La
Nuova
Si
profila una sfida a tre ma c'è l'incognita "premio" Solinas, Zedda e
Desogus si contendono la vittoria, gli altri 4 sono molto indietro Ma vincere
può non bastare per avere la maggioranza: rischio "anatra zoppa"
di Umberto Aime
CAGLIARI
Il sondaggio della Swg per la Nuova
Sardegna lascia spazio a pochi dubbi: saranno solo tre candidati su sette a
contendersi il posto di presidente della Regione. Con Christian Solinas del
centrodestra in vantaggio su Massimo Zedda dei Progressisti, però dato in
rimonta. Alle loro spalle, Francesco Desogus dei Cinque stelle, molto più indietro
gli altri.
Ma solo
vincere potrebbe non bastare al futuro governatore. Per vivere cinque anni tranquilli, fino al 2024, dovrà conquistare anche
uno dei due premi di maggioranza in palio il 24 febbraio. Quello più ambito gli
darebbe un distacco di ben dodici consiglieri
sull'opposizione, 36 contro 24. Quello di consolazione, la metà, sei, e un più fragile 33 a 27.
Comunque uno e l'altro rappresentano,
se ottenuti, quel margine di sicurezza che permetterebbe al presidente eletto
di non essere impallinato dal Consiglio regionale e, ancora meno, dalla
coalizione che l'ha sostenuto nei seggi. O almeno così dovrebbe essere sulla
carta.
Ricordato che comunque le Regionali
sono di fatto delle presidenziali e quindi è il governatore a tenere in pugno
l'Aula - se si dimette lui, ad andare a casa in automatico sono anche tutti i
consiglieri regionali - il sondaggio Swg rivela che fra i due
possibili premi di maggioranza è molto probabile che alla fine
scatti solo quello di consolazione.
Prima
ipotesi. Stando alle intenzioni di voto dichiarate dal campione degli elettori
intervistati da Swg, nessuno dei tre papabili dovrebbe superare la soglia del
40 per cento dei voti validi ottenuti dai candidati alla presidenza. Solinas è
accreditato di una percentuale che oscilla fra 33 e 37 punti, Zedda 29-33 e
Desogus 22-26. Se il risultato finale fosse questo,
l'eletto potrà contare solo su sei consiglieri in più.
Perché nella legge del 2013 c'è scritto:
«Se la percentuale ottenuta dal candidato proclamato vincitore è compresa tra
il 25 e il 40 per cento dei voti validi, il premio di maggioranza sarà del 55
per cento». E il 55 per cento di sessanta consiglieri dà infatti questo
risultato: 33 seggi alla maggioranza, 27 all'opposizione.
Con uno scarto di sei che comunque dovrebbe
essere una garanzia salvo l'autodistruzione in aula della coalizione al
governo. Ma a quel punto il passo successivo sarebbe
di sicuro questo: le dimissioni immediate del
governatore, sfiduciato da chi lo ha
eletto, e fine anticipata della legislatura.
Seconda
ipotesi. Stando sempre al sondaggio, è questa quella più improbabile. Per ottenere il premio di maggioranza più ambito, che dà diritto al super bonus, cioè 12 consiglieri di vantaggio, il vincitore dovrebbe superare la soglia del 40 per cento dei voti validi. Ma l'ultima indagine preelettorale dimostra che i candidati nelle prime tre posizioni del sondaggio sono molto lontani da quella soglia.
Solinas dal 40,1 per cento è lontano
tre punti se il confronto è con la previsione più ottimistica (il 37),
Zedda di sette e Desogus addirittura di 14. Quindi è molto improbabile che
riescano a conquistare il premio di prima fascia: dovranno accontentarsi del secondo.
Terza
ipotesi. La legge elettorale prevede anche che il premio di maggioranza non sia
assegnato in due casi: se la percentuale dei voti validi del vincitore non
supera il 25 per cento e se va oltre il 60 per cento. Esclusa a priori la vittoria a mani basse di uno dei tre candidati, la partita è ancora apertissima, non può essere esclusa l'altra. Nel caso di un testa a testa fra i tre candidati oggi in testa, la percentuale potrebbe scendere sotto la soglia del 25 e quindi, come prevede la legge, il premio non scatterebbe.
Se così fosse,
i seggi sarebbero assegnati attraverso un complicato sistema proporzionale puro. Sistema che può essere
riassunto così: stabilito il quorum, cioè i voti necessari per
un quoziente intero, i seggi sarebbero distribuiti in
base alle preferenze ottenute dai singoli partiti, sono 24 quelli in
corsa alle Regionali, e al di là della vittoria del candidato
presidente che sostenevano.
È un'ipotesi di scuola e lascerebbe
aperta la possibilità di un presidente della Regione senza maggioranza, o
meglio ancora si materializzerebbe il cosiddetto governo ballerino o dell'anatra
zoppa. Con un'intera legislatura in balia di accordi trasversali a seconda
delle circostanze e delle convenienze del momento. Sarebbe un disastro.
L'unico
confronto. È possibile solo quello con le elezioni del 2014, fino al 2009 la
legge elettorale era diversa, vinte da Francesco Pigliaru, centrosinistra, con
il 42,45 per cento dei voti. E infatti scattò il premio di maggioranza più
alto: 36 seggi alla maggioranza, 24 all'opposizione. Grazie a questo largo
margine di vantaggio, nella XV legislatura, il governatore uscente non ha avuto
quasi mai problemi.
Pigliaru ha retto bene sia il
ribaltone che c'è stato con l'entrata e uscita di consiglieri, una decina,
imposte dalle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Ma ha retto bene anche
allo strappo dei Rossomori, che facevano parte della maggioranza ma poi, seppure
con un solo consigliere, sono passati all'opposizione. Ma soprattutto non è
stato scalfito dalle fibrillazioni e dai mal di pancia che ci sono stati eccome
nel centrosinistra dal 2014 in poi.
Articolo
tratto dalla Nuova Sardegna del 30 Gennaio 2019
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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