lunedì 28 gennaio 2019

A venti metri da un’osteria. A meno di duecento dallo stadio della Triestina. San Sabba, il lager italiano che tutti conoscevano.



San Sabba è il primo ed unico lager presente sul territorio nazionale italiano, in alcuni libri di testo ne sono indicati altri, che in realtà erano dei luoghi di smistamento per portare gli ebrei verso est, in regioni come la Polonia, dove c’era bisogno di manodopera da ridurre in schiavitù e poi da eliminare durante la c.d.  soluzione finale. Come sappiamo, la famigerata pulizia etnica dei nazisti costò la vita ad un numero imprecisato di ebrei, ma il piano finale doveva arrivare ad una cifra abnorme, circa 21.000.000 (che tra l’altro non erano presenti in Europa, ed in questi 21.000.000 erano compresi gli ebrei russi, perché i nazisti davano per scontata la vittoria contro lo Stato dei Soviet).

Il lager di San Sabba fu costruito nel 20 ottobre 1943 nell'area dismessa dello stabilimento dove si lavorava alla pilatura del riso. Fu un campo di transito, detenzione e tortura dal quale passarono più di 25.000 deportati, destinati a Buchenwald, Dachau, ed Auschwitz. Tutti luoghi dove la morte era praticamente certa. Tra i 3 e i 5 mila individui persero la vita per mano di Einsatzkommando Reinharde autore di altri stermini perpetrati nei lager della Polonia orientale.

Gli imprigionamenti non avvenivano solo per motivi politici e razziali, le retate coinvolgevano anche civili (omosessuali) come persone destinate al lavoro coatto. Nel lager erano presenti una sala tortura per i detenuti politici, sopratutto italiani e croati. Tuttavia nel lager di san Sabba si ebbe una particolare ferocia nei confronti dei croati, ed il ferocie e vile compito era perpetrato soprattutto da italiani, che in quanto a sadismo decisero d’ingacciare una gara con le SS presenti, che di fatto dirigevano il campo con la consueta vigliacca, spaventosa determinazione.

Nel lager non erano presenti delle camere a gas, l’esecuzione veniva compiuta tramite fucilazione o più grezzamente attraverso un colpo di mazza alla base della nuca o ancora tramite l’asfissia provocata dai gas di scarico di alcuni furgoni. Successivamente I cadaveri venivano cremati nel forno.

Tra il 29 e il 30 aprile 1945 i partigiani jugoslavi (moltissimi partigiani croati furono torturati, uccisi deportati da San Sabba) erano diretti proprio verso la ex risiera, con l'ordine di uccidere nazisti e fascisti per immediata fucilazione. I nazisti tuttavia fuggirono, misero in libertà i pochi superstiti e, con l’intento di eliminare le prove degli eccidi, fecero esplodere il forno crematorio insieme alla sua ciminiera.

Dopo la liberazione, fu decisione del governo di adibire l’area a campo raccolta per sfollati e, in un secondo momento, venne allestito un campo per l’accoglienza dei profughi giuliani, dalmati ed esuli istriani, tutto ciò fino al 1954. Nel 15 aprile 1965, un decreto presidenziale, stabilì che la Risiera di San Sabba venisse considerata come Monumento Nazionale. Nell'aprile 1976 si è concluso a Trieste il processo per i crimini di guerra perpetrati alla Risiera di San Sabba, i responsabili del Lager furono condannati da un tribunale italiano, ma sfuggirono alle pene che vennero loro inflitte.


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