L’avversione di Matteo Renzi contro
Equitalia non è un sentimento che nasce oggi quando, di fatto, ne ha sancito la
fine con la legge di Bilancio 2017 presentata l’altro giorno. Risalendo la
china del tempo, arriviamo almeno al 2012. Renzi, allora in corsa contro
Bersani nel ballottaggio PD da cui sarebbe uscito il candidato del
centrosinistra alla Presidenza del Consiglio per le prossime elezioni politiche
2013, dichiara che "Equitalia - forte con i deboli e deboli con i forti -
l'ha fatta Tremonti ma i poteri glieli ha dati un decreto Visco-Bersani".
Nel 2014, il governo fa sapere di avere allo studio una riforma dell’ente di
riscossione per attenuare la pressione sui piccoli debitori. Infine, arriviamo
al maggio 2016 e alla seguente dichiarazione del Presidente del Consiglio: «Al
2018 Equitalia non ci arriva. La riorganizzazione di questo sistema prevederà
un modello del tutto diverso. Stiamo riorganizzando il sistema perché sia
sempre più a disposizione del cittadino e non vessatorio verso il cittadino».
Insomma, è indubbio che per Matteo Renzi
Equitalia rappresenta, da subito, un sistema di riscossione dei tributi a
carattere vessatorio verso il cittadino. Per approfondire questo concetto,
occorre soffermarci a verificare se quanto sostenuto dal Premier, ovvero che
Equitalia «l'ha fatta Tremonti ma i poteri glieli ha dati un decreto
Visco-Bersani», sia corrispondente al vero. Vediamo.
Nel 2005 il governo Berlusconi 3 riforma
il sistema di riscossione dei tributi in Italia con l’entrata in vigore
dell’articolo 3 del D.L. 30 settembre 2005. Con esso Riscossione S.p.A, cioè la
società preesitente incaricata di riscuotere i tributi per conto dello Stato e
data in concessione alle banche (quindi ai privati), ritorna in mani pubbliche.
E’ il successivo Governo Prodi che con il decreto n. 223 del 4 luglio 2006
intitolato “Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il
contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in
materia di entrate e di contrasto all’evasione fiscale”, e ribattezzato
Bersani-Visco (dai nomi rispettivamente del ministro e viceministro allo
sviluppo economico allora in carica), convertito in legge in nell’agosto
successivo, introduce delle novità fondamentali nelle modalità con cui
Riscossione S.p.A – a cui nel 2007 è stato dato il nome di Equitalia –
riscuoterà i crediti dello stato.
Ecco alcune di queste novità salienti
con riferimento preciso agli articoli che le introducono:
25. I dipendenti della Riscossione s.p.a.
o delle società dalla stessa partecipate ai sensi dell’articolo 3, comma 7, del
decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla
legge 2 dicembre 2005, n. 248, di seguito denominate «agenti della
riscossione», ai soli fini della riscossione mediante ruolo e previa
autorizzazione rilasciata dai direttori generali degli agenti della
riscossione, possono utilizzare i dati di cui l’Agenzia delle entrate dispone
ai sensi dell’articolo 7, comma 6, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 605.
26. Ai medesimi fini previsti dal comma
25, gli agenti della riscossione possono altresì accedere a tutti i restanti
dati rilevanti, presentando apposita richiesta, anche in via telematica, ai
soggetti pubblici o privati che li detengono, con facoltà di prendere visione e
di estrarre copia degli atti riguardanti i predetti dati, nonché di ottenere,
in carta libera, le relative certificazioni.
26-bis. Ai fini dell’attuazione dei
commi 25 e 26 l’Agenzia delle entrate individua in modo selettivo i dipendenti
degli agenti della riscossione che possono utilizzare ed accedere ai dati.
In sostanza, con questa legge si
autorizza Riscossione S.P.A. (quindi Equitalia) ad accedere ai dati sensibili
dei cittadini al fine di riscuotere i tributi. Dall’esame della Bersani-Visco,
tuttavia, non emerge alcuna tutela legislativa nei confronti dei cittadini che
di volta in volta finiranno nel mirino di Equitalia. Quello italiano,
purtroppo, è ancora un popolo in ritardo culturale rispetto ad altri Paesi
europei.
Tanto che secondo una ricerca dell’OCSE ben il 47% degli italiani sono
tuttora affetti dal cosiddetto analfabetismo funzionale (= chi è’ in grado di
leggere e scrivere ma non è capace di costruire un’analisi che tenga conto
anche delle conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per
spazio o per tempo). Stando così le cose, è logico dedurne come gli italiani
che spesso hanno avuto a che fare con Equitalia lo han fatto senza le dovute
conoscenze sia per far fronte ad eventuali soprusi dell’ente e sia per
difendersi a dovere contro gli errori inerenti il non rispetto della normativa
di legge in cui l’ente stesso poteva incorrere.
A titolo di esempio, riporto
una sfilza di errori di ogni tipo commessi da Equitalia nei confronti dei
contribuenti e raccolti in un dossier realizzato dallo sportello “Sos debiti:
difenditi da Equitalia”. Uno sportello nato proprio dall’esigenza delle
associazioni di difesa dei diritti del cittadino di venire incontro ai
malcapitati debitori.
1) In tutte le cartelle Equitalia viene
riportata solo la cifra globale degli interessi dovuti, senza indicare come si
è arrivati a tale calcolo, non specificando le singole aliquote prese a base
delle varie annualità rendendo il computo degli interessi criptico e non
comprensibile. Per tale ragionamento la cartella esattoriale, deve contenere a
pena di nullità il calcolo degli interessi per consentire una corretta verifica
del contribuente delle somme richieste. (Corte di cassazione, sez. Tributaria,
21 marzo 2012, n. 4512)
2) In merito agli interessi di mora,
Equitalia ha in tutti questi anni applicato gli stessi anziché solo sulla sorta
capitale, anche su interessi, sanzioni e spese, provocando inevitabilmente il
fenomeno anatocistico vietato dalla legge.
Altri rilievi rilevati sull’operato di
Equitalia in base alle richieste di aiuto pervenute allo sportello:
-Nullità per difetto di motivazione del
ruolo e della cartella di pagamento: numerose pronunce di legittimità hanno
evidenziato che la cartella deve essere motivata in modo esaustivo e
comprensibile da un non tecnico.
-Decadenza dal potere di riscossione per
decorrenza dei termini all’uopo previsti- art. 25 D.P.R. n° 602/73.
-Eventi successivi che hanno determinato
l’estinzione del credito: la ferraginosità dell’apparato
burocratico-amministrativo messo in piedi da Equitalia fa sì che non di rado la
riscossione parta senza che si sia preso atto dell’estinzione del diritto.
-Mancato invio dell’avviso bonario in
relazione alle cartelle emesse a seguito di liquidazione per controlli formali
e sostanziali delle dichiarazioni – artt. 36 bis e ter D.P.R. n° 602/73 e 54
bis D.P.R. n° 633/72.
-Non corretta identificazione del
debitore.
-Omessa notifica dell’atto prodromico
alla cartella:
-Illegittimità della riscossione in caso
di annullamento dell’atto impositivo già avvenuto in via giudiziaria (vedi
punto “3”).
-Errori di calcolo: irregolarità della
cartella: entità delle somme aggiuntive portate in cartella senza alcuna
indicazione della normativa di riferimento applicata.
-Irregolarità nella notifica della
cartella stessa: notifica della cartella di pagamento in assenza della
preventiva notifica del verbale di accertamento produce nullità. Così come è
nulla l’intimazione di pagamento o l’avviso di mora per mancata notifica della
cartella di pagamento. Su questo punto la giurisprudenza è in costante
evoluzione ma quasi sempre dopo un’apertura nei confronti del contribuente
segue un aggiustamento più restrittivo. -
Mancata indicazione del responsabile del
procedimento di emissione del ruolo e di notifica della cartella – solo per
quelle emesse a seguito del 1 giugno 2008.
-Sanzione pagata. Cartella di pagamento
riferita ad un verbale il cui credito risulta prescritto
In conclusione, mi chiedo come è stato
possibile che un governo con forti connotati di Sinistra (governo Prodi) sia
potuto incappare in una riforma dei poteri di Riscossione S.P.A. (Equitalia)
che con la legge Bersani-Visco ha puntato più a salvaguardare gli interessi dei
più forti che non quelli dei più deboli. Ma soprattutto: adesso che Renzi ha
finalmente abolito Equitalia perché non riconoscergli, onestamente, che
cancellando Equitalia ha eliminato anche un sistema di soprusi legalizzato che
ha costretto non pochi, nei casi estremi, al suicidio? A me sembra che
nonostante le proteste di Bersani sulla cancellazione di Equitalia, Renzi abbia
dimostrato, almeno in questo frangente, di essere più a sinistra di lui e della
legge Bersani-Visco che porta il suo nome. Con tutto il rispetto, caro Bersani.
Enrico Chessa.
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