Chi è il carcerato?, la
riforma che il Governo gialloverde ha varato ed ora rischia di diventare Legge
distrugge anni di democrazia interna. Il comandante di reparto deciderà se l'agente penitenziario
ha usato immotivatamente violenza su un detenuto, sceglierà sull'uso o meno
delle armi da fuoco, sulle multe da infliggere all'agente. Il caso Cucchi,
(peraltro uno dei tanti casi di violenza su sottoposti a misure restrittive)
non ha insegnato niente?
Possiamo partire da lontano (consiglio in tal senso la
lettura del libro di Corrado Stajano, Il sovversivo. Vita e morte
dell'anarchico Serantini) e percorrere una storia di violenza. Violenza per chi?,
per chi è lontano dal potere, i pochi colletti bianchi, gli ancor meno
politici, hanno avuto all'interno dell'istituzione penitenziaria trattamenti
brevi e di favore. Poi, casualmente, si è trovato il modo per "pene
alternative", nonostante la gravità dei reati di cui si son macchiati.
Certo, è raro il politico
omicida, in realtà con la ruberia che ha fatto da volte facilitato appalti e
sub appalti, preso mazzette, e leso i diritti di noi tutti ad una vita
migliore. Formigoni con la
sanità, Dell'Utri con la mafia, la maxi evasione fiscale di Berlusconi. Eppure,
tale Doddore Meloni, o dei famosi mafiosi,
son stati di fatto condannati a morte all'interno del carcere.
Se rileggessimo Beccaria
troveremo di che meravigliarci, "il reato è danno all'utilità comune",
per cui alcune sanzioni erogate ai potenti, son da considerarsi ridicole. Un brevissimo inciso, l'uso delle
armi da parte dei cittadini è tratto ideologicamente dallo stesso testo (non
credo che gli ideatori lo sapessero) ed è stato inserito nella costituzione
americana, alla quale si son ispirati nel governo gialloverde.
Quando si parla di
diritti è opportuno ricordare anche chi ha sbagliato, la pena non sia violenza
ma "proporzionata a' delitti e dettata da leggi". Per questo motivo il direttore dell'istituto
penitenziario è un civile, per avere una visione diversa del reo e degli
strumenti punitivi. Le camere penali son arrivate a definire la norma di cui si parla
nell'incipit "militarizzazione del carcere", in uno Stato che non ha
certezza della pena, della prescrizione, dei tempi del processo, è solo
l'ennesima forzatura fascista.
Non ultimo vorrei portare tutti ad una riflessione, la
connotazione politica della carcerazione per cui, la dissidenza, o meglio, una
certa parte della dissidenza, è punita due volte. Per questo motivo, ancora una
volta, le note di un tempo conservano la valenza nel loro significato, politica
e giustizia viaggiano insieme, evitiamo di cadere nella trappola della destra.
Di Toto Dessopiu
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