Due morti nelle campagne dell'oristanese in zone spesso isolate e
abbandonate da anni di emigrazione dove vanno avanti faide e altri motivi di
odio che portano a sparare.
Le aspre e selvagge
campagne sarde, molte delle quali isolate e abbandonate da anni di emigrazione,
sono luoghi dove striscia silenzioso l'odio e la vendetta.... Sentimenti
che stentano a morire e si ripercuotono da generazioni... Non sempre siamo
di fronte a faide, molto spesso invece ci si trova di fronte all'esasperazione
di questi sentimenti che spengono vite umane solo per uno sgarro, un furto, un
pettegolezzo, un sospetto o un litigio. Tutti aspetti che
in campagna hanno una valenza diversa. É un diverso metro di giudizio. Le
dinamiche tipiche delle faide presuppongono spesso schieramenti ben definiti e
identificabili all'interno della comunità.
Inimicizie che vanno al
di là delle famiglie per coinvolgere inesorabilmente tutta la comunità che si
trova coinvolta nella spirale di odio e violenza, offesa e inevitabile
risposta. Coinvolti spesso inconsapevolmente. Prevale una
cultura o una subcultura che non prevede altra giustizia che non sia quella
esercitata direttamente che individua colpevoli e pene! Una
"giustizia" implacabile che non prevede appelli e assoluzioni né
avvocati, giudici e aule di tribunale.. Prevale una cultura di morte che
rende la stessa quasi naturale come un tumore o un infarto. Una violenza che
colpisce anche chi si trova lì per caso o chi ha visto ciò che non doveva
vedere... Si muore in campagna perché lì sì è soli e vulnerabili.
Si muore con una fucilata in faccia che impedisce ai familiari e amici il
piangere il morto con la bara aperta. Le campane a morto spesso suonano
durante una festa o una ricorrenza per ferire ancor più familiari e
amici... Per sempre! L'odio serpeggia
e non si placa neppure dopo decenni. La morte va servita in un piatto
freddo quando tutti o quasi avevano scordato i propri o gli altrui peccati
veniali o mortali di gioventù! Non si sfugge al suo meccanismo perverso... Ci
sono persone che vivono con il pensiero perenne della morte violenta..
Perché anche qui,
vige il principio "chi nasce quadrato non muore tondo"... Principio
che vale per vittime e carnefici! É la fatalità
della vita! Tutti sanno, rimangono in attesa che il destino faccia il suo
corso... Prima o poi accadrà, questa è l'unica certezza. La vendetta è
lenta e inesorabile quanto il ritmo della campagna, delle stagioni, della vita
stessa! Lenta e gelida...! Eterna!
Antonio Deiola
Articolo
tratto da itenovas.com
Immagine:
Francesco Ciusa, “La madre dell’ucciso”
Nessun commento:
Posta un commento