Se fino a che punto i piduisti – a
parte il manipolatore Gelli, e forse qualche altro – fossero un branco di
delinquenti golpisti, non siamo riusciti a capirlo. Abbiamo capito soltanto che
gran parte di essi occupavano, forse grazie alla P2, posizioni di rilievo, e
quindi parecchio ambite, ma ambite anche da molte persone che, per il fatto di
non appartenere alla P2, avevano ora, grazie anch'esse alla P2, la possibilità
di occuparle. Di fatti accertati e meno ancora di crimini provati, siamo andati
invano alla ricerca delle 34.847 pagine della commissione. Vi abbiamo trovato
soltanto ipotesi, illazioni, accostamenti di nomi e di episodi. Tutta roba che
in mano a Le Carré poteva fruttare chissà quali affascinanti trame. In mano
alla signorina Anselmi, resta cicaleccio di portineria. Ma questa è un'altra
storia. Indro Montanelli. (19 marzo 1985)l
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La Loggia Propaganda due (meglio nota come P2) è stata una loggia massonica aderente al Grande Oriente d'Italia (GOI),
  fondata nel 1877 col nome di Propaganda massonica. Assunse presto forme
  deviate e soprattutto eversive nei confronti dell’assetto democratico e
  dell’intero sistema giuridico italiano. In particolar modo, le fasi più
  “oscure” coincisero con la conduzione dell’imprenditore Licio Gelli, che
  arrivò ad esserne nominato “Gran Maestro Venerabile”. La P2 fu sospesa dal
  GOI il 26 luglio 1976; successivamente, la Commissione parlamentare Anselmi concluse
  la sua inchiesta additando La P2 come
  una vera e propria "organizzazione
  criminale" ed "eversiva". Essa fu sciolta con la legge n. 17
  del 25 gennaio 1982. 
Quando la Loggia fu sotto “la
  maestranza” di Licio Gelli
  (personaggio ambiguo, che durante gli ultimi anni del fascismo aveva sia
  rapporti col regime di Salò, sia rapporti con la resistenza partigiana), la
  P2 riunì un numero rilevante di personalità di primo piano della politica, della
  grande imprenditoria (tra cui Silvio Berlusconi, che comunque dichiarò di non
  sapere della sua iscrizione), del giornalismo e dell'Amministrazione dello
  Stato, tutto questo a fini di complotto contro
  l’assetto socio-politico-istituzionale italiano, suscitando uno dei più gravi
  scandali politici nella storia della Repubblica Italiana. 
La lista degli affiliati alla
  loggia fu rinvenuta il 17 marzo 1981 durante le perquisizioni nella villa e nella fabbrica di Licio Gelli a
  Castiglion Fibocchi (Arezzo). Tra
  i 962 nomi in elenco, 44 parlamentari, 2 ministri, un segretario di partito, 12 generali dei
  Carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito
  italiano, 4 dell'aeronautica militare, 8 ammiragli, magistrati e funzionari
  pubblici, direttori e funzionari dei servizi segreti, giornalisti e
  imprenditori.  
La Commissione
  Anselmi avanzò l'ipotesi che la lista non fosse completa, e che molti altri
  importanti personaggi iscritti alla P2 siano riusciti a non comparire nelle
  indagini, grazie alle coperture di poteri non identificabili, che si
  muovevano nell’ombra sul filo della legalità, e spesso arrivando ad
  oltrepassare quello stesso limite. Per la prima volta si prefigurava quel
  rapporto tra Stato ed Anti – Stato, dove il secondo era per altro insinuato
  nelle più alte sfere dell’assetto statale.  
La Commissione Anselmi,
  inoltre, ritenne che la lista degli iscritti fosse incompleta e che la P2 fosse strutturata come due piramidi sovrapposte, con i
  962 nomi della lista appartenenti alla piramide
  in basso, Gelli uomo di collegamento tra le due piramidi e una piramide superiore composta da nomi che figuravano su un'altra lista composta da personaggi
  che trasmettevano gli ordini alla piramide inferiore. La stessa Commissione individuò poche ma
  credibili prove dell'esistenza di questa loggia superiore con sede per altro
  a Monte Carlo . A detta di alcuni, la lista completa sarebbe stata custodita da Gelli
  nel suo archivio personale nella villa di Montevideo, in Uruguay. 
Di
  certo, la Loggia P2 ebbe un ruolo rilevante nella c.d. “Strategia della
  Tensione.” La strategia della tensione, intesa nel suo complesso, era una serie
  d’iniziative anche terroristiche, miranti a produrre nella società italiana
  una profonda insicurezza, affinché
  la democrazia italiana arrivasse ad una ponderosa svolta autoritaria, determinata, appunto, dal panico collettivo causato da molte stragi, la
  cui manovalanza è stata spesso accertata, senza tuttavia individuare i
  mandanti.  
Inoltre non bisogna dimenticare che gli anni della P2 furono quelli
  in cui si svolgevano la grande battaglia mafiosa tra i corleonesi (vincenti)
  e la vecchia nomenclatura della mafia palermitana, una guerra che costò oltre
  mille morti. Inoltre, erano gli anni in cui imperversavano numerosi gruppi
  politici che avevano scelto la lotta armata, tanto a destra quanto a
  sinistra, e che videro nel sequestro
  Moro l’apice delle loro audacia delinquenziale. 
Ritorniamo tuttavia al filo del
  nostro discorso. Nel caso in cui ci fosse stata la svolta autoritaria, magistrati e militari infedeli al loro
  giuramento avrebbero avuto un ruolo determinate, come l’avrebbero avuto i tanti giornalisti iscritti
  alla loggia (tra i più popolari Maurizio Costanzo) che avrebbero avuto il
  preciso compito di sobillare l’opinione pubblica per indurla a rinunziare
  pacificamente a numerosi dei suoi diritti, in cambio della sicurezza ed un
  illusorio ordine sociale.  
Ovviamente il mondo
  dell’imprenditoria avrebbe avuto i suoi rilevanti vantaggi, poiché la libertà di stampa,
  nonché la forza tanto dei partiti quanto dei sindacati sarebbe stata limitata
  se non azzerata. Inoltre non dobbiamo dimenticare che quelli erano anni in
  cui spregiudicati banchieri (come il siciliano Sindona, o il milanese Calvi) avevano un proficuo
  dialogo con lo IOR (la Banca vaticana), con la politica consenziente e
  persino con la criminalità organizzata (La “Nuova Camorra organizzata” di
  Raffaele Cutolo, Mafia di vari generi, Banda della Magliana) 
Quali
  atti furono commessi a tal fine? Tra i vari crimini attribuiti
  alla P2, si possono citare la strage dell'Italicus, la strage di Bologna
  (dove Gelli fu condannato), lo scandalo del Banco Ambrosiano l'assassinio di
  Roberto Calvi, l'ipotetico assassinio di Albino Luciani (ovvero Papa Giovanni
  Paolo I), il depistaggio sul rapimento di Aldo Moro, l'assassinio di Carmine
  Pecorelli e alcune affiliazioni con lo scandalo di Tangentopoli.  
E’ bene
  sottolineare che membri della P2 ebbero ruoli rilevanti nel tentativo di due colpi di Stato, che comunque, talvolta per circostanze oscure, non ebbero seguito:
  della P2 furono molti ufficiali o politici coinvolti nel Golpe Borghese del 1970 (il generale Giovanni Torrisi, l'ammiraglio Gino Birindelli, il
  generale Vito Miceli) ed il golpe del generale del Lorenzo. Dal punto di
  vista internazionale, la P2 fu coinvolta nel portare al comando il generale Videla (famoso per il caso dei
  desaparecidos), personalità talmente feroce da essere soprannominato “L’Hitler della
  Pampa.” Inoltre si è ipotizzato un ruolo della P2 anche nel colpo di Stato
  dei colonnelli in Grecia, attraverso finanziamenti e uomini che si sarebbero
  addestrati in Sardegna, in uno dei covi della struttura anticomunista
  conosciuta col nome di Gladio. Tuttavia, anche da queste accuse, non scaturì
  nessun mandato di cattura internazionale. 
Tuttavia, è giusto e doveroso
  sottolineare che la magistratura raramente accolse tali tesi. Per esempio, Nel 1987 Gelli fu condannato a 8 anni di carcere dalla Corte
  d'assise di Firenze per aver finanziato
  esponenti dell'estrema destra toscana, coinvolti in alcuni attentati ferroviari.
  In appello, i giudici dichiararono di non dover procedere contro l'imputato
  perché, quando fu estradato dalla Svizzera, i reati di tipo politico erano
  stati esclusi. La Cassazione ordinò un nuovo processo, affermando che Gelli
  avrebbe dovuto essere assolto con formula piena. e il 9 ottobre 1991 la Corte d'assise
  d'appello di Firenze lo assolse con formula ampia. 
Uno dei più grandi giornalisti
  dell’epoca, Indro Montanelli, affermò che la P2 non aveva nessun fine
  golpista, ma era un’organizzazione di mutuo soccorso al fine di poter avere i
  propri uomini prossimi alle varie strutture di potere. Un’organizzazione,
  insomma, dove una mano lavava l’altra, e dove i membri si aiutavano tra loro
  (in stile quasi mafioso) per accumulare potere. Del resto, secondo Montanelli,
  era poco credibile che la P2 volesse porre fine ad un regime democratico dove
  poteva effettuare i suoi affari senza essere disturbata.  
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