La
Nuova Sardegna
Scanu,
sparito un finanziamento del Mise
Tre
milioni e 258mila euro divisi tra le società del gruppo e ingoiati dal
vortice dei fallimenti aziendali
CAGLIARI
Ora
si scopre che nel vortice di denaro e di beni che transitavano incessantemente
da una società all'altra, tra fallimenti e ricorsi avventurosi al credito, il
gruppo di società che fa capo all'imprenditore Alberto Scanu - arrestato sabato
scorso con trenta capi d'imputazione per bancarotta fraudolenta - sarebbe riuscito a trattenere un finanziamento statale di tre milioni e 258
mila euro, che gli era stato concesso l'11 dicembre del 2001 per alimentare imprecisati
progetti di sviluppo aziendale.
Invano il Ministero dello sviluppo economico ha revocato il finanziamento
chiedendone la restituzione, sempre senza alcun risultato Equitalia ha cercato
di recuperarlo negli anni successivi: i soldi erano stati già divisi tra una
serie di società, che poi sono puntualmente fallite portando con sé tutti i
debiti.
Il
fatto risale al 2008, quando la società So.far.med, già in pesante stato di
dissesto, viene messa in liquidazione. E' in quel momento che il Mise chiede
indietro i soldi, ma dal gruppo Scanu non arriva alcuna risposta. Gli anni
passano e il debito nei confronti dello Stato si gonfia: quando Equitalia prova a imporre la restituzione la somma, tra sanzioni e
interessi, è salita fino a 7 milioni e 854 mila euro ma gli esattori si trovano
di fronte a un muro di gomma.
Dove sono finiti i soldi? Nel 2017 la So.far.med fallisce e il dissesto è molto
più pesante proprio per il debito maturato con Equitalia. Soltanto grazie alla
relazione del consulente tecnico dl pm, Giuseppe Aste, salta fuori che il
finanziamento statale era stato nella gran parte distribuito fra otto società
del gruppo, che sono successivamente affondate in un mare di debiti.
«Tali
operazioni - scrive in proposito il gip Giampaolo Casula - sono state compiute
in assenza di motivazioni e di idonee garanzie di recupero». Per il giudice si
tratta dunque di «distrazioni in danno della So.far.med» da una parte e di uso
illecito di un finanziamento pubblico dall'altra. Probabilmente quest'ultimo
sarebbe un reato a parte, ma gli anni trascorsi hanno certamente fatto maturare
la prescrizione e dunque non potrà essere contestato. Non si tratta di un episodio secondario della vicenda, che ha portato agli
arresti di quattro persone con altre otto indagate. In questa disinvolta operazione di distrazione di fondi pubblici il pm
Giangiacomo Pilia fonda una delle trenta accuse di bancarotta fraudolenta che
al momento sono costate il carcere all'ex presidente di Confindustria, ex amministratore
delegato di Sogaer ed ex revisore contabile - si è dimasso ieri - di
Assaeroporti. (m.l)
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