(28 dicembre 1943) Nel poligono di Reggio Emilia vengono
fucilati i sette figli di Alcide Cervi. Gli spari dell'esecuzione che uccise i
sette fratelli più l'ex fascista convertito alla causa della Resistenza Quarto Camurri, segnarono l'esordio
stragista della neonata Repubblica di Salò, regime fantoccio al servizio della
Germania nazista. Di età compresa tra i 22 e i 42 anni, sono giustiziati per
rappresaglia in seguito all'uccisione, avvenuta il giorno antecedente, di
Davide Onfiani, segretario comunale di Bagnolo in Piano ad opera dei
partigiani.
I Cervi, famiglia cattolica era antifascista fin dagli anni
'30, quelli del massimo consenso al Mussolini trionfante dell'impresa
coloniale. Il 25 luglio del '43, alla caduta del Duce, offrirono la
pastasciutta a tutto il paese e dopo l'armistizio dell'otto settembre, decisero
di prendere le armi cominciando a organizzare la Resistenza tra l'Appennino e
la pianura dove si stavano formando i primi gruppi "Gap" (Gruppi
D'Azione Patriottica) che utilizzarono la guerriglia come metodo per cacciare i
tedeschi e dare all’Italia la libertà dal regime fascista, quello stesso regime
costruito grazie all’appoggio del re e del grande capitalismo.
Determinante per la scelta del sette fratelli è la ferma
presa di posizione del terzogenito Aldo, già impegnato nell'Azione cattolica,
ma presto convertito alla fede comunista dall’amicizia con Lucia e Otello
Sarzi, attori itineranti che utilizzarono la loro professione anche per
reclutare nuovi partigiani soprattutto tra gli Appennini.
Una volta individuato il loro “covo”, i Cervi tentano una disperata difesa. Nella casa della campagna emiliana erano presenti anche cinque donne e dieci bambini, al piano superiore, ma questo non serve a placare la furia vendicatrice dei nazifascisti. Oltre ai sette fratelli e a Camurri, sono asserragliati Dante Castellucci, il futuro comandante partigiano "Facio", il russo Anatolij Tarassov e tre soldati alleati: i sudafricani John David Bastiranse (Basti) e John Peter De Freitas (Jeppy) più l'irlandese Samuel Boone Conley.
Una volta individuato il loro “covo”, i Cervi tentano una disperata difesa. Nella casa della campagna emiliana erano presenti anche cinque donne e dieci bambini, al piano superiore, ma questo non serve a placare la furia vendicatrice dei nazifascisti. Oltre ai sette fratelli e a Camurri, sono asserragliati Dante Castellucci, il futuro comandante partigiano "Facio", il russo Anatolij Tarassov e tre soldati alleati: i sudafricani John David Bastiranse (Basti) e John Peter De Freitas (Jeppy) più l'irlandese Samuel Boone Conley.
L'ultimo atto di ferocia dei gerarchi fu quello d’impedire
l'estremo congedo del papà Alcide ai suoi figli prima dell'esecuzione. Il
fascismo pensava così di annientare un nemico mortale nel cuore di un’Emilia
che diventerà luogo di frontiera lungo la linea Gotica. In realtà fece in modo
che si costituisse un simbolo attorno al quale si coagulerà più forte la
Resistenza non solo reggiana contro la dittatura e l'occupazione tedesca. I
Fratelli Cervi furono tra i primi martiri della resistenza, un simbolo che
rafforzò psicologicamente i partigiani lungo gli Appennini Emiliani.
Tutti e 7 i fratelli sono stati decorati con Medaglia
d'argento al valor militare. Ai fratelli Cervi sono state dedicate molte vie in
numerose città italiane, a Rovigo, un grande piazzale, Collegno che ha dedicato
loro anche una scuola elementare, Ceriale. A Dorgali (Sardegna) è stata loro
dedicata una scuola ed una via. A Macerata sono intitolate ai fratelli Cervi
sia una via sia la scuola primaria e dell'infanzia che vi è situata. A Priverno
una scuola media. A Barletta sono dedicati gli ampi giardini del Castello. Nel
piccolo comune lombardo di Bonemerse il 25 aprile del 1973 fu loro intitolata
la scuola primaria, appena costruita.
Alla vicenda dei Cervi Piero Calamandrei ha dedicato una
famosa Epigrafe. Ai fratelli Cervi, alla loro Italia è anche il titolo di una
poesia di Salvatore Quasimodo. Il figlio di uno dei fratelli Cervi, Adelmo (figlio
di Aldo), porta avanti la memoria della sua famiglia con l'impegno politico e
culturale a favore della Costituzione italiana.
Vincenzo
Maria D’Ascanio
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