domenica 24 novembre 2019

Leggi carcerarie e democrazia interna. Di Toto Dessopiu



Chi è il carcerato?, la riforma che il Governo gialloverde ha varato ed ora rischia di diventare Legge distrugge anni di democrazia interna. Il comandante di reparto deciderà se l'agente penitenziario ha usato immotivatamente violenza su un detenuto, sceglierà sull'uso o meno delle armi da fuoco, sulle multe da infliggere all'agente. Il caso Cucchi, (peraltro uno dei tanti casi di violenza su sottoposti a misure restrittive) non ha insegnato niente?

Possiamo partire da lontano (consiglio in tal senso la lettura del libro di Corrado Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Serantini) e percorrere una storia di violenza. Violenza per chi?, per chi è lontano dal potere, i pochi colletti bianchi, gli ancor meno politici, hanno avuto all'interno dell'istituzione penitenziaria trattamenti brevi e di favore. Poi, casualmente, si è trovato il modo per "pene alternative", nonostante la gravità dei reati di cui si son macchiati.

Certo, è raro il politico omicida, in realtà con la ruberia che ha fatto da volte facilitato appalti e sub appalti, preso mazzette, e leso i diritti di noi tutti ad una vita migliore. Formigoni con la sanità, Dell'Utri con la mafia, la maxi evasione fiscale di Berlusconi. Eppure, tale Doddore Meloni, o dei famosi mafiosi, son stati di fatto condannati a morte all'interno del carcere.

Se rileggessimo Beccaria troveremo di che meravigliarci, "il reato è danno all'utilità comune", per cui alcune sanzioni erogate ai potenti, son da considerarsi ridicole. Un brevissimo inciso, l'uso delle armi da parte dei cittadini è tratto ideologicamente dallo stesso testo (non credo che gli ideatori lo sapessero) ed è stato inserito nella costituzione americana, alla quale si son ispirati nel governo gialloverde.

Quando si parla di diritti è opportuno ricordare anche chi ha sbagliato, la pena non sia violenza ma "proporzionata a' delitti e dettata da leggi". Per questo motivo il direttore dell'istituto penitenziario è un civile, per avere una visione diversa del reo e degli strumenti punitivi. Le camere penali son arrivate a definire la norma di cui si parla nell'incipit "militarizzazione del carcere", in uno Stato che non ha certezza della pena, della prescrizione, dei tempi del processo, è solo l'ennesima forzatura fascista.

Non ultimo vorrei portare tutti ad una riflessione, la connotazione politica della carcerazione per cui, la dissidenza, o meglio, una certa parte della dissidenza, è punita due volte. Per questo motivo, ancora una volta, le note di un tempo conservano la valenza nel loro significato, politica e giustizia viaggiano insieme, evitiamo di cadere nella trappola della destra.
Di Toto Dessopiu

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