Unione
Sarda
Quirico
Sanna
«Province
cancellate da un vento demagogico»
Per
gli enti locali si preannuncia una riforma sartoriale, calibrata su misura per
i vari territori. Il sarto è l'assessore regionale Quirico Sanna, e dai suoi
colpi di forbice sulla cartina dell'Isola verranno fuori almeno tre Province in
più: non solo la sua Gallura, ma anche Ogliastra - dopo l'apertura dello stesso
Sanna nei giorni scorsi - e Sulcis. «Come ha detto il presidente Solinas -
spiega l'assessore - la nostra riforma partirà dal basso, nel confronto con
tutti gli interessati.
Incontrando
i Comuni ogliastrini ho ribadito che non rimarremo sordi agli appelli dei vari
territori». Si va verso la sesta provincia, se la Gallura sarà la quinta.
«I Comuni
dell'Ogliastra hanno ribadito con una manifestazione popolare che rivogliono
l'autonomia perduta. E poi: lei ha letto che di recente è stata giudicata la
Provincia più bella d'Italia?» Sì, in una classifica del Sole 24Ore. Però non è Provincia. «Appunto, un paradosso. Perché di fatto
l'Ogliastra viene percepita, anche da fuori, come un territorio omogeneo, con una sua identità».
Basta la
forte identità per giustificare un'istituzione locale?
«Io
sono sardista e credo nell'autodeterminazione dei popoli. E come me il
presidente Solinas. Se un territorio rivendica la propria autonomia e ci sono i
presupposti, non saremo noi a negargliela».
Vale
anche per il Sulcis?
«Non
mi sentirete dire cose diverse per un'area omogenea rispetto a un'altra.
Bisogna trovare un rimedio a quell'obbrobrio della Provincia del Sud Sardegna».
Perché un
obbrobrio?
«Beh,
se lei mi dice cosa c'è di omogeneo tra Castiadas e Carbonia, le offro una
cena. Prima il trait d'union era il riferimento a Cagliari, che però con la
Città metropolitana è venuto meno. L'ultima riforma ha creato una Provincia
dall'alto, su basi inesistenti».
Ricapitoliamo:
alla Gallura, già annunciata, si aggiungeranno Ogliastra e Sulcis...
«Sono
territori che hanno già sperimentato l'autonomia. Poi quegli enti sono stati
spazzati via da un vento demagogico, che però è stato sconfitto dai fatti».
Quel
vento si tradusse in un referendum popolare.
«Ma
non dimentichi che andò a votare il 33% dei sardi, non la maggioranza. E in
Gallura e Ogliastra non si centrò neppure quel quorum».
In
pratica furono abolite per volontà degli elettori delle altre Province.
«Esatto.
Infatti quel referendum, secondo me, era anche illegittimo. Tra l'altro: oggi
tutti ricordano che abolì le Province, ma il popolo si espresse anche a favore
della Costituente per il nuovo Statuto. Come mai di questo nessuno parla mai?»
Resta
l'obiezione giuridica: si può non tener conto del referendum?
«Nel
2016 c'è stato anche il referendum nazionale sulla riforma costituzionale che
cancellava tutte le Province. E in Sardegna il No superò il 70%, più di ogni
altra regione. Questo sì che fu il voto della maggioranza dei sardi».
Sta
dicendo che è cambiato il sentimento popolare sul tema?
«È
evidente. Ho sentito anche alcuni amministratori, già favorevoli all'abolizione,
che hanno cambiato idea: perché i territori hanno perso servizi. Si è visto che
le Province erano necessarie. Le varie riforme hanno rapinato le loro risorse
facendo solo finta di abolirle, senza trasferire davvero le funzioni a Comuni e
Regione, a parte turismo e protezione civile. Oggi raccogliamo i cocci di
quella stagione sciagurata».
La vostra
riforma invece come sarà articolata?
«Ripristiniamo
la triade Regione-Province-Comuni come architettura istituzionale fondamentale.
E intendiamo eliminare 50 enti inutili, le Unioni dei Comuni».
Province
elette a suffragio universale, come avete già detto.
«Di
sicuro. Perché saranno enti nuovi, con funzioni vere e risorse adeguate. La
Regione programma; le Province (oltre ai Comuni) gestiscono. Quindi dovranno
essere guidate da persone che rispondono al popolo. Un sindaco è eletto per
amministrare la sua comunità, non è il più adatto per occuparsi di problemi di
area vasta». La legge statale impone elezioni di secondo
livello.
«Su
questo siamo pronti a sfidare anche lo Stato. Che paura c'è a far votare la
gente? È la cosa più democratica».
I
Riformatori dicono che non voteranno una legge che reintroduca le Province.
«Lo
chieda alla sindaca di Elini Rosalba Deiana, dei Riformatori, se è contraria
alla Provincia Ogliastra. O chieda al loro segretario gallurese, Giovanni
Pileri, se non rivuole la Provincia. I Riformatori sono contro le vecchie
Province inutili: ma noi creeremo enti nuovi e funzionali».
Quanti,
tirando le somme?
«Le
ripeto, ascolteremo le richieste dei territori. A ciascuno lo strumento
giusto».
Anche più
delle otto vecchie?
«Non
dico questo. Magari bisogna ragionare sulla collocazione di alcuni territori.
Al tempo stesso, valuteremo senza pregiudizi l'ipotesi di una città
metropolitana a Sassari. In Sicilia ne hanno tre. Il criterio sarà sempre ciò
che serve al territorio».
Il Sud
Sardegna che fine farà?
«Se
rinasce il Sulcis, una parte del resto potrà confluire nella Città metropolitana
di Cagliari, che a mio giudizio deve estendersi alla costa sud-orientale. Altri
Comuni potranno ritornare con Oristano, o Nuoro, o l'Ogliastra».
Il Medio
Campidano, invece, non risorgerà?
«Vedremo,
ma non sento rivendicazioni locali forti come nelle altre ex Province. A mio
avviso non è un territorio omogeneo, è stata più che altro un'invenzione
geografica nata per osteggiare la Gallura. Mi sembra che oggi interessi solo ad
alcuni esponenti del centrosinistra che sperano magari, con le elezioni di
secondo livello, di poter controllare un ente in più».
Giuseppe
Meloni
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