Maninchedda ha vinto le primarias. Non è un colpo di scena.
Le ha vinte competendo con 3 o 4 sconosciuti di cui mi sfugge il nome, le ha
vinte su un’area virtuale autogestita, oltre che autofinanziata, su cui nessuno
potrà mai controllare e verificare un bel niente. Tuttavia le ha vinte lo
stesso.
Le ha vinte perché è riuscito a stare sui giornali e sui tg
per 20 giorni non per avere avuto a disposizione, da assessore alle opere
pubbliche della giunta Pigliaru, 700 milioni di mutuo, appositamente contratto
dalla Regione Sardegna, utilizzati senza che ci sia stato per la collettività
dei sardi un grammo di ricaduta positiva, non per aver partecipato pesantemente
alla cogestione di Abbanoa che vessa i sardi tutti i giorni dalla sera alla
mattina, non per aver votato la riforma sanitaria che oggi va bellamente
contestando come se l’avessero votata altri, non per aver partecipato alla
gestione di un potere lottizzato che a vario titolo si è diviso posti e
posticini, non per aver condiviso tutte le scelte di governo prima di
Capellacci poi di Piglaru e Paci.
No, non di queste cose gli è stato chiesto di rispondere sui
giornali ed i tg, è più facile parlare di primarias. E’ più facile enfatizzare
il topolino come avesse la dimensioni della montagna. E così, forte di un
risultato senza senso, che tra l’altro nessuno mai potrà verificare, oggi
Maninchedda si presenta esibendo un “trionfo” a buon mercato e solennemente
dichiarando “Noi siamo qui, chi vuol venire venga chi non vuole non ci venga”…
Io per esempio non ci vengo. Faccio a meno di questa
compagnia.
Di
Lucia Chessa.
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