccato nella storia del popolo
palestinese: “La guerra dei sei giorni”. In questo racconto, possiamo cogliere pienamente
il valore della parola casa, e quanto
sia grande il dolore per chi se la vede profanata. Il posto in cui vivevi con la tua famiglia, in
cui giocavi con i tuoi fratelli e trovavi la consolazione di tua madre (e la
saggezza di tuo padre). Da una parte i militari e gli aerei dell’esercito israeliano,
dall’altro i palestinesi che sparano con le pistole a quegli stessi aerei,
nelle disperata ricerca di una lotta o, se non altro, di morire con onore.
Short
Story, volume I
“Short story” (volume I) è una serie
di racconti che hanno come filo conduttore la tematica del “dolore”. Un dolore
che talvolta può essere unicamente fisico, ma che talvolta può riguardare il
complesso rapporto della realtà con cui viviamo, e l’emarginazione che da
questa può conseguirne.
Dolori provenienti dalle zone più
occulte della mente, provocati anche dall’essere spettatori del grande circo
mediatico, in grado di somministrarci paure e necessità futili, frutto di
banali obbiettivi consumistici, del tutto privi di reale necessità (“Dio è
morto nelle auto prese a rate” cantava Francesco Guccini).
Il “possesso” come metro di misura,
il continuo rincorrere della moda e delle mode, l’assoluta superficialità dei
mass media, il lavoro trasformato in movimento grottesco e meccanico perdendo
il suo intrinseco valore spirituale, il crollo immaginario di quelle strutture
(dalla sezione del partito al semplice oratorio) che un tempo fungevano da
centro di aggregazione o di semplice ritrovo, i quali sono stati sostituiti dai
centri commerciali, con le loro reclame, i loro totem del prodotto convenienza.
Uomini e donne abbandonati
nell’immenso mare della solitudine, alla disperata ricerca di una senso che
possa giustificare le loro esistenze. In Short Story (volume I) troverete
questo, ed altro, attraverso l’opera di più scrittori, provenienti dai diversi
territori della Sardegna e non solo.
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