Oggi è stato presentato un esposto in Procura per presunto
"danno erariale" contro numerosi comuni e regioni che hanno
patrocinato le manifestazioni del Pride, tra cui la Regione Sardegna e il
comune di Cagliari. I promotori sono deputati della Lega (si quelli che si
sono fregati 49 milioni di soldi pubblici) e dei Fratelli d'Italia.
La conferenza in cui spiegano le loro motivazioni inizia con
uno sproloquio di condanna morale che persino gli antichi romani avrebbero
definito retrogrado. Dopo questi signori sentenziano che non è "pensabile
sprecare risorse per iniziative contro la legge".
Ma non si riferiscono mica a tutti i soldi che vengono spesi
per fare i cordoni di scorta a un pugno di sfigati nostalgici che ogni anno
devono omaggiare i fascisti morti e fare pubblica apologia di fascismo, con
iniziative - appunto - contro la legge. No, su quello non hanno niente da dire.
Si riferiscono a manifestazioni di persone che pacificamente
chiedono di avere gli stessi diritti di tutti. Questi reperti medievali
precisano poi che "è surreale e indecoroso associare il nome di
istituzioni a pratiche raccapriccianti vietate dalla Costituzione
italiana".
Ma non si riferiscono ai parlamentari e ministri che
quotidianamente inneggiano al razzismo, al fascismo, alla discriminazione
etnica, religiosa e di genere, pratiche raccapriccianti - appunto - vietate
dalla Costituzione. Si riferiscono a persone che reclamano di essere parte
della società e di avere diritto ad essere considerate anche legalmente come
tali.
Insomma, con tutte le spese inutili e gli scialacqui che la
Regione ha fatto in questi anni, negando ai cittadini il diritto alla mobilità,
alla salute, all'istruzione, al lavoro... finisce che paradossalmente dovrà
rispondere di "danno erariale" per aver sostenuto una manifestazione
di democrazia e di rivendicazione dei diritti fondamentali.
Di Pier Franco Devias
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