(04 Giugno 1944) Roma viene
liberata dalle truppe americane (Operazione "Diadem") della V armata,
comandate dal Generale Clark. Il "Regno del Sud" è
finito. Il Re firma il decreto di luogotenenza a favore del principe Umberto,
con il consenso del Comitato di Liberazione Nazionale e della Commissione
Alleata di controllo. Per la Repubblica di Salò la caduta di Roma rappresenta un colpo
mortale. Mussolini, durante un illogico discorso radiofonico, esorta la
popolazione a combattere la potente V armata.
Roma fu dichiarata
unilateralmente "città aperta" (per definizione di “città
aperta” dobbiamo considerare “una città ceduta, per accordo esplicito o tacito
tra le parti belligeranti, alle forze nemiche senza combattimenti con lo scopo
di evitarne la distruzione”) il 14 agosto 1943, ma solo dalle autorità
italiane. I tedeschi non ratificarono mai la dichiarazione, e approfittarono
della ritornata tranquillità dopo le resistenze iniziali all'occupazione. L'occupazione
tedesca di Roma città aperta, infatti, se risparmiò (da parte tedesca) il
patrimonio storico ed architettonico della città, fu però durissima per la
popolazione (deportazioni di militari italiani e degli ebrei, le torture
nella prigione di via Tasso, le Fosse Ardeatine, ecc.)
L'attacco principale
del generale Clark fu sferrato verso i Colli Albani e verso Velletri, occupata
qualche giorno dopo, in cui gli americani preferirono non arrestare la fuga del
nazifascisti. Clark preferì insistere verso Roma, e Valmontone fu presa solo il
2 giugno, dopo che i tedeschi avevano completato il ripiegamento. Clark
disponeva di un formidabile esercito per attaccare Roma. Voleva arrivarci prima
degli inglesi, il cui esercito era guidato dal generale Alexander (che voleva
accerchiare i tedeschi ed impedirgli la fuga) perché la nuova vittoria su
Hitler portasse il suo nome. Per i tedeschi fu un colpo di fortuna.
Essi non speravano che
gli Alleati, per un motivo di prestigio personale, rinunciassero a cogliere,
con un colossale accerchiamento, i frutti della vittoria. Infatti le armate
naziste abbandonavano Roma con ogni mezzo, mantenendo sgombre le strade su cui
si ritiravano le Divisioni di Cassino. Avevano di certo perso molti uomini, ma
avevano salvato l'esercito. Proprio l'ultimo giorno vollero
lasciare un altro ricordo di sangue. Alle porte della città, in frazione
"La Storta" sulla via Cassia, per alleggerire un automezzo,
assassinarono 14 prigionieri politici fra cui il vecchio sindacalista Bruno
Buozzi.
Il feldmaresciallo
nazista Kesselring riuscì ancora una volta a controllare la situazione ed
evitare la disfatta, conducendo con notevole abilità la ritirata combattuta
delle sue truppe attraverso l'Italia centrale grazie all'elevato spirito
combattivo dei suoi soldati e ad alcuni errori alleati.
Nelle sue memorie ha
evidenziato come gli anglo-statunitensi non impegnarono a fondo l'aviazione,
non effettuarono sbarchi e non coordinarono l'avanzata con le attività dei
partigiani italiani nelle retrovie del fronte tedesco. Kesselring ripiegò con
ordine prima verso il lago di Bolsena e poi sulla nuova linea del lago
Trasimeno, la cosiddetta linea Albert; il feldmaresciallo riuscì a
convincere Hitler a rinunciare a una resistenza a oltranza per evitare nuove
perdite guadagnare tempo.
Nessun commento:
Posta un commento