La
Nuova
L'invito
di Fois: sì al centro nazionalitario Amministrative, il coordinatore dei
Riformatori chiama a raccolta Pds e Autodeterminatzione
Prima delle elezioni regionali del
2019, ci sono le amministrative di giugno. «È l'occasione perché i partiti
lontani dagli schemi tradizionali si ritrovino intorno a una tavolo per mettere
assieme una piattaforma in cui la Sardegna sia al centro del programma e in cui
i sindaci siano lo scheletro di una Regione da rifondare». A dirlo, come se
fosse un appello, è Pietrino Fois, coordinatore regionale dei
Riformatori. «Bisogna avere il
coraggio - aggiunge - di mettere assieme un centro nazionalitario in cui siano
i sardi a decidere il loro futuro e non più i soliti partiti italiani tra
l'altro usciti malconci dalle Politiche.
È indispensabile - continua -
provare a far nascere qualcosa di fresco proprio in queste settimane, ancor
prima delle amministrative. Dobbiamo dare forma e sostanza a una nuova alleanza
intorno a cinque o sei punti decisivi per la Sardegna. Penso alla vertenza per
l'insularità, ai rapporti con Roma e Bruxelles. E ancora: i trasporti,
l'energia e il lavoro. Sono tutti temi su cui i sardi continuano a essere
lasciati soli e sarà così anche con qualunque prossimo governo nazionale».
L'appello di Fois è rivolto al Partito
dei Sardi ma anche al movimento per l'Autoderminatzione: «Noi Riformatori -
dice - non siamo certo indipendentisti, ma mai ci siamo fusi con i partiti
nazionali e quindi la nostra matrice sarda è evidente. Per questo vorremmo
aprire un canale di confronto con interlocutori politici diversi dal solito».
Finora i Riformatori sono stati un tassello del centrodestra, però in quella
coalizione cominciano a sentirsi stretti.
«Anche nelle Politiche - dice il coordinatore
regionale - la vertenza Sardegna è rimasta ai margini della campagna
elettorale, ma è arrivato il momento di uscire dai soliti schemi. Centrodestra
e centrosinistra sono blocchi ormai vecchi per gli elettori sardi e quindi è
arrivato il momento giusto per altri accordi solido». Secondo Fois «le
amministrative potrebbero essere la palestra giusta per mettere alla prova il
centro nazionalitario che proponiamo».
Per poi puntare alle Regionali:
«Dove un punto fermo dovranno essere le primarie. Solo da quel percorso - ribadisce
– dovrà uscire il nome del candidato-premier, non da accordi segreti o imposizioni
che arrivano dalla terra ferma. Di tutto questo i sardi non hanno più voglia,
lo hanno confermato nei seggi, e quindi è indispensabili uscire dal tracciato
in cui i partiti italiani schiacciano tutto quello che sta loro intorno».
La conclusione dei Riformatori è una
sola: «Riapriamo subito e in fretta un confronto politico serrato in cui la
Sardegna ritorni a essere al centro di quello che i sardi vorrebbero per uscire
dalla crisi ed essere di nuovo competitivi. Cioè avere tutto quello che finora
c'è stato negato».
UNIONE
SARDA
CAGLIARI
- POLITICA. «Entro aprile le novità in Giunta»
Verso la
nomina dell'assessore ai Lavori pubblici, a rischio Marcialis e Secchi
Zedda:
deciderò dopo aver incontrato i gruppi di maggioranza
Palazzo Bacaredda come il Quirinale.
Mentre il presidente della
Repubblica Sergio Mattarella è
impegnato a incontrare le forze
politiche, nel suo piccolo anche
Massimo Zedda sta facendo le
consultazioni: in ballo non c'è la
formazione del Governo, ma la
sistemazione della Giunta comunale.
GLI INCONTRI DI ZEDDA C'erano già
malumori in maggioranza nei mesi
scorsi, ma dopo la cacciata di
Gianni Chessa - a causa dell'accordo
tra i sardisti e la Lega - la
squadra di governo del sindaco è rimasta
incompleta e dopo 73 giorni non ha
ancora rimesso in ordine la Giunta.
«Sto incontrando i gruppi consiliari
ma, tra giorni di Pasqua e
impegni per portare lo schema di
bilancio in Giunta, ho dovuto
interrompere», spiega il sindaco
Massimo Zedda, «in questi giorni
proseguirò gli incontri ma i tempi
saranno rapidi, di sicuro entro la
fine di aprile».
Quella del primo cittadino è una
scelta obbligata:
«Manca una casella nella Giunta,
giocoforza bisogna intervenire e
dovrò di sicuro fare una nomina».
Non si sbilancia sui nomi che
circolano per i Lavori pubblici,
temporaneamente affidati alla vice
sindaca Luisa Anna Marras, e nemmeno
sul destino degli altri assessori
ma ci sono i presupposti perché a
quasi due anni dal voto metta mano
alla sua Giunta.
LE RICHIESTE DEL PD Il primo
cittadino aveva rimandato ogni scelta a
dopo le elezioni, che non hanno
avuto un esito positivo per tutta la
sua maggioranza. A partire da Zedda,
quasi metà dei consiglieri che lo
sostengono sono in pratica rimasti
senza un partito di riferimento e
resiste solo la squadra del Pd che
rinnova l'invito a correggere
l'attribuzione delle deleghe.
«Attendiamo le proposte del sindaco
perché spetta a lui: il Consiglio dà
gli obiettivo e la Giunta li
attua», commenta il capogruppo Pd
Fabrizio Rodin, «abbiamo già detto
che col passare del tempo c'è la
necessità di fare una messa a punto e
verificare se le risposte sono
rispondenti alle esigenze. Se sono
cambiate le esigenze rispetto a due
anni fa, vanno cambiate anche le
risposte».
PROMOSSI E BOCCIATI Il capogruppo
Dem promuove la vice sindaca Luisa
Anna Marras («è una garanzia»),
l'assessora all'Urbanistica Francesca
Ghirra («l'abbiamo incontrata in
commissione col nuovo dirigente,
stanno lavorando bene») e Marzia
Cilloccu alle Attività produttive («è
il suo campo, c'è molto dialogo con
gli interessati»). Diverso il
giudizio di Rodin su Yuri Marcialis
allo Sport e Pubblica istruzione
(«basta parlare coi dirigenti
scolastici e vedere come la pensano») e
su Ferdinando Secchi alle Politiche
sociali («lì ci sono anche
problemi politici: è espressione di
un partito che non è più in
maggioranza»).
Marcello Zasso
ASSEMINI.
Il Pd blinda la linea Caddeo Dissidenti a rischio espulsione
Verso le
Comunali: democratici divisi sull'idea di un'alleanza “larga”
«Antonio Caddeo è il segretario
cittadino del partito, punto di
riferimento locale per il Pd
provinciale e regionale. Sarà lui e solo
lui a depositare la lista elettorale
con il nome e il simbolo del
Partito democratico alle elezioni
comunali»: è quanto sostengono i
vertici provinciali e regionali del
Pd in merito alla spaccatura
interna al partito di Assemini. Tre
circoli (Rosa Parks, Fratelli
Rosselli e Velio Spano) su cinque
non appoggiano Caddeo, accusato di
voler formare una coalizione con
elementi di centrodestra, e la
maggioranza del direttivo (21 su 31)
si era dimessa: per il
regolamento dei circoli ciò comporta
la sfiducia del segretario.
I VERTICI Non per i vertici del Pd
che precisano come «la sfiducia
possa avvenire solo con la
maggioranza degli aventi diritto
dell'assemblea cittadina, mai
convocata. Seguiamo con attenzione
questa fase, lavorando a una
ricomposizione». I dissidenti avrebbero
ora tre alternative: ricucire i
rapporti con la segreteria locale e
avviare un percorso congiunto, non
presentarsi alle elezioni, oppure
proporsi ma senza il simbolo del Pd.
Quest'ultima soluzione, per
statuto, «comporterebbe l'espulsione
dal partito».
CONSALVO «Il segretario cittadino -
dice il consigliere comunale
Francesco Consalvo, del circolo Rosa
Parks - può anche continuare a
far finta di non essere stato
sfiduciato. In questo modo però non
aiuta il partito né alcuna
ricomposizione al dialogo interno. Le beghe
interne non sono di alcun interesse
per i cittadini: ciò che conta è
che stiamo lavorando a un programma
e a un progetto di centrosinistra.
Altri stanno guardando da altre
parti, questo è l'aspetto dirimente.
Il resto delle questioni annoia e
non produce alcun valore aggiunto».
CASULA Per l'altra sponda interviene
Alessandro Casula, segretario del
circolo Lecis, che ieri ha
coordinato l'incontro “Il giardino delle
idee”: «Attualmente siamo noi a
rappresentare il partito in città e
lavoriamo con il supporto degli
organi provinciali e regionali.
Vogliamo ripartire dal basso,
ascoltando le esigenze di lavoratori e
società civile. Se non riusciremo a
formare una coalizione correremo
da soli: non abbiamo mai avviato
trattative con il centrodestra e
contiamo di ufficializzare il nome
del candidato a sindaco dopo il 15
aprile».
Casula puntualizza: «Il segretario
cittadino era stato eletto
all'unanimità e i dissidenti non
hanno mai convocato un'assemblea
degli iscritti per sfiduciarlo. Non
chiudiamo le porte a nessun
iscritto del Pd: abbiamo più volte
invitato i dissidenti al dialogo ma
non si sono mai presentati. Quello
che vorremmo è un partito unito».
Lorenzo Ena
IGLESIAS.
Aspiranti sindaci: in lizza Mauro Usai e Francesco Melis
Il
centrosinistra aspetta la decisione di Gariazzo
Il sindaco uscente non ha ancora
sciolto le riserve su una sua
eventuale ricandidatura e, nel
frattempo, circolano nomi di altri
potenziali candidati a correre per
la fascia tricolore. Nel
centrosinistra è ancora aperta la
discussione in vista delle prossime
elezioni amministrative per il
rinnovo del Consiglio comunale.
EMILIO GARIAZZO Non ci sono certezze
sulla conferma di Emilio
Gariazzo, anche perché lui stesso
non avrebbe ancora comunicato cosa
intende fare. «Siamo in attesa che
ci faccia sapere la sua eventuale
disponibilità», conferma Ubaldo
Scanu, segretario cittadino del Pd,
partito che vede come alleati gli
esponenti dell'ex Sel, Potere al
Popolo, Socialisti e quelli della
lista civica che sostiene
attualmente il sindaco uscente. «Ci
sembra corretto attendere che il
sindaco sciolga le riserve -
aggiunge Scanu - prima di avanzare
ulteriori candidature e,
eventualmente, decidere se sia o meno il caso
di fare le primarie. Ma le scelte
saranno fatte dalla coalizione».
INDISCREZIONI Il segretario del
Partito democratico non fa alcun nome
di eventuali aspiranti o disponibili
a correre, ma come accade per
ogni tornata elettorale, in città ne
circolano da tempo alcuni. E sono
nomi piuttosto noti. In “pole
position” c'è quello di Mauro Usai,
attuale presidente del Consiglio
comunale e segretario regionale dei
Giovani democratici. Ma è ricorrente
anche la voce su Francesco Melis,
sempre del Pd, assessore
all'Ambiente che, chiamato in causa, conferma
in sostanza le parole del suo
segretario: «Per me e per la coalizione
ora il sindaco è Emilio Gariazzo e
da lui attendiamo di conoscere
l'eventuale disponibilità.
Il resto si vedrà dopo e, tengo a
ribadirlo, dopo un confronto con
tutta la coalizione». Un
centrosinistra “provato” dal
risultato devastante ottenuto, anche in
città, alle elezioni politiche del mese
scorso che hanno decretato il
successo del Movimento 5 stelle.
LE ALLEANZE La coalizione sembra ben
disposta ad allargare l'alleanza
aprendo al centro. «La nostra
coalizione ne ha discusso - conferma
Ubaldo Scanu - e ha convenuto di
esplorare un'apertura al centro. Non
ci sono preclusioni: i tempi sono
cambiati e credo sia importante
trovare unità d'intenti per il bene
della città».
Una riflessione che si avvicina
molto a quella fatta nei giorni scorsi
da Giorgio Oppi. «Al momento c'è una
trattativa in corso con le forze
del centrodestra - ha detto - ma non
è stato ancora definito nulla.
Non ci sono preclusioni nei
confronti di alcuno e mi auguro che si
raggiunga un accordo più ampio
possibile capace di restituire a
Iglesias quella forza per uscire da
una condizione di forte crisi».
Cinzia Simbula
Verso
l'assemblea del 21
E Renzi
convoca i suoi fedelissimi Primarie in vista
ROMA Vacilla la candidatura di
Maurizio Martina a segretario eletto
con pieni poteri dall'assemblea del
21 aprile. Anche di questo si è
discusso nella riunione di ieri con
i fedelissimi, tenuta segreta fino
all'ultimo e convocata da Matteo
Renzi in uno degli uffici della
famiglia Marcucci in via Veneto, nel
cuore di Roma.
Con il presidente dem Matteo Orfini,
i capigruppo di Senato e Camera
Andrea Marcucci e Graziano Delrio,
il tesoriere Francesco Bonifazi,
Maria Elena Boschi e Luca Lotti, ma
anche Ettore Rosato e Lorenzo
Guerini, il segretario uscente del
Pd ha fatto il punto della
situazione politica.
Renzi ha giudicato «positivo» il colloquio
condotto da Martina al
Colle con cui sostanzialmente il
segretario reggente si prepara a
un'opposizione “propositiva” in
Parlamento. Ma il nodo di che cosa
farà il Pd da qui all'assemblea
nazionale resta. Se fino a
ventiquattr'ore prima la riconferma
di Martina sembrava quasi
scontata, ora - riferiscono fonti
presenti all'incontro - non è più
così certa. Nella cerchia renziana,
non tanto Renzi quanto altri non
esprimono un giudizio esaltante
sull'operato di Martina.
Quindi soluzione ancora aperta per
il 21 aprile quando oltre al nome di
Martina potrebbe spuntarne fuori un
altro, oppure, come sembrano
preferire alcuni renziani, più
semplicemente si potrebbe avviare da
subito un congresso di due o tre
mesi per poi fare le primarie. Sembra
questa l'ipotesi che sta prendendo
più quota nelle ultime ore. E ci
sarebbero, come candidati, Matteo
Richetti, Debora Serracchiani e
Nicola Zingaretti.
Ci
saranno nuove consultazioni. Berlusconi: no a odio e populismi
Mattarella:
«Serve tempo» L'M5S: noi con Lega o Pd
ROMA Nulla di fatto. Le forze
politiche saranno richiamate al Colle
tra una settimana, per il capo dello
Stato, Sergio Mattarella, «non è
emersa nessuna maggioranza politica»
e «nessun schieramento ha i voti
necessari per formare un governo»,
dunque, si spera che una ulteriore
pausa di riflessione aiuti alla
formazione di una coalizione in grado
di governare. Le consultazioni si
sono chiuse con una fumata nera,
anzi «nerissima» con i principali
attori che sono rimasti arroccati
sulle loro posizioni.
BENZINA SUL FUOCO È Luigi Di Maio a
gettare benzina sul fuoco,
sbarrando la strada non solo a Forza
Italia ma a tutta la coalizione
che per lui «non esiste». Gli unici
interlocutori per il capo politico
del Movimento CinqueStelle sono
quindi la Lega e il Pd: «Chiederò
subito un incontro con Matteo
Salvini e Maurizio Martina per parlare
del contratto di governo». Per Di
Maio resta in piedi quindi un patto
alla tedesca, come quello siglato in
Germania tra Spd-Cdu.
FORZA ITALIA Silvio Berlusconi
chiude ai 5Stelle e apre al Pd,
sottolineando che Forza Italia è
«disponibile invece a partecipare con
una presenza di alto profilo a
soluzioni serie basate su accordi
chiari, su cose concrete, credibili
in sede europea». Il Cav non cita
mai il movimento guidato da Luigi Di
Maio ma il riferimento risulta
chiarissimo: «Non siamo disponibili
a un governo fatto di pauperismi,
giustizialismi, populismi e odio».
Questo governo «non potrà non
partire dalla coalizione che ha
vinto le elezioni, il centrodestra» e
con alla guida «un premier della
Lega».
LE PAROLE DI SALVINI Di segno
opposto Matteo Salvini, che conferma:
«Non lavoriamo a governi
raccogliticci o improvvisati, ma a uno che
duri almeno cinque anni».
L'esecutivo, per il pallottoliere
parlamentare, si può fare solo
«coinvolgendo il M5s», perché la Lega -
a differenza di Forza Italia -
esclude il dialogo con il Pd. Salvini è
uscito dopo una ventina di minuti di
colloquio, definito
«assolutamente positivo», dove
«abbiamo espresso una linea
costruttiva». Ad ogni modo, definisce
«unitaria» la coalizione di
centrodestra. «Continuerò a
incontrare tutti, la prossima settimana
anche formalmente», spiega Salvini,
aggiungendo che «bisogna smussare
degli angoli». Quest'ultima
frecciata è per i 5 Stelle, e non è l'unica.
I DEM Prima di Berlusconi e Salvini,
al Quirinale era salita la
delegazione del Partito democratico,
guidata dal segretario reggente
Maurizio Martina. «L'esito
elettorale, per noi negativo, non ci
consente di formulare ipotesi di
governo che ci riguardino», dice. A
Martina sembra che «l'avvio della
legislatura abbia fatto emergere una
potenziale maggioranza», con una
sostanziale intesa tra centrodestra e
5 Stelle, i quali dovrebbero «dire
chiaramente» in che direzione
stanno andando.
SANITÀ.
Esami, i lunghi silenzi del Cup A Sassari i disagi durano da giorni.
Per
fissare una visita bisogna andare all'ospedale
Ore per
parlare con gli operatori. Ats replica: servizio perfetto
Il Cup? Un servizio fantasma.
Provare per credere. In provincia di
Sassari nelle ultime due settimane è
una lamentela continua. Chi ha
bisogno di prenotare degli esami
clinici si rassegni. Raggiungere un
operatore del Centro unico di
prenotazione può richiedere delle ore,
se va bene. Quando invece va male, e
ci si è sorbiti mezz'ora di
musichetta d'ordinanza, può capitare
di ricomporre il numero e di
sentire una voce metallica che
riferisce di linee sovraccariche.
In un momento di riorganizzazione
della sanità sarda, fra medicinali
che mancano e bandi ancora da
bandire, anche il Cup vacilla. Gli
addetti ai lavori sussurrano: la
Sanità è un carrozzone in perdita,
l'azienda sanitaria spinge più o
meno apertamente verso la libera
professione. Con l' intramoenia si
accorciano i tempi, i medici
lavorano oltre orario, non ci sono
costi esorbitanti e addirittura si
guadagna. Ed ecco qui il
potenziamento del Cup. Da qualche giorno la
segreteria del Centro unico di
prenotazione si occupa, almeno sulla
carta, anche di libera professione.
Sono sempre di più i medici che si
mettono a disposizione per l'
intramoenia (prestazione in cui il
medico visita da privato ma
usufruendo dei macchinari e dei servizi
dell'ospedale).
Il Cup Alpi, così si chiama, fa capo
all'Associazione
liberi professionisti italiani,
medici che si mettono a disposizione
dell'azienda al di fuori dell'orario
di servizio. Il Cup Alpi c'è da
tanto ma la novità è che fra qualche
giorno, a gestire l'agenda degli
appuntamenti, non sarà più il medico
privato, ma la sanità pubblica.
Questa settimana dovrebbe diventare
operativo uno sportello apposito,
sempre nel Centro unico di
prenotazione. Chi ha fatto ricorso
all'intramoenia sa bene come,
pagando, si liberino d'incanto
professionisti e macchinari: ma la
salute, bene prezioso, non bada a
spese.
Nel frattempo l'agenda pubblica
langue, nel senso che contattare gli
operatori è impresa ardua. Un
servizio che fino a poco tempo fa
funzionava benissimo, almeno come
reperibilità. Quanto agli esami era
un altro discorso. Tac impossibili
entro l'anno, risonanze pure, per
prenotare una visita diabetologica
non ne parliamo, bisogna
avvicinarsi al reparto, che dire
congestionato è poco. Ed è facile
capire come bastino poche settimane
di stallo ad ingolfare l'intero
sistema.
LA REPLICA L'Ats racconta un altro
film. Fa sapere, in una nota
ufficiale, che nei primi tre mesi
del 2018 il servizio Cup di Sassari
ha registrato un aumento delle
telefonate del 10% rispetto allo stesso
periodo del 2017: «Nel mese di
gennaio gli operatori hanno risposto a
circa 31.640 telefonate contro le
25.351 del 2017; a febbraio le
chiamate sono passate dalle 25.026
alle 28.393 attuali; a marzo sono
cresciute da 27.820 a 28.920».
Solo negli ultimi tre giorni, da
martedì mattina a giovedì sera, «gli
operatori del call-center di Sassari
hanno preso in carico circa 6mila
chiamate prenotando più di 3mila
prestazioni sanitarie». Quest'ultimo
dato, leggermente al di sopra della
media, è legato anche a un
problema tecnico-logistico sorto
nella sede del call-center di Olbia.
Problema già superato con il
relativo ripristino del servizio Cup nel
territorio gallurese.
SUGGERIMENTI Ad ogni buon conto,
visto l'alto afflusso di telefonate
che si registra specialmente tra le
9 e le 12, l'Ats Sardegna
consiglia all'utenza di contattare
il Cup anche nel pomeriggio,
preferibilmente tra le 13 e le 18,
quando il traffico di chiamate è
inferiore. In alternativa - ricorda
- si può prenotare la prestazione
sanitaria presso gli sportelli
territoriali o attraverso il Cup web,
all'indirizzo https://cup.sardegnasalute.it/.
Infine l'Ats fa sapere
che, sulla base della riforma
regionale e nell'ottica di migliorare il
servizio, è stata aggiornata da poco
la documentazione sulle
prestazioni erogabili, per
uniformare su tutto il territorio regionale
sia le denominazioni delle
prestazioni sia i relativi importi.
Patrizia Canu
CAGLIARI
- La maglia nera del disagio urbano.Secondo l'indagine
di
Openpolis il 45 per cento dei cittadini abita in aree dove vivere è difficile
Servizi
carenti e disoccupazione: qui le peggiori periferie del Paese
Il centro è lontano, tra i palazzi
solo pochi negozi, gli autobus
passano di rado e anche la presenza
di Comune, forze dell'ordine e
sistema sanitario è meno incisiva
che altrove. Benvenuti in periferia
dove vivere è un po' più difficile.
Almeno in base ai dati raccolti
dall'Istat ed elaborati
dall'osservatorio Openpolis secondo
il quale il 45 per cento dei
cagliaritani abita in aree
disagiate. Attenzione però, questo non
equivale a dire che la metà della
città vive condizioni di povertà ma
che nella quotidianità deve fare i
conti con una carenza di servizi
che rende tutto più complicato.
I parametri presi in considerazione
dagli esperti nel valutare i servizi
presenti nelle periferie si
riferiscono al numero di farmacie,
pronto soccorso, uffici postali,
stazioni di carabinieri o polizia,
sportelli comunali, negozi e
supermercati. A questo si aggiungono
i collegamenti offerti dal
sistema di trasporto pubblico con il
centro e, infine, la percentuale
di disoccupati. Ecco, nella lista
delle città italiane Cagliari occupa
il primo posto in termini
percentuali. Una conferma a quello che i
cittadini in alcuni casi lamentano
ormai da tempo.
IL CASO SANT'ELIA Benché non siano
indicati i quartieri individuati
come disagiati, nell'indagine
statistica sembra rientrare a pieno
titolo Sant'Elia dove manca
«qualunque tipo di servizio dell'abitare»
spiega Anna Puddu, consigliera
comunale e presidente della Commissione
Lavori pubblici. «Si tratta di un
quartiere che paga le scelte
scellerate della politica, stiamo
lavorando proprio per superare
questa situazione e cercare di dare
a chi vive qui le stesse
opportunità garantite al resto della
popolazione».
Tra le cose che
mancano: «Un presidio dei servizi
sociali, dei punti di riferimento
che diano informazioni ai cittadini».
Un cambiamento, almeno da queste
parti, potrebbe arrivare grazie a
una mozione appena portata in
Consiglio. «Vogliamo trasformare
l'ex asilo accanto al Lazzaretto in
un centro di quartiere che disponga
di ambulatori e consultori, uno
spazio polivalente, un sportello per
avere accesso ai bandi pubblici e
un luogo nel quale far giocare i
bambini» continua Puddu.
PIRRI Diversa la situazione di
Pirri. La vice presidente della
Municipalità Maria Laura Manca fa le
dovute differenze. «Il territorio
presenta caratteristiche diverse. In
generale sono presenti tutti i
servizi e il trasporto pubblico
funziona bene. Esistono tuttavia delle
realtà dove la statistica può
trovare qualche conferma. Mi riferisco a
Barracca Manna dove a causa
dell'esplosione demografica i servizi
risultano carenti. Stiamo cercando
di recuperare».
In alcuni casi,
però, la situazione sarebbe dettata
anche dal comportamento dei
residenti. «Le persone che vivono a
Barracca Manna spesso tornano a
casa solo per dormire. Il risultato
è che i negozianti che avevano
deciso di aprire un'attività dopo
qualche anno sono stati costretti a
chiudere. Stiamo lavorando anche al
potenziamento della linea 13 del Ctm».
MULINU BECCIU Tra le zone più
popolose anche Mulinu Becciu. «In
effetti qualche necessità c'è: prima
di tutto un ufficio postale. E
poi dovrebbero essere migliorati i
servizi magari grazie a un ufficio
di città che potrebbe servire i
diecimila residenti. Si potrebbe
sfruttare il centro Area3 che sta
per andare in appalto. Molte
attività sono dislocate a Su Planu.
Ma dal punto di vista della sanità
abbiamo a portata di mano tutti gli
ospedali» racconta il consigliere
Fabrizio Marcello, residente a
Mulinu Becciu.
Per nulla d'accordo con
le stime di Openpolis il presidente
provinciale dell'ordine dei
farmacisti Paolo Diana. «A Cagliari
la distribuzione delle 52 farmacie
è omogenea e viene adattata alle
esigenze della popolazione. L'ultima
modifica è stata fatta in questo
senso proprio 10 anni fa».
Mariella Careddu
La
Nuova
Goloritzè
apripista. Ma in tutta l'isola crescono i litorali a numero chiuso
Ticket
salva spiaggia l'idea convince i sindaci
di Luca Rojch
SASSARICome per l'ingresso al Louvre
o alla finale di Champions
league. In futuro per fare il bagno
si potrebbe pagare il biglietto.
Non è un'eresia, e sempre più
sindaci vista mare pensano di mettere un
ticket di ingresso sui loro
litorali. Spiagge come musei, capolavori
che non possono essere lasciati
indifesi davanti all'invasione dei
turisti in infradito che da ogni
parte del pianeta arrivano in
Sardegna. E pazienza se anche i
residenti sono costretti a pagare un
obolo di ingresso o a doversi
prenotare per poter fare il bagno in
alcune delle cale più pregiate
dell'isola.
Dopo anni di spiaggia
libera, di deregulation balneare i
sindaci iniziano a guardare con
interessata cupidigia le loro
miniere di sabbia d'argento e mare
azzurrissimo. Sarà anche colpa di
uno Stato sempre meno generoso con i
Comuni, ma i primi cittadini, per
far quadrare bilanci sempre più in
rosso, cercano di monetizzare
l'assalto dei turisti che invadono le
spiagge. Da qualche anno a Cala
Goloritzè c'è un ticket di 6 euro, ma
il parcheggio è gratuito, il
sentiero è curato, e all'ingresso della
spiaggia le guide dànno informazioni
ai turisti.
Difficile trovare
qualcuno che si lamenti. In molte
altre spiagge il numero chiuso è
virtuale. Non annunciato, ma
praticato. Parcheggi a pagamento, fino a
2 euro all'ora, e limitati.
Impossibilità di trovare posto nella
giungla di ombrelloni. In altri il
numero chiuso è in previsione. A
Stintino, in cui la pressione
antropica rischia di cancellare la
spiaggia, si pensa di contingentare
gli ingressi. Chi non crede
all'emergenza provi a stendere il
telo da mare a luglio sulla
spiaggia. A Cala Biriala e Cala
Mariolu il sindaco di Baunei ha già
annunciato il numero chiuso per
quest'anno.
La Spiaggia Rosa,
nell'arcipelago della Maddalena, è
off limits per l'uomo dal 1994. Ma
sono tanti i sindaci che pensano a
limitare gli accessi in litorali
sempre più stressati. Quello di
Castiadas dopo il tutto esaurito del
2017 valuta di proteggere lo Scoglio
di Peppino contingentando gli
ingressi. E in tanti pensano di
unire la protezione dell'ambiente con
un aiutino alle casse stressate
dell'amministrazione, magari con un
ticket di ingresso. In fondo si
fruisce di un capolavoro.I
l dibattito
è appena iniziato. Per ora la
Regione non sembra avere dato una linea
di indirizzo. È vero che per la
prima volta lo scorso anno si è
iniziato a parlare di una eccessiva
concentrazione di turisti ad
agosto. E di una difficoltà per le
infrastrutture dell'isola di
reggere all'onda dei vacanzieri. Ma
davanti alla possibilità di
pensare una strategia turistica che
punti un po' meno sui grandi
numeri di agosto, e un po' più sui
vacanzieri di qualità negli altri
mesi dell'anno è già partita la
rivolta di chi di turismo vive.
L'offerta
a Salvini di ministeri graditi. Fattore tempo cruciale
Il
rischio del logoramento di Di Maio con il passare dei giorni
M5S,
partita a scacchi Strategia dei due forni e piano B verso il Pd
A Sergio Mattarella non ha nascosto
la preoccupazione per le
difficoltà nel formare il governo e
per l'atteggiamento del Movimento
Cinque Stelle da cui non accetta
continue umiliazioni. Raccontano che
Silvio Berlusconi non abbia usato
mezzi termini per descrivere al Capo
dello Stato l'atteggiamento tenuto
fino ad ora dai pentastellati
bollati dal Cavaliere come un
partito «pigliatutto»: volevano fare
politica innovativa - è il
ragionamento - ed invece pensano solo ad
occupare i posti. Ed il caso della
mancata assegnazione di una
vicepresidenza all'opposizione ne è
la dimostrazione.
E che l'ex premier non abbia
intenzione di ammorbidire i toni verso il Movimento
lo dimostrano anche le parole usate
al termine delle consultazioni con
il Capo dello Stato. Senza mai
citare Luigi Di Maio, il leader di Fi
ha ribadito l'indisponibilità del
suo partito a sostenere un governo
«pauperista, giustizialista e
populista». Berlusconi non ha nessuna
intenzione di avere un ruolo da
comparsa: se dobbiamo sostenere un
governo dobbiamo avere pieno diritto
a farne parte.
Un avviso che l'ex
premier manda a Matteo Salvini. Il
primo giro di consultazioni
certifica dunque l'aumento delle
distanze anche tra i due alleati. di
Michele EspositowROMA Un forno «A» e
un forno «B». Il primo vestito di
verde e con possibile «happy end»
nel breve-medio periodo. Il secondo
di segno Dem e che - stando anche
alla posizione del Pd - potrebbe
emergere all'orizzonte solo in un
contesto dell'emergenza. Luigi Di
Maio sale al Quirinale con questo
schema e a poche ore da una notte
fitta di contatti con la Lega.
Contatti finalizzati a mettere in
campo
una bozza di schema di governo ma
che si rivelano tutt'altro che
risolutivi. Ed è anche per questo
che Di Maio incontra il presidente
Sergio Mattarella con in testa
l'idea di rilanciare in maniera chiara
e senza veti, il suo appello al Pd.
Il fattore tempo, per il leader
M5S, è cruciale. Il rischio è che
con il passare dei giorni la
leadership di Di Maio si logori
nella sua veste esterna e che, allo
stesso tempo, si formino le prime
crepe all'interno dei gruppi. Il M5S
punta alla prossima settimana per
trovare la quadra, annunciando di
voler incontrare in quei giorni sia
Salvini sia Maurizio Martina,
proprio a ridosso del secondo giro
di consultazioni.
Ma i nodi, tra
M5S e Lega restano e sono sempre
concentrati sul duo premiership-FI.
Un percorso politico per rifare il
bipolarismo, una riforma della
legge elettorale e una serie di
ministeri pesanti - con la condizione
di Di Maio premier - sono, a quanto
raccontano fonti parlamentari, le
«ultime offerte» che il M5S fa
pervenire alla Lega e di rimando a FI.
Al quale, nello schema di Di Maio,
non spetterebbero posti di governo
ma solo un atteggiamento non ostile
nei confronti di Berlusconi nella
gestione dei dossier più delicati,
dalle nomine alle
telecomunicazioni(Rai-Cdp).E secondo
ambienti parlamentari Di Maio
sarebbe arrivato ad «offrire» a
Salvini anche due-tre ministeri a
guida di personalità «gradite» a FI.
All'offerta segue una fumata nera
che probabilmente infastidisce non
poco Di Maio. «Il problema non è
più Berlusconi», è il refrain che
filtra dal Movimento subito dopo
l'incontro con il capo dello Stato:
quasi un'esortazione implicita a
Salvini a prendere una posizione
chiara. E prima dell'incontro il M5S
fa sapere al Pd che Di Maio, dal
Colle, non citerà Matteo Renzi,
smussando i termini di qualche
giorno fa e mostrando come, per lui,
non sia la presenza di Renzi il
problema ma la linea finora tenuta
dall'ex premier.
Ma il Pd, salvo colpi di scena, al
tavolo con Di Maio
non si siederà. Il «no» dei renziani
è netto e anche il resto del
partito non si dice disposto ad
accettare la logica dei «due forni» di
Di Maio. Al momento, quindi, resta
il «forno» leghista quello
percorribile. E non è un caso che Di
Maio, quasi a far da contraltare
a Salvini, evidenzi al Colle
l'importanza di Nato e Ue, mostrando il
suo lato più istituzionale
atlantista. Aspetti che, per Di Maio, sono
anche «un'arma in più» per un
governo a cui non si vuol rinunciare.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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