(16 Maggio 1974) Milano. Ore 6,30. Quarantasette uomini e
dieci automezzi escono dalle caserme dislocate in vari punti della città per
bloccare la zona di via Ripamonti. Grazie a questa operazione termina la
latitanza di Luciano Leggio (meglio conosciuto come “Liggio), il più temuto
boss della mafia siciliana. La primula rossa di Corleone era stata già
arrestata, nel 1964, e poi assolta per insufficienza di prove. Responsabile
della morte del giudice Terranova e del procuratore Pietro Scaglione, Liggio
sarà condannato all' ergastolo nel 1975.
Liggio nacque a Corleone da una famiglia contadina ed,
ancora giovanissimo, venne affiliato nella locale cosca mafiosa dallo zio
paterno Leoluca Liggio, detto u ziu' Luca. La sua scalata al potere
raggiunge l'apice con l'assassinio di Michele Navarra, il capo mandamento di
Corleone, che venne massacrato il
2 agosto 1958 mentre rientrava a casa in automobile. Dopo l'uccisione del boss,
Liggio e la sua banda scatenarono l'offensiva contro i suoi luogotenenti: il
6 settembre 1958 vennero uccisi in un conflitto a fuoco a Corleone i mafiosi
Marco Marino, Giovanni Marino e Pietro Maiuri e nel periodo successivo si verificarono altre
uccisioni e numerosi casi di «lupara bianca».
Mentre a Corleone continuava l'offensiva contro gli
ex-uomini di Navarra, Liggio divenne proprietario a Palermo di un'officina
meccanica e di un garage, da dove avrebbe controllato l'afflusso della sua
carne macellata illegalmente. In seguito Liggio tornò a Palermo e
partecipò all'organizzazione della cosiddetta «strage di viale Lazio» per punire il boss Michele Cavataio: infatti Liggio incaricò i suoi più
fidati luogotenenti Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Calogero Bagarella di
far parte del commando di killer che uccise Cavataio.
Indagando sui sequestri di persona avvenuti nell'Italia
settentrionale, gli uomini della guardia di finanza del colonnello Giovanni
Vissicchio arrestarono Liggio mentre era insieme a una sua compagna, Lucia
Parenzan, e al figlio nato dalla loro relazione.
Nel 1975 Liggio venne processato dal giudice Cesare
Terranova e condannato all'ergastolo per l'assassinio di Michele Navarra. Anche
dalla prigione, Liggio commissionò l'omicidio del tenente colonnello Giuseppe
Russo ai suoi luogotenenti Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, che venne
eseguito nel 1977. Morì d’infarto, nel carcere di Badu 'e Carros a Nuoro, nel 1993.
Venne sepolto a Corleone, dopo una cerimonia svolta senza coinvolgimento
pubblico per divieto della questura.
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