Tra le tante voci della strumentalizzazione politica sui
fatti di Bibbiano emerge anche il nome di Giorgio Cremaschi. A produrre le
tante bufale crudeli sulla pelle dei bambini, funzionali ad alimentare gli
istinti peggiori di una parte della nostra società, non si sono distinti solo
fascisti, cinque stelle, cantanti e i leghisti. Nel carro degli
odiatori seriali che urlano all’orrore dei bambini strappati ai loro
genitori nel silenzio della stampa e del Pd ora ci si aggiunge anche
Potere al Popolo con un post a firma di Giorgio Cremaschi, ex sindacalista ed ex presidente
del Comitato Centrale della FIOM, i metalmeccanici della CGIL che da gennaio
2019 è portavoce nazionale di Potere al Popolo.
Personalmente mi dispiace leggere queste parole, perché ho sempre
considerato Potere al Popolo una delle poche organizzazioni politiche della
sinistra radicale con una sensibilità garantista e libertaria. Una dote rara di questi tempi. È
infatti merito di Potere al Popolo aver acceso i riflettori sul tema spinoso
del regime dell’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario e anche delle
condizioni inumane delle persone private della libertà personale, comprese
quelle imprigionate nelle galere per migranti che scappano da fame e guerre.
In questa calda estate Cremaschi è diventato, pure lui, come
Laura Pausini e Nek, un esperto di affidi sui minori e di sistemi di protezione
sociale a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Contrariamente a ciò che lui
scrive evocando “Bambini strappati illegalmente ai genitori dalle
istituzioni ed affidati ad altri, pare anche con qualche giro di soldi” lo
strumento dell’affido, (che nel caso di
Bibbiano riguarda solo 6 casi) rappresenta un complesso ma prezioso intervento
che ha una lunga storia e che costituisce ancora oggi un efficace strumento di
tutela. Questo istituto è previsto e regolato in Italia dalla legge 184 del
1983 (poi modificata dalla 149 del 2001). A differenza dell’adozione, si tratta
di una misura temporanea e non prevede un distacco totale tra il bambino e la
famiglia originaria.
Cremaschi nella sua riflessione punta il dito, come hanno
fatto varie sfumature di fasci, lega e cinque stelle sul facile bersaglio del
PD, che “ha risposto solo lamentando le strumentalizzazioni, come se il
fatto in sé non meritasse invece la giusta importanza”.
Probabilmente non sa (come molti che si sono limitati a
leggere i titoli dei giornali senza approfondire le notizie) che il sindaco di
Bibbiano, Andrea Carletti è coinvolto nell’inchiesta solo con l’accusa di
abuso di ufficio e falso in atto pubblico e che con gli abusi contestati agli
psicoterapeuti lui e il suo partito c’entrano nulla. Cremaschi si è addirittura spinto ad
attaccare il rapporto tra il comune e lo psicologo della Onlus “Hansel e
Gretel” senza scrivere o citare la decisione dei giudici del riesame di
scarcerare Claudio Foti.
A Cremaschi non interessa
scrivere che un’inchiesta non è una condanna. E proprio su questa delicata vicenda che coinvolge minori
e famiglie prima di scrivere qualsiasi cosa, bisognerebbe contare fino a mille,
leggere le carte, riflettere e dotarsi di sensibilità e rispetto per le persone
fragili coinvolte. A Cremaschi, rappresentante della vera sinistra, interessa
aggredire solo quella che lui definisce “finta sinistra” che si è sottomessa
alle grandi privatizzazioni imposte dal mercato e alla speculazione finanziaria.
L’idea di fondo della riflessione è che l’affido dei minori
definito nel suo articolo “bambini rubati nel nome della legge” sia una
questione di classe, una questione
connessa con l’assenza di lavoro e reddito, con la povertà, in particolare quella
delle donne e delle famiglie che vivono esperienze di forte disagio sociale. È
un po’ come scrivere che gli abusi e i maltrattamenti accadono solo nelle
famiglie dei poveri, nelle famiglie che vivono nel profondo le contraddizioni
della globalizzazione neoliberista.
Anche a me come Cremaschi piace immaginare la riconquista
dell’eguaglianza e della solidarietà come possibile medicina per fermare la
barbarie che dilaga. Ma gli abusi e i maltrattamenti sui minori non passano solo per la
dimensione economica. Non basta scrivere un
articolo che pone l’accento sulla difesa delle garanzie collettive, dei diritti
sociali e dell’uguaglianza con un titolo acchiappaclick. Non basta nemmeno
applicare all’articolo la foto strappalacrime tratta dal film Il monello
(The Kid), il bambino che ama Charlot, allevato nella povertà, e che lo stato
cattivo e crudele vuole portare via.
Per parlare di cronaca giudiziaria e di questa particolare
inchiesta bisogna prima di tutto, prima di emettere sentenze, avere la pazienza
di leggere le carte che, come ha notato la cronista Angela Azzaro su Il
Dubbio: “in pochi, anche nelle redazioni, lo hanno fatto”. Noi
persone di sinistra abbiamo un ruolo più complicato di fronte a queste vicende
giudiziarie. Abbiamo il dovere di difendere anche i diritti individuali e le
libertà personali. Compresi i diritti di
coloro che sono stati colpiti in maniera feroce e violenta dalla sete di
giustizia.
Abbiamo già una opinione pubblica fortemente forcaiola. Il
maggiore partito di governo, i cinque stelle, hanno una concezione della
giustizia autoritaria, irrazionale e fondata sulla vendetta del processo penale
e del carcere. Abbiamo una destra dominata da pulsioni giustizialiste che
sconfinano nel razzismo e nella xenofobia. Abbiamo magistrati Robespierre
sostenuti da una parte della stampa che deve le sue fortune al populismo
giudiziario. Ci manca solo una sinistra amante della ghigliottina.
Di
Roberto Loddo
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