martedì 29 gennaio 2019

Sondaggi elezioni sarde 2019


Unione Sarda.

Solo M5s sopra il 20, crolla Forza Italia
Exploit della Lega, cala il Psd'Az. A sinistra frena il Pd, bene
Sardegna in comune

di Alessandro Pirina
SASSARI

Il Movimento 5 stelle e la Lega debuttano alle regionali e volano al primo e secondo posto. Perlomeno in base alle intenzioni di voto. Cinque anni fa le due forze, oggi al governo del Paese, non erano neanche della partita: il primo per scelta di Beppe Grillo viste le profonde spaccature interne e la seconda non ancora radicata a sud di Pontida.

Oggi lo scenario è cambiato del tutto e il primo classificato di allora, il Pd, si trova sul terzo gradino del podio, mentre Forza Italia, seconda nel 2014, divide la quarta posizione con Sardegna in comune, una delle liste che appoggiano Massimo Zedda.

Ma se parliamo di coalizioni lo scenario cambia notevolmente. A quel punto a guidare la classifica è il centrodestra con Christian Solinas al timone, 11 liste che totalizzano il 38,8 per cento, quasi 10 punti in più delle 8 liste che appoggiano i Progressisti di Massimo Zedda, ferme al 29,3 per cento. Terzo il Movimento 5 stelle, che, è vero che è alla sua prima volta alle regionali, ma rispetto alle politiche di 11 mesi fa, dimezza i voti: dal 42,5 per cento del 4 marzo al 23,5 di oggi. A seguire la Sinistra sarda al 4,1, nettamente più avanti del suo candidato governatore Vindice Lecis.

E poi Autodeterminatzione di Andrea Murgia, data all'1,8, e i Sardi Liberi di Mauro Pili, all'1,4. Ultimo il Partito dei sardi di Paolo Maninchedda, che non va oltre l'1,1 per cento.

Progressisti. La coalizione guidata da Massimo Zedda sfiora il 30 per cento. Un risultato lontanissimo dal 42,4 ottenuto dalle liste di Francesco Pigliaru nel 2014, ma sicuramente in crescita rispetto al misero 20,7 del centrosinistra nel suo insieme - Pd, Leu, Bonino, Lorenzin - delle politiche di marzo.

La prima forza dei Progressisti si conferma il Pd, accreditato al 12,6, dieci punti in meno rispetto a 5 anni, ma anche in calo rispetto alle politiche dello scorso anno, quando era al 14,8. A seguire Sardegna in comune, la lista di amministratori di ispirazione pizzarottiana (dal sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ex M5s e leader di Italia in Comune), che arriva a quota 6,3. Al terzo posto Futuro comune con Massimo Zedda, al 3,1, seguita da un'altra lista del presidente, Noi la Sardegna con Massimo Zedda, al 2,6.

Ci sono poi Campo progressista Sardegna (al cui interno è stato inglobato Centro democratico), all'1,6, e Liberi e uguali, all'1,4. Cinque anni fa le due liste (più o meno) facevano parte di Sel, che aveva preso il 5,1, mentre il Centro democratico aveva ottenuto il 2,1.

La lista Cristiano popolari socialisti, l'alleanza tra Upc e Psi, è data all'1,4 per cento, mentre nel 2014 i due partiti si sono presentati autonomamente e hanno preso l'1,7 il primo e l'1,4 il secondo. Chiude la classifica Progetto comunista per la Sardegna, accreditato dal sondaggio allo 0,5 per cento. In totale il centrosinistra è dato al 29,3.

Centrodestra. Nettamente più avanti la coalizione di Christian Solinas, trainata dalla Lega, attestata al 14,6 per cento. Quasi quattro punti in percentuale più delle politiche, dove i salviniani si sono presentati in tandem con il Psd'Az. A seguire Forza Italia, che rispetto alle regionali di cinque anni fa perde due terzi dei voti: dal 18,5 al 6,3.

Male anche rispetto alle politiche di marzo, quando aveva ottenuto il 14,8. I Riformatori sono la terza forza della coalizione a quota 4,8 per cento (nel 2014 erano al 6), mentre l'Udc è data al 4,2, in calo rispetto al 7,6 di cinque anni fa, ma in crescita sulle politiche di marzo, quando aveva racimolato solo l'1,5 per cento.

Il Partito sardo d'azione, che nel 2014 aveva preso il 4,7 per cento, è attestato al 3,1 nonostante sia il partito che esprime il candidato governatore. Al 3 per cento Fratelli d'Italia, più 0,2 rispetto al 2014, ma in calo in confronto alle politiche.

A seguire l'Uds (1 per cento), Sardegna 20Venti (0,7), Fortza Paris (0,5, nel 2014 nella coalizione che sosteneva Mauro Pili), Energie per l'Italia (0,3), Sardegna civica (0,3). In tutto il centrodestra è al 38,8 per cento.

Movimento 5 stelle. Per i grillini il risultato è da primato, ma la metà rispetto alle politiche. Secondo il campione di intervistati la lista dei 5 stelle è la prima con il 23,5 per cento, ma il dato è nettamente inferiore rispetto al 4 marzo, quando il Movimento aveva toccato quota 42,5, conquistando tutti i collegi uninominali ed eleggendo 16 parlamentari su 25. Cinque anni fa il M5s non partecipò alle regionali: il leader Beppe Grillo ritirò il simbolo per le forti spaccature all'interno del Movimento.

Sardi Liberi. La lista capeggiata da Mauro Pili è data all'1,4 per cento. Fare un raffronto con le elezioni del 2014 non è semplice, perché allora le 4 liste, Pili era sempre candidato governatore, misero insieme il 5,4 per cento, ma di quelle Fortza Paris oggi è nel
centrodestra e appoggia Solinas. Mentre l'attuale coalizione a guida Pili, formata anche da tanti ex Psd'Az, comprende anche Progres, che cinque anni fa faceva parte della Sardegna possibile di Michela Murgia e prese il 2,7 per cento.

Autodeterminatzione. La lista indipendentista guidata da Andrea Murgia è al suo debutto alle regionali e viene data all'1,8 per cento, mentre alle politiche aveva preso il 2,2. Ne fanno parte però alcuni partiti che 5 anni fa alle regionali si presentarono in maniera distinta: Rossomori e Irs nel centrosinistra (il primo prese il 2,6 per cento, il secondo lo 0,8), mentre Pierfranco Devias, oggi leader di Liberu, era il candidato governatore del Fronte indipendentista unidu, che non andò oltre lo 0,7.

Partito dei sardi. Cinque anni fa contribuì alla vittoria di Francesco Pigliaru con il 2,7 per cento dei consensi, ma secondo il sondaggio la scelta di presentarsi da solo non premia Paolo Maninchedda: il Partito dei sardi è dato all'1,1 per cento.

Sinistra sarda. Molto più forte del suo leader, Vindice Lecis, è sulla carta l'alleanza tra Rifondazione comunista e Comunisti italiani, che viene data al 4,1 per cento. Il doppio di quanto aveva preso la Sinistra sarda nel 2014 a sostegno di Francesco Pigliaru.

In calo anche i voti per Desogus: 26-30 per cento a ottobre, 22-26 a gennaio, e quindi meno quattro. Il confronto c'è stato anche per gli altri due candidati in campo a ottobre: Maninchedda è passato dal 2-4 all'1-3, Murgia è rimasto fermo sul suo 1-3 per cento. Tre mesi fa non erano invece ancora in corsa Pili e Lecis e quindi il raffronto non è stato possibile.


L’articolo è tratto dall’Unione Sarda del 29 gennaio 2019

Federico Marini
skype: federico1970ca


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