lunedì 28 ottobre 2019

«Province cancellate da un vento demagogico»


Unione Sarda

Quirico Sanna
«Province cancellate da un vento demagogico»

Per gli enti locali si preannuncia una riforma sartoriale, calibrata su misura per i vari territori. Il sarto è l'assessore regionale Quirico Sanna, e dai suoi colpi di forbice sulla cartina dell'Isola verranno fuori almeno tre Province in più: non solo la sua Gallura, ma anche Ogliastra - dopo l'apertura dello stesso Sanna nei giorni scorsi - e Sulcis. «Come ha detto il presidente Solinas - spiega l'assessore - la nostra riforma partirà dal basso, nel confronto con tutti gli interessati.
Incontrando i Comuni ogliastrini ho ribadito che non rimarremo sordi agli appelli dei vari territori». Si va verso la sesta provincia, se la Gallura sarà la quinta.

«I Comuni dell'Ogliastra hanno ribadito con una manifestazione popolare che rivogliono l'autonomia perduta. E poi: lei ha letto che di recente è stata giudicata la Provincia più bella d'Italia?» Sì, in una classifica del Sole 24Ore. Però non è Provincia. «Appunto, un paradosso. Perché di fatto l'Ogliastra viene percepita, anche da fuori, come un territorio omogeneo, con una sua identità».
Basta la forte identità per giustificare un'istituzione locale?
«Io sono sardista e credo nell'autodeterminazione dei popoli. E come me il presidente Solinas. Se un territorio rivendica la propria autonomia e ci sono i presupposti, non saremo noi a negargliela».
Vale anche per il Sulcis?
«Non mi sentirete dire cose diverse per un'area omogenea rispetto a un'altra. Bisogna trovare un rimedio a quell'obbrobrio della Provincia del Sud Sardegna».
Perché un obbrobrio?
«Beh, se lei mi dice cosa c'è di omogeneo tra Castiadas e Carbonia, le offro una cena. Prima il trait d'union era il riferimento a Cagliari, che però con la Città metropolitana è venuto meno. L'ultima riforma ha creato una Provincia dall'alto, su basi inesistenti».
Ricapitoliamo: alla Gallura, già annunciata, si aggiungeranno Ogliastra e Sulcis...
«Sono territori che hanno già sperimentato l'autonomia. Poi quegli enti sono stati spazzati via da un vento demagogico, che però è stato sconfitto dai fatti».
Quel vento si tradusse in un referendum popolare.
«Ma non dimentichi che andò a votare il 33% dei sardi, non la maggioranza. E in Gallura e Ogliastra non si centrò neppure quel quorum».
In pratica furono abolite per volontà degli elettori delle altre Province.
«Esatto. Infatti quel referendum, secondo me, era anche illegittimo. Tra l'altro: oggi tutti ricordano che abolì le Province, ma il popolo si espresse anche a favore della Costituente per il nuovo Statuto. Come mai di questo nessuno parla mai?»
Resta l'obiezione giuridica: si può non tener conto del referendum?
«Nel 2016 c'è stato anche il referendum nazionale sulla riforma costituzionale che cancellava tutte le Province. E in Sardegna il No superò il 70%, più di ogni altra regione. Questo sì che fu il voto della maggioranza dei sardi».
Sta dicendo che è cambiato il sentimento popolare sul tema?
«È evidente. Ho sentito anche alcuni amministratori, già favorevoli all'abolizione, che hanno cambiato idea: perché i territori hanno perso servizi. Si è visto che le Province erano necessarie. Le varie riforme hanno rapinato le loro risorse facendo solo finta di abolirle, senza trasferire davvero le funzioni a Comuni e Regione, a parte turismo e protezione civile. Oggi raccogliamo i cocci di quella stagione sciagurata».
La vostra riforma invece come sarà articolata?
«Ripristiniamo la triade Regione-Province-Comuni come architettura istituzionale fondamentale. E intendiamo eliminare 50 enti inutili, le Unioni dei Comuni».
Province elette a suffragio universale, come avete già detto.
«Di sicuro. Perché saranno enti nuovi, con funzioni vere e risorse adeguate. La Regione programma; le Province (oltre ai Comuni) gestiscono. Quindi dovranno essere guidate da persone che rispondono al popolo. Un sindaco è eletto per amministrare la sua comunità, non è il più adatto per occuparsi di problemi di area vasta». La legge statale impone elezioni di secondo livello.
«Su questo siamo pronti a sfidare anche lo Stato. Che paura c'è a far votare la gente? È la cosa più democratica».
I Riformatori dicono che non voteranno una legge che reintroduca le Province.
«Lo chieda alla sindaca di Elini Rosalba Deiana, dei Riformatori, se è contraria alla Provincia Ogliastra. O chieda al loro segretario gallurese, Giovanni Pileri, se non rivuole la Provincia. I Riformatori sono contro le vecchie Province inutili: ma noi creeremo enti nuovi e funzionali».
Quanti, tirando le somme?
«Le ripeto, ascolteremo le richieste dei territori. A ciascuno lo strumento giusto».
Anche più delle otto vecchie?
«Non dico questo. Magari bisogna ragionare sulla collocazione di alcuni territori. Al tempo stesso, valuteremo senza pregiudizi l'ipotesi di una città metropolitana a Sassari. In Sicilia ne hanno tre. Il criterio sarà sempre ciò che serve al territorio».
Il Sud Sardegna che fine farà?
«Se rinasce il Sulcis, una parte del resto potrà confluire nella Città metropolitana di Cagliari, che a mio giudizio deve estendersi alla costa sud-orientale. Altri Comuni potranno ritornare con Oristano, o Nuoro, o l'Ogliastra».
Il Medio Campidano, invece, non risorgerà?
«Vedremo, ma non sento rivendicazioni locali forti come nelle altre ex Province. A mio avviso non è un territorio omogeneo, è stata più che altro un'invenzione geografica nata per osteggiare la Gallura. Mi sembra che oggi interessi solo ad alcuni esponenti del centrosinistra che sperano magari, con le elezioni di secondo livello, di poter controllare un ente in più».

Giuseppe Meloni


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