Transitando sulla 131,
all’altezza di Sardara e per una decina di km, forse non sapete cosa c’è sotto
l’asfalto... C’è un materiale giallastro, proveniente dalla miniera di Furtei, dove dagli anni ’90 la Sardinia Gold
Mining era titolare di una concessione per l’estrazione dell’oro. La società
per azioni, che fece affari in Sardegna per circa tre decenni, era in mano, per
il 90%, a capitali stranieri e per il 10% alla Regione Sardegna.
Il 10%! una quota piccolissima ma simbolicamente molto
importante perché è la tragica metafora del peggiore servilismo con il quale
una classe dirigente mediocre e disonesta può inchinarsi davanti alla forza
feroce del capitale straniero. Emerito presidente del consiglio di
amministrazione della Sardinia Gold Mining era l’onorevole Ugo Capellacci.
Quando nel 2009, dopo un
trentennio di estrazioni, gli investitori stranieri bellamente salutarono e se
ne andarono, il cerino restò in mano alla regione. E che cerino! 350 ettari di
disastro ambientale, laghi di cianuro,
cumuli di mercurio e metalli pesanti, milioni di euro di danno ambientale,
stanziati e da stanziare, tutti a carico di risorse pubbliche senza che ci sia
stata nessuna iniziativa contro i prenditori che son venuti, hanno devastato,
hanno guadagnato, hanno salutato i gentili amici e sono ripartiti.
Se andate a vedere quel materiale giallo che cola dalle
viscere della 131 e quando piove scorre tra i campi e sotto terra, ricordatevi
di mettervi controvento, altrimenti sentirete, nella gola e dentro il naso, un
bruciare che per molte ore vi darà una piccola misura di cosa significhi vivere
in una colonia dove la vostra salute non vale niente se incrocia l’interesse
per il profitto di capitalisti rapaci e l’incompetenza asservita di chi governa. Questo è uno dei tanti motivi per cui sto in
Autodeterminatzione.
Di
Lucia Chessa.
Un tratto della 131, da cui fuoriescono i materiali velenosi.
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