La
nuova Sardegna
I nuovi
dati sull'occupazione preoccupano i leader regionali di Cgil, Cisl e Uil Nel
2018 sono emigrati quasi diecimila lavoratori, 3mila sono under 25 Festa a metà
per i sindacati tra disoccupati e precari
di Claudio Zoccheddu
È la
festa del lavoro e dei lavoratori ma se dovesse festeggiare solo chi
effettivamente ha un'occupazione, più del 15 per cento dei sardi dovrebbe stare
a guardare. La ripresa economica e la fine della recessione
annunciata dall'Istat - nel marzo del 2019 la stima degli
occupati è valutata in crescita rispetto a febbraio (+0,3%, pari a +60
mila unità) e anche il tasso di occupazione sale, arrivando
al 58,9% (+0,2 punti percentuali) – sembra aver dribblato la Sardegna dove, al contrario della tendenza nazionale, i dati sono
negativi e indicano un tasso di disoccupazione pari al 15,4 per cento, contro
una media del 6,9 rilevata nel resto dell'Unione europea.
L'isola,
però, non è la sola sull'orlo del baratro. Praticamente tutto il Mezzogiorno
italiano è in netto ritardo rispetto al Nord del Paese e al resto del
continente. Uno scenario preoccupante in cui potrebbero
venire meno le motivazioni per festeggiare una ricorrenza
che celebra una delle più importanti conquiste del mondo del
lavoro: le otto ore lavorative giornaliere. Un miraggio per molti, anche a
distanza di 152 anni dalle manifestazioni che da Chicago si diffusero
in tutto il mondo, cambiando per sempre la vita dei lavoratori. Se più
di un secolo fa erano i rappresentanti dell'associazione
dell'Ordine dei Cavalieri del lavoro americani a combattere per i diritti,
ora sono i sindacati a rappresentare i lavoratori e gli aspiranti
occupati.
Uil. Il segretario regionale della
Uil, Francesca Ticca, descrive l'avvicinamento alla ricorrenza mettendo in
evidenza tanti dubbi: «Certamente non si respira un clima di festa - spiega - e
sarà così perlomeno fino a quando non ci verrà chiarita l'idea di sviluppo che
la politica regionale intende perseguire in Sardegna». L'attualità consegna ai sindacati le difficoltà
di chi non riesce a sbarcare il lunario associate a forme di contrasto alla disoccupazione che funzionano solo sulla carta, forse: «Viviamo una
condizione di grandissima difficoltà – continua Francesca Ticca -, e la vive
soprattutto chi è fuoriuscito dal sistema lavorativo ma non è pensionabile e
rischia di non poter avere altre opportunità. E non ci vengano dire che il
lavoro stagionale possa essere una soluzione perché non è così. Anche il Reddito di cittadinanza non è una misura in grado di invertire la
tendenza occupazionale.
Diciamo che il nostro sarà un primo
maggio di attesa – continua la segretaria della Uil - perché nonostante la
situazione drammatica del lavoro in Sardegna non abbiamo ancora visto proposte chiare
per iniziare a progettare una ripresa economica che deve partire dalla politica
ma, per il momento, i nuovi non si sono ancora affacciati su questo tipo di
problemi mente i vecchi non hanno dato risposte concrete», conclude Francesca
Ticca riferendosi allo stallo politico che ha frenato i primi 65 giorni dell'
amministrazione regionale guidata da Christian Solinas.
Cisl. Secondo il segretario regionale Gavino Carta il primo maggio: «È una festa
dedicata soprattutto a chi non lavora, a chi ha perso il suo impiego o a chi è stato
costretto ad emigrare per trovare la sua dimensione lavorativa. Perché lavorare significa guadagnare la propria emancipazione e la propria
libertà. Per questo dobbiamo puntare sullo sviluppo e su un concetto di autonomia che deva andare in parallelo con quello di Stato e di Europa perché è sempre più necessario affermare i diritti di cittadinanza dei popoli, anche i più periferici come siamo noi in questo momento rispetto all'Europa».
Carta, poi, non prende posizione sulla
situazione di stallo che sta bloccando i primi passi della nuova giunta
regionale: «Ne ho parlato proprio con Solinas l'altro giorno, quando ha
partecipato alla nostra assemblea. Gli faccio i miei auguri perché sono
convinto che stia lavorando per trovare una soluzione nel minor tempo
possibile. Noi attendiamo con fiducia e quando sarà pronto potremo iniziare a
lavorare nell'interesse dei cittadini sardi»
Cgil. «Per noi è una giornata di festa da dedicare ai lavoratori e alla lotta. E
ci battiamo per restituire al lavoro la centralità che deve avere anche nel
concetto di cittadinanza - spiega il segretario regionale della Cgil, Michele
Carrus -. Purtroppo, però, in questo momento storico il lavoro
precario, debole, insicuro e lo dimostrano le statistiche che ci dicono
come siano cresciuti gli incidenti e le malattie». Una caduta che,
secondo Carrus, è nata dalle nuove forme contrattuali: «Mi chiedo cosa abbiano guadagnato togliendo i diritti ai lavoratori,
perché non mi sembra che si sia arricchito nessuno. anzi, dobbiamo fare i conti con numeri preoccupanti per quanto l'emigrazione perché nel 2018 sono andati via 9.800 persone, di
cui 3mila under 25 spesso laureati ma anche negli altri 7mila ci sono operai
specializzati».
Secondo Michele Carrus per evitare
una diaspora dei lavoratori si dovrebbe scommettere sulle misure strutturali
che hanno già superato la prova dei fatti: «Mi riferisco, ad esempio, a Lavoras
che è andata a regima da appena quattro mesi ma che ha già prodotto risultati
incoraggianti con circa 8mila nuovi percorsi lavorativi attivati in pochissimo
tempo. E il nuovo assessore regionale Giuseppe Fasolino sbaglia quando la
definisce una misura tampone».
L'ultimo
passaggio di Carrus è dedicato proprio alla giunta Solinas: «Che si deve
liberare degli appetiti famelici delle forze politiche che lo sostengono e che
ci preoccupano. Ora speriamo che tenga fede alle sue parole e decida
di confrontarsi con noi e di proporre dichiarazioni
programmatiche condivisibili. Per noi sarà un primo maggio di attesa».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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