(18 dicembre 1878) nasceva
a Gori (Georgia) Iosif Vissarionovič Stalin, Pseudonimo del
rivoluzionario I. V. Džugašvili, detto, appunto, Stalin. Il soprannome gli era stato
affibbiato durante la clandestinità che risaliva al periodo zarista e derivava
dal termine ‘stahl’, la cui traduzione significa acciaio.
Stalin era nato in
Georgia, a Tiflis (o Tiblisi), il 21 dicembre del 1879, da una famiglia povera
di origini contadine. Ben presto il futuro
dittatore mostrò i tratti del suo carattere, tanto che nel 1902 è deportato in
Siberia per causa dei disordini scoppiati a Batum, la città sul Mar Nero nella
quale si era trasferito. Un anno dopo Stalin è al fianco dei comunisti di Lenin. Ed è così che comincia, gradino
dopo gradino, a salire la scala gerarchica del movimento bolscevico.
Nonostante tre periodi di deportazione in Siberia, di cui l'ultimo durato dal 1913 al 1917 e trascorso a Kurejka sul basso Ienissei) emerse sempre più dall'attività provinciale di partito nel Caucaso, per imporsi sul piano nazionale.
Nonostante tre periodi di deportazione in Siberia, di cui l'ultimo durato dal 1913 al 1917 e trascorso a Kurejka sul basso Ienissei) emerse sempre più dall'attività provinciale di partito nel Caucaso, per imporsi sul piano nazionale.
Nel 1922 assunse la
carica di segretario generale del comitato centrale, posizione di carattere più
organizzativo che politico, che gli permise di esercitare un crescente
controllo sull'apparato del partito e dello stato. Dopo la morte di Lenin e
consolidata la propria posizione personale nel partito dopo l'espulsione di
Trockij (1927), Stalin annientò ogni forma di opposizione interna provocando
l'allontanamento dalle cariche direttive dei principali protagonisti dell'epoca
rivoluzionaria, sottoposti nella
seconda metà degli anni Trenta ai grandi processi politici; a partire dal 1928,
l'azione repressiva colpì anche ampî settori del mondo produttivo, militare,
intellettuale, ecc. Al tempo stesso S. promosse la radicale trasformazione della
struttura economica russa, attraverso la
collettivizzazione dell'agricoltura e l'avvio a tappe forzate del processo di
industrializzazione del paese.
La guerra contro la
Germania di Hitler, nel corso della quale
Stalin fece leva sui valori tradizionali, quali la coscienza patriottica e la
solidarietà slava, ne mise alla prova le doti come capo politico-militare.
Discussa e incerta è la parte che realmente Stalin, capo del governo e
comandante delle forze armate dal 1941, ebbe nella formulazione strategica
della guerra; certo, straordinarie si dimostrarono le sue doti di trascinatore, e
comunque furono di buon livello gli alti ufficiali di cui si circondò.
Grazie alla vittoria
sulle forze nazi-fasciste Stalin raggiunse una posizione di grande prestigio
internazionale, sancita dalla
partecipazione alle conferenze di Teheran, Jalta e Potsdam. In seguito
all'instaurazione nei paesi dell'Europa orientale di regimi comunisti, alla
formula ideologica del socialismo in un solo paese Stalin sostituì quella di un
"campo socialista" minacciato dalle forze dell'imperialismo: le
condizioni create dalla guerra fredda servirono da giustificazione al rigido
accentramento imposto ai partiti comunisti al potere (creazione del Cominform, rottura con
Tito, epurazione in seno ai partiti comunisti polacco, cecoslovacco,
ungherese).
La morte colse Stalin mentre il problema dei rapporti con
l'Occidente e col nuovo mondo comunista (Cina, Iugoslavia, ecc.) era giunto a
un punto morto e nella stessa Unione Sovietica tornavano a farsi sentire
fortemente motivi di crisi economica e sociale, conseguenti alla ferrea
politica staliniana di predominio assoluto dell'industria e del mondo operaio
sull'agricoltura e sul mondo contadino.
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