(17 ottobre 1931) Il
gangster italo-americano Al Capone viene condannato per frode fiscale.
Soltanto in questo modo, la polizia di Chicago riesce ad arrestare uno dei più
sanguinari gangster della criminalità organizzata americana degli anni ‘20.
Potentissimo, padrone del commercio clandestino degli alcolici durante il
proibizionismo, Al Capone, soprannominato “Scarface” per un’evidente cicatrice
sul volto, fino ad allora era riuscito sempre a schivare la giustizia anche
attraverso la corruzione di giudici e procuratori del sistema giudiziario U.S.A.
Alphonse Capone nacque
a Brooklyn nel gennaio del 1899 da una famiglia italiana (ultimogenito dei nove
figli nati da Gabriele Capone, 1865-1920, barbiere di Angri, e di Teresa
Raiola, 1867-1952, sarta anch’essa di Angri, ambedue immigrati negli Stati Uniti
alla fine dell'Ottocento). Poco più che ragazzino era già avviato sulla
strada della criminalità al soldo di un’ambigua “fratellanza” che raccoglieva i
lavoratori di origine italiana, dietro cui si celavano mafiosi
come Johnny Torrio e Lucky Luciano. Al desiderio del padre che l’avrebbe voluto
con sé nel negozio di barbiere, il giovane criminale preferì il futuro ben più
remunerativo da gangster, facendosi precocemente notare dai boss locali per
l’ambizione e la crudeltà.
Proprio al periodo di
apprendistato criminale risale il leggendario soprannome Scarface,
affibbiatogli in ragione di una vistosa ferita al lato sinistro del volto, dopo
aver partecipato ad una furibonda rissa quando faceva il buttafuori nel locale
Harvard Inn di Coney Island. Fu lo stesso boss Johnny Torrio a volerlo con sé
nella nuova piazza mafiosa di Chicago nel 1920, dove Capone si trasferì con la
moglie Mae e il figlio Albert Francis, ponendo le basi di un
impero criminale con un giro d’affari da centinaia di milioni di dollari basato
su contrabbando, prostituzione, racket, gioco d’azzardo e altre attività
illecite.
Nel 1930 Capone fu
dichiarato "nemico pubblico numero uno" dalla stampa statunitense e
da J. Edgar Hoover (capo e creatore della struttura conosciuta col nome di FBI),
che lo inserì nella lista dei criminali più pericolosi. Andrew Mellon,
segretario del Dipartimento del Tesoro, guidò la battaglia del governo
statunitense contro Capone e affidò il caso all'agente speciale Eliot
Ness, che formò una squadra di funzionari esperti e incorruttibili, che si
erano guadagnati il nomignolo di "intoccabili", i
quali intercettarono le telefonate ed esaminarono tutte le transazioni
finanziarie dei soci di Capone per incastrarlo, intraprendendo anche sequestri
di carichi di alcolici.
Il 6 ottobre 1931
Capone si presentò in un tribunale federale per l'inizio del suo processo; i
suoi sodali si erano procurati l'elenco dei potenziali giurati popolari e
cominciarono a corromperli con ogni mezzo possibile, ma all'ultimo
momento la giuria fu sostituita da una completamente nuova,
che venne messa sotto protezione. Il 17 ottobre la nuova giuria giudicò Capone
colpevole solo di una parte delle imputazioni per evasione fiscale,
condannandolo comunque a undici anni di carcere e a una pesante multa di 50.000
dollari.
Dopo aver scontato anni
di prigionia nella famigerata prigione di Alcatraz (oggi chiusa ed utilizzata
come intrattenimento per i turisti) Capone, affetto da una demenza derivata
dalla sifilide, venne fatto ricoverare dalla moglie Mae in un ospedale di
Baltimora, dal quale venne dimesso nel marzo 1940. Dopo aver lasciato
Baltimora, Capone si ritirò nella sua tenuta di Miami, dove continuò le cure;
infine, il 25 gennaio 1947, venne colpito da un ictus e da una polmonite
causati dalla malattia, che lo portarono alla morte all'età di 48 anni. Capone
venne seppellito al Mount Carmel Cemetery di Chicago.
Tra i misteri che
circondano la sua vita, anche una curiosità: sulla sua tomba a Chicago c’è
sempre almeno un sigaro fresco; ignoto il “fan” che porta regolarmente
l’omaggio.
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