Milano, ore 16.37, 12 Dicembre del 1969. Una bomba esplode
all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, nei pressi di Piazza
Fontana. La deflagrazione uccide 17 persone e ne ferisce altre 88. Lo stesso giorno viene scoperta una
bomba anche nella sede della Banca Commerciale Italiana, fortunatamente
inesplosa. Altri tre ordigni esplodono a Roma facendo complessivamente 17
feriti. La bomba inesplosa di Milano viene fatta successivamente brillare; in
questo modo vengono distrutti elementi probatori fondamentali per risalire ai
responsabili degli attentati.
Tutti i processi hanno circoscritto, senza il minimo dubbio,
un gruppo di neofascisti come ideatori ed esecutori della strage: ma nessuno di loro è stato condannato.
Di certo, a rileggere le carte giudiziarie con il senno di poi, restano inspiegabili
ed irragionevoli le accuse all’anarchico Pietro Valpreda, individuato immediatamente da una
certa stampa e dalle prime indagini come il responsabile dell’orrendo crimine.
Allo stesso modo è drammatica la morte di un altro anarchico: Giuseppe
Pinelli, durante un interrogatorio per altro illegale, viene scaraventato da
una finestra della questura di Milano per altro dalle finestre dell'ufficio politico diretto dal
commissario Luigi Calabresi. Lo stesso Calabresi ucciso sotto casa, sempre a
Milano, in via Cherubini il 17 maggio del '72.
Da Milano il prefetto Libero Mazza, su segnalazione
dall'Ufficio affari riservati del Viminale, avvisò il Presidente del Consiglio
Mariano Rumor: «L'ipotesi attendibile che deve formularsi indirizza le indagini
verso gruppi anarcoidi». La sera stessa della
strage, intervistato da Tv7, Indro Montanelli espresse dei dubbi sul
coinvolgimento degli anarchici, e vent'anni dopo ribadì la sua tesi: «Io ho
escluso immediatamente la responsabilità degli anarchici per varie ragioni:
prima di tutto, forse, per una specie di istinto, di intuizione, ma poi perché
conosco gli anarchici. Gli anarchici non sono alieni dalla violenza, ma la usano in un
altro modo: non sparano mai nel mucchio, non sparano mai nascondendo la mano.
L'anarchico spara al bersaglio, in genere al bersaglio simbolico del potere, e
di fronte. Assume sempre la
responsabilità del suo gesto. Quindi, quell'infame attentato, evidentemente,
non era di marca anarchica o anche se era di marca anarchica veniva da qualcuno
che usurpava la qualifica di anarchico, ma non apparteneva certamente alla vera
categoria, che io ho conosciuto ben diversa e che credo sia ancora ben
diversa...»
Nel 2009 il presidente Giorgio Napolitano invitò al
Quirinale le vedove Pinelli e Calabresi: "Un passettino avanti verso la
verità", disse Licia Pinelli. Purtroppo per lei, e per
tutti noi, e per la storia, non ha ancora avuto ragione. Sono innegabili alcuni
"depistaggi", eseguiti da uomini di Stato (i soliti servizi segreti “deviati”)
durante le indagini sulle stragi, e le responsabilità neo-fasciste, ma lo
stesso Valpreda, rimasto in carcere innocente per più di tre anni, diceva:
"Un tassista ha riconosciuto me, stanco e spettinato, tra alcuni agenti
ben rasati e puliti, avvalorando le balle della polizia. Quasi
subito è emersa la verità, e cioè che quella a Milano era una bomba dei gruppi
fascisti d'accordo con i servizi segreti, nel quadro di un disegno europeo, ma bisognava trovare un
colpevole di sinistra, e chi c'era di meglio di noi?"
Per la sua gravità e la sua rilevanza politica, la strage di
Piazza Fontana divenne il momento più alto di un progetto eversivo preparato
attraverso gli altri attentati di quello stesso anno e diretto - come emerge
dalle sentenze - a utilizzare il disordine e la paura per sbocchi di tipo autoritario, in ciò sostenuti - come è scritto
nella Relazione della Commissione Stragi - da «accordi collusivi con apparati
istituzionali».
Sono gli anni in cui cominciò ad essere più pressante la “strategia
della tensione”, ovvero creare panico
tra i cittadini, affinché questi domandassero una svolta autoritaria, che
avrebbe avuto come sbocco un governo di destra. Altri attentati
terroristici furono compiuti in nome della strategia della tensione: attentato a Piazza della Loggia
(Brescia); attentato al treno Italicus; vari attentati ai treni. Infine la
strage col maggior numero di morti, quella nella stazione di Bologna, dove ci
furono 82 morti e centinaia di feriti, anche in questo eseguita da mano
fascista.
Per quanto riguarda i processi, abbiamo avuto una vera e
propria girandola di accuse, contraccuse, assoluzioni, condanne, ripensamenti.
Alla fine, secondo la Cassazione, gli unici condannati definitivi furono l’organizzazione
neofascista di “Ordine Nuovo”, i cui principali esecutori furono Franco Freda e
Giovanni Ventura. Tuttavia entrambi non erano più imputabili, poiché erano
stati considerati non colpevoli da una sentenza precedente dello stesso grado.
Vincenzo
Maria D’Ascanio
Nessun commento:
Posta un commento