Cosa ci ha lasciato la nostra scuola?, la capacità di
giocare. Giocare anche con le parole, dando loro il peso che meritano,
collocando i gesti e l'importanza delle cose. Ci siamo trovati,
cercati, ritrovati, siamo veramente figli di quelle aggregazioni. Per alcuni eravamo allora
"moderati terroristi", moderazione ereditata dalle famiglie,
terroristi per le idee coltivate.
La scuola, tanto vituperata da quelli che dicono
"lavurà, lavurà" per creare un proletariato sottomesso e ignorante, è
strumento rivoluzionario. Le mie conoscenze della didattica, le amicizie fatte
nel corpo insegnante, hanno dimostrato nel tempo l'importanza della conoscenza, sapere è
veramente potere. La dedizione di chi
insegna o ha insegnato ha prodotto e produce frutti avvelenati per i politici
da slogan estemporaneo.
Dalla scolastica al materialismo storico, dall'illuminismo
alle teorie post liberali, i mutamenti linguistici ed il loro collocarsi nella
dinamica storica, per regalarci il gusto di pensare autonomamente. Negli anni
del liceo esistevano i collettivi, l'autocoscienza, un nuovo rapporto con le
ragazze-donne, siamo gli orgogliosi testimoni del tempo.
Ognuno con una strada, diversa caso per caso, senza mai
cadere nei luoghi comuni della propaganda, analizzandola e spezzettando il
significato per ricostruire l'intero discorso. Mai manichei, la
scuola è stata ed è agorà in cui ascoltando si propone e ci si propone per una
vita migliore. Una consapevolezza
accresciuta ci porta a continuare l'indagine conoscitiva, a creare i presupposti
per la rinascita, ad esserci.
Di Toto Dessopiu.
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